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Autore: TheDarkLady97    20/01/2014    1 recensioni
Sophia non è una ragazza come tante, lei è una principessa.
Lei è rinchiusa a palazzo, svolgendo i doveri di una principessa, ma quello che desidera di più al mondo è essere normale e fare quello che fanno tutte le ragazze della sua età.
Dopo aver avuto un litigio con il padre, la principessa scappa da palazzo e girovaga per la città fino a trovarsi davanti ad una delle accademie di musica più importanti di Londra.
Qui incontrerà lui, Zayn Malik, il ragazzo più bello che abbia mai visto.
La storia di una ragazza che farà di tutto per vivere una vita normale e di un ragazzo che ha trovato l'amore e lotterà con tutte le sue forze per ottenerlo.
Riuscirà Zayn a liberarla dai suoi doveri di principessa? E riusciranno i due a far accettare a tutti i loro amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!! Eccomi qui a riscrivere questa fanfic…Ho deciso di cambiarla perché assomigliava troppo a Violetta e non la sentivo mia…Adesso però credo potrà piacervi J Premetto che la protagonista non è veramente la principessa di Inghilterra, ho affrettato un po’ i tempi e in questa storia la regina d’Inghilterra è morta e governano William e Kate xD
Buona Lettura!!
 
 
 


Capitolo 1
Music is part of me
 
 
 
 
 



-Siamo atterrati all’aeroporto di Londra, signore…La limousine è già fuori che aspetta…-Disse un hostess a mio padre che guardò fuori dal finestrino sorridendo.
-Finalmente siamo arrivati!-Esclamò mia madre, la regina d’Inghilterra, felice di essere ritornata nel nostro regno.
Ci preparammo a scendere dal nostro jet privato, preparandoci ad essere assediati da milioni di giornalisti e di cittadini che erano accorsi all’aeroporto per vederci e darci il bentornato.
 
 
 
