Questa è la mia prima originale.
Breve e coincisa (come tutti i miei scritti, del resto) più che una poesia è una piccola riflessione su di una persona molto importante per me, capace di ferirmi e di farmi felice, svariate volte.
Under the sun, over my skin
La sua bellezza non colpisce mai a prima vista, spesso anzi, passa addirittura inosservata.
La sua attitudine mai.
È spontanea, esuberante, talvolta sfacciata e persino scontrosa, ma possiede una vitalità superba, che è difficile ignorare.
È come un sole vivace, irruente, che scalda il corpo ma ferisce gli occhi.
Onnipresente, se entra nella tua vita, tanto che a volte ne scordi perfino la presenza.
Eppure della sua assenza t’accorgi subito: il gelo ti penetra nelle ossa, il ghiaccio ti ricopre le carni in un velo sottile, il vento freddo ti ferisce le mani e le gote.
Ma lei ritorna, e quel fuoco quasi ti frigge la pelle, tanto che senti ancora freddo…
“Allora è questo che pensi di me?” mi chiedesti e io non sapevo cosa rispondere: avrei comunque mentito.
In quel momento ti amavo tanto che ti avrei pugnalato.
Posseggo svariate maschere, come dici tu; c’è una cosa che ignori però: io non riesco a riconoscere il mio vero volto, oramai.