Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    19/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Francis è stato arrestato questa mattina all’alba. La polizia è arrivata di soppiatto nel luogo dove era solito rifugiarsi da quando è arrivato qui, portandolo via prima ancora che potesse rendersene conto e ringraziandomi della collaborazione offerta. Già, perché sono stato io a svelare il suo nascondiglio, permettendo così alla giustizia di trionfare. Anche se non ce l’avrei mai fatta a denunciarlo se Johanna non fosse stata al mio fianco, sostenendomi in tutto e senza mai abbandonarmi un istante, ed entrambi sappiamo che questa è stata la cosa migliore che potessi fare perchè, d’ora in avanti, non potrà più farmi del male. Non potrà più rovinarmi la vita, né a me né a nessun altro. Mi passo le mani tra i capelli, sospirando nervosamente nel bel mezzo del mio studio e guardandomi intorno, indeciso sul da farsi. Forse non è stata una buona idea decidere di tornare al lavoro così presto, non credo di sentirmi ancora psicologicamente pronto per farlo, anche se da qualche parte dentro di me so che questa è sicuramente la soluzione migliore per riprendere in mano la mia vita, il prima possibile. Per ricominciare da capo, tenere la mente impegnata e cercare di distrarmi in ogni modo. E forse, un giorno, tutto questo sarà più facile. Ma, proprio nel bel mezzo di tutte quelle considerazioni sento che la porta alle mie spalle si apre inaspettatamente, rivelando una figura alta e slanciata che conosco molto bene e che, purtroppo, dal modo in cui mi guarda, sembra non promettere niente di buono.

- Roy…

Sussurro, totalmente preso alla sprovvista, anche se in un certo senso me lo aspettavo. Lo so, sarei dovuto andare io da lui per scusarmi di quello che gli ho fatto, per supplicarlo di perdonarmi per avere distrutto la sua famiglia in così poco tempo lasciandogli dentro un vuoto incolmabile, ma ogni volta…mi mancava il coraggio. Sono solo un codardo, e mentre quell’improvvisa consapevolezza mi ripiomba addosso con la stessa forza di un uragano, mi rendo conto che sto per crollare di nuovo. Ma no, non devo lasciarmi schiacciare dai sensi di colpa. Devo essere forte, altrimenti sarà finita per me e la spirale di dolore ricomincerà a perseguitarmi, senza tregua. Fino a distruggermi completamente.

- È difficile trovarti da solo di questi tempi – lo sento dire con accento mellifluo, e i suoi passi si fanno sempre più vicini – ma sono contento di averlo fatto.

Mi volto lentamente verso di lui, cercando le parole giuste da usare per…non lo so, giustificarmi forse? Trovare un punto d’incontro che mi permetta di avvicinarlo in qualche maniera? Ad ogni modo, in quel momento la sua espressione impenetrabile cattura tutta la mia attenzione, e mi accorgo solo troppo tardi che la sua mano destra sta reggendo una pistola e che, molto lentamente, la punta verso di me. A quel punto comincio a sudare freddo, sollevando le mani in segno di resa alla disperata ricerca di qualcosa da dire per convincerlo a fermarsi, a risparmiarmi la vita, ma le mie labbra non emettono suono. Sono paralizzato dalla paura, e il ghigno di scherno che adesso leggo sul suo volto non migliora certo le cose.

- Non essere così sorpreso, Christian – dice piano, e la sua voce sembra non tradire alcuna emozione – in fondo dovevi aspettartelo che sarei venuto a darti il bentornato, prima o poi. A dir la verità avrei voluto farlo molto prima, ma sai com’è, non mi andava di dare nell’occhio e la presenza di testimoni in questi casi è fortemente sconsigliata, non credi anche tu? Su, non preoccuparti, ti prometto che non sentirai niente. Pochi secondi e sarà tutto finito.

- Non farlo, ti prego.

Mormoro ritrovando improvvisamente la voce, ma lui scoppia in una risata isterica che mi fa trasalire mentre mi guardo lentamente intorno, alla ricerca di qualcosa da utilizzare come possibile arma per difendermi senza tuttavia trovare nulla che possa servirmi.

- Dammi una sola ragione valida per la quale non dovrei piazzarti una pallottola in mezzo agli occhi – prosegue, e mi accorgo che la sua voce trema di rabbia – dammi una sola ragione che mi impedisca di premere il grilletto in questo momento e cancellare così la tua orribile faccia da questa terra, per sempre!

