~ Welcome in my family, little brother
Kidou
sorrise, c’era tanta gioia intorno a lui.
O
meglio, c’era stata fino a qualche istante prima.
Il
brusio finalmente si era quietato, ed era rimasto solo nella stanza.
Uno
strilletto gorgogliante gli fece rimangiare tutto, e il suo sorriso si
increspò.
Erano
giorni che casa Kidou era un via vai continuo. Arrivava chiunque, da
parenti stretti a colleghi e amici.
Tutto
quel trambusto, quello scambio di pacchetti, quei baci, quei
sorrisi…
Tutto per lui.
Yuuto
si sporse sulla culla, piano, accorgendosi di non riuscire a smettere
di
sorridere. Di non riuscire a smettere di piangere.
La
stanza era addobbata a festa, ovunque svolazzavano palloncini bianchi e
celesti, confetti in ogni dove e un profumo dolce, di borotalco e di
latte
materno, sparso nell’aria.
Un
secondo richiamo festante, a cui il ragazzo rispose avvicinando un dito
alle
copertine candide.
Una
stretta leggera ma decisa avvinghiò il suo indice, mentre
una lacrima
inumidiva le labbra secche del giovane, contratte in un sorriso
sciocco, ma
incancellabile.
E
neanche Yuuto sapeva bene se considerarsi felice o disperato in quel
momento.
Forse
entrambe le cose. In una situazione del genere, era difficile stabilire
cosa sentisse nel cuore.
Due
occhietti neri, da cerbiatto, dolcissimi e pieni di
curiosità lo scrutavano
attentamente.
Chissà
cosa stava pensando di lui… Chissà se aveva
capito chi fosse.
Yuuto
sorrise, e con una leggera pressione liberò il suo dito
dalla stretta del
piccolo, per poi avvicinare delicatamente la mano al visetto roseo e
ridente.
Gli
pizzicò dolcemente le guancine, e il piccolo
cominciò a ridere,
gorgogliando.
Tese
di nuovo quelle piccole dita verso di lui.
Yuuto
si faceva prendere, sorridendo. E non era nemmeno sicuro di voler
giocare.
Ma
gli bastava immergersi in quei puntini d’inchiostro per
rendersi conto che
già era fregato.
-Benvenuto
Hotaka (*). Sei stato fortunato, lo sai? Non potevi capitare in un
posto migliore. Qui tutti ti vogliono già un gran
bene… Anche io.
Ti
piace il tuo nome? L’hanno fatto scegliere a me…
Già.
Ci
ho pensato a lungo, è un compito davvero ostico. Non sai
quanto…!
Alla
fine però, è piaciuto a tutti. E sono sicuro che
anche a te andrà bene.
Ti
ci abituerai. Ci si abitua a qualsiasi cosa, io lo so meglio di
chiunque.
Avrai
il mondo in mano, piccolino. Vivrai sereno la tua infanzia senza sapere
quanto sei fortunato.
Io
ti vorrò bene, te lo prometto. Mi impegnerò a
fare il fratello maggiore, te
lo meriti.
Non
so poi se in realtà è così vero, non
ti conosco e non so se davvero meriti
che io sia tuo fratello. Ma la legge ce lo impone, e così
saremo fratelli.
Te
lo detto, ci abitueremo. Ci si abitua a qualsiasi cosa, in questi
tempi. In
questo mondo.
E
non sarò geloso di te, in nessuna maniera. Non ne ho motivo
alcuno.
Farò
in modo che tu possa essere felice, sono sicuro che anche nostro padre
e
nostra madre si impegneranno, per te.
Lascerò
a loro la tua educazione, io ti guarderò crescere appoggiato
alla
parete dall’altra parte della stanza, come un estraneo.
Perché in fondo noi
siamo due estranei, eppure tu mi chiamerai
“Oni-chan.” fra qualche mese.
Cosa
potrei mai insegnarti, io che non credo alla gioia, io che punisco la
bellezza, io che piango in silenzio e non ho ricevuto che schiaffi
dalla vita?
Forse
un giorno ti parlerò di me, forse un giorno saprai farmi una
carezza e ti
sembrerà strano che quello sotto la tua mano sono io.
Io.
Kidou Yuuto. Tuo fratello. Un completo estraneo.
E
così forse un giorno capirai perché io sono
così diverso da te e da nostro
padre.
Benvenuto
in famiglia, fratellino.-
(*):HOTAKA : "Passo
dopo passo," è lo
stesso nome del monte più alto delle Alpi Giapponesi