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Autore: CrazyFantasyWriter    20/01/2014    2 recensioni
Tutti conoscono la storia di Harry, Ron ed Hermione, ma non tutti sanno la storia dei Malandrini, di Lily, di Frank, di Alice e di tutti gli altri ragazzi che hanno dovuto affrontare per la prima volta nella loro vita un grosso pericolo.
Ci sarà tanto amore e tanto romanticismo, ma anche tanta azione e soprattutto moltissima magia, il tutto concentrato nell'ultimo anno a Hogwarts.
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Dal testo:
James asciugò le lacrime dal viso della ragazza e disse:
“Così sei ancora più bella”
Poi si avvicinò a lei e la fissò nei bellissimi occhi verdi. Anche Lily guardò negli occhi James e in quel momento non vide il solito ragazzo arrogante, ma un bel ragazzo che aveva amato anche quando insieme ai suoi amici aveva fatto le cose più impensabili.
[ ]
“Sono venuto a parlarvi di una cosa piuttosto delicata” esordì il preside, [ ] “Si tratta della profezia di cui vi ho scritto nella lettera"
[ ]
“Per la barba di Merlino... Io testimone di nozze!”
[ ]
Lily sorrise e si passò una mano sul ventre.
“Harry, andrà tutto bene”
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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NOTA: -1 alla fine, anche se già questo cap. è la fine, no? Mi spiace moltissimo... Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me e spero di aver scritto le cose abbastanza "realisticamente".
Ci tengo moltissimo, perché ho messo tutta me stessa, tutti i miei sentimenti...
L'ho scritto ascoltando:
Skyfall (Adele)
Give me love (Ed Sheeran)
Unconditionally (KAty Perry)
Rolling in the deep (Adele)
Back to December (Taylor Swift)
The one that got away (Katy Perry)
Let her go (Passenger)
Più che altro per la musicalità che per il significato, quindi se volete ascoltarle leggendo mi farete un immenso piacere :) Sopratutto Unconditionally e Give me love, che sono quelle che mi hanno fatta emozionare di più, magari vi faranno provare le stesse cose.
Alla prossima! (Che sarà anche l'ultima ç ç)

Ps: grazie a tutti e scusate il poema

Capitolo 35- Halloween

Harry aveva compiuto un anno, ormai, ma sembrava fosse cresciuto di anni e anni negli ultimi sei mesi.

Ora sapeva stare seduto da solo, senza che la testa gli andasse giù da un lato e cominciava già a camminare e a volare.

Aveva una piccola scopa giocattolo che non volava a più di un metro di altezza, ma che aveva provocato un bel po' di danni: rotto il vaso che Petunia aveva regalato alla sorella e quasi ucciso il gatto dei vicini, per esempio... Ma quello non era nulla in confronto a quello che il piccolo aveva combinato mentre il padre si stava facendo la doccia, una sera.

Erano gli inizi di Ottobre e James, come di consueto, era andato in bagno, lasciando la bacchetta sul comodino della camera, mentre Harry faceva il pisolino del pomeriggio. Lily invece era al piano di sotto, intenta a scrivere a Remus delle ultime scoperte del figlio.

Harry si svegliò silenziosamente e, visto che ormai aveva imparto il trucco alla perfezione, decise di scavalcare le sbarre della culla. Poi gattonò fino al comodino del padre, attratto da chissà quale cosa, e prese la bacchetta. La agitò maldestro un paio di volte facendo scaturire dalla punta dell'arma qualche scintilla color oro, poi uscì dalla stanza.

Aveva già sceso le scale un paio di volte e non gli era successo niente, anzi! Si era pure divertito parecchio. Si sedette a gambe larghe in cima alle scale e cominciò a ciucciare la bacchetta, come se gli fosse servito a prendere coraggio. Si sedette su primo gradino e provò a scivolare su quello di sotto. Poi accadde tutto in qualche frazione di secondo, se non in meno tempo.

Lily andò al fondo delle scale e cominciò a salire, esclamando qualcosa e facendo un'espressione spaventata e stupita. Harry la vide e lanciò giù la bacchetta del papà. Evidentemente fece involontariamente una fattura, perché le scale scomparvero formando un unico grande scivolo e il piccolo capitombolò giù, andando a finire addosso alla madre.

“Ahi!” esclamò Lily spostandosi il bambino da sopra il diaframma.