- Perché non vale la pena sporcarsi le mani per uno come me – mi scopro a dire prima ancora di rendermene conto, cercando di rabbonirlo – so bene quello che stai provando Roy, e so che un semplice mi dispiace da parte mia non servirà a niente, non riuscirà a cancellare il dolore che provi. Credimi, mi ucciderei io stesso se potesse servire a qualcosa, ma anche se ora premessi quel grilletto…che cosa avresti ottenuto? Vendetta? Giustizia? No, nessuna di queste cose servirebbe a farti sentire meglio, e poi non pensi a Johanna e i bambini? Davvero saresti capace di far soffrire i tuoi nipoti, ai quali so che vuoi un bene dell’anima, finendo per renderli orfani di padre?

- Loro staranno meglio senza di te – ribatte senza perdere un colpo, ma vedo che la mano che regge la pistola comincia lentamente a tremare – tutti staremo meglio senza di te! Meriti di morire, è questa la verità!

- No – replico, spaventato ma deciso più che mai a tenergli testa – non credo che lo pensi sul serio.

Per la prima volta da quando me lo sono ritrovato davanti sembra vacillare, anche se tenta con tutto se stesso di non darlo a vedere mentre mi urla: - Ah, si? E come fai a esserne così convinto?

- Semplice – lo provoco – se avessi davvero voluto uccidermi lo avresti già fatto, e senza perderti in inutili chiacchiere. Avanti, dimostrami che sto sbagliando. Sparami. Coraggio, ammazzami e facciamola finita. È questo ciò che vuoi, no? Allora sbrigati a premere quel dannato grilletto, forza!

- Sta’ zitto, non dirmi cosa devo fare!

Esclama, fuori di sé dalla rabbia ma la sua mano continua a esitare finchè, con mia grande sorpresa, comincia lentamente ad abbassare l’arma mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime. È allora che il cigolìo della porta che si apre cattura la nostra attenzione e la voce di mia figlia irrompe improvvisamente nella stanza, facendoci trasalire entrambi. A quel punto, accade tutto in un attimo. Grace, terrorizzata dallo spettacolo che si trova di fronte e che di certo non si aspettava corre verso Roy con gli occhi sgranati, pregandolo di non farmi del male e di gettare subito la pistola mentre io le urlo di non immischiarsi e di allontanarsi immediatamente da lì. Ma lei non mi ascolta, continua a piangere e supplicare, lottando con suo zio nell’inutile tentativo di strappargli di mano quell’arma pericolosa.

- Grace, cosa fai? Smettila, vattene da qui!

Continua a gridare Roy, ma senza risultato. Lei non si arrende.

- No, non ti permetterò di fare del male al mio papà! Ti prego zio, non farlo! Non colpirlo!

Il rumore sordo di uno sparo echeggia d’un tratto nella stanza, spiazzandomi e lasciandomi stordito e mi rendo conto di ciò che è successo solo quando vedo Grace accasciarsi a terra, gli occhi sgranati su un’espressione di dolore mentre una macchia rosso porpora si allarga via via sul suo addome, scivolando ben presto sul pavimento fino a formare un’orribile pozza scura che, in un attimo, mi fa crollare il mondo addosso.

- Grace, no!

Urlo, pazzo di dolore, chinandomi su di lei per prenderla fra le braccia e provare più volte a scuoterla, ma senza risultato. I suoi occhi si chiudono lentamente e le poche forze rimastele l’abbandonano del tutto, rendendola ben presto un peso inerme fra le mie mani che invece continuano a toccarla senza sosta, premendo sulla sua ferita con tutte le forze nel tentativo di fermare l’emorragia. No, non può essere troppo tardi.

- Tesoro mio, mi senti? Amore guardami, apri gli occhi, ti scongiuro. Non lasciarmi…non arrenderti, resta con me piccola mia. Puoi farcela, io so che puoi farcela…resta con me…

Continuo a ripetere con voce rotta nel disperato tentativo di rinvenirla, e mi accorgo solo vagamente che Roy sta provando a chiamare un’ambulanza e che, sotto choc almeno quanto me, non fa che pronunciare frasi sconnesse di cui non riesco a comprendere il senso. Ma poco importa, adesso.

- Sbrigati con quel cazzo di telefono, maledizione – grido, fuori di me – e di’ loro di fare il prima possibile! È ferita, la mia bambina è ferita gravemente…

   
 
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