Pov’s Zayn
Erano le 8.00 e sarei sicuramente arrivato tardi all’accademia e, come sempre, il professor Smith mi avrebbe cacciato dall’aula durante la sua lezione.
Non potevo farci niente se la mattina non riuscivo a sentire la sveglia e, solo dopo 15 minuti, mi alzavo di malavoglia e ci mettevo 30 anni per prepararmi.
Di certo non potevo andare a scuola con il ciuffo spettinato, i denti sporchi e dei vestiti a caso.
Ero pur sempre il ragazzo più bello e popolare di tutta l’accademia oltre ad essere il più bravo e dovevo sempre stare attento alla mia immagine.
Corsi più veloce del vento per cercare di arrivare in orario, prima del suono della campanella, forse ce l’avrei fatta.
Ero vicinissimo oramai e, appena mi ritrovai davanti all’edificio, corsi al suo interno raggiungendo la mia aula, sfortunatamente dopo il suono della campanella.
-Scusi il ritardo, professore…-Mi scusai io raggiungendo di fretta il mio posto, accanto ad uno dei miei migliori amici, Liam.
-Di nuovo in ritardo, signor Malik! Sto iniziando a pensare che sia un’abitudine…Per questa volta la lascio sedere al suo posto ma la prossima volta che si presenterà in ritardo alle mie lezioni non sarò così buono…-Disse il professor Smith guardandomi infastidito.
Era sicuro, il professor Smith mi odiava e pure tanto.
Appena mi vedeva trovava qualsiasi scusa per screditarmi, per farmi sentire un buon annulla, ma io non gli davo tanto peso.
Di certo non mi facevo condizionare da quell’uomo e l’unico motivo per cui non lo rispondevo era per non peggiorare la situazione.
-Adesso, se non le dispiace, iniziamo la lezione!-Concluse il professore, scrivendo alla lavagna.
-Smith mi odia!-Esclamai a bassa voce, poggiando la testa sul banco, facendo ridere Liam.
-Non prendertela, Zayn…Lui odia tutti, fidati!-Mi rassicurò il mio migliore amico.
-Se lo dici tu…Ma ogni volta che ci sono io nei paraggi, di chi è la colpa? Di Zayn Malik, ovviamente! Mi da sui nervi…-
-Signor Malik, visto che non le interessa la lezione, può anche accomodarsi fuori dall’aula…-Mi urlò Smith, facendo ridere Liam.
-Si, prof!-
Mentre io uscivo fuori dall’aula, Liam continuava a ridere catturando l’attenzione del professore.
-E a lei si aggiunge anche il signor Payne visto che ha voglia di ridere!-Concluse il professore interrompendo le risate del castano che, con lo sguardo rivolto verso il basso, mi seguì fuori dall’aula.
-Te lo sei proprio meritato, Liam!-Esclamai fiero di me.
-Hey! Non dovresti dire certe cose..sono offeso!-Il castano incrociò le braccia al petto, voltandosi dal lato opposto al mio, fingendo di essersi offeso.