James uscì svelto dal bagno, tutto spaventato, ma poi scoppiò a ridere vedendo la moglie dolorante e il figlio che si godeva il momento mostrando i due dentini davanti.

“Vieni a darmi una mano” brontolò la rossa, “Mannaggia a te e al tuo brutto vizio di lasciare la bacchetta ovunque...”

 

Da quel giorno Harry non combinò più nulla, ma il trentuno dello stesso mese arrivò una minaccia che forse non equivaleva nemmeno a un miliardo di marachelle del piccolo Potter.

Lily e James quella mattina avevano ricevuto una lettera da Albus Silente che gli ordinava di barricarsi in casa, perché Lord Voldemort era partito alla loro ricerca.

Lily aveva provato a capire perché proprio in quel giorno. Perché in quel giorno dopo che l'ultimo attacco ad una famiglia mezzosangue risaliva a mesi prima, ma non era giunta a nessuna conclusione.

Aprì gli occhi e ricordò di essersi addormentata fra le braccia di James con Harry vicino. Diede una leggera scossa al marito e lo svegliò.

“E' mezzogiorno” lo informò, “Vuoi qualcosa per pranzo?”

James scosse la testa e si alzò senza dire una parola, poi uscì dalla stanza.

Si svegliò anche Harry e Lily lo mise nella sua culla, poi si sedette atterra e gli accarezzò la piccola mano morbida e calda che era stretta alle sbarre del letto.

 

James si sentiva distrutto.

Era la sensazione più brutta che avesse mai provato.

Sapere ci morire così presto era straziante, ma infondo lo sapeva da quando aveva visto il ricordo di Silente, non poteva negarlo.

Il suo scopo era semplice: morire per dare tempo a Lily di proteggere Harry, così che almeno il bimbo sopravvivesse. Sarebbe stato uno stupido a pensare che la moglie non sarebbe morta e in un certo senso sperava che morisse anche lei, perché sapeva che avrebbe sofferto troppo da sola... o forse era solo un egoista egocentrico, come al solito, e voleva solo avere Lily tutta per sé, vicino a lui, in una tomba al cimitero vicino alla chiesa.

Si passò una mano sui capelli neri e sospirò.

Lily doveva sentirsi come lui, se non peggio, così decise di salire di sopra. Voleva passare tutto il tempo che poteva con lei.

Quando entrò in camera Lily era seduta a terra e bisbigliava qualcosa a Harry che poco a poco chiudeva gli occhi Le guance della ragazza erano rosse e rigate di lacrime e aveva gli occhi socchiusi, quasi si volesse addormentare anche lei.

James le si avvicinò lentamente, le mise le mani sui fianchi e la fece alzare. Poi le diede una mano e la fece uscire dalla stanza, tanto Harry stava dormendo ed era troppo presto per un attacco, il sole era ancora alto.

Portò Lily fino alla vecchia soffitta. Andò nella parte della stanza dove il soffitto spiovente era abbastanza alto da farli stare in piedi e le sistemò i capelli spettinati dietro le orecchie, poi la baciò.

Lily rimase impassibile, rigida. James la baciò ancora, tentando di mettere tutto l'amore che aveva provato per lei in quegli anni, ma lei non reagì e le lacrime ricominciarono a bagnarle il viso.

James deglutì e poi disse:

“Voglio fare l'amore”

Lily chiuse gli occhi e si allontanò un po' da lui. Ramoso invece rise. Era una risata fredda, senza alcuna gioia, la risata nervosa di si appiglia a qualunque cosa pur di portarsi via un po' di felicità. La risata di chi sa di morire, ma vuole ancora sperare di poter vivere al massimo fino alla fine.

Anche i suoi occhi si riempirono di lacrime. Era tutto troppo cupo, troppo oscuro, troppo pesante, troppo opprimente per un ragazzo di appena vent'anni, per essere vero.

Lily non disse nulla, ma lo abbracciò cominciando a dondolare da una parte all'altra ballando sulle note di una canzone muta.

James represse le lacrime e ogni pensiero triste, si tolse la bacchetta dalla tasca dei jeans e con un rapido colpo un musica lenta ma poi sempre più veloce e frenetica.

Era la musica che suonava nella Sala Comune quando i Grifondoro vincevano la partita, era quella musica che Sirius una volta aveva messo a tutto volume nel corridoio, davanti all'ufficio di Lumacorno, prendendosi una punizione per un mese.

