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Autore: ineedamikashug    20/01/2014    2 recensioni
Un grazie non basterebbe.
Adesso è famoso ma scommetto che si ricorda di me.
Abbiamo passato assieme gli anni più belli.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lei era intelligente, lo avrebbe capito.
Non subito, ma lo avrebbe capito.
Susanne diceva di non pensare negativo, ma proprio non ci riuscivo.
Volevo andarmene dal quel posto.
Vidi il suo sguardo: era spento.
"Hey..".
"Mi dispiace Katy".
Sospirai.
"N-non preoccuparti".
"Come faccio? Sei..sei la mia migliore amica".
Migliore amica.
Non mi aspettavo di essere la sua migliore amica.
Non ero mai stata la migliore di nessuno.
Quando ero più piccola avevo un criceto.
Quando voleva da mangiare io lo snobbavo, stavo sulle scatole anche a lui.
Poi, all'improvviso, qualcuno mi voleva.
Voleva trascorrere i pomeriggi con me, voleva che fossi una spalla su cui piangere, un supporto.
Sono sempre stata ribelle, ma quando conobbi Michael diventai il nome della ribellione.
Avevo un motivo per essere me stessa, per non stare alle regole.
Lui non era ribelle, Yasmine lo era.
Lei mi assomigliava molto.
L'unica differenza era che lei era più 'signorina' di me.
Le piaceva dipengere, vestirsi bene il sabato e acconciarsi i capelli.
La guardai bene: aveva gli occhi lucidi.
Veniva da piangere anche a me, ma resistetti.
"Ti prego, non piangere".
Si asciugò quella piccola lacrima che stava per scendere.
Le feci un gesto di avvicinarsi e la abbracciai.
Mi strinse forte.
Non potevo lasciarla.
Dovevo combattere.
Combattere per lei e per Micheal.
Non tanto per me, di me non me ne importava.
Lo avrei fatto per loro.
"Yasmine?".
"Dimmi".
"Combatterò".
"E vincerai".
"Questo non lo so, ma ci proverò".
"Tu sei una vincitrice, sei nata per vincere".
"Michael?".
"Dimmi tutto principessa".
"Oh, ti prego, non chiamarmi principessa".
"E come ti devo chiamare?"
"Katy".
"Quel nome non ti si addice".
"Ho la faccia più da Emily vero?". Sorrisi.
"Ahaha, ancora te lo ricordi?".
"Non ti perdonerò mai".
"Mi dispiace". Arricciò il naso.
"Emily non mi dispiace come nome adesso".
"Ah davvero?".
"Si, ma non provarci a chiamarmi con quel nome".
"Eh va bene". Sorrise. "Senti, per il sogno della signora, come facciamo?".
"Giusto..non ne ho la minima idea".
"Potreste risalire all'indirizzo della lettera". Intervenne lei. "Scusate, ma ho sentito di cosa stavate parlando prima".
"Hai ragione..ora lei non c'è, Michael, per favore, prendi la lettera".
"Qui c'è scritto che viene da Liverpool".
"Sarà un po' complicato farlo venire qui".
"Se vive ancora a Liverpool".
"Eh già".
"Katy è una cosa troppo grande questa". Disse Yasmine.
"Lo so, ma ci voglio provare".
"Noi ti aiuteremo".
Sorrisi.
Loro sarebbero stati con me.

Mi svegliai nel cuore della notte grondante di sudore.
Ero agitata.
Mi venne istintivo accendere la luce.
"Katy, tutto bene?".
"Oddio, mi dispiace, non volevo".
"Non devi preoccuparti..stai male? Vuoi che chiami i medici?".
"N-non lo so".
"Hai fatto un brutto sogno?".
"No".
"Allora è meglio chiamarli".
Premette il pulsante per chiamare un'infermiera.
"Katy che ti succede?". Non sembrava allarmata.
"N-non so. Mi sono svegliata e ho acceso la luce, ma non stavo facendo un brutto sogno".
"Prova a riaddormentardi, vedrai che andrà meglio".
"Se mi sveglio cosa faccio?".
"Sto qui dieci minuti, dovrebbe passarti".
Chiusi gli occhi, ma mi risvegliai poco dopo.
"Mi dispiace, non ci riesco".
"Vado a chiamare i tuoi genitori".
"Sono qui?".
"No, sono a casa".
"La prego, non li disturbi".
"Devo chiamarli tesoro". Mi accarezzò la testa. Idiota. Non doveva chiamarli. Cosa che ovviamente fece.
I miei genitori arrivarono dopo poco.
Mamma era assonnata, papà preoccupato.
Chissà cosa avevo.

Mi veniva da piangere.
Nel frattempo mi avevano portata in un'altra sala, per non disturbare il sonno di Susanne.
Lei mi dava forza, la volevo vicino a me.
Sarebbe stato da egoisti farla stare sveglia.
Mentre l'infermiera parlava con i miei, iniziai a pensare.
Ora non ricordo cosa.
Vidi mio padre con il telefono.
Probabilmente stava avvisando Helene.
I minuti passavano.
Ed era straziante aspettare l'infermiera, o qualcuno, che entrasse a stare con me.
Ero sveglia, non volevo dormire..non potevo.
Passò mezz'ora e nessuno entrava da quella porta.
Non entrava nemmeno uno spiffero.
Guardai la finestra.
Ormai era Ottobre.
Le foglie erano secche, come la mia anima.
Entrò qualcuno e sbattè la porta.
Presi uno spavento.
Aveva il fiatone.
"Tutto bene?".
"Ti prego calmati, mi fai agitare".
Venne da me e mi abbracciò.
Finalmente qualcuno si era deciso ad entrare.
"Che fai qui a quest'ora?"
"Tuo padre mia ha chiamato".
Non aveva chiamato Helene, aveva chiamato casa Holbrook.
Probabilmente lo avranno maledetto con tutte le parolacce in libanese e francese che conoscevano, per poi passargli Michael.
"Dovevi rimanere a casa".
"Ma stai scherzando?".
"Domani hai lezione".
"Chissene".
Sorrisi.
"Senti, devo dirti una cosa".
"Dimmi pure, tanto chissà quanto devo aspettare".
"E' tutta la notte che cerco quell'uomo".
"Chi?".
"Il fidanzato di Susanne".
"E quindi?".
"L'ho trovato".
"Davvero?".
"Abita qui a Londra!".
"E' meraviglioso".
"Gli ho spiegato la storia, viene domani".
"Oddio, domani?".
"Si, con sua figlia".
Rimasi senza parole.
"Che c'è? Non parli?".
"Sono sbalordita, non so che dire. Anzi, ho solo una cosa da dire: grazie".
"Ormai noi due, di sogni, ce ne intendiamo no?".
Mi fece l'occhiolino. Che buffo.
  
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