-Senti, Liam…M-mi dispiace! Sono stato un coglione…Scusa…-Mi scusai, afferrandolo per un braccio cercando di farlo voltare verso di me.
-Scherzetto, Malik!-Liam si voltò ridendomi in faccia.
-Sei sempre il solito, Payne…-
Mentre noi due battibeccavamo, ci raggiunsero i nostri tre migliori amici: Louis Tomlinson, Harry Styles e Niall Horan.
-Ragazzi, state ancora litigando??-Ci chiese Louis, il più grande di tutti d’età, ma più piccolo per comportamento.
-Lou, oramai dovresti sapere che questi due non sanno fare altro che litigare!-Esclamò Niall mordendo il suo sandwich mentre io e Liam continuavamo a discutere per sciocchezze.
-Forza, adesso finitela! Piuttosto…come mai sei fuori anche tu, Liam?-Chiese Harry al castano, sorpreso di vederlo nel corridoio anziché in classe.
-Beh…sono stato cacciato perché mi sono messo a ridere quando il professore ha cacciato Zayn…-Spiegò Liam un po’ in imbarazzo.
Al contrario di me, Liam era il primo della classe, un ragazzo serio, studioso e molto timido ma molto popolare tra le ragazze.
Louis era il più vecchio dei cinque con i suoi 19 anni, ma non lo dava a vedere. Era un tipo giocherellone, sportivo, divertente e ci sapeva fare con le ragazze.
Loro adoravano i suoi occhi azzurri, il suo nasino dolce e la sua risata che contagiava chiunque.
Harry era il più piccolo del gruppo avendo 17 anni, ma era il più terribile.
Era molto amato dalle ragazze, forse anche più di me. Tutte desideravano poter toccare i suoi ricci perfetti, poter essere guardate da quegli bellissimi occhioni verdi e poter vedere quelle dolcissime fossette che comparivano sul suo viso quando sorrideva mostrando una dentatura perfetta.
Lui era il tipico don giovanni, non le importava molto di innamorarsi, di avere una ragazza.
A lui bastava avere le ragazze ai suoi piedi, che lo servivano come delle brave cagnoline, ma, oltre questo, Harry era un ragazzo simpatico e pieno di talento. Infondo non era poi così cattivo.
Niall era un po’ come Liam: Timido, impacciato, studioso, ma forse più che studioso era goloso.
La cosa che amava di più al mondo era il cibo, sarebbe stato capace di lasciare una ragazza bellissima per un hot dog.
Anche lui era molto popolare tra le ragazze ma, essendo troppo preso dal cibo, non le guardava quasi mai.
Noi cinque, insieme, formavano il gruppo dei ragazzi più popolari dell’accademia. Tutti ci portavano rispetto e le ragazze non guardavano nessun ragazzo se non noi.
-Sono cose che capitano, mio caro Liam…-Aggiunse Niall, mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo.
-Non sei di grande aiuto, Horan…-
Mentre i cinque parlavano, la prima ora giunse al termine e la campanella suonò segnando la fine della prima lezione della giornata.
 