Non si poteva stare fermi su quelle note, era come se ogni nota ti facesse andare da una parte all'altra obbligandoti a ballare.

James cominciò ad assecondare quei movimenti e quei suoni. Fece volteggiare Lily, sempre più velocemente, poi girò lui e la rossa rise. Rise anche James quando lei gli pestò il piede e fece finta di niente facendosi cullare dalle emozioni.

Non c'era nessun mago oscuro che voleva ucciderli, era tutto a posto. Si amavano e avrebbero avuto ancora cento e cento anni da passare insieme.

Ramoso sollevò un angolo della camicia della moglie e lei se la tolse, accostando poi il suo corpo nudo a quello ancora vestito del marito. Lo baciò come non aveva mai fatto, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe sentito il sapore di quelle labbra così calde e morbide.

Lily si separò immediatamente da James. Non poteva pensare quelle cose, non dopo che aveva ballato in quel modo. Doveva sfruttare al massimo quel poco che le rimaneva... Fece un passo avanti e riprese a baciare il marito.

Si concessero l'uno all'altra e, dopo quello che sembrò un tempo infinito, si separarono, rimanendo sdraiati su un giaciglio improvvisato, ansimanti.

Ormai nessuno dei due pensava a quello che gli sarebbe accaduto, erano troppo pieni di quella sensazione che avevano ogni volta che stavano così tanto tempo insieme. Erano chiusi in una bolla di pace totale, di grandezza, di spensieratezza,... di follia.

Lily si alzò dopo alcuni minuti e si rivestì, poi senza dire una parola scese al piano di sotto: aveva troppa voglia di stringere il suo piccolino.

Passò tutto il tempo ad osservarlo dormire, poi quando si svegliò lo prese in braccio. Gli accarezzò le manine e se le sfregò sul viso cercando di ricordare la loro morbidezza, poi lo baciò sulla testa memorizzando il profumo di bebè che avevano i suoi capelli.

Poi lo mise di nuovo nel suo lettino e dei lacrimoni cominciarono a rigargli le guanciotte morbide.

“Harry...” cominciò Lily con la gola secca, gli sembrava di non parlare da un eternità e infondo era un po' che non diceva qualcosa, “Harry, sei tanto amato... Harry, mamma ti ama. Papà ti ama. Harry, sii prudente, sii forte...”

Il bimbo la guardò e continuò a piangere silenziosamente, come se comprendesse le sue parole.

 

Il sole era calato e il vento si era alzato all'esterno dell'abitazione. Ogni fruscio, ogni minimo rumore faceva pensare a Lily: lui è qui. E' arrivato. Sta per ucciderci. Ma solo quando l'Oscuro Signore arrivò veramente capì di essere stata una stupida per aver avuto paura del vento.

Lei e James erano al piano di sotto e lei teneva in braccio Harry, non riuscendo più a lasciarlo andare.

La luce scaturita da una bacchetta penetrò nella serratura della porta e un'esplosione fece accelerare i battiti ai Potter.

Lily strinse Harry più forte, ma non sarebbe servito a niente, lo sapeva.

“Lily scappa!” gridò James mentre la porta si apriva.

La rossa si guardò intorno, in preda al panico, poi corse su per le scale e si chiuse nella camera da letto.

 

Lord Voldemort ghignò vedendo l'espressione sul volto del mago che avrebbe ucciso di lì a qualche secondo. Era solo uno sciocco...

Però James non si sentiva affatto uno sciocco. Sarebbe morto per sua moglie, ma soprattutto per suo figlio. Non gli importava molto di sé stesso. Le uniche due cose che voleva erano che Lily non lo vedesse morire e che Harry sopravvivesse, tutto qui... perché l'idea che un bimbo di appena un anno morisse era devastante.

Il Signore Oscuro alzò la bacchetta e gliela puntò addosso.

James stava pensando a Lily e al fatto che non le aveva detto di amarla nemmeno una volta mentre facevano l'amore, non aveva né gridato, né sussurrato il suo nome, non l'aveva salutata come si deve. Le aveva solo detto di scappare.

Il ragazzo si costrinse a guardare il suo assassino negli occhi e in quel momento si accorse di essere disarmato... ecco. Ancora quel vizio di lasciare la bacchetta ovunque. Lily glielo aveva ripetuto centinaia di volte.

