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Autore: Lice_    19/01/2014    1 recensioni
Quattro ragazzi, quattro amici, quattro malandrini. Ma cosa li rende tali, cosa li ha portati a stringere una tale amicizia?
[...] Perché loro?
Remus se l’era chiesto più volte mentre osservava i suoi amici, gli occhi che scrutavano con attenzione ognuno di loro.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Marauders

 
Perché loro?
Remus se l’era chiesto più volte mentre osservava i suoi amici, gli occhi che scrutavano con attenzione ognuno di loro. C’erano state volte, nelle notti di luna piena, in cui avevano provato ad aspettarlo svegli, sui divani della Sala Comune rosso-oro. Tornando all’alba, sporco ed esausto, li aveva trovati spaparanzati sui divani nelle posizioni più improbabili, il fuoco ormai spento.
Qualche volta aveva visto Sirius agitarsi nel sonno, passandosi le mani su tutto il corpo con insistenza, e lui sapeva che sognava di essere di nuovo un cane che corre libero, con il non trascurabile problema delle pulci; era capitato di trovare Peter addormentato  su uno dei tavoli, la mano che aveva rovesciato la boccetta di inchiostro e quello si era sparpagliato ovunque, compresi i suoi compiti e la sua stessa faccia; James solitamente era quello più composto, poggiato contro un angolo del divano e la mano abbandonata accanto a sé, che ancora stringeva il boccino con cui probabilmente stava giocando prima di posare il capo all’indietro sullo schienale.
Remus sorrideva e faceva apparire delle coperte che adagiava loro addosso, poi andava a rintanarsi nel proprio letto. Loro non giudicavano, loro rimanevano semplicemente lì ad attenderlo. 
 

Perché loro?
James se l’era chiesto una volta, durante il suo settimo anno, in un momento in cui in teoria avrebbe dovuto studiare – e ci stava provando, davvero! – in cui però la sua attenzione era altrove. Si era imbambolato a fissare Remus che tentava di spiegare a Peter un incantesimo e quest’ultimo si grattava il naso con sguardo confuso, senza in realtà capire. Sirius per James era una certezza, era colui con cui aveva stretto amicizia sul treno, colui che era bastata un’occhiata per capire che la pensavano esattamente allo stesso modo. Ma gli altri?
Una parte di lui aveva provato tenerezza fin da subito per quel ragazzino dai vestiti un po’ smessi e il viso più pallido di chi è costantemente malato, che teneva continuamente il naso in mezzo ai libri; poi quello aveva dato corda a lui e Sirius durante qualche scherzo, aveva contribuito con la sua intelligenza a tenerli lontani dalle punizioni e più stava con loro più James si era ritrovato ad ammirare la sua forza d’animo, un po’ nascosta. Peter invece era sempre in mezzo a loro, costantemente, in modo silenzioso, tanto che ci volle poco per abituarsi alla sua presenza. Era  impacciato Peter, tentando in ogni modo di farsi ben volere e di aiutarli finiva solo per fare dei disastri, ma era diventato parte del loro gruppo.
L’amicizia era la cosa più importante, secondo James. Quelle erano le tre persone che lo avrebbero sempre sostenuto anche nelle cose più stupide, quelle erano le tre persone per cui lui avrebbe dato la vita e, ne era certo, loro l’avrebbero fatto per lui.
 

Perché loro?

Peter non era mai stato bravo a farsi degli amici, anzi, di solito gli altri bambini tendevano a lasciarlo da parte, ignorarlo. Non era molto gentile da parte loro, aveva sempre pensato. Quando era arrivato a Hogwarts le cose non erano cambiate e il giovane Minus si ritrovava da solo in fondo alla classe, a far esplodere calderoni o a rovesciarsi la boccetta dell’inchiostro addosso. Guardava i suoi compagni di stanza da seduto sul letto, guardava  James e Sirius fare la lotta e Remus rimproverarli bonariamente con un sorriso nascosto. 
Allora aveva deciso di tirare fuori un po’ di coraggio, Peter, e aveva cominciato a seguirli in giro, a sedersi accanto a loro alle lezioni, ad aiutarli nei loro scherzi e loro non lo avevano respinto, anzi, dopo poco sembravano proprio considerarlo ormai uno di loro. Li ammirava, tutti e tre, e gli voleva bene per tutte le ore che loro passavano con lui; essere nel loro gruppo non poteva renderlo più felice.
Perché loro erano…bè, loro erano i ragazzi più popolari di Hogwarts, anche Remus che di solito preferiva i libri al Quidditch o alle ragazze. Loro erano il top e Peter…Peter tra di loro si sentiva al sicuro, importante e protetto.
 

Perché loro?
Sirius non se lo chiese, non in questo modo almeno.  Non avrebbe trovato un altro James, un altro Peter o un altro Remus, neanche li voleva trovare a di la verità. Per lui non c’era un perché, era semplicemente così. Non che credesse al destino o altre cose simili, intendiamoci, semplicemente lui lo sapeva.
Con chi poteva comportarsi come uno stupido e trovare, invece che un rimprovero, un sostegno? Con chi poteva lamentarsi delle pulci e ricevere in cambio una fragorosa risata? Chi lo avrebbe accolto il giorno in cui si era ritrovato senza una casa?  Si sarebbe chiesto dopo perché proprio James, troppo giovane e innamorato per morire così; perché Peter, troppo codardo per restare fedele ai suoi amici; e perché Remus, il suo dolce amico peloso, così intelligente ma così spezzato da credere che proprio lui avesse potuto tradire il proprio migliore amico.
Ma no, Sirius non si chiese mai perché loro. Erano i Malandrini e non sarebbe potuto essere altrimenti.
  
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