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Autore: Charly_Baby    20/01/2014    2 recensioni
Era il suo sogno, e lo avrebbe realizzato qualunque cosa potrebbe accadere. Con le buone o con le cattive lei avrebbe realizzato ciò che avrebbe chiamato Vita.
E come ogni Directioner che si rispetti, lo avrebbe esaudito. Dopotutto, il biglietto del
concerto che aveva trovato sul comodino doveva servire a qualcosa, no?
Genere: Fluff, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dream


Era il suo sogno, e lo avrebbe realizzato qualunque cosa potrebbe accadere. Con le buone o con le cattive lei avrebbe realizzato ciò che avrebbe chiamato Vita.

E come ogni Directioner che si rispetti, lo avrebbe esaudito. Dopotutto, il biglietto del 
concerto che aveva trovato sul comodino doveva servire a qualcosa, no?

Ed ora, la piccola e giovane Madison si trovava nella grande Londra, pronta ad una nuova
esperienza... Da sola.

Aveva un passato come tutte le famiglie, alle spalle; una mamma super iper protettiva, che 
anche ad Agosto dovevi metterti il gilè color cachi, per girare le stradine affollate dell'Italia; 
un papà sempre al lavoro, e quando tornava a casa o dormiva o usciva di nuovo. Era un famiglia complicata la sua, ma gli voleva bene. 

Era venuta qui, per solo uno scopo, e quello si stava per realizzare. E si immaginava - per una volta - felice di quella avventura. Ma anche con i suoi diciannove anni, lei, aveva paura. 

Perché un macigno sopra lo stomaco la stava torturando, impedendogli perfino di respirare.

Un brutto presentimento la stava divorando fin sopra i capelli. Ma niente e nessuno 
poteva rovinare quel momento.

Il grande Autobus a due piani si dirigeva alla fermata proprio davanti al grande Hotel Freedom, l'edificio che avrebbe ospitato la ragazza fino a domani: Il grande giorno.

I dossi della strada facevano muovere il grande mezzo, ricordando a Madison che fosse viva. 

Che fosse ancora lì, in quel pianeta. 

Dopotutto nessuno la vedeva. Era come un anima persa che girovagava tra gli stai e
paesi ma anche facendo ciò, nessuno la notava.

Dentro la scuola, non era dei tempi migliori. 
"Secchiona"
"Troietta”
"Scassa palle"
"Cocca della Prof."


Erano semplici nomignoli, non davi molta importanza a questi; lo facevano solo per farla stare male. Per farla cadere ancora più a fondo dentro quel buco nero circondato da triste e delusioni troppo forti da abbattere.
 
Perché anche se erano nomignoli senza senso, lei ci teneva. Forse di più di tutti gli altri 
esseri umani. 

È una ragazza fiduciosa di se stessa. È quel tipo di ragazza chi ci rimane male per le piccole cose, anche per delle sciocchezze, e delle volte si rimprovera lei stessa per il suo 
atteggiamento. 

È quel tipo di ragazza che sta male quando una persona a cui tiene, non risponde ai messaggi, o si comporta come se non gliene importasse affatto. 

È quel genere di ragazza un po' pazza, che ama la vita, e ama tutte le meraviglie del mondo, non fa eccezione; se tu sei gentile con lei, lei lo sarò con lui. 

Non importa chi tu sia, ama il rispetto. 

È quel genere di ragazza che si sporca ogni tanto, che sia colpa del trucco o d'altro, è un po' bambina, e in fondo ama questo. 

È quel genere di ragazza, che se si affeziona ti da l'anima. Quel genere di persona che farebbe di tutto per te, che darebbe il meglio per chi se lo merita. 

Era sempre un detto; Perdere o lasciare questa, è la scelta. 

E ciò che la fece ritornare nel mondo dei vivi, era il solito e agghiacciante "Pssssst" gracchio del Bus quando i freni venivano schiacciati. 

Una brusca fermata la fece ciondolare per il sedile facendola cadere dal posto scomodo. I
capelli mori gli andarono sul viso e in bocca. Con una mano che massaggiava il fondo schiena, mentre, l'altra che era occupata a togliersi i capelli dal volto, si alzò.

Scese dalla fermata, con la sua grossa valigia color pistacchio, e fece un piccolo grido di gioia saltellando con le mani unite. 

Perché il giorno del concerto degli One Direction era alle porte della confortevole cittadina Londinese.

E non importava se li vedeva da lontano. Bastava uno sguardo fugace. Un saluto con la 
mano. Bastava anche se non la notassero nemmeno. 


Bastava che era li, tra la folla. 

E dire finalmente un "Io c'ero" e lei lo avrebbe fatto, lo avrebbe gridato al mondo se
possibile. 

Bastava che loro erano lì, bastava questo. 

Perche lei Credeva. 

Ed era felice.

Ed ora davanti a quelle grandi mura, si chiedeva come potesse essere veramente finitali. 
Cosa aveva fatto di così buono per meritarsi una fine più bella. Un lieto fine così pazzesco. 