 
 
 
Pov’s Sophia
Seguii i miei genitori fuori dal jet e subito fummo assaliti dai paparazzi che cercavano di parlare con mio padre per avere informazioni sul nostro viaggio in America ma soprattutto sulla sua vita privata.
-Maestà, la sua regina è stata felice di aver trascorso una vacanza in America?-Un uomo sulla trentina d’anni avvicinò il suo cellulare alla bocca di mio padre mentre altri giornalisti scattavano fotografie o registravano.
-Certo! La mia regina è stata felicissima di aver trascorso questa vacanza con  me e la nostra principessina, senza contare che ci voleva proprio un po’ di riposo da tutti gli impegni di corte…-Rispose il mio vecchio fiero di me e mia madre che, intanto, ci stavamo mettendo in posa per farci fotografare.
Era davvero divertente, io e mia madre avevamo un rapporto davvero stupendo: facevamo tutto insieme, ci divertivamo e parlavamo di tutto.
-E voi cosa ne pensate, principessa ?-Mi chiese una donna dai capelli rossi una volta avvicinatasi a me.
-Mia figlia ha trascorso una splendida vacanza! Adesso, scusateci ma il nostro autista ci aspetta…-Concluse mio padre parlando al mio posto, facendosi poi strada fra i paparazzi per raggiungere la limousine.
Oramai ero abituata a situazioni di questo tipo, per questo motivo mio padre non mi faceva uscire spesso dal palazzo.
In fretta, raggiungemmo la limousine mentre due addetti alla sicurezza si occupavano delle nostre valigie.
-Posso partire, maesta?-Chiese l’autista a mio padre che annuì, così ci avviammo verso la nostra stupenda dimore, il Buckingham Palace.
Durante il cammino io rimasi a fissare Londra fuori dal finestrino della limousine.
Era come l’avevo vista prima di partire per la vacanza. Vi erano tantissimi negozi; Da Hard Rock Café a Starbucks e tanti altri.
Per non parlare delle moltitudini di istituti scolastici, sia privati che pubblici dai quali entravano e uscivano migliaia di ragazzi e ragazze della mia età.
Le strade erano pulite e ricche di inglesi e stranieri che sbrigavano le loro attività quotidiane.
Ma la sorpresa più grande fu quando vidi il London Eye in lontananza, avrei voluto andarci ma mio padre non me l’avrebbe mai permesso.
Lui non mi lasciava mai andare in giro per la città, tantomeno da sola. Egli riteneva la città pericolosa per una principessa, avrebbero potuta rapirla o farle del male.
Dopo una mezz’ora di viaggio in macchina, ci fermammo davanti ad un enorme cancello grigio che si ergeva dinanzi ad un bellissimo palazzo.
Attendemmo qualche istante, poi il cancello si aprì automaticamente permettendo alla macchina di attraversare l’immenso cortile, portandoci dritti davanti a delle scale che conducevano all’entrata del palazzo.
Una volta fermi, un maggiordomo venne ad aprirmi la portiera mentre l’autista l’apriva al lato dei miei genitori.
Era un uomo dall’aria regale, con capelli tra il grigio e il nero, dei baffetti sottili, piccoli e vispi occhi azzurri e un fisico magrolino.
-Bentornata, principessa Sophia!- Esclamò il maggiordomo con il suo perfetto accento inglese, facendo un piccolo inchino come da protocollo.
-Grazie, Henry…-Risposi io con gentilezza, ma con determinazione.
-Ha trascorso una splendida vacanza, principessa?-Continuò lui chiudendo la portiera mentre io mi guardavo intorno con aria triste, ero tornata a casa ma non mi sentivo per niente felice.
Ero immersa nei miei pensieri quando dei piccoli gridolini mi fecero sobbalzare.
L’autista portò l’auto nel garage mentre noi entravamo in casa seguiti da due cameriere e da Henry che portavano le nostre valigie.
All’interno, il palazzo era davvero immenso e splendido: L’entrata era ampia con le pareti ricoperte da carta da parati color oro e al centro vi era un enorme scalinata che si divideva in due, andando a destra e sinistra.
Le pareti avevano lo stesso colore dell’entrata ed erano ricoperte da foto e affreschi scelti da mio padre in persona.
A destra del divano vi era una portafinestra che si affacciava sull’immenso giardino che vi era dietro il palazzo.
Oltre le scale, vi era un lungo corridoio pieno di porte che sostituivano le stanze da letto, il bagno, l’ufficio di mio padre nel quale poteva svolgere il suo lavoro e tanto altro.
-Tesoro, va nella tua camera a riposarti…La signorina Smith ti aspetta tra quindici minuti per riprendere le lezioni di geografia!-Esclamò mio padre, chiudendosi poi nel suo studio per riprendere la sua routine giornaliera.
