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Autore: mattmary15    20/01/2014    1 recensioni
Infine c’era stato l’inferno. L’eufonia dinanzi al muro del pianto. Milo aveva scoperto che il suo cosmo era entrato in risonanza in modo particolare con quello della Vergine e ne era rimasto spiazzato.
Quando ormai il suo corpo giaceva riverso nel Cocito, era stata la delicata mano di Virgo a spezzare la catena che lo trascinava verso il letto del fiume.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Saga, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo VI:

Il risveglio della stella più oscura

Il tempio di Bodh Gaya era immerso ancora nella totale oscurità quando Saga e i suoi attraversarono la porta che solo qualche giorno prima li aveva visti andar via.
Saga aveva pensato che solo Gautama poteva sapere cosa era veramente accaduto a Shaka. Tornare a Mahabodi era l’ultima possibilità che restava a Virgo. Raggiunsero il tempio e li vi trovarono alcuni monaci di guardia. Saga si fece avanti.
-Siamo i cavalieri di Atena. Torniamo dalla nostra missione. Due dei nostri sono feriti, necessitiamo dell’aiuto del maestro Gautama.
Due uomini si allontanarono e tornarono con Rajamuni. Questi stentò a riconoscere Shaka.
-Dunque il peggio è avvenuto. Perché siete tornati qui? Questo non è più posto per voi. Non è più posto per quella creatura.- concluse indicando Shaka.
Milo sbottò. Si sentiva stanco. L’odore del sangue di Camus gli si era infilato nel naso e gli dava la nausea. In più si sentiva responsabile per le condizioni di Shaka. Aveva riso in faccia alle Moire e ora Virgo ne stava pagando le conseguenze.
-Maledizione! Tu non sei suo amico? Non t’importa che versi in queste terribili condizioni? Che razza di gente siete? Sembrate amanti della pace e desiderosi di aiutare il prossimo e invece non siete altro che egoisti senza scrupoli!
Maya comparve sull’uscio del tempio con delle coperte tra le braccia. Un’espressione triste sul volto.
-Il maestro dice che potete entrare. Rajamuni falli passare.
Raja si sposò di lato e Maya posò una coperta addosso a Camus e ne consegnò altre due a Cancer. Quando Saga stava per entrare nel tempio, Maya scosse il capo.
-La venerabile Virgo da questa parte per favore.- disse indicando una porta secondaria.
Saga scambiò un cenno d’intesa con Milo e prese la porta laterale.
-Il maestro Gautama può visitare Shaka?- chiese parlando piano.
-Sì. Lo farà. Il maestro è molto triste poiché sa che non può nulla contro questa maledizione.
Saga entrò in una stanza spoglia che aveva solo una tendina al lucernaio e un modesto tatami sul pavimento. Il cavaliere d’oro vi posò Shaka facendo attenzione che non battesse contro il pavimento gelato. Il maestro Gautama entrò subito dopo di lui.
-Maya va a vedere se gli altri cavalieri di Atena hanno bisogno di medicinali e aiuto. Qui provvedo io.
Gautama si chinò su Shaka e spostò i capelli neri dal viso spento. Accese degli incensi e li posò vicino al tatami in modo che il fumo sprigionato da essi si disperdesse sul volto di Virgo.
-Da quanto è in queste condizioni?- chiese.
-Due giorni quasi. Non ci siamo mai fermati dall’antro delle Moire fino a qui. Abbiamo girato intorno ai possedimenti di Yasa come voleva Shaka. Durante il viaggio di andata siamo stati aggrediti da alcuni mercenari. Shaina mi ha confidato che lavorano per il cugino di Virgo. Sta molto male. O forse dovrei dire che si sta riprendendo dato che in realtà Shaka è uno spectre! Da ciò che ci ha detto, voi ne siete a conoscenza dato che gli avete assegnato l’armatura della Vergine solo perché i suoi poteri non si risvegliassero.
-Le cose non sono andate così, cavaliere di Gemini. La prima volta che ho incontrato Shaka, aveva sei anni. I mercenari avevano il compito di togliere la vita a quella creatura così piccola. Io ho combattuto per la sua salvezza. Non ero solo. Una donna bellissima da lunghi capelli rossi era la per lo stesso motivo. Mi chiese di consegnarle Shaka e io, non so esattamente per quale motivo, rifiutai. Levai il mio sguardo su di lei e strinsi Shaka al mio petto. Lei mi punì privandomi della vista. Mi lasciò però l’infante. Fu allora che mi disse che, anche se fosse vissuta sulla terra, la Kore un giorno avrebbe regnato negli inferi. Io avevo combattuto per l’armatura d’oro della Vergine alcuni anni prima e mi era stato preferito un compagno. Da allora mi ero ritirato a Bodh Gaya. Comprendendo il pericolo rappresentato dall’esistenza stessa di Shaka, scrissi al grande sacerdote del tempio che cercava allievi per le schiere dei cavalieri. Gli spiegai la situazione e fu lui a suggerirmi di addestrare Shaka alla concentrazione e alla preghiera. Shaka si dimostrò migliore di molti allievi del tempio e raggiunse l’illuminazione che nessuno aveva ottenuto da molto tempo. Si dimostrò capace anche di recepire i metodi di combattimento shaolin e così maturò in me l’idea che forse la Kore della maledizione di Lachesi, poteva diventare la Virgo del grande tempio. Scrissi di nuovo a Shion e lui mi confidò che la trovava un’eccellente idea. Dovetti deludere le aspettative di molti giovani guerrieri, tra cui Rajamuni, che erano fisicamente più forti di Shaka e, diciamo, più adatti. Shaka comunque si dimostrò più valente in quanto il suo cosmo era decisamente superiore. Ha fatto enormi sacrifici per non cedere alla sua natura.
