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Autore: Andreatorinista    04/06/2008    6 recensioni
non siamo altro che burattini
Governati da qualcosa o qualcuno più grande e più potente di noi
Che decide il nostro passato
Il nostro presente
Il nostro futuro
I momenti belli della vita
I momenti no
Quando nascere
E quando morire
Tutto questo è deciso dal destino…

o almeno…così pensavo, finché non venne quel giorno…
Genere: Generale, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti che cosa sia il destino?
No?
Eh eh…certo che no
In fondo, chiunque sa che cos’è il destino giusto?
Il destino è…tutto
In che senso?
Quello che fate…e se fosse dettato dal destino?
I vostri sogni
Le vostre scelte
I vostri progetti per il futuro
E se tutto questo fosse opera del destino
Che comportandosi come un regista
Ci fa seguire un copione specifico
Che ha per tutti quanti la medesima fine?
Si lo so…adesso vi sentite schiavi di questa cosa vero?
Fa male eh?
Adesso sapete che le vostre vite sono gestite dal destino
Ed è vero…noi…

non siamo altro che burattini
Governati da qualcosa o qualcuno più grande e più potente di noi
Che decide il nostro passato
Il nostro presente
Il nostro futuro
I momenti belli della vita
I momenti no
Quando nascere
E quando morire
Tutto questo è deciso dal destino…

o almeno…così pensavo, finché non venne quel giorno…

The Angel’s Hand

Era una giornata di pioggia intensa
Le gocce scendevano veloci e copiose sul vetro della finestra
Ogni singola goccia seguiva una strada sua
E io, Neji Hyuga, annoiato e con occhi semichiusi, ne studiavo i movimenti.
Le nuvole erano grigie, e soprattutto buie
Talmente ammassate tra di loro
Da non permettere neanche al più piccolo raggio di sole di arrivare a terra
È come se stessero facendo di tutto per impedire al sole di vedere cosa stiamo facendo, noi esseri umani, in questo momento.
Per quanto mi riguarda, se vede o non vede non ci perde niente, saranno ormai…boh non lo so, tre, quattro ore che sono sdraiato sul divano a non fare nulla?
Che pizza, l’unica cosa che mi veniva da fare era giocherellare con una penna, facendola girare vorticosamente tra le mie dita, come se fosse una bacchetta
“stupeficium”
niente, peccato, mi sarebbe piaciuto fare una magia…ma forse è meglio se smetto di leggere Harry potter per un bel po’.
Aaah basta, mi sono stancato, non ce la faccio più a stare immobile come una statua di cera.
Mi alzai lentamente, e mi avviai verso la cucina, prendendo un bicchiere d’acqua…poi mi rigirai verso la finestra.
Ancora pioveva…che pizza.
“uffa, oggi che dovevo andare a giocare con i miei amici, si mette a diluviare…forse era destino che dovesse andare così” dissi andando in bagno a sciacquarmi la faccia, avevo un sonno bestiale.
Lo specchio rifletteva benissimo la mia faccia.
Eh…non che ne potessi andare fiero in questo momento, sembravo uno zombie.
I miei occhi bianchi come la neve stonavano di brutto con le occhiaie che mi si erano create da giorni sotto di essi.
I miei capelli, lunghi e neri, erano completamente spettinati, e solo guardandomeli allo specchio mi resi conto che il mio fermaglio era sparito, che palle, ma dove cavolo l’avrò messo?
Dopo essermi lavato bene la faccia con l’acqua gelida, mi misi le ciabatte, e camminai lentamente verso la mia stanza, seguendo la luce fioca dell’abat-jour che si estendeva per il corridoio semibuio, vuoto e silenzioso, che separava il soggiorno dalla mia camera.
La porta era socchiusa, mi bastò un dito per aprirla completamente, e per ritrovarmi di fronte alla mia stanza buia, illuminata in modo lieve solo dall’abat-jour.
Accesi la luce, e cominciai a cercare dappertutto…nel letto, sotto di esso, sulla cattedra, sotto la sedia, nell’armadio.
Niente…nulla di nulla, non c’era da nessuna parte
“che palle, dove diavolo l’avrò messo?” disse grattandomi la nuca per cercare di attivare la zona del cervello adibita alla memoria, e l’avrei attivata, se la noia, mista a rabbia e a stanchezza mentale non avessero fatto da ventre di vacca…era come se non ci fosse campo, avete presente i cellulari senza copertura di rete? Ecco il mio cervello in quel momento era la stessa cosa…inutile.
Mi misi seduto sul letto a riflettere, ma più riflettevo e più mi veniva sonno, più mi guardavo intorno, e più il cuscino foderato di un azzurro chiaro, come le coperte del resto, diventava il protagonista del mio campo visivo, facendomi venire così ancora più sonno…
“yawn…vabbè, mi faccio una dormita, tanto non ho nulla da fare ora…” dissi tra me e me, sdraiandomi sul letto, e chiudendo gli occhi, sperando che almeno il sogno non fosse noioso.