Ancora Lily, sempre Lily... non le aveva nemmeno detto di stare tranquilla, che sarebbe andato tutto bene... aveva fallito come marito.

Lord Voldemort parve leggere nei suoi pensieri, perché rise, perfido. Poi, senza che James potesse accorgersene, pronunciò la formula della Maledizione che Uccide e Ramoso cadde a terra, esanime. L'ultima cosa che vide fu uno sprazzo verde, poi tutto buio e ancora dopo tutto bianco, troppo bianco e luminoso per somigliare al mondo dei vivi.

Nessun dolore, nessuna percezione dall'esterno: era morto.

James si trovava in una stanza completamente tinteggiata di bianco. L'aria era talmente carica di luce che sembrava si potesse afferrare a mani nude, o forse era lui che aveva perso consistenza, perciò tutto gli sembrava più solido e pieno.

Si stropicciò ancora gli occhi, come per accertarsi di non essere in un sogno.

Era tutto vero.

James Potter era morto.

 

Lord Voldemort scavalcò il corpo rigido della sua ultima vittima e cominciò a salire le scale, beandosi di quel momento di potenza. Arrivò davanti alla porta della camera e, così come aveva aperto l'entrata di casa, aprì quella stupida porticina di legno sottile.

La donna posò immediatamente il bambino nella culla, ma Lord Voldemort le diede una spinta. Voleva il bambino, solo il bambino.

“Lascialo” disse fermamente Lily frapponendosi fra lui e Harry.

Il mago ghignò e attese che la rossa si spostasse, ma non fu così.

“Avada Kedavra!” gridò con quanto più fiato aveva in gola e anche per Lily tutto finì.

Vide un intensa luce verde colpirla, ma contemporaneamente era successo qualcos'altro. Aveva visto l'Oscuro Signore svanire nel nulla, sbriciolarsi come un biscotto, ma nessuno poteva averlo ucciso. Harry aveva già provato a usare la bacchetta di James parecchie volte, ma non poteva aver lanciato una Maledizione Senza Perdono, doveva essere successo qualcosa di superiore, qualcosa di misterioso e inspiegabile... Sapeva solo che il suo bimbo era vivo.


Quando si risvegliò era semi-coricata in una stanza luminosa con le pareti completamente bianche e vuota... no, non era vuota... c'era James poco più in là.

Era diverso dal James Potter che aveva visto quel giorno a casa. Aveva la barba rasata, mentre Lily ricordava di aver sentito le sue guance ruvide e un po' pungenti quando la baciava; aveva gli occhiali dritti, per una volta; e indossava dei semplici pantaloni morbidi con una maglietta a righe bordeaux.

Era felice, così felice che stava quasi per piangere, ma stranamente le lacrime non le rigarono il viso. Forse era quella la condizione di rimanere per sempre con la persona che si ama: provare emozioni, ma non poterle esprimere completamente.

Corse verso di lui e le sembrò quasi di volare, finalmente anche il ragazzo la vide.

“James!” lo chiamò.

“Lily” rispose lui agitato rimanendo a una trentina di centimetri da lei, “Harry, è vivo? Cos'è successo?”

Lily scosse la testa, confusa.

“Non so cosa sia successo, di preciso, ma il nostro piccolo è vivo e... so che è stupido, ma... credo che Lui sia morto, James”

“Voldemort?”

“Si, credo di si...” disse la rossa febbrilmente.

James sorrise e Lily ricambiò lo sguardo, poi si sporsero in avanti per abbracciarsi e quasi caddero a terra. C'era qualcosa che non andava.

Lily si osservò le mani. Erano curate, con le unghie perfette, non le aveva mai viste in quelle condizioni, eppure non poteva toccare James.

“S-siamo... fantasmi?” chiese titubante.

“Non credo... Se tu non vuoi diventare un fantasma non lo diventi e poi non saremmo in questa stanza, no?”

“Si, giusto” disse Lily con un sorriso, “Almeno staremo insieme”

In quell'istante una porta con su scritto “Entrata” apparve al fondo, i due la raggiunsero e James premette sulla maniglia dorata.

“Aspetta” lo fermò Lily, “Dove ci porterà?”

“Non lo so”

“Ma tu sarai sempre con me, vero?”

James la guardò negli occhi, serio.

“Per l'eternità” poi fece per aprire la porta, “Ah... Lily?” disse, si era dimenticato la cosa più importante, “Ti amo”

  
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