-La sua natura di spectre?
-Shaka nacque per intervento della dea Demetra, ma le Moire consacrarono ad Hades il suo corpo per punire suo padre. Shaka paga un peccato non suo. Per tutti questi anni ha combattuto per Atena e per la sua libertà. Poi l’ha sacrificata per riportarvi in vita. Se non avesse usato il suo potere infernale, la maledizione non si sarebbe riattivata. Sarebbe rimasta per sempre la Venerabile Virgo, il cavaliere più vicino ad Atena. Ora non è possibile tornare indietro. Doveva restare nell’Ade. Ora le Moire hanno pronunciato la loro condanna. Forse potrebbe sopravvivere se l’accettassero di nuovo negli inferi.
-Starebbe bene se tornasse laggiù?
-Credo che si risveglierebbe, ma forse Shaka preferisce morire sulla terra che vivere il resto dei suoi giorni negli inferi.
-E’ stato Milo a trascinare Shaka fuori dall’antro. Shaka era pronto a sacrificarsi.
-Il cavaliere dello Scorpione?
-Sì il più stupido dei dodici a mio parere!
-O il più coraggioso.
-Se coraggio vuol dire sconsideratezza.
-A volte non bisogna pensare troppo alle conseguenze delle proprie azioni o si rischia che, nel tentativo di controllare ogni cosa, il male nasca nella ricerca della perfezione!
Saga ammise a se stesso che il maestro aveva ragione. Se non avesse rinchiuso il fratello a capo Sounion in un atto di eccessivo rigore, il male sarebbe comunque germogliato nel suo cuore e in quello di Kanon?
-Ora però che possiamo fare? Shaka deve morire?
-Posso solo pregare.
-Mi dispiace maestro, la mia fede negli dei non è mai stata il mio punto di forza. Io sono un uomo di azione. Prendetevi cura di Shaka come potete, io sono ad un passo dallo Jamir. Laggiù ha vissuto, molto tempo fa, una grande civiltà nota per la sua capacità di guarigione. Inoltre fu in quel luogo che uno dei predecessori di Shaka, creò il rosario che imprigiona gli spiriti dei 108 spectre. Forse c’è un altro modo per liberare Shaka della sua controparte infernale.
-Pregherò anche per te allora. Sappi però che le Moire non ti lasceranno dividere la Kore dalla Virgo.
-Io sono il cavaliere di Gemini. Se c’è qualcuno esperto nell’arte di unire e separare anime che convivono nello stesso corpo, quello sono io!- concluse Saga dando un’ultima occhiata a Shaka che sembrava avesse persino smesso di respirare.
Saga chiuse la porta sovra pensiero e non vide Milo proprio di fronte a lui.
-Così vuoi andare in Jamir! E io sarei lo sconsiderato?
-Milo oltre che sconsiderato sei un impiccione e un sacco di altre cose che non ho il tempo di riassumere ora. Dovrò sistemare io i tuoi guai.
-Eh no! Questo non lo accetto. Se c’è qualcuno che deve andare in Jamir a sistemare la questione, quello sono io!
-Tu non sapresti leggere le antiche pergamene del popolo di Shion neppure se fossero a fumetti!
-Saga!
-Cos’è? La verità ti fa male?
-Io devo fare qualcosa o brucerò di rabbia!
Saga chiuse gli occhi e provò a riflettere. In fondo cosa aveva da perdere? Milo sarebbe tornato utile a qualcosa no? Sorrise.
-D’accordo. Allora faremo in questo modo. Mur mi ha parlato di una sorgente dalla quale sgorga la così detta acqua della vita. Forse non servirà a niente, però potresti farmi guadagnare tempo. Io mi occuperò di scoprire se c’è un modo per liberare Shaka da questa cosa.
-Ci sto. Quando partiamo?
-Milo solo una raccomandazione. Non parlare, non dire niente e non fare cose stupide!
-Ho solo chiesto quando partiamo. E dov’è che stiamo andando esattamente?
- Appunto.
-Dovremo prendere un aereo?