-Ma, padre…Sono appena tornata!-Troppo tardi, aveva già chiuso la porta dello studio e l’aveva lasciata da sola, come sempre.
Spalancai la porta della mia camera, entrandovi con poco entusiasmo.
Era dipinta con il mio colore preferito, il celeste.
In un angolo vi era un bellissimo letto matrimoniale a baldacchino con le coperte dello stesso colore delle pareti e le valigie che erano state poggiate lì.
Una scrivania bianca era situato accanto alla portafinestra, di fronte al letto vi era un mobiletto bianco sul quale era riposto un televisore a schermo piatto a 42 pollici, sul pavimento vi era un enorme tappeto celeste.
Accanto al letto c’era un armadio enorme che conteneva i milioni di vestiti che possedevo e accanto vi era un altro armadio leggermente più piccolo che conteneva tutte le mie scarpe.
Infine, accanto ad esso, vi era una porticina che portava al piccolo bagno della stanza.
Il bagno era munito di doccia, lavandino, bidet e gabinetto ed aveva anche uno specchio sul lavandino ed un piccolo mobiletto nel quale si trovavano le asciugamani.
Alle valigie ci avrebbero pensato i domestici, dovevo cambiarmi e andare nella biblioteca di corte dove mi aspettava la mia insegnante privata, Mrs Smith.
Dopo dieci minuti, raggiunsi il luogo dell’incontro con Mrs Smith e iniziammo la lezione di geografia, riprendendo da dove avevamo interrotto prima della mia partenza.
Ed ecco che il sogno era svanito, ero tornata alla cruda e triste realtà.
Essere una principessa era il sogno di tutte le ragazze, ma non il mio.
Essere la principessa mi teneva solo in trappola, non mi permetteva di fare tutto quello che le ragazze della mia età facevano: non potevo andare a fare shopping se non accompagnata dalle guardie, non avevo amiche vere ma solo false nobili che mi erano amiche solo perché ero la principessa e non potevo comportarmi con naturalezza, ma dovevo seguire il bon ton e tutte le regole che vi erano a corte.
Dopo la lezione, feci ritorno nelle mie stanze e rimasi a fissare fuori dal balcone la mia adorata Londra.
Si poteva persino vedere il London Eye e, questo, mi rallegrava davvero tanto visto che adoravo quell’attrazione, era il mio sogno proibito.
Udii bussare alla porta dopodiché mio padre fece capolino nella mia stanza.
-Tesoro, sei felice di essere tornata a casa?-Mi chiese lui, raggiungendomi sul balcone.
-Ma certo! Padre…C’è una cosa che desidero tanto…-Risposi io, insicura se dirgli ciò che voleva oppure no.
-Dimmi pure, tesoro…Sai che tutto ciò che vuoi lo avrai!-Mi intimò lui, accarezzandomi i capelli con delicatezza.
-Ecco…vedi padre, io vorrei fare un giro sul London Eye! E’ sempre stato il mio sogno…-Mi scoccò un dolce bacio nei capelli, sorridendo dolcemente.
-Tesoro non mi sembra il caso che tu ci vada…Sei una principessa e i tuoi doveri sono qui a palazzo!-Esclamò mio padre staccandosi da me per guardarmi negli occhi.
-Ma…papà! Non sono più una bambina, ho 17 anni e so badare a me stessa!-Controbattei io arrabbiata.
-Sei pur sempre una principessa, Sophia! Non puoi permetterti di divertirti in città e tantomeno di uscire senza una scorta…-Concluse lui alzando la voce di un ottava.
-Tu non puoi farmi questo, padre!! Non puoi tenermi per sempre rinchiusa a palazzo! Ti sbagli se pensi che io accetti questa tua decisione…-
Con le lacrime agli occhi, corsi fuori dalla mia stanza, scesi di corsa le scale seguita da mio padre che cercava di fermarmi.
-Sophia! Sophia..dove vai!? Vieni qui..Non abbiamo ancora finito di parlare!!-Mio padre era furioso, ma mai quanto lo ero io.
-Amore, cosa succede?? Perché state gridando?-Aggiunse mia madre che lo raggiunse appena sentì le urla.
Le lacrime scendevano disperato lungo il mio volto mentre rimanevo immobile davanti alla porta che dava sul giardino, guardando mio padre.
-Sai, papà…Pensavo che crescendo avrei avuto più libertà ma la realtà è un’altra…Odio essere una principessa!-
Lo guardai un’ultima volta, percependo tanta tristezza e dispiacere nei suoi occhi castani, simili ai miei, dopodiché uscii di casa ancora in lacrime.
All’inizio ero davvero furiosa, non poteva pensare di tenermi chiusa in casa come una prigioniera, ma subito la rabbia si era tramutata in tristezza.
Avevo 17 anni, non 7 e non ero più una bambina.
Mi sentivo ferita, delusa da quell’uomo che doveva essere mio padre, non riuscivo a credere a quello che mi aveva detto.
Più ci pensavo, più stavo male.
Attraversai l’immenso labirinto verde che vi era, raggiungendo il centro dove vi era una splendida fontana.
 
