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Autore: Yssis    20/01/2014    6 recensioni
Erano giorni che casa Kidou era un via vai continuo. Arrivava chiunque, da parenti stretti a colleghi e amici.
Tutto quel trambusto, quello scambio di pacchetti, quei baci, quei sorrisi… Tutto per lui.
Yuuto si sporse sulla culla, piano, accorgendosi di non riuscire a smettere di sorridere. Di non riuscire a smettere di piangere.

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Ehilà! ^^ Eccomi tornata con una flash su Yuuto… E il suo fratellino appena nato. *ç*
Il ragazzo parlerà al bimbo con un tono tenero… Ma che non riesce a nascondere la sua amarezza.
Dovuta a cosa, poi, è difficile capirlo. (?)
Grazie come al solito a chi spenderà qualche minuto a leggere e commentare.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ Welcome in my family, little brother






Kidou sorrise, c’era tanta gioia intorno a lui.
O meglio, c’era stata fino a qualche istante prima.
Il brusio finalmente si era quietato, ed era rimasto solo nella stanza.
Uno strilletto gorgogliante gli fece rimangiare tutto, e il suo sorriso si increspò.
Erano giorni che casa Kidou era un via vai continuo. Arrivava chiunque, da parenti stretti a colleghi e amici.
Tutto quel trambusto, quello scambio di pacchetti, quei baci, quei sorrisi… Tutto per lui.
Yuuto si sporse sulla culla, piano, accorgendosi di non riuscire a smettere di sorridere. Di non riuscire a smettere di piangere.
La stanza era addobbata a festa, ovunque svolazzavano palloncini bianchi e celesti, confetti in ogni dove e un profumo dolce, di borotalco e di latte materno, sparso nell’aria.
Un secondo richiamo festante, a cui il ragazzo rispose avvicinando un dito alle copertine candide.
Una stretta leggera ma decisa avvinghiò il suo indice, mentre una lacrima inumidiva le labbra secche del giovane, contratte in un sorriso sciocco, ma incancellabile.
E neanche Yuuto sapeva bene se considerarsi felice o disperato in quel momento.
Forse entrambe le cose. In una situazione del genere, era difficile stabilire cosa sentisse nel cuore.
Due occhietti neri, da cerbiatto, dolcissimi e pieni di curiosità lo scrutavano attentamente.
Chissà cosa stava pensando di lui… Chissà se aveva capito chi fosse.
Yuuto sorrise, e con una leggera pressione liberò il suo dito dalla stretta del piccolo, per poi avvicinare delicatamente la mano al visetto roseo e ridente.
Gli pizzicò dolcemente le guancine, e il piccolo cominciò a ridere, gorgogliando.
Tese di nuovo quelle piccole dita verso di lui.
Yuuto si faceva prendere, sorridendo. E non era nemmeno sicuro di voler giocare.
Ma gli bastava immergersi in quei puntini d’inchiostro per rendersi conto che già era fregato.
-Benvenuto Hotaka (*). Sei stato fortunato, lo sai? Non potevi capitare in un posto migliore. Qui tutti ti vogliono già un gran bene… Anche io.
Ti piace il tuo nome? L’hanno fatto scegliere a me… Già.
Ci ho pensato a lungo, è un compito davvero ostico. Non sai quanto…!
Alla fine però, è piaciuto a tutti. E sono sicuro che anche a te andrà bene.
Ti ci abituerai. Ci si abitua a qualsiasi cosa, io lo so meglio di chiunque.
Avrai il mondo in mano, piccolino. Vivrai sereno la tua infanzia senza sapere quanto sei fortunato.
Io ti vorrò bene, te lo prometto. Mi impegnerò a fare il fratello maggiore, te lo meriti.
Non so poi se in realtà è così vero, non ti conosco e non so se davvero meriti che io sia tuo fratello. Ma la legge ce lo impone, e così saremo fratelli.
Te lo detto, ci abitueremo. Ci si abitua a qualsiasi cosa, in questi tempi. In questo mondo.

E non sarò geloso di te, in nessuna maniera. Non ne ho motivo alcuno.
Farò in modo che tu possa essere felice, sono sicuro che anche nostro padre e nostra madre si impegneranno, per te.
Lascerò a loro la tua educazione, io ti guarderò crescere appoggiato alla parete dall’altra parte della stanza, come un estraneo.
Perché in fondo noi siamo due estranei, eppure tu mi chiamerai “Oni-chan.” fra qualche mese.

Cosa potrei mai insegnarti, io che non credo alla gioia, io che punisco la bellezza, io che piango in silenzio e non ho ricevuto che schiaffi dalla vita?
Forse un giorno ti parlerò di me, forse un giorno saprai farmi una carezza e ti sembrerà strano che quello sotto la tua mano sono io.
Io. Kidou Yuuto. Tuo fratello. Un completo estraneo.
E così forse un giorno capirai perché io sono così diverso da te e da nostro padre.
Benvenuto in famiglia, fratellino.-

 

 

 

(*):HOTAKA : "Passo dopo passo," è lo stesso nome del monte più alto delle Alpi Giapponesi

  
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