-No.
-Un treno?
-No.
-Un autobus?
-No.
-E allora?
-Sentita mai nominare l’altra dimensione?
-Vuoi spedirmici con il tuo colpo segreto?
-Sono tentato!
-Cosa?
-D’accordo Milo, riepiloghiamo. Tu ti fidi. Userò i tunnel dimensionali per spostare i nostri corpi istantaneamente in Jamir. Fine.
Milo sorrise sornione.
-Se è per salvare Shaka, mi fido.
-Milo…
-Dimmi.
-Perché lo stai facendo?
-Saga, riepiloghiamo. Tu mi usi. Mi dici quello che devo fare. Io ho le mie ragioni. Fine.
-Bene. Ci vediamo qui fra mezz’ora.
-Che hai da fare?
-Milo, ancora?
-D’accordo. Vado ad avvertire Camus.
Saga lo vide allontanarsi e pensò in cuor suo che Milo dello Scorpione fosse davvero un bambino.
 
Camus dormiva.  Le ferite al torace erano state medicate e non sanguinavano più.
La fanciulla al suo fianco lo fissava silenziosa. Perché non riusciva ad allontanarsi da lui? Neanche dopo che quei maledetti uomini avevano condannato la Kore a morte?
Cloto si accarezzò i capelli e pensò che davvero quell’Acquarius meritava la morte come tutti i suoi compagni.
Gli uomini sono stupidi. La razza umana è stupida. Folle. Crede di potersi confrontare con quella divina. Eppure i giovani figli di Zeus non avevano osato sfidare gli dei antichi relegando persino le Moire ad un destino di oscurità? No. Errava. Loro erano divinità oscure per propria natura. Nessun Olimpo avrebbe mai potuto abbracciare la potenza della nascita della vita, il mistero del destino e la sofferenza dell’attimo in cui tutto trova compimento. In questo sua sorella Atropo era davvero più saggia. Del resto come poteva non essere, dato che solo lei conosceva il momento giusto? Cloto era diversa. Lei era tutta irruenza, disordine. In lei albergava la vita, l’esplosione casuale di eventi apparentemente incapaci di essere ancora e destinati tuttavia a dare l’inizio di ogni cosa. Cloto possedeva la matrice. Per questo si sforzava, ogni singola volta, di dare un’altra possibilità. Lei dava sempre una nuova possibilità alla vita. Anche a quella umana.
Sfiorò il petto del cavaliere di Acquarius e sorrise.
-Di tutti gli umani che ho conosciuto, tu sei l’unico che non ha fatto resistenza quando l’ho avvolto col filo della vita. O ne sei indifferente o ne sei pieno. Le acque che governi sono forse il simbolo della vita che scorre copiosa in te?
Avvicinò il suo volto a quello di Camus per sentirne il respiro, ma dovette ritrarsi e svanire perché la porta della camera si aprì improvvisamente. Le parve di vedere però il suo riflesso negli occhi di Camus. L’aveva vista?
Milo entrò di corsa.
-Camus, sto partendo per il Jamir.
-Milo? Chi c’era qui un attimo fa?
-Nessuno, solo io amico mio.
Camus chiuse e riaprì gli occhi. Era stato un sogno? Si concentrò su Milo.
-Dov’è che stai andando senza di me?
-Non fare storie. Tu sei ferito. Io vado con Saga in Jamir. Saremo di ritorno in un lampo. Ci lancerà in una delle sue dimensioni o giù di lì. Torneremo presto.
-Così non suona rassicurante. Perché andate in Jamir? Per Virgo? Non è morto?
-Camus!
-Perdona la mia franchezza. Sai come sono fatto.
-Io non perderò Shaka.
-Shaka è uno spectre e Atena solo sa che altro.
-Che vuoi dire? Che altro?
Camus si morse la lingua.
-Intendevo dire che non sappiamo cosa succederà se riaprirà gli occhi da spectre. Siamo cavalieri di Atena. Noi gli spectre li uccidiamo. Non ci lanciamo in pericolose missioni per salvarli.
-Io ho gettato Shaka in questo inferno è il caso di dire e se Saga vuol fare un tentativo, io lo aiuterò.
-Saga?
-Sì Camus, Saga. Sorpreso? Io molto.
-Non credevo che a Saga importasse di qualcun altro a parte se stesso.
-La passeggiata nel regno dei morti deve averlo cambiato!
-Ad ogni modo, credi che sia la cosa giusta tentare di risvegliare Virgo? E se diventasse un pericolo?
Milo abbassò il capo e guardò il pavimento. Strinse un pugno e parlò.
-Una volta ho sentito dire da qualcuno che essere un cavaliere d’oro significa essere uno di dodici. Inoltre Shaka non ha mai agito come uno spectre. Cosa ti fa pensare che lo farebbe ora? Ha una forza di volontà fuori dal comune. Non tradirà. Poi ha fatto tutto questo per Lady Saori, per liberare Seiya. Io non vedo malvagità in lui.