 
 
 
Pov’s Zayn
La quarta ora era appena terminata, fortunatamente ne mancava solo un’altra alla fine delle lezioni.
Solo un’ora e sarei potuto tornare a casa e non avrei dovuto sopportare più il professor Smith e le sue lamentele ogni qualvolta lo incontravo nel corridoio.
Subito entrai nell’aula di recitazione insieme a Harry, Liam, Niall e Louis.
Fortunatamente, secondo l’orario delle lezioni, tutti e cinque avevamo lezione di recitazione quella mattina, così potevamo stare insieme.
Anche se andavamo in sezioni diverse eravamo rimasti amici, lo eravamo dalle medie e non potevamo separarci dopo tutti i momenti trascorsi insieme.
-Buongiorno a tutti, ragazzi…Siete pronti per calarvi nel personaggio e recitare come veri attori di Hollywood?-Disse la professoressa White, entrando in classe come un uragano.
-Buongiorno, signorina…-La salutammo tutti in coro.
-Allora, ragazzi! Oggi interpreteremo una delle opere più belle della Walt Diseny, La Bella e la Bestia…-Iniziò la professoressa, portandosi le mani sul viso mentre nominava l’opera che avrebbero interpretato i suoi alunni.
-Ovviamente io sarò la bella, prof!-Esclamò Emily Evans, sorridente.
C’era da aspettarselo da lei, era la tipica ragazza popolare simile a una barbie.
Con i suoi capelli biondi sempre in ordine, gli occhietti azzurri, le labbra carnose e un corpo perfetto, aveva tutti i ragazzi ai suoi piedi; tutti tranne noi cinque.
Io e i miei amici non eravamo ai suoi piedi, diciamo che eravamo amici di letto.
Io ci ero andato a letto un paio di volte e così anche Harry e Louis, ma a me non dava fastidio.
-Ottima idea, Emily…E la bestia sarà…-La professoressa ci fissò tutti per scegliere l’interpretatore della bestia.
Speravo con tutto il cuore che non dicesse il mio nome, non avrei sopportato di ricoprire il ruolo di una bestia, anche se alla fine si trasformava in un bellissimo principe.
-Che ne dice di Harry, professoressa!?-Le propose Emily guardando Harry con sguardo malizioso.
Per fortuna, l’avevo scampata. Era davvero un bene che le ragazze amassero più Harry che me, anche se io ero più figo.
-Te la senti, Harry?-
-Ma certo, prof…Non mi tiro indietro davanti a niente e nessuno!-
-Bene…Allora possiamo iniziare!-
Harry e Emily si posizionarono davanti a tutti attendendo gli ordini della professoressa che non tardarono ad arrivare.
-Oggi insceniamo la parte in cui la bestia lascia andare  Belle anche se la ama per permetterle di raggiungere il padre malato…-Spiegò la White entusiasta, curiosa di vedere come avrebbero recitato i due alunni.
-Perfetto!-Esclamò Emily battendo le mani elettrizzata.
-Pronti?? Iniziate…-La professoressa diede loro il via e si sedette alla cattedra, guardandoli.
Harry prese uno specchio e lo porse a lei guardandola tristemente, dicendole: - Questo specchio mostra qualsiasi cosa, qualsiasi cosa tu voglia vedere.
Emily afferrò lo specchio e, guardandolo, disse: - Desidero vedere mio padre.
Dopo quelle parole, fece finta di vedere il padre nello specchio e sulla sua faccia si dipinse una smorfia di spavento.
-Papà! Oh, no…E’ malato! Forse sta morendo e io non sono con lui!-Esclamò lei disperata.
Harry si voltò verso il lato opposto a lei, facendo finta che vi fosse la campana di vetro con la rosa e fece una faccia pensierosa.
Più li guardavo e più mi convincevo che facessero sul serio, erano davvero degli attori fenomenali.
-Allora…devi andare da lui…-Continuò il riccio chiudendo gli occhi disperato, voltandosi verso di lei.
-Cosa hai detto?-Gli chiese Emily avvicinandosi di un passo.
-Che ti lascio andare…Non sei più mia prigioniera!-
-Vuoi dire…che…sono libera?!-La speranza le avvolse il viso.
Era come essere nel fim stesso, stavo quasi per commuovermi, i miei occhi stavano diventando sempre più lucidi.
-Si..-Il riccio sussurrò, abbassando la testa.
-Oh, grazie! Sta tranquillo papà…sto per arrivare…-Lo ringraziò la bionda dopodiché fissò lo specchio e finse di parlare con il padre.
-Fermi, ragazzi!! Lasciatevelo dire..Siete stati FA-VO-LO-SI…Mi avete commosso, giuro! E’ questo ciò che voglio da voi!!-Si complimentò la professoressa.
-Certamente! Siamo degli attori nati…-Aggiunse Emily abbracciando Harry che la abbracciò a sua volta, sorridendole maliziosamente.
Conoscevo le intenzioni di Harry e, da quel che vedevo, Emily non era da meno.
Dopo loro due, venne anche il turno degli altri e, fortunatamente, suonò la campanella durante il mio turno e così uscimmo.
 