E sorrise. 

Non si ricordava neanche quando era stata l'ultima volta che lo fece, un sorriso più bello di quello.

Non si ricordò di quando era stata così felice da sorridere in quel modo. 

E si chiese, anche, perché doveva essere rinchiusa in quelle mura per tutto un lunghissimo giorno. Così snervante e noioso. 

Ma lei era andata lì per sorridere e godersi quei pochi attimi. 

< Io vivrò >

I suoi pensieri erano fin troppo determinati, che corse verso la Hall, chiese la camera 216, che era stata prenotata a suo legittimo cognome, ed era salita le scale con la tua grande borsa, dimenticandosi per degli attimi che avevano inventato l'ascensore. Ma se ne fregò.

E quando arrivo in camera, poso la valigia davanti al grande letto, e poi si rinchiuse la porta alle spalle. Non vide neanche l'arredamento. 

Londra la aspettava. 



 
 
 


 

 

 Si ritrovò - dopo due ore e mezzo di camminata - a fissare quel biglietto così prezioso. Quel biglietto arancione così fragile e insignificante. 

 
Secondo anello rosso;
Settore 224,
fila 15,
posto 20.
 

Potevano dei insignificanti numeri farti battere il cuore?

A quello della piccola Madison glielo faceva battere, il cuore. Come un tamburo. Che se batteva ancor più forte, poteva spezzarti. 
Il letto era comodo, e tra le soffici lenzuola bianche il corpo minuto di Madison era steso pronto per rilassarsi, e iniziare un altro giorno. 

E dopo aver sospirato e strinto tra le braccia il piccolo foglietto, lo aveva depositato
sul comodino a fianco. 

Guardò il soffitto, prima di chiudere gli occhi. E si addormentò tra le braccia calde di Morfeo, aspettando impaziente il giorno successivo. 


***
 

Si svegliò appena dopo le undici e trenta, con gli occhi sognanti e il cuore che batteva di già a mille. Il sorriso era impresso sul suo volto da stamattina, e non si ritené pazza, fin quando a colazione - nell'Hotel - saluto tutti con una "Buongiorno Signore, e Signori dormito bene?" voce fin troppo allegra per le undici di mattina, per una semplice Teeneger.

Non si meraviglio affatto, quando un rumorio di voci venne dopo la sua performance, a colazione. Ma nessuno poteva rovinare quel giorno. 

Nessuno.

E tra la gente adesso si muoveva allegra con una farfalla, con l'intento di arrivare allo stadio per vederli arrivare. 

La maglietta bianca che la fasciava i fianchi stretti era un po' larga, e gli arrivava un po' sotto alla vita, ma non voleva essere perfetta per far colpo. 

La aveva decorata lei; davanti aveva fatto una camicia e cravatta a pennarello nero, mentre la cravatta era di un rosso accesso per far contrasto, accanto c'era un taschino azzurro con il logo "1D" rosa elettrico; più sotto aveva ricopiato le firme dei cinque componenti; dietro, invece aveva disegnato la scritta "Directioner" di un rosso acceso; la parte che ricoprire l'intera schiena era stata elaborata in tutte le canzoni che verranno cantante, con vari tipi di scrittura e tipi di colore. Vari ghirigori, erano stati disegnati accanto per far
intendere il significato della canzone. 

I pantaloni erano semplici Jeans chiari, che valorizzavano le sue gambe e snelle. I capelli mori erano trattenuti in un chignon improvvisato. Le scarpe da ginnastica fasciavano
i suoi piedi ormai stanchi per la corsa. 

Non si riteneva speciale... Si riteneva "Diversa" e a lei piaceva questo aggettivo. 

Non aveva mai pensato di essere uguale a tutti; seguire la moda; o arrabbiarsi
perché una ragazza aveva la sua stessa maglietta. 

Era diversa, e a lei piaceva.

Il cuore batteva a mille mentre i suoi occhi azzurri/marroni si illuminarono a vedere il gruppo di Directioner che aspettavano l'arrivo di cinque ragazzi. 

Si guardò intorno, e vide migliaia di persone, piangenti, sorridenti, urlanti. Era una vita felice quella che stava vivendo. E si commosse a vedere due ragazze abbracciarsi, una più bassa dell'altra. 

Si vedeva che erano legate. 

Ma prima di adocchiarle meglio un boato si espanse per tutta la piazza. Si girò in tempo prevedere una macchina nera avvicinarsi all'entrata, e fermasi subito dopo. 

La cosa triste è che vide solo il ciuffo biondo di Niall tra la folla, che passava tra di questa, e una mano piena di anelli di Harry che salutava le ragazze rimaste indietro. 

E quello lo vide come un saluto solo per lei, e sorrise pensando che la avesse salutata. 

Una cosa terribile successe pochi secondi dopo, quando ancora Madison era imbambolata a pensare che il saluto era indirizzato a lei. 

E non avrebbe capito che gli stesse levando la vita.