-Lui?- chiese Camus.
-Sì, in Shaka dico.
-Sì, certo. Però ora è cambiato.
-Non voglio crederlo, no. Voglio credere che la vita vincerà sulla morte come sempre. Senti Camus, potrei parlartene per ore. Sento che devo farlo. Devo proteggerlo.
Camus inspirò profondamente.
-Va bene. Non posso impedirtelo in alcun modo. Solo ti prego di non mettere a repentaglio la tua vita. Vale quanto la sua.
Milo sorrise.
-D’accordo.- disse facendogli l’occhiolino e uscendo.
Camus rimase solo nella stanza a stringere le lenzuola sporche del suo stesso sangue. Una voce lo fece sobbalzare. Si voltò e la vide. Cloto.
-Tu cosa fai qui?- chiese Acquarius.
-Sono venuta per la Kore.
-Non è qui.
-Lo so, qui ci sei tu.
-Cosa vuoi da me?- chiese Camus con modi scostanti. Cloto sorrise maliziosamente e i suoi bei occhi verdi brillarono nella semioscurità della stanza come quelli di un gatto.
-Che modo scortese di rivolgersi a colei che ti ha salvato la vita!
-Non sono in debito con te, semmai con la tua regina!
Cloto gettò, con un movimento violento della mano, un bicchiere d’acqua contro la parete.
-Pensavo che avessimo un obiettivo in comune!- disse solo.
-Che obiettivo avrei n comune con te?
-Riportare Shaka negli inferi.
Camus si sforzò di alzarsi in piedi.
-Come?- chiese solo.
Cloto sollevò una mano e su di essa si materializzò un falcetto.
-Dallo a Shaka e si risveglierà come stella oscura. Non avrà alcun posto dove andare allora se non tornare negli inferi.
-Perché dovrei farlo?
-Perché vuoi farlo.
Camus non disse altro. Prese il falcetto e rimase a fissare il sorriso compiaciuto di Cloto.

Death Mask giocherellava con un frutto mentre Shaina camminava avanti ed indietro per la stanza. Si sentiva stanco anche se aveva continuato a sorridere e fare battutine per tutto il tempo. Era sempre stato considerato un tipo superficiale da tutti e non aveva mai fatto nulla per smentire questa impressione. Forse solo Saga lo conosceva davvero. Se avesse mai voluto spendere qualche parola per descriverlo, probabilmente avrebbe detto che era un tipo apprensivo e insofferente verso qualunque sentimento negativo. Cancer odiava rabbia, risentimento, invidia e soprattutto il desiderio di generare discordia. Per qualche strano gioco del destino tuttavia, i cavalieri d’oro erano tutti convinti che questi sentimenti lo rappresentassero bene. Errore. Death Mask era semplicemente un uomo pratico, capace di fare cose che ai più potevano sembrare moralmente inaccettabili, ma che in alcune circostanze venivano richieste come necessarie. Anche quando aveva servito Saga nelle vesti di grande sacerdote, era stato realmente convinto che l’ordine che egli intendeva imporre, avrebbe assicurato un giorno pace e prosperità al grande tempio.
Sorrise di nuovo tra sé. Forse Saga avrebbe speso parole simili per lui solo in un elogio funebre. E forse neanche in quel caso. Shaina si fermò di colpo.
-Che hai da sorridere persino in questa situazione?
Death Mask si alzò e la fronteggiò occhi negli occhi.
-E tu perché sei ancora così ansiosa? Il tuo ronzino sarà già sveglio a quest’ora!
Shaina arrossì. Non ci aveva più pensato con tutto quello che era accaduto. Era partita con quel gruppo di svitati solo per prendere parte alla missione di salvare Seiya e poi si era persa in quel groviglio di vite più grandi di lei. Shaka e il suo passato misterioso, Saga e la sua improvvisa voglia di fare la cosa giusta, Milo e la sua capacità di entrare da vivo nel regno dei morti, Camus desideroso di proteggere Milo ad ogni costo e infine Death Mask capace di gesti nobili ed eroici. Shaina aveva voglia di tornare ad una normalità in cui non doveva avere a che fare con loro.
Death Mask la guardava ancora con quel suo maledetto sorrisetto malizioso.
-Non è il mio ronzino. Semmai si fosse svegliato, sarà già in adorazione di Atena.
-E tu sei gelosa, mia cara?
-Gelosa? Tsk! Non dire idiozie! Ho fatto ciò che dovevo. Ora non me ne importa più nulla.
-E di grazia signora, a parte farti rapire da un gruppo di mascalzoni, che cosa avresti fatto?
-Guarda che ho fronteggiato una delle Moire!
-Lodevole!
-Già e se non fossi arrivato tu in quella tenda, me la sarei cavata benissimo da sola, come ho sempre fatto del resto!