Dei tocchi alla finestra
Erano leggeri, come se fossero fatti da qualcosa di piccolo
Alzai la testa e con occhi assonnati, fissai la finestra, il cui vetro aveva assunto il colore delle nuvole, che un po’ rappresentavano la giornata che stavo passando.
No
Non marrone merda
Ma grigio.
A me…il grigio non è mai piaciuto.
Stavo per rimettermi a dormire, quando notai una piccola zona della finestra, che diventava più scura
C’era qualcuno fuori dalla mia finestra...e sotto una pioggia che non smetteva di cadere da due giorni
Quella zona scura si mosse ritmicamente, accompagnata dagli stessi rumori di tocchi che avevo sentito poco fa
Chiunque era, mi stava chiamando
Mi alzai di scatto, avvicinandomi lentamente alla finestra, e aprendola
Davanti ai miei occhi, bagnato dalla testa ai piedi, c’era un bambino
Si avete capito bene…un bambino di 5 anni
Aveva il mio stesso taglio di capelli
“tu che ci fai qui piccolo?”
“sei tu Neji Hyuga?” mi chiese con voce delicata e raggiante
“ehm…si sono io, perché mi cerchi?”
“vuoi giocare con me?” disse porgendomi la mano
“scherzi? Sotto questa pioggia infernale? Neanche per sogno, piuttosto, dove sono i tuoi piccolo, e come ti chiami?”
“io non ce l’ho un nome” disse guardandomi con i suoi occhi castani…occhi simili ad una mia compagna di scuola.
Certo, di occhi castani ce ne erano moltissimi, ma chissà perché, i suoi erano praticamente identici e quelli di Ten Ten.
Ma aspetta…ha detto di non avere un nome?
“come?…non hai un nome?”
“no non ce l’ho”
“…mi stai prendendo in giro?”
“no, le sto dicendo la verità” disse continuando a sorridermi
chiunque fosse quel bambino, era davvero strano
“ad ogni modo entra dentro, ti prenderai un malanno se rimani qui fuori” gli dissi, mentre il vento diventava sempre più forte, trasportando nell’aria uno strano odore
“non mi vuole fare compagnia? La pioggia è bellissima” disse cominciando a correre per il mio giardino, come se stesse giocando in una giornata serena…non si preoccupava per niente della pioggia.
Invece io ero preoccupato per lui, e per la sua salute.
Se continuava a correre così veloce, sarebbe inciampato su qualche radice che sporgeva dal terreno.
“AAAH”
come non detto, il bimbo cadde per terra di faccia, e vedendo che non si rialzava, uscii dalla finestra correndo verso di lui
“ehi piccolo, come stai?”
“ahia, mi fa male il naso” disse toccandoselo continuamente con le sue piccole dita
“così impari a correre come un forsennato” gli dissi, asciugandogli la faccia con i miei vestiti
“senti, mi faresti un altro piacere neji?”
“uff…sentiamo, che cos’altro vuoi?”
“voglio vedere la casa da lontano”
ma che richiesta è? Non se ne parlava assolutamente, stare in mezzo al freddo, e alla pioggia in quelle condizioni solo per guardare la mia casa, però il suo sguardo era così tenero, come facevo a dirgli di no?
Respirai profondamente, e poi guardai il bimbo negli occhi
Massì…tanto non avevo niente da fare
“d’accordo, ma questo è l’ultimo desiderio”
“evviva…grazie”
presi in braccio il bambino, e uscì dal cancello di casa mia, in ciabatte, con una maglietta sporca di sugo, e i pantaloni del pigiama…se mi avessero visto i miei amici, sai le risate che si sarebbero fatte.
Già…ero proprio ridicolo
“mi puoi mettere giù per favore?”
“ma così come fai a vedere la mia casa?” gli chiesi curioso, mentre mi posizionavo sul marciapiede posto a quello dell’abitazione
“non ti preoccupare, mettimi giù e tienimi la mano”
misi giù il bambino, e proprio come lui mi aveva chiesto, gli presi la mano.
Lì ebbi un sussulto.
La sua mano…era calda, ma com’era possibile?
Era stato sotto la pioggia chissà da quanto…e la sua mano era ancora calda?
Forse aveva delle tasche sui pantaloncini, ma guardandoli, non ne notai neanche una
Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata…chi era in realtà?
“la tua casa è proprio bella neji mh mh mh” mi disse sorridendo
“peccato che debba fare una fine ingiusta, avrei tanto voluto abitar in una casa come questa” disse assumendo una faccia dispiaciuta, poi alzando lo sguardo verso di me e sorridendo di nuovo, mi disse…
“ma per fortuna…”
per fortuna?

