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Autore: iloveroseandrosie    19/01/2014    1 recensioni
Era triste, lo si poteva notare se si stava un attimo attenti a come rispondeva o allo sguardo che aveva quando pensava che nessuno la stesse guardando. Poteva dire a sua mamma, sua sorella, suo fratello, i suoi amici che era felice, ma lei sapeva qual’era la verità. Era profondamente, tremendamente triste. E non poteva raccontarlo a nessuno, perché nessuno l’avrebbe capita. Specialmente la sua famiglia. D’altronde tutti loro erano la causa di questa sua tristezza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era triste, lo si poteva notare se si stava un attimo attenti a come rispondeva o allo sguardo che aveva quando pensava che nessuno la stesse guardando. Poteva dire a sua mamma, sua sorella, suo fratello, i suoi amici che era felice, ma lei sapeva qual’era la verità. Era profondamente, tremendamente triste. E non poteva raccontarlo a nessuno, perché nessuno l’avrebbe capita. Specialmente la sua famiglia. D’altronde tutti loro erano la causa di questa sua tristezza.
 
Tutto iniziò quando cominciò l’università. Andava tutto bene all’inizio, nuovi amici, nuove amiche, nuove possibilità di fare incontri sia nel campo amoroso che nel campo amichevole, tutto bene finché non incontro lei. Fino a pochi mesi prima, Anna non aveva mai pensato che potesse capitarle di innamorarsi di una ragazza. Non ci aveva proprio mai pensato. O almeno non quando aveva sedici anni. Ora che ne aveva diciotto, tutto era un po’ più complicato. Non c’era più, almeno per lei, quella certezza “ai maschi piacciono le femmine e viceversa”, adesso era confusa, non sapeva bene cosa doveva sentire nei confronti dei maschi e cosa in quelli delle femmine.

L’anno prima, non si ricordava neanche come mia, aveva cominciato a guardare The L Word, una serie TV prettamente a tematica lesbica, che riguardava la vita do ogni giorno di un gruppo di amiche lesbiche. Guardarlo non le faceva strano, non sentiva il sentimento di “disgusto” o di qualcosa di sbagliato mentre guardava quella serie. Anzi, le piaceva. Quando poi, in poco più di un mese, aveva finito tutte le stagioni in streaming, aveva questa strana voglia di vedere altre serie TV o film che comprendessero una coppia di ragazze lesbiche.

Era in quel periodo che cominciava a dubitare della sua identità sessuale. E se fosse stata lesbica? Non osava neanche immaginarlo… con dei genitori così era meglio forse sparire per sempre piuttosto che ammettere di essere gay. E questo la rendeva sempre più triste. Soprattutto quando, continuando a guardare tutte le possibili e immaginabili “lesbian storyline” che possano esistere su YouTube, incontrò Emma.

Non subito le era stata simpatica. Anzi all’inizio non la sopportava. Le sembrava la tipica ragazza tutta moine e carinerie davanti, ma gran antipatica e pettegola dietro. Non sapeva perché, ma qualcosa le diceva che doveva però conoscerla. Come se ci fosse un magnete che la attirava verso di lei.

Infatti, un pomeriggio, si trovarono solo loro due in aula di matematica con altre cento persone di un’altra classe che non conoscevano neanche di vista. Per non sentirsi ulteriormente sole, si erano sedute vicine, ed Emma, in un attimo di confidenza più assoluta, le aveva raccontato tutta la sua vita e la sua quasi storia con il suo ragazzo. Non sapeva per quale strano motivo, ma a Brooke dava fastidio sentire Emma che lodava il suo ragazzo e sperava che salisse anche lui a Londra. Ma non poteva darlo a vedere, quindi si limitava a dirle che sarebbe andato tutto bene.

Intanto, si scambiavano messaggi quasi tutte le sere, magari non ogni sera, ma la maggior parte delle volte, qualcuna delle due trovava sempre un pretesto per attaccare bottone. Era un’amicizia speciale, una cosa tra la relazione affettiva e l’amicizia tra ragazze. Si potrebbe definirla, come tante persone descrivono questo genere di cose su Tumblr (che cultura, ragazzi), una “flirtationship”, ovvero una relazione che è troppo forte per definirla amicizia, ma troppo poco per definirla relazione.