-Ammetto che tu sei una tipa tosta, ma se non fossi arrivato io, quel verme se la sarebbe veramente spassata con te! Visto che non gli ho permesso di violentarti, almeno un bacetto avresti potuto darmelo per sdebitarti!
-Sei un manigoldo!- disse Shaina puntando i pugni sui fianchi.
-No, quello era un altro cavaliere del Cancro. Dicono tutti che gli somiglio molto!
-Stupido, intendevo dire che sei un…
Death Mask non le diede modo di finire la frase. Le porto le mani dietro le spalle e la baciò selvaggiamente. Shaina si divincolò con tutte le sue forze, ma Death Mask era più forte e deciso. Quando sentì la sua lingua nella bocca si arrese a quel bacio caldo e violento. Lui le lasciò i polsi e le prese il viso fra le mani senza interrompere il bacio. Shaina rimase immobile, incapace di reagire in qualsiasi modo.
Quando Cancer si staccò da lei, la guardò dritta negli occhi e parlò.
-Se quando torniamo ad Atene, Seiya vorrà baciarti, potrai decidere cosa sia meglio per te.
Shaina si voltò dandogli le spalle. Il suo cuore batteva all’impazzata. La porta si aprì e lei sussultò.
-Cosa succede qui?
La voce era quella di Saga.
-Niente di che- rispose Cancer- Shaka si è svegliato?
-No. Voglio che voi due torniate ad Atene. Io e Milo partiamo per il Jamir. Quando saremo di ritorno, di certo Camus starà meglio e potrà viaggiare con noi. Per ora riposerà qui. Se ne prenderà cura la piccola Maya. Gautama mi ha dato la sua parola.
-E Shaka?- chiese Cancer.
-Se trovo qualcosa in Jamir forse riporteremo anche lui.
-E se non trovi niente?- proseguì il cavaliere del Cancro.
-Allora non so proprio che succederà.
-Te la senti di andare con Milo? Quello è imprevedibile.
Saga sorrise e gli rispose.
-Conto proprio su questo. Partite subito e riferite ad Atena quello che è successo.
-Tutto?- chiese di nuovo Cancer e Shaina si voltò a guardarlo con aria di rimprovero.
-Sì. Dille tutto. Non credo che rimarrà particolarmente sconvolta.
-Vuoi dire che lei sapeva di Shaka?- chiese Shaina.
Saga annuì.
-Come ha potuto nascondere uno spectre tra i cavalieri d’oro?- urlò Cancer scaraventando il frutto con cui aveva giocato tutto il tempo contro la parete opposta.
-Non fare quella faccia Death Mask. E’ una decisione presa da Shion. E Shion ha agito sempre per il meglio fino a che non mi sono intromesso- disse Gemini sorridendo –ora fatemi la grazia di partire subito e se al santuario c’è qualche problema, fatemi sapere subito.
Shaina e Cancer si scambiarono un cenno di rinnovata intesa e Saga li lasciò per raggiungere Milo.

Il corridoio era freddo e buio. Milo se ne stava poggiato con la schiena contro la parete ad occhi chiusi. Anche se non lo aveva dato a vedere a Camus, era molto preoccupato. Inoltre si sentiva come svuotato. Aveva intrapreso la missione di accompagnare Shaka nell’oltretomba perché voleva capire. Sapere se la visione della pallida fanciulla che lo aveva liberato dai lacci della morte era stata un sogno e quale legame aveva con il cavaliere di Virgo. Tuttavia negli Inferi non aveva trovato alcuna risposta. L’ade era cambiato. Senza il suo padrone era divenuta una terra dove le anime venivano raccolte nel letto dei cinque fiumi infernali e condotte da essi nelle prigioni o nei campi elisi. Sembrava che a condurre le anime dei defunti fossero rimaste solo le Moire. Poi c’era la faccenda di Shaka che aveva svelato la sua appartenenza agli spectre. A questo punto doveva insistere nella sua decisione di volerlo proteggere? Forse aveva semplicemente sognato e sovrapposto nella sua mente le figure di Virgo e di lady Saori. Questo era la fanciulla della sua visione. Scosse la testa.
-Che c’è? Hai cambiato idea? –
La voce di Gemini lo richiamò dai suoi pensieri. Quali che fossero le sue ragioni, si era dimenticato che c’erano anche quelle di Saga. Probabilmente doveva pensare a quelle. Doveva fidarsi di lui? Sorrise. Non era più tempo di tentennamenti.
-Affatto! Sono pronto.
Saga gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Milo si sentì sollevare e, improvvisamente, vide sparire il lungo corridoio del santuario. Un vortice oscuro lo avvolse. Vide come un reticolo di porte e corridoi colorati. Si sentì gettare in uno di questi di colore azzurro e si ritrovò di schiena per terra. Accanto a lui, Saga toccava il terreno con un saltello.
