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Autore: lollipop 2013    20/01/2014    6 recensioni
Due culture diverse si incontrano, mescolandosi.
Un amore contrastato, che va oltre la famiglia, oltre le tradizioni.
John si innamora di Mary.
Mary si innamora di John.
Lui è un gipsy, uno zingaro inglese che ormai staziona da anni nella stessa città.
Lei é una ragazza normale, una tipa di città, indipendente e con fin troppi problemi.
Due culture così diverse riusciranno ad amalgamarsi o entreranno in collisione?
Riuscirà John a vivere questa sua storia d'amore impossibile?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3
 
Esco dalla doccia dopo un massacrante allenamento, arrivo al mio armadietto e tiro fuori i miei jeans. Da una tasca scivola via il bigliettino da visita lasciatomi da Mary...
Aish, doveva proprio trovarsi li quel bar!
Mi giro e rigiro quel bigliettino tra le mani. Poggio la testa all’armadietto, spingendo la fronte con il gelido metallo, in modo da spazzare via i pensieri inopportuni che vi passano.
Saluto il resto della crew ed esco dalla palestra, infilo le mie cuffie nelle orecchie ed inizio a camminare.
A metà strada mi volto e in lontananza intravedo il centro di Cardiff.
Mancano un poco all’ora di sera ma il sole ancora non tramonta. La gente se ne va a passeggio per le vie della città.
Un clacson mi risuona nelle orecchie, facendo scemare i miei pensieri.
Cavolo, mi sono fermato al centro della strada!
Mi porto sul marciapiede e riprendo a camminare, ogni mio passo però è sempre più lento.
Devo tornare indietro!
Ogni cosa di quella ragazza mi attira a tal punto da portarmi a fare una grande stronzata.
Passo dinanzi alla palestra, fuggo via a passo veloce in modo che nessuno dentro possa vedermi.
Pochi passi e varco quel limite, quello che divide noi gipsy dai gorge.
Più cammino e più il mio cuore pulsa all’impazzata…
Non mi sono mai trovato da solo in territorio nemico…
Eccomi sull’angolo dove qualche giorno fa ho lasciato Mary, mi guardo intorno e vedo solo vecchietti che passeggiano sotto braccio, mamme con passeggini e giovani alla fermata del bus.
Respiro e poi volto l’angolo. La vedo, l’insegna del Classic-Lounge-Bar, non è lontana.
Aumento il passo e finalmente arrivo. Sbircio dalla piccola vetrina posta sul lato del locale, guardo i tavoli e poi, finalmente, la vedo.
Mary è dietro al bancone, indossa una camicia bianca che lascia intravedere il suo formoso seno, su di essa un piccolo gilet nero, dove vi è appuntata una targhetta…
Mi ha dato appuntamento al suo posto di lavoro… Che bello!
Entro e la campanella posta sulla porta, annuncia a tutti il mio ingresso.
Mary si volta, staccando gli occhi dalla macchina per il caffé, per guardarmi.
Sorride appena, non è sorpresa di vedermi li.
Io invece sono molto sorpreso da me stesso, dalla mia stupidità!
Mi avvicino al bancone, poggio il borsone a terra e mi siedo sullo sgabello proprio di fronte a lei.
<< Ciao, cosa ti servo? >>
Mary poggia le mani sul bancone e mi guarda quasi con sguardo divertito.
<< Una cioccolata grazie, offerta da te. >>
La guardo sorridendo mentre scuote il capo, poi si volta, prende un vassoio e va a servire il tavolo numero due che non cessa di chiamarla.
La guardo mentre si barcamena tra i tavoli, stretta nei suoi aderenti pantaloni neri, le guardo il culo, immaginando ciò che lo copre sotto a quei pantaloni.
Dopo pochi istanti rientra dietro al bancone ed inizia a preparare la mia cioccolata.
<< Fa attenzione, è bollente… >>
Mary mi porge la cioccolata con sorriso beffardo.