 
 
 
Pov’s Sophia
Pensavo e ripensavo alla litigata con mio padre ed ero davvero arrabbiata.
Se lui non mi permetteva di uscire da sola, allora io sarei scappata dal palazzo.
Corsi in camera mia di nascosto, stando attenta a non farmi vedere da nessuno, dopodiché presi un paio di occhiali da sole e un cappellino che avrei utilizzato per non farmi riconoscere da nessuno una volta fuori dal palazzo e corsi in giardino sempre stando attenta a non farmi notare.
Il cancello che veniva utilizzato dalla servitù era aperto, colsi l’occasione e scappai, correndo per almeno un’isolato prima di rallentare, sicura che nessuno mi stesse seguendo.
Era quasi ora di pranzo e il mio stomaco reclamava qualsiasi cosa che fosse cibo.
Stavo camminando quando mi ritrovai davanti ad un edificio a due piani: Il cortile era gremito di ragazzi e ragazze che ballavano, suonavano o contavano.
Sulla  sua facciata vi era un’enorme insegna con su scritto: “Music Academy”.
Non avevo mai visto da vicino un’accademia di musica, anche se mi sarebbe piaciuto molto.
Visto che mio padre mi aveva vietato categoricamente di uscire da palazzo, non avevo mai visto una vera scuola.
Spinta dalla curiosità, mi avvicinai ad una ragazza seduta all’entrata per chiederle informazioni.
-Scusami, mi potresti raccontare un po’ di questo posto?-Chiesi io alla ragazza, interrompendola mentre suonava il flauto traverso.
-Certo! Beh, questa è una delle accademie di musica più importanti e buone di Londra…Oltre al canto, si studia anche recitazione, ballo e ti insegnano anche a suonare gli strumenti musicali…Se sei qui per iscriverti fidati…hai fatto un’ottima scelta!-Spiegò lei riprendendo a suonare il flauto.
-Ehm, grazie mille…-La ringraziai dopodiché decisi di entrare per dare un’occhiata.
L’atrio brulicava di studenti; chi andava a lezione perché probabilmente aveva un’altra ora di lezione, chi si iscriveva, chi se ne andava a casa.
Era davvero un ambiente accogliente, vedere tutti quei ragazzi e quelle ragazze della mia età ridere felici mi fece rattristare.
Studiavo canto da quando ero piccola ed ero davvero brava. Avrei tanto voluto iscrivermi anche io così da poter condividere questa mia passione con dei veri amici.
Ma sapevo che, questo, rimaneva soltanto un bellissimo sogno, mio padre non me lo avrebbe mai permesso.
Iniziai a vagare per i corridoi quando il mio sguardo fu catturato da un pianoforte.
Spinta dalla curiosità, entrai nell’aula stando attenta a non farmi vedere da nessuno e raggiunsi il pianoforte, sfiorandolo delicatamente con le dita.
I battiti del mio cuore erano aumentati, le mani mi tremavano e gli occhi luccicavano come se stessero ammirando un tesoro prezioso.
Vedere quello strumento, mi aveva portato alla mente il ricordo della melodia che mia mamma mi cantava prima di andare a letto.
Continuando a tenere un mano sul pianoforte, lo accarezzai dolcemente su ogni piccola parte fino ad arrivare ai tasti, scoperti.
Titubante, pigiai il dito su un tasto e questo emise un flebile suono che riecheggiò per tutta l’aula.
Quella piccola melodia era bastata per farmi sorridere, per farmi dimenticare il litigio con mio padre per un attimo.
Il mio sguardo era rapito dalla visione di quello strumento che amavo suonare insieme a mia madre.
Dopo qualche istante, indecisa, mi sedetti sulla sedia davanti al pianoforte e, facendo un respiro profondo, poggiai le dita sui tasti ed iniziai a suonare come se fosse la cosa più normale che avessi mai fatto.
Iniziai a suonare la canzone che mia madre mi cantava sempre, quella melodia che vagava nei miei sogni, senza dimenticarla mai: This is Me.
Dopo aver suonato l’inizio della canzone, feci un piccolo respiro e le parole mi uscirono di bocca, leggere come l’aria.
-I've always been the kind of girl…That hid my face…So afraid to tell the world…What I've got to say, but I have this dream….Right inside of me…-La mia bocca si muoveva da sola, la voce usciva come per magia.
Adesso ne ero certa, la musica era parte di me.
 
 
 
Pov’s Zayn
Le lezioni erano finite, i miei amici mi stavano aspettando all’entrata, pronti per andare a casa mentre io stavo ancora chiudendo il mio armadietto che aveva deciso di fare i capricci.
Dopo essere riuscito a chiuderlo, afferrai la cartella e mi avviai verso l’entrata dell’accademia oramai vuota.
Le cassi che avevano lezione erano silenziose, i professori che avevano terminato il loro lavoro erano riuniti nella sala professori.
I corridoi erano deserti, io camminavo tranquillo quando udii una voce melodiosa provenire dall’aula di musica.
Spinto dalla curiosità, seguii quella melodia fino a raggiungere l’aula nel quale vi era una ragazza dai capelli castani che suonava il pianoforte e cantava.
Aveva una voce davvero fantastica.
-Now I've found, who I am…There's no way to hold it in…No more hiding who I want to be, this is me…-
Quella voce così dolce e melodiosa mi era entrata in testa e più l’ascoltavo, più la voglia di cantare insieme a lei cresceva in me.
Conoscevo quella canzone, era una delle mie preferite.
La ragazza non si era accorta della mia presenza, così, a passo felpato entrai nel’aula e iniziai a cantare.
-You're the voice I hear inside my head….the reason that I'm singing…I need to find you, I gotta find you….You're the missing piece I need, the song inside of me….I need to find you, I gotta find you…-
Nel sentire la mia voce, la ragazza si voltò di scatto verso di me, guardandomi spaventata.
 