-Ahia! Potevi avvertire che l’atterraggio non sarebbe stato morbido. Cos’era quel posto?- chiese Milo rialzandosi.
-Un varco nello spazio tempo. Sei molto scoordinato Milo. Dovresti allenarti di più!- rispose Saga prendendolo in giro.
-Scoordinato io? Ma se sono l’invidia dell’arena! E dimmi un po’, cos’erano tutte quelle porte?
-Accessi a luoghi vicini e lontani nello spazio e nel tempo.
-Nel tempo? Vuol dire che puoi spostarti anche in avanti e indietro nel tempo?
-Purtroppo no. L’altra dimensione che padroneggio può lanciare un avversario o me stesso solo in altri luoghi. Solo la cicatrice del tempo e il potere di Crono possono distorcere il tempo. Ora andiamo. C’è qualcuno che ci aspetta.
-Chi?- chiese Milo.
-Io!- esclamò una vocina allegra e squillante.  Di fronte ai due cavalieri d’oro comparve Kiki. Il ragazzino sorrise e indicò un’alta torre di pietra.
-Benvenuti nello Jamir! Il fratellone mi ha chiesto di ospitarvi.
-Sapeva del nostro arrivo?- chiese Milo a Saga e questi annuì.
-Ho chiesto di poter accedere all’archivio del saggio Hakurei.
-Haku chi?
-Milo! Sei maledettamente irriverente. Non è necessario che tu lo sappia. Kiki per favore accompagna Milo alla montagna da cui sgorga l’acqua della vita.
Kiki sgranò gli occhi e parlò.
-Non sapevo foste qui anche per questo. Io ce lo accompagno ma vi avverto, mio fratello mi ha proibito di andarci per cui ti porterò solo fino ai piedi della montagna.
-Basterà!- disse Milo –E ora in marcia piccoletto!
-Io non sono un piccoletto! E tu Saga? Sai dove cercare le carte del vecchio Hakurei?
Saga annuì.
-Bene allora- riprese il ragazzo –andiamo!
Milo seguì Kiki per un lungo ponte di legno e corda mentre Saga entrava nella torre di pietra.
Dopo solo venti minuti di cammino, Milo borbottava sbracciandosi.
-Dove diavolo mi stai portando? Siamo arrivati più velocemente all’inferno!
-Mio fratello aveva ragione. Tu sei uno che non ha pazienza. Ci siamo quasi.
Milo sghignazzò pensando alla faccia di Mur che spiegava al fratello che il cavaliere dello Scorpione era un tipo privo di qualunque capacità di sopportazione.
-Dimmi Kiki, Mur è al grande tempio?
-Sì. Mi ha avvertito del vostro arrivo con la telepatia.
-Che meraviglia questa roba telepatica! Una volta Shaka a provato ad insegnarmi- cominciò a dire per poi fermarsi.
-Cosa c’è Milo?- chiese Kiki che aveva visto che gli occhi del cavaliere si erano fatti tristi. Milo si scosse e riprese a camminare.
-Niente! Quanto manca?
-In realtà, saremmo arrivati.- disse Kiki indicando un sentiero che saliva lungo il dorso della montagna davanti a loro. La vetta era nascosta da nubi grigie.
-Accipicchia!- esclamò Milo –Ora comprendo Mur. Neanche io farei avvicinare il mio fratellino ad un posto come quello.
-Milo mi raccomando stai attento. Una volta mio fratello mi ha detto che la montagna è viva.
Milo sobbalzò.
-Viva? Che vuol dire viva?
-Ah non guardare me. Io, di certo, non lo so proprio.
-D’accordo. Si va. Mi raccomando, aspettami qui, perché io non saprei proprio come tornare a quella torre!
Kiki annuì e si mise a sedere su una pietra. Milo si fece coraggio e si incamminò su per la montagna.
Quando ormai non distingueva più il luogo dove aveva lasciato Kiki, la nebbia cominciò a farsi fitta. Improvvisamente avvertì la presenza di qualcuno. Non sembrava esserci nessuno.
-Milo..
Il cavaliere si fermò. La voce che udì apparteneva ad una bambina.
La nebbia sembrava meno fitta in un punto. Fu lì che apparve la figura di una ragazzina poco più alta di Kiki. Aveva lunghi capelli biondi raccolti in morbidi boccoli. La sua bocuccia sembrava un bocciolo di rosa.
-Milo…
-Chi sei?
-Come? Non mi riconosci?- disse la bambina agitando l’orlo del vestitino color pesca.
Milo si sforzò di ricordare dove poteva averla vista. Sgranò gli occhi.
-Tessa!
La bambina sorrise e annuì.
-Sai Milo, sei diventato un bell’uomo!
-Tu non sei Tessa. Se lo fossi saresti adulta come lo sono io.
La bambina sorrise ancora e parlò.
-Avevo quest’età quando tu mi hai spezzato il cuore Milo. Un giorno ti piacevo e il giorno dopo non più.