Rido mentre la guardo lavorare, poi chino il capo ed inizio a soffiare nella tazza che mi è d’avanti.
La campanella sulla porta risuona di nuovo, resto con lo sguardo fisso sulla cioccolata, senza voltarmi a vedere chi ha messo piede nel locale.
Sott’occhio vedo una o più ombre avvicinarsi al bancone.
<< Ciao zuccherino, oggi sei di buon umore per darmi un bacio… >>
Un ragazzo alto e dai capelli ramati si sporge oltre il bancone infastidendo Mary.
<< Piantala Scott e ritorna al tuo posto. >>
Con una leggera spinta sulla spalla, Mary caccia il ragazzo al di la del bancone.
<< Acida come sempre! >>
Bevo la mia cioccolata e con la coda dell’occhio guardo Mary.
Lavora sodo, me ne accorgo dal rossore sul suo viso dovuto al calore e al fare su e giù per il locale.
La coda, alta e stretta, cinge i suoi capelli. Qualche ciuffo però sfugge e le penzola dinanzi al viso, infastidendola.
Col gomito della mano impegnata, Mary lo sposta, cercando di fermarlo dietro all’orecchio, ma non riesce.
Prendo spunto dal gorge rosso e mi sporgo dall’altro lato del bancone e con una mano, libero Mary dalla ciocca di capelli che la stava facendo impazzire.
Lei si volta e mi guarda, quasi sorpresa da quel mio gesto.
<< Ecco fatto. >>
Le sorrido e torno a sedere al mio posto. Vedo le guance di Mary arrossire notevolmente…
Non credo sia per il troppo lavoro!
Sorrido nuovamente chinando il capo in basso.
<< Hey tu… >>
La mia attenzione viene carpita da una voce roca ed irritante.
Mi volto e mi ritrovo di fronte il tizio dai capelli rossi che poco prima infastidiva Mary.
<< Tu non sei di Cardiff vero? >>
Ci risiamo…
Mi alzo in piedi e solo ora mi rendo conto di quanto sia alto questo tizio pallido.
<< Cosa vuoi? >>
Non mi lascio intimorire, mi avvicino a lui, ad un palmo dal suo viso.
<< Hey Scott, questo è John Evans. E’ uno di quei sporchi gipsy. >>
Non c’è un gorge che non sappia il mio nome!
 << Cosa hai detto stupido gorge… >>
Prendo il tizio basso col bavero della camicia e lo tiro verso di me.
<< Hey, se dovete fare a botte andate fuori dal mio locale! >>
Il proprietario del Classic-Lounge-Bar, urla, intimandoci di uscire.
Se uscissi ora dal bar, insieme con questi quattro ragazzi, sarei spacciato. I gorge non combattono mai uno contro uno, sarei da solo ad affrontarli.
<< Capo, il mio turno è finito, vado via. >>
Sento la voce di Mary come un eco lontano, pur avendola a pochi passi da me. Il mio sguardo è duro e vigile, puntato sui miei nemici.
<< Andiamo. >>
Mary stringe la mia mano, trascinandomi via.
<< Che fai? >>
La fermo, poco distante dal bar…
<< Salvo il tuo bel faccino da pesanti ed incessanti pugni. >>
La guardo e solo ora mi rendo conto di quanta tristezza nascondono i suoi occhi.
<< Smettila di guardarmi come un idiota. Su andiamo prima che quei tizi ci raggiungano. >>
Camminiamo per un po’ fino ad arrivare a pochi passi dalla palestra. In silenzio senza parlare, continuando a tenerci mano nella mano.
Non mi era mai successo prima. Non ero mai stato tanto vicino ad una gorge. Si me ne sono portate tante a letto di gorge ma nessuna è come Mary, e di certo non ho mai stretto la mano a quellecon cui trascorrevo una piacevole serata.
<< Hey cazzone di un gipsy. >>
Mi fermo di colpo e con me Mary. Mi volto lentamente e li vedo, il rosso e la sua combriccola.
Si avvicinano a passo veloce… Sento la mano di Mary tremare nella mia.
Mi volto e guardo il suo viso spaventato.
<< Smettila Scott, va via. >>
Difende me quando dovrei essere io a difendere lei.
Mentre la guardo mi accorgo che poco più avanti di lei c’è la vetrata della mia palestra…
Mi si accende una lampadina.