“…tu ti sei salvato”
salvato?!…s-salvato…da cosa?
“ma che stai…”
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Prima di poter finire di parlare con il bambino, la mia casa saltò in aria, e le ceneri prodotte dall’esplosione si mischiarono con la pioggia, ricadendo a terra, su quello che prima era il pavimento della mia casa.
I miei occhi non ne volevano sapere di chiudersi, ero…allibito, stupito…n-non sapevo ne che dire, ne che fare.
E il bambino? Possibile che lui sapesse tutto fin dall’inizio?
Quando mi girai per chiederglielo, non c’era più.
Era scomparso.
Cominciai a cercarlo in lungo e in largo, ma fermandomi a riflettere, arrivai alla conclusione che un bambino non poteva essersi volatilizzato nel nulla così…la zona più vicina, dove era probabile una sua sparizione dal mio campo visivo, era troppo lontana per essere raggiunta in così poco tempo.
E poi avevo già visto che cosa gli succedeva se correva troppo sotto la pioggia, è riuscito a cadere su un terreno ruvido come il mio giardino, come avrebbe fatto a correre forse il doppio, su di un terreno ancora più scivoloso come l’asfalto, senza cadere?
Rimasi a pensare sotto la pioggia battente, finché non arrivarono i pompieri, chiamati forse dai vicini di casa, a spegnere l’incendio che l’esplosione aveva creato.
Uno di loro si avvicinò a me
“ehi ragazzo tutto bene?”
non tirai fuori dalla mia bocca nemmeno una parola, per quanto ero ancora allibito, l’unica cosa che riuscii a fare era girarmi verso di lui, e facendo cenno di si con il capo
“che cosa è successo?”
eh bella domanda, avrei tanto voluto saperlo anch’io

nei giorni successivi, la polizia aprì le indagini, che si conclusero il giorno dopo, trovando come causa scatenante dell’esplosione, una fuga di gas che proveniva dal seminterrato.
Sempre nei giorni seguenti, chiesi in giro, a tutti i miei vicini e a tutti color che abitavano nella mia stessa cittadina, se avevano visto un bambino dai lunghi capelli neri, e dagli strani occhi castani, ricevendo però non solo le risposte negative di tutti quanti, ma anche la conferma che della famiglia del bambino non vi era alcuna traccia.


non siamo altro che burattini
Governati da qualcosa o qualcuno più grande e più potente di noi
Che decide il nostro passato
Il nostro presente
Il nostro futuro
I momenti belli della vita
I momenti no
Quando nascere
E quando morire
Tutto questo è deciso dal destino…

ma…siete davvero sicuri di tutto ciò che vi ho detto?
E io? sono davvero sicuro che tutto quello che è successo quel giorno sia reale, e non frutto della mia immaginazione?
Il destino…esiste davvero?

E chi lo sa
E’ molto più facile dire qual è il significato dell’esistenza
Della vita
E dell’anima
Piuttosto che saper dire se il destino esiste o meno.
Però di una cosa sono certo
Gli angeli, esistono davvero
E quel giorno
Uno di loro è venuto giù dal cielo
E nonostante la sua età e la sua innocenza
È riuscito a sconfiggere un avversario immortale come il destino
Salvandomi la vita
E…salvando anche la sua.
Si perché anni dopo, io e Ten Ten ci sposammo, dando così alla luce nostro figlio
E in lui, riconobbi quel bambino
I suoi capelli
I suoi occhi
Il suo sguardo innocente
E tenendolo in braccio, capì finalmente tutto
“allora neji?”
“mh?”
“hai deciso che nome dargli? Ci eravamo messi d’accordo che toccava a te scegliere i nomi dei maschi, e io delle femminucce”
“lo so, ma vedi è difficile…” dissi sorridendo
che enorme cazzata che ho detto
difficile? Ma che
gia sapevo come chiamarlo.
Mi avvicinai alla sua piccola fronte, e gli stampai un tenero bacio di ringraziamento
“grazie…”

“Tenshi Hyuga”
e dopo averlo chiamato Angelo, lo rimisi nella sua culla, mentre il piccolo si succhiava il pollice di quella mano calda che, tempo fa, gli aveva permesso di essere qui tra noi…oggi.

Fine

Rieccomi da voi con una nuovissima One-Shot, la seconda su Neji XD
fatemi sapere come vi sembra ;^) bella
  
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