Milo fece un passo indietro. Che storia era quella? La montagna davvero era viva e voleva prendersi gioco di lui.
-Eravamo dei bambini- disse solo.
La creaturina si fece triste e scosse un poco le spalle.
-Milo, Milo. Come ti giustificherai dopo?- disse svanendo nel nulla.
Milo la vide sbiadire come un ricordo e riprese a salire. Inciampò in una pozza d’acqua e maledisse la montagna e Saga che ce l’aveva mandato.

Saga non ne veniva a capo.
Ormai era più di un’ora che srotolava pergamene e che leggeva le carte del saggio Hakurei, ma non ne aveva tirato fuori nulla. Il fratello del gran sacerdote Sage, che aveva preceduto Shion, aveva descritto nei minimi dettagli i poteri delle 108 stelle demoniache ma della stella del mattino eterno del sole nero non c’era menzione. Non veniva neppure citata. Perché Shaka, che aveva confessato di essere uno spectre, avrebbe poi mentito sul nome della sua surplice? Aveva confidato su quello studio per capire se aveva una possibilità di salvare Shaka o se davvero il suo potere era così tremendo da fargli  meritare il confino negli inferi.
Lasciò le carte e sospirò. Dove aveva sbagliato? Poi notò la lista dei nomi stilata da Hakurei e sorrise. Perché non poteva avere sbagliato il vecchio? Ricontò le stelle e notò che nelle 108 costellazioni Hakurei aveva compreso la stella di Hades stesso. E se, come per l’armatura di Atena non ricompresa nelle 88, anche quella di Hades dovesse sottrarsi al numero delle 108? Allora ci sarebbe rimasto posto per un’ultima stella oscura. Frenò l’istinto. Perché mai lord Hades avrebbe dovuto tenere nascosto nella manica un asso simile? Perché non l’avrebbe schierato in campo contro Atena e i suoi santi? E poi come avrebbe fatto quest’ultima stella a risvegliarsi ora che il suo signore non c’era più?
Gli sfuggiva ancora qualcosa. Possibile che Hades non volesse rischiare la vita di un suo cavaliere al punto di non richiamarlo alla battaglia neppure al momento della sua stessa morte? Era stata l’armatura di Virgo a nasconderlo al suo potere? Perché mancava all’elenco? Riprese la pergamena più antica e ricominciò tutto daccapo.

Camus entrò nella stanza di Shaka in silenzio. Aveva visto la piccola Maya fuori dalla porta dormire in terra. Aveva fatto attenzione a non svegliarla. Rajamuni era al solito giro di ronda. Si avvicinò al corpo di Shaka e si inginocchiò vicino all’incensiere.  Il volto di Virgo era pallido e i capelli ora neri che glielo incorniciavano lo rendevano ancora più livido. Sembrava non respirasse neppure. Per questo si spaventò quando la voce lo raggiunse dalla parete alla sua destra. Gautama era seduto in terra con le gambe incrociate nella totale oscurità.
-Cosa fai qui Acquarius?
-Maestro, vegliate in difesa di Shaka dunque? Credevo che vegliaste Shaka per difendere il santuario e i suoi abitanti. E non ditemi che non corrono alcun pericolo alla sua presenza- disse indicando Shaka.
Gautama non si mosse ma la sua voce risuonò decisa nella stanza.
-Lascia questo luogo. Non ti permetterò di toccare Shaka.
Camus non si mosse.
-Maestro, non voglio offendervi con il mio comportamento. Sono certo che Shaka non disapproverebbe il mio comportamento se fosse cosciente e non versasse in questo stato.
-Ciò nonostante devi lasciare la stanza.
-Appartiene ad Hades- disse deciso Camus.
-Per ora appartiene a me. Se i tuoi compagni riusciranno nella loro impresa potrebbe tornare ad essere Virgo.
Camus chiuse gli occhi.
-Voi, maestro, sapete che non è vero. Non avrebbe mai dovuto indossare l’armatura d’oro. Io conosco la verità.
Anche se ciechi, Gautama aprì i suoi occhi. Camus sapeva.
-Tu sai.
-Sì. Da un po’ seguivo le sue mosse. Alla fine ho scoperto tutto. E’ come se mi fosse caduto un velo dagli occhi e avessi dato un senso a molte cose. Al suo modo di combattere, alla sua riservatezza, al fatto che teneva continuamente gli occhi chiusi. Il fatto che abbia indossato l’armatura d’oro è un’offesa a tutti i cavalieri e ad Atena. La pena al grande tempio per una cosa simile è la morte.
-Sei davvero convinto che si potesse tenere nascosto ad Atena un simile segreto?
Camus si alzò di scatto.
-Lei ne è a conoscenza?
Gautama annuì.
-Questo non cambia le cose. Conosco la sua reale identità. Il suo posto è negli inferi.
-Quale rabbia provi per Shaka. Non ti ha mai arrecato alcuna offesa o danno.