Perchè quella ragazza che mise la mano tra le sue, non si accorse di quanto poteva soffrire. 
Madison non si accorse di essere stata derubata da un fottutissimo biglietto che avrebbe svolto la sua vita. Non si accorse che gli fosse rubata l'anima. 

Non se ne accorse. 
 
 
 


 
 
Ora, si trovava, piangente fuori dallo stadio. 
I bodyguard non erano stati clementi alle sue lacrime, non facendogli esaudire il suo sogno. Il biglietto era scomparso. 

Il mondo gli era caduto addosso, e le lacrime non avevano esitato a scendere prendendogli il panico. 

La piazza era vuota, e il concerto stava per finire. Erano passate esattamente tre ore da quando era seduta in quei scalini freddi, e piangeva. 

Non aveva smesso una volta di piangere, da quando non era entrata. 

L'umore allegro di quella mattina era rigorosamente scomparso, come se ne era andato. 

Come aveva potuto pensare che c'è l'avrebbe fatta? Come? 

Si sentiva delusa da se stessa, e a pezzi. 

Da dietro di lei, si sentivano i cinque ragazzi che salutavano le Directioner, e le ringraziavano per essere venute. 

Anche lei era venuta... 

Ma non era per lei quel ringraziamento, questo era chiaro. Lei non era entrata. 
Il gelo le congelava i polmoni e le ossa. 

E i gli occhi rossi dalle lacrime. Non volevano cessare, era come se era piena di acqua dentro di se. 

Eppure si sentiva vuota. 

Tremendamente vuota, e sola. Come sempre. 
Non sapeva perché era ancora li, ma non riusciva a muoversi. Le gambe erano molli, e il cervello non ragionava. 

Cercò, invano, di asciugarsi le lacrime e tirò su con il naso. 

Ora, il concerto era definiva mente terminato, visto tutto le Directioner sorridenti che uscivano soddisfatte dallo stadio. 

Aspettò tutti che se ne andassero, guardando i volti fieri e sorridenti delle giovani. E si promise di non avere più un sogno. 

Di non crearsene alcuno. Mai più. 

E quando la piazza fu svuotata definitivamente, scoppiò in un pianto liberatorio. Con i singhiozzi che riempivano il silenzio intorno a lei. 

Sola.

Erano ormai le undici passate, e il buio incombeva nelle strade deserte di Londra. Non si preoccupo di farsi sentire con i suoi singhiozzi. 

Solo quando dei passi dietro di lei, smise di singhiozzare portandosi una mano alla bocca, anche se le lacrime scorrevano libere nelle sue guance.

"Perché piangi?"

Una voce calda e profonda si fece largo nelle sue orecchie. 

Dei brividi gli attraversavano la schiena, ma non si voltò a guardarlo. Le lacrime scorrevano libere ancora sulle sue guance e non voleva sembrare debole. Almeno non qui. 

"Non potresti capire" fu la risposta di Medison.  

La voce rotta da pianto. Chiuse gli occhi, con l'intento di far diminuire le lacrime che scendevano. 

"Potresti essere così gentile, da farmi capire?"

Non si girò neanche quando sentì che si sedette vicino a lei. Girò la testa dall'altra parte, senza farsi vedere ancora in lacrime. 
 
"Ero qui per esprimere il mio sogno, volevo solamente vederli. Anche da lontano. D-Desideravo solo quello. Ma ho perso il biglietto, e i bodyguard non mi hanno creduto. Io sono Italiana e il mio sogno era questo; venire a Londra e vedere i miei Idoli, ma è stato infranto solamente per la mia distrazione... T-Tu non sai quanto ci stia male. E-E so che è solo colpa mia, capisci?" Disse. "No tu non puoi capire"Aggiunse. 

Scosse la testa, e se la prese tra le mani, ignara di chi ci avesse di fianco. 
Perché non sapeva che il sogno si era più che realizzato. Si era espresso nel meglio dei modi. 

"No, sicuramente non potrei capire ciò che stai provando, ma forse potrei farti esprimere il tuo desiderio." 
 
Madison non capì dove volle arrivare il ragazzo, ma lo guardò e tutto si fece più chiaro. 

Il sorriso è la prima cosa che notò. Illuminava, da tanto erano bianchi e perfetti i suoi denti, e le labbra che erano tirate in quel sorriso erano sottili ma belle. La pelle ambrata era il colore del suo viso, e anche se era buio poté notare i suoi occhi. Erano del caramello più puro, e quando realizzo chi aveva di fronte smise di respirare per qualche minuto. 

"Non ci credo" la voce più piano in un sussurro. 

Si tuffò subito in quelle braccia che aveva aperto, e ricominciò a singhiozzare e piangere di felicità. 

Perché non poteva essere giorno migliore. 
Dopo tutto stava abbracciando il suo idolo. Stava tra le braccia di un ragazzo troppo speciale. 
​Stava abbracciando Zayn Malik, degli One Direction. E non poteva chiedere di meglio. 
  
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