Inizio a camminare anch’io, trascinando Mary con me.
Pochi passi prima di soffermarmi sull’uscio della porta, sulla mia testa pende una scritta: Billy Gym.
<< Venite nel mio mondo stupidi gorge. >>
Sorrido beffardo mentre li guardo rallentare per poi fermarsi a pochi metri da me.
Nessun gorge mette piede nella zona dei gipsy. Sono troppo codardi!
<< Non finisce qui John Evans. >>
Minacce, minacce. Mando loro un bacio con la mano mentre li guardo andare via.
<< Dovrei andare anch’io >>
Mary sfila via la sua mano dalla mia per poi guardarmi.
<< Sono anch’io una gorge, non posso restare qui. >>
Chino il capo, le sue parole hanno senso. I miei genitori e gli altri gipsy non la prenderebbero bene se la trovassero qui.
Ma non voglio lasciarla andare proprio adesso, ora che sento di poterla tenere con me.
Stringo la sua mano e la trascino via con me.
<< John, dove stiamo andando… Lasciami! >>
Urla e si dimena, mi porto l’indice alla bocca, facendogli cenno di tacere.
Se ci sentissero adesso, potrò dire addio al mio momento con Mary.
La porto al laghetto artificiale, sul lato nord della nostra comunità. Ci accomodiamo sui massi rocciosi proprio sulla riva del lago ed inizio a guardare Mary.
La sua lunga coda ondeggia ad ogni soffio di vento.
Allungo la mano e le sciolgo la coda stretta che cinge i suoi capelli, lasciando che vengano cullati dal vento… Mary mi guarda quasi perplessa.
<< Sei più bella con i capelli sciolti. >>
La guardo in modo serio, così che possa capire che il mio interesse verso di lei è veritiero.
<< Parlami di te. >>
<< Perché dovrei, nemmeno ti conosco. >>
La sua risposta non fa una grezza!
<< Perché ho voglia di conoscerti. >>
Prova a rispondermi in modo acido, ma poi evita.
<< Cosa vuoi che ti dica? >>
<< Ciò che vuoi… Qualcosa di te. >>
Tira un lungo sospiro e poi inizia a raccontarmi di se…
<< Mi chiamo Mary Hall, ho 17 anni e vengo da New Castle. Ho iniziato a ballare all’età di 10 anni… E’ sempre stata una mia passione. Mi sono trasferita a Cardiff due anni fa. >>
<< Hai famiglia, fratelli, sorelle? >>
Una vena di tristezza appare sul suo volto.
<< Nessuno. Sono figlia unica e vivo qui da sola. Ho lasciato New Castle dopo la morte di mia madre. Quella città era diventata troppo difficile per una quindicenne sola. >>
Non mi capita spesso di stare ad ascoltare una ragazza, non è una cosa che mi piace fare ma con lei è diverso.
La guardo mentre parla e le sue labbra si seccano ad ogni parola.
Mary le inumidisce con la lingua per poi continuare a parlare.
Imbarazzata dal mio sguardo continua il suo racconto, coprendosi il volto con i capelli.
Il sole cala, il buio non mi permette di vedere il volto di Mary.
Guardo l’orologio sul display del cellulare, segna le 20.
E’ ora di cena, se non torno presto a casa mia madre darà di matto.
Mi alzo in piedi e tendo una mano verso Mary, aiutandola a rialzarsi.
<< E’ tardi, dovrei tornare a casa. >>
<< Ti riaccompagno! >>
Nella penombra riesco a vedere il suo sorriso. Credo sia stupita dalla mia galanteria.
<< Grazie, ma non serve. >>
Si incammina, uscendo dal confine che separa noi gipsy dai gorge. La seguo per poi cingere il suo braccio.
<< Insisto. >>
Sbuffa e si arrende, nuovamente alla mia insistenza.
<< Sono arrivata. >>
Ci fermiamo dinanzi ad un enorme portone nero, con bordature rosse.
Tre gradini separano noi dall’ingresso. Mary sale le scale e apre la porta…
<< Non mi inviti ad entrare? >>
<< Scordatelo! >>
Trovo il suo sguardo acido stranamente eccitante.
Sorrido mentre guardo le molteplici smorfie sul suo volto…
Bhe, almeno ci ho provato!