-Faccio ciò che reputo giusto- disse Camus mostrando il falcetto.
Gautama si alzò allora e si frappose fra lui e Shaka.
-Ad ogni modo non realizzerai il tuo scopo fino a che sarò vivo.
-Ve ne prego maestro. Non costringetemi.
Gautama impose le mani nella posa del Tenbu Horin. Camus sollevò una mano, ma si bloccò.
Alle spalle del maestro un’aura oscura stava crescendo. Una voce dolce e triste parlò.
-Non leverai la mano sul mio maestro.
Shaka era alle spalle del maestro, i lunghi capelli corvini fluttuanti nel suo cosmo, i piedi a qualche centimetro da terra.
-Shaka…-disse Camus sottovoce.
-Io non sono Shaka.
-Shaka ti prego torna in te!- esclamò il maestro Gautama.
-Maestro, non abbiate timore, intendo solo liberarmi di chi vi ha mancato di rispetto. Io non dimentico ciò che avete fatto per me in questi lunghi anni. Ciò che Camus non dice è che vuole levarmi da mezzo poiché non vuole dividere Milo con alcuno.
Shaka mostrò un sorriso che Camus non seppe descrivere. Era triste e allo stesso tempo pieno di collera.  Strinse il falcetto e si mise in posizione di guardia. Non servì a nulla. I lunghi capelli di Shaka gli bloccarono braccia, gambe e gli si attorcigliarono intorno al collo. Camus sentì il fiato venirgli meno.
-Shaka, fermati! Te lo ordino!-urlò Gautama.
-Acquarius vuole rinchiudermi nell’Ade!-urlò la creatura che un tempo era stata Virgo.
-Hai accettato il tuo destino per salvare le loro vite. Lo hai scordato? Se lo uccidi ora a cosa sarà servito risvegliare la tua maledizione? Tu sei Shaka, il tuo potere è al servizio di Atena!
Shaka esitò, poi vide il falcetto nel pugno di Camus e strinse di nuovo.
-Shaka!- gridò di nuovo il maestro.
-Io non sono Shaka! Il mio potere è al mio stesso servizio- gridò allora in risposta e spalancò gli occhi azzurri e liquidi-Io sono la Kore!
Fu allora che tra loro apparve Cloto piangente con le mani a nascondersi il viso.
-Perdonatemi Kore!-gridò-E non uccidete quest’uomo. L’ho convinto io a compiere questo gesto! Volevo riportarvi indietro. In queste condizioni morirete nel mondo degli uomini. Sono stata io a non accorgermi che il cavaliere di Scorpio vi ha trascinata fuori dall’antro. Ho protetto quest’uomo e ho perduto voi. E’ stata solo colpa mia. Avevo vergogna a tornare dalle mie sorelle e ho provato a rimediare. Ve ne prego nobile Kore non uccidetelo!
-Cloto- disse allora Shaka – credi che potrò fermare la mia mano ora che essa brama di diffondere la morte?
-Ve ne prego. Lasciatelo vivere. Fate dono del perdono alla vostra ancella!
-Egli vuole allontanarmi da colui che brucia nel mondo dei freddi.
Camus comprese che Shaka si riferiva a Milo.
-Nobile Kore, ciò che è vostro di diritto, non vi può essere strappato da un mortale.
Shaka lasciò la presa e Camus cadde, privo di forze, tra le braccia di Cloto. Questi tuttavia sollevò uno sguardo carico di rabbia e parlò.
-Milo non è un oggetto e non ti apparterrà mai! Tu sei portatrice di morte Persefone e sei la sposa di Hades. Milo non vorrà più posare il suo sguardo su di te quando saprà chi sei!
Gli occhi di Shaka saettarono e un’immensa quantità di cosmo si concentrò nelle sue mani.
-Avanti Persefone mostra il tuo vero volto!- Urlò Camus allontanando Cloto.
-Non chiamarla in quel modo!- gridò a propria volta Gautama – Shaka ti prego, calmati. Ciò che dice non è vero. Milo ora è in cerca di una cura, sarà presto di ritorno.
Gli occhi di Shaka si riempirono di lacrime e gridò. L’urlò fu talmente forte che le pareti della stanza si creparono. Un vortice di energia si liberò e Cloto protesse con le sue magiche vesti Camus e Gautama che si coprirono gli occhi. Quando questi li riaprirono, di Shaka nella stanza non c’era più traccia.
La terribile stella del mattino eterno del sole nero era sparita.


Note dell'autrice:
Eccomi! Scusate il ritardo ma ho avuto una settimana d'inferno!!! Allora chi se l'aspettava già alzi la mano!!! Però dite la verità... pensavate tutti che a spiare Shaka fosse il povero Saga! Invece era quel gelosone di Camus... Ora ne vedremo delle belle... Fatemi sapere che ne pensate. Un abbraccio a tutti!

  
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