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Autore: MarsKingdom    20/01/2014    3 recensioni
“Contatterò io il suo manager per consegnare le foto alla rivista, d’accordo?”, dissi nervosa e spazientita, rigirandomi tra le dita la mia catenina con la triade, quella che non toglievo mai.
Aspettai inutilmente un cenno, una parola, anche un grugnito da parte del tizio.
Sembrava di parlare con un muro.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! Questo capitolo era già pronto da qualche giorno ma stavo aspettando per pubblicarlo, perchè sinceramente volevo vedere se il precedente avrebbe ricevuto qualche commento in più. Così non è stato, e mi dispiace molto. Vi prego, se riscontrate errori di ortografia, o non vi piace qualcosa, fatemelo notare perchè per me è molto importante. Oltre a portare avanti la storia, tengo tantissimo alla vostra opinione ed è un'enorme possibilità per migliorarmi. Mi raccomando!
Per adesso, buona lettura <3



“Senti, prima quando ti stavo cercando, ha chiamato Matt. Gli ho detto che saresti rimasta a dormire qui da me”, spiegò Shannon alzandosi.
“Perciò adesso, dato che è stata una lunga giornata, ti accompagno in una stanza degli ospiti e rimani a dormire qui”.
Dormire da Shannon. Senza nessun secondo fine. Chissà come ma la storia non mi convinse. In ogni caso non volevo rimanere da sola, avevo paura che sarebbero arrivate altri crisi.
E mi offrii volontaria per cadere nella tana del lupo.
“Ok. Solo … chiedo troppo se dormo con te?”, domandai imbarazzata, lo sguardo fisso sui miei piedi.
“Ma no, solo non ti posso promettere che terrò le mani a posto”, ammiccò Shan.
Lo fissai shockata e subito si scusò.
Va bene, forse stavo esagerando e mi stavo comportando più melodrammaticamente del necessario.
Shannon mi guidò al piano di sopra, verso la sua stanza, che si rivelò un accogliente ambiente fatto principalmente di legno, con una vista mozzafiato sul bosco proprio vicino alla casa, grazie ad una parete interamente di vetro.
Ricordava uno di quei vecchi rifugi di montagna, uno chalet caldo ed accogliente. Mancava solo la neve (che sarebbe stata quasi impossibile qui in California).
“E’ la prima volta che porto una ragazza qui”, confessò.
“Oh, andiamo Shan, è tutta la sera che vai avanti con questa storia. Prima volta che cucini ad una ragazza, prima volta per la canzone, prima volta che ti innamori, prima volta della camera. Se pensassi male, ti direi che stai architettando tutto nei minimi particolari”, dissi scettica, ma sorridendo.
Lui reagì come se l’avessi colpito nel profondo, e subito mi pentii della mia frecciatina.
“Mi dispiace se pensi che è una tattica. In realtà è tutto vero. Di solito le altre le ho sempre portate a cena fuori, per poi finire in qualche lussuoso hotel. Mi interessava solo ottenere una notte di sesso e divertimento, tutto il contorno lo prendevo bello e finito. Questa sera non avevo programmato nulla, ma mostrandoti la mia casa e quello che faccio, è come se ti avessi dato già un accesso alla parte più nascosta di me”, ammise.
Mi avvicinai a lui e gli posai una mano sul cuore.
“Io voglio entrare qui e lasciare che tu faccia lo stesso con me”, gli dissi.
“Insegnami”
“Ci arriveremo. Poco alla volta”
Shannon mi consegnò un paio di boxer e una morbida camicia a quadri di pile. Li usai come pigiama, dato che non avevo un cambio con me.
Optai solo per la camicia e lasciai la biancheria intima che avevo addosso.
Mi guardai allo specchio del bagno e sistemai i capelli da una parte, cercando di lisciarli con le mani, anche se ero un completo disastro. La camicia era enorme e mi copriva fino a metà coscia; il colletto invece, non avendo bottoni, lasciava scoperta buona parte della gola e della scollatura. Uscii dal bagno e trovai uno splendido Shannon con indosso solo i pantaloni del pigiama.
Erano bene in vista i tatuaggi sulle braccia, e quelli nuovi laterali sul costato.
Ora che ci pensavo, anche i miei tatuaggi sarebbero stati visibili, almeno la triade che avevo sulla piegatura della gamba, dietro al ginocchio. L’altro, molto più personale, era impossibile vederlo.
“Sei davvero … sexy. Dovresti indossare camicie così più spesso”, mi disse.
“Sì, credo mi vestirò così per il prossimo servizio”, replicai sarcastica.
“No, intendevo dire di indossarle quando sei con me”, disse lui serio.
“E’ ancora valida l’opzione della camera degli ospiti?”
“Perché?”
“Ho come l’impressione che questa notte dovrò stare attenta a te”
“No, te lo prometto. Sto scherzando. Sono io il primo a non voler approfittarmi di te”.
Finalmente ci stendemmo. Il letto era gigantesco. Non so se esisteva come misure, ma avrei detto che fosse a tre piazze. C’erano cuscini e calde coperte ovunque, ma io e Shannon ci ritrovammo comunque abbracciati al centro del letto.
Era una sensazione nuova. E per quanto intimo fosse, il morboso desiderio di fare sesso era stato sostituito da una tenerezza sconfinata per quest’uomo e al suo bisogno di affetto che potevo percepire. Mi sentivo protetta ma allo stesso tempo proteggevo lui, una sensazione così appagante che mi fece dimenticare chi fosse. Quando me ne resi conto, la consapevolezza arrivò come una secchiata d’acqua gelida e mi bloccai.
Shannon si allarmò subito.
“No, ti prego, un altro attacco di panico. Elinor che ti prende? Dimmi come posso fare per aiutarti”, disse scattando a sedere.
“Dimmi che non sei Shannon”, ansimai.
“Che vuol dire?!”
“Che sono un’idiota. Voglio dire, io non sono nessuno e tu sei Shannon Leto. Artista mondiale famoso, pluripremiato. Insomma, che sto facendo?! Come posso anche solo pensare di starti accanto così?”
“Oh Elinor, perché ti fai tanti problemi? Ci siamo trovati. La vita ci ha fatto incontrare. Prendiamo il meglio di ciò che ne viene. E poi la star mondiale è mio fratello, non io. E mi sta bene così. Altrimenti avresti ancora più complessi!”, disse sorridendo.
Sospirai.
Avrei dovuto adattarmi semplicemente alla situazione. In fondo tutto era possibile nella vita, anche i sogni più irrealizzabili. Erano stati proprio loro ad insegnarmelo.
Allora chiusi gli occhi, con la testa appoggiata sul petto di Shannon, cullata dal suo respiro lento e regolare. Mi addormentai, con la consapevolezza che la vicinanza all’autore di L490 conciliava il sonno come la sua stessa canzone.
  
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