La guardo sparire dietro la porta, mi saluta con un ultimo cenno della mano.
<< Ciao John. >>
Il cellulare vibra nei mie pantaloni, lo tiro fuori e leggo il nome che lampeggia sul display: Brece.
Mia sorella è troppo piccola, non dovrebbe neanche avercelo un cellulare!
Evito di risponderla e corro come un forsennato per le vie di Cardiff. So già cosa vuole dirmi, ho venti minuti di ritardo per l’ora di cena.
<< Tua madre è furiosa, non sai che alle 20 si cena. >>
<< Mi dispiace papà, ero in giro con i ragazzi e non mi sono accorto dell’ora. >>
<< Bene, ora sopporta con pazienza la furia di tua madre. >>
Accenno il segno della croce e faccio il mio ingresso in cucina, ed eccola lì, mia madre. E’ in piedi d’avanti al lavello, strofina con veemenza la spugnetta sui piatti sporchi.
<< La cena è sul tavolo. >>
Le vado vicino e la bacio sulla guancia, mi accorgo di quanto è arrabbiata quando, col gomito, scosta il mio petto, allontanandosi da me.
<< Non accadrà più mamma. >>
<< Io non ti chiedo nulla John. Tu sei libero di fare ciò che vuoi ma mi devi rispetto. L’ora di cena è sacra… Tutta la famiglia è riunita e tu non puoi mancare. Dov’eri? >>
<< Ero in giro con i ragazzi. Ho perso la cognizione del tempo. >>
Si volta, fissandomi. I suoi guanti gialli gocciolano acqua mista a schiuma, sul pavimento.
<< I tuoi amici? Non ci credo. Piuttosto penso che tu fossi in compagnia di una ragazza. Solo una donna è capace di farti perdere la cognizione del tempo. >>
Ah, a volte credo che mia madre abbia la facoltà di leggermi nel pensiero!
<< Ascoltami bene John… >> scosta la sedia e si accomoda di fianco a me.
<< Eri con una gipsy? Ricorda figliolo, le donne gipsy sono pure e caste, cerca di non metterti nei guai a meno che tu non abbia serie intenzioni. >>
Ogni occasione per mia madre è buona per inculcarmi qualche solfa sul matrimonio…
Chino il capo iniziando a mangiare, ignorando così le sue parole… Il mio gesto però sembra metterla in allerta.
<< A meno che tu non fossi con una gorge… >>
Blocca il mio braccio, impedendomi così di imboccarmi.
<< Eri con una gorge John? >> scuoto il capo, in modo forse, poco convincente.
<< Le ragazze gorge devono restare fuori dalla nostra comunità. Loro non sono come noi, non sono capaci di rendere felice un uomo gipsy, non sono pure e nemmeno devote. Non accetterei mai una gorge nella nostra famiglia, tu lo sai questo, vero John? >>
Certo che lo so, è da quando ero solo un bambino che mi viene continuamente ripetuto che le donne gorge sono buone solo per una botta e via e fin ad ora io ho sempre fatto così.
<< Lo so mamma, non devi preoccuparti. So come trattare le gorge. >>
Mi sorride, scompigliandomi i capelli con una mano. Poi lascia la cucina lasciandomi cenare in pace.
<< Mangia e dopo lava il tuo piatto. >>
Chino il capo nel piatto e addento un pezzo di pollo, mastico, ma lo faccio svogliatamente. Penso alle parole di mia madre e poi penso a lei, Mary.
Avrei tanto voluto baciarla stasera e forse avrei dovuto… Ma lei non è una gipsy, avrebbe sicuramente arricchito il mio viso con un sonante schiaffo!
Ah John, cerca di non fare lo stupido…

 




http://i40.tinypic.com/14dfwxj.gif
Eccovi giunti al terzo capitolo, 
spero vi sia piaciuto tanto quanto i precedenti.
Attendo qualche vostro commento
e vi rinnovo l'appuntamento alla prossima settimana 
con un nuovo capitolo.
Intanto passate nella mia raccolta di one shot: Crazy Stupid Moody Love.

A presto!
 
P.S = caricate su google il link sotto l'immagine di John, per vedere un'altra sua gif   :P
Kiss-Kiss. lollipop 2013
 
   
 
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