Passavano i giorni, e Brooke e Emma passavano sempre più tempo insieme: abitando vicine era comodo. Questo però, ai genitori di Brooke non andava bene, anzi, erano preoccupati. Preoccupati forse per lo studio, ma soprattutto, preoccupati per il fatto che la loro Brooke potesse in qualche modo stare con Emma, in un modo “sbagliato” per loro, avendo quindi una relazione amorosa con quest’ultima. Il fatto era che Brooke voleva che questa cosa andasse in porto, voleva stare con Emma come pensavano i suoi genitori.

Dopo le vacanze di pasqua, periodo in cui tra l’altro la loro amicizia si era rinforzata avendo visto quanto si mancavano, si erano riviste un paio di volte, sempre con quelle situazioni che potevano essere benissimo fraintese. Brooke non capiva più niente, sapeva quali erano i suoi sentimenti e i suoi desideri, ma sapeva anche che se non faceva qualcosa rischiava di perdere i suoi amici, la sua famiglia e la sua felicità. Decise quindi di non parlare più a Emma per un periodo di tempo, anche a seguito di una pressione da parte della sua famiglia.

“È la decisione più stupida che io abbia mai preso” pensava Brooke ogni maledetto giorno che non sentiva Emma. Stava male, quasi fisicamente male per non poterla sentire. Non ce la poteva fare, aveva come il bisogno di vederla, di sentirla, voleva mettere le cose a posto, dirle che era una stupida e che non lo avrebbe fatto mai più. Ma era proprio da questo che stava scappando però: la proprio dipendenza da Emma. Non voleva più essere un burattino pronto all’uso esclusivo di Emma. Non  voleva più dover contare solo su di lei e su nessun altro. Non voleva più essere etichettata come “Emma e Brooke” dal momento che non ne traeva vantaggi.

“Se almeno stessimo insieme, mi batterei per stare con lei. Ma ho sempre di più il dubbio che lei mi stia solo usando” si diceva.

Eppure, quando Brooke aveva cominciato a non scriverle più, a non cercarla più, lei aveva in qualche modo cercato di rimediare scrivendo sempre lei, proponendo uscite, chiedendole se c’era qualcosa che non andava. Ma Brooke, come voleva che facesse la sua famiglia, le aveva risposto ben educatamente ma non di più. E questo la faceva soffrire. Tanto.

Immaginava, ogni tanto, a come sarebbe facile andare sotto casa sua, con un mazzo di fiori, quelli che preferisce, e chiederle scusa, dirle che si è allontanata perché non era sicura della correttezza dei suoi sentimenti, perché era confusa di quello che provava, perché non si era mai sentita attratta o addirittura innamorata di una ragazza. Tutto si sarebbe messo a posto, Emma l’avrebbe accolta a braccia aperte, dicendole che sarebbe andato tutto bene e che anche lei era spaventata quanto lei, ma più che spaventata, ferita dalla sua scomparsa. E a quel punto due sarebbero state le possibilità. La prima, quella più bella, quella che Emma sognava sempre prima di andare a dormire, quella in cui Emma la baciava e magari, in un scenario un po’ più hot, finiva con una scena vietata agli under 18. La seconda invece, quella più sgradevole, ma molto, molto più probabile, era quella dove Emma le diceva che non la poteva perdonare per quello che avevo fatto quale che fosse il motivo, e che le dispiaceva ma non provava le stesse emozioni nei suoi confronti. Sarebbe stato pessimo.

E queste erano e sono tutt’oggi le sue preoccupazioni: “le piacerò? Non le piacerò? Mi vorrà ancora riparlare? Non scrivendole più ho rotto l’amicizia? E se così fosse, come farei a vederla senza poterla salutare?”. Lo sapeva, la vita non era facile, ma sperava che almeno per una volta, le potesse sorridere.
 
Questa storia, non ha né un lieto fine né un susseguirsi logico degli eventi. È semplicemente la sua storia, quella che vive da un po’ di mesi, che la rende triste in ogni momento della giornata al sol pensiero.
Brooke era disperata, non sapeva cosa fare né cosa provare nei confronti della sua amica. Non sapeva se quello che stava provando era un sentimento giusto o magari invece sbagliato.
E la domanda giornaliera di Brooke era sempre: “Perché non posso essere come le altre?”


N.d.A 

Ok, mi dispiace in anticipo per quello che state o avete appena letto. Sarebbe un mio sfogo personale, cose che non ho mai detto a nessuno e che ho deciso di mettere sotto forma di storia... Spero di non avervi rovinato la giornata! Haha, so che può sembrare tutto un pò sconclusionato... Prima di riuscire a scrivere la mia storia con chiarezza, devo prima chiarire le mie idee! :D Un bacione a tutti, grazie mille di avermi dedicato del tempo!

 
  
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