 
 
Pov’s Sophia
Mi voltai di scatto e mi ritrovai davanti un bellissimo ragazzo dai capelli neri raccolti in un ciuffo, gli occhi marroni, la pelle color cioccolato e il sorriso perfetto.
Non credevo che esistesse qualcuno che conoscesse la canzone che, fino a quel momento, conoscevamo solo io e mia madre.
Me ne stavo in silenzio a fissarlo, diventando rossa in viso per l’imbarazzo.
Percepivo quegli occhi su di me, che mi scrutavano attentamente e sentivo uno strano calore avvolgermi.
Ero abituata agli sguardi delle persone, soprattutto quelle dei ragazzi ma sentivo che lui era diverso.
Guardandolo riuscivo a scorgere nei suoi occhi sentimenti nascosti in profondità, quello sguardo mi metteva in agitazione.
Non riuscivo a spiegarmi il perché di quei sentimenti, ma sentivo che più restavo immobile a fissarlo, più il mio stomaco si contorceva e la fame scompariva.
-Sei una nuova alunna?-Mi domandò lui interrompendo il flusso dei miei pensieri.
-N-no…io…-Non riuscivo a parlare, la mia voce si fermò in gola senza permettermi di pronunciare una sillaba.
Mi guardavo intorno cercando di non incontrare di nuovo il suo sguardo, non l’avrei retto di sicuro.
-Ora ho capito! Tu sei…-
Oh, Dio. Aveva sicuramente capito che era la principessa e avrebbe sicuramente catturato l’attenzione di tutti su di me.
-Tu sei la nuova aiutante della signorina White…-Continuò lui facendomi chiudere gli occhi per la paura ma, quando udii le ultime parole, un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle mie labbra.
Potevo stare tranquilla, non mi aveva riconosciuta.
Dopo qualche attimo di silenzio, mi alzai per andarmene quando lui mi afferrò delicatamente per un braccio, facendomi voltare verso di lui per guardarlo negli occhi.
-Aspetta, dimmi almeno come ti chiami…-Mi pregò lui, con sguardo implorante.
-Io…Io…devo andare, scusa…-Conclusi io spostando il braccio, liberandomi, per poi uscire dall’aula, lasciandolo solo.
 
 
 
 
Pov’s Zayn
La sconosciuta era appena uscita dall’aula e io ero rimasto immobile come una statua, ancora stordito da quella voce melodiosa che continuava a ripetersi nella mia testa.
In pochi secondi, mi era bastato ascoltare la voce di quella ragazza per perdere la ragione.
Solo dopo qualche istante in silenzio,  rinvenni da quella specie di trance in cui ero caduto e corsi nel corridoio per cercare di raggiungerla ma, appena mi vide, iniziò a correre.
Durante la corsa, la ragazza misteriosa non si accorse di aver perso il cellulare che giaceva sul pavimento del corridoio.
-Aspetta…Non scappare, ti prego! Dimmi almeno il tuo nome…-Le gridai io fermandomi a riprendere fiato, piegandomi leggermente per riposarmi.
Solo dopo aver spostato lo sguardo verso il basso, mi accorsi del Galaxy S3 che vi era sul pavimento, così lo raccolsi.
Lo girai fra le mani osservandolo attentamente, doveva sicuramente appartenere a quella ragazza.
Lentamente, raggiunsi i miei amici all’entrata che mi sgridarono per averli fatti aspettare tutto quel tempo, ma io non diedi loro molta importanza, la mia mente era occupata da quella bellissima ragazza e dalla sua dolcissima voce.
Misi la mano nella tasca in cui vi era riposto il cellulare e una domanda iniziò a tormentarmi: Quando l’avrei rivista??
 
 
 



Fine 1° Capitolo!!!
Angolo Autrice: Oddioooo!!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che sia abbastanza lungo lol Ci ho messo anima e cuore a scriverlo e ci tengo davvero a non deludervi. Perdonate gli errori di grammatica oppure le frasi contorte, se ci sono xD Sono curiosissima di leggere le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate. Accetto sia recensioni positive che negative. Grazie in anticipo a chi ha letto e a chi recensirà ;))
Baci.
TheDarkLady97!!! :33
  
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