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Autore: ArwenNymeria    20/01/2014    0 recensioni
- So che può sembrare scontata, la solita storia su un Sangue di Drago e forse è così...Ma non fermatevi ai primi capitoli perché questa storia è leggermente diversa e spero vi piaccia. I primi capitoli sono un po' il prologo di tutto ciò che arriverà dopo. Vi ringrazio in anticipo. -
Molto tempo è passato dalla vittoria di Ulfric e dalla sconfitta di Alduin. E' la 5 Era in Skyrim e dopo numerosi problemi di vario genere si è ristabilito una sorta di equilibrio. Eppure qualcosa sta per minacciare di nuovo Tamriel, qualcosa che tutto il popolo sperava sopito per ancora molto tempo.
"Fu così che lo comprese.
Fu così che crollò tutto come un castello sotto il peso degli antichi draghi. Tutto era sempre stato chiaro, a un passo dalla sua comprensione, eppure Ros aveva sempre negato l'evidenza forse solo inconsciamente, rendendo così la scoperta più dolorosa di un pugnale nel ventre."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=YPZtRmx1Dyk

      5E 177 - Primo Seme

«Aprite la porta nel nome dello Jarl!»
Serana prese Ros per mano e la allontanò dalla vista, attraversò la stanza fino ad arrivare a una grande scalinata che scendeva verso una porta di legno intagliata.
«Dolgruf pensaci tu, per Sithis», sibilò Serana prima di spingere la ragazzina nel dormitorio di Jorrvaskr.
Serana si chiuse la porta alle spalle e rimase lì appoggiata, con un orecchio teso vero la sala, anche Ros fece lo stesso, con le braccia rigide lungo ai fianchi.
«Nel nome dello Jarl, aprite o saremo costretti a entrare con la forza!»
«Oh oh oh»,Dolgruf tossì e rise mentre apriva la porta, «Cosa vi porta qui a poche ore dall'alba?»
Ros per qualche momento non sentì niente, poi le voci sembrarono più basse.
«... bambina che si è allontanata dal castello. E' pericoloso, la notte -sebbene qui tra le mura- è sempre un rischio per i ragazzini. Vampiri e rapitori potrebbero nascondersi dietro qualsiasi muro»
Ros guardò Serana, che di rimando alzò gli occhi al soffitto scuotendo la testa.
«Mh no, nessun bambino per di qui, o lo saprei. Jorrvaskr non è un luogo adatto ai bambini. Comunque prendetevi del tempo per controllare in giro, non si sa mai che sia entrata di nascosto.»
Fu allora che Serana la prese per il polso e la trascinò con sé in una delle stanze del dormitorio, lì aprì uno degli armadi, lo svuotò e la spinse dentro, coprendola di abiti.
«Resta qui e non fare rumore.»
Le ante dell'armadio si chiusero davanti ai suoi occhi e Ros rimase al buio, con le orecchie tese verso il mondo esterno. Serana lasciò la stanza, i suoi passi echeggiarono fino a quando non si sentì una porta chiudersi.
Poco dopo un gran vociare rimbombò sin all'interno dell'armadio dove era stata nascosta. Alcune voci assonnate di guerrieri svegliati bruscamente coprirono quelle dei soldati che bussavano ed entravano a controllare.
«Dannati ragazzini, bisognerebbe crescerli con le capre e i maiali. Nei recinti, dico io, non nelle case.»
La voce di Dolgruf era vicina e anche lo sferragliare delle armi contro le armature dei soldati era molto udibile, le guardie stavano per entrare a controllare quella stanza.
Ros udì la porta che si apriva e un rumore di passi decisi. Dovevano essere un paio. Una delle guardie ispezionò bene la stanza: sotto al letto, dietro al baule, dentro al baule, dietro alla porta e infine Ros vide le ante dell'armadio aprirsi. Trattenne il fiato, poteva vedere bene il braccio della guardia, ma evidentemente questa non si era accorta di quel paio di occhi che la guardavano atterriti.
«Cos'è questo disastro?», una voce femminile irruppe improvvisamente tra il brusio degli altri.
Le ante si richiusero di colpo e la guardia lasciò la stanza.
«Ci dispiace avervi svegliato, ma è molto importante ritrovare la figlia dello Jarl la not-»
«Aye, la notte è pericolosamente pericolosissima e i bambini non dovrebbero pericolosare lì fuori sì, sì. Ora, per Talos, volete andare a cercare la principessina altrove? Qui stiamo cercando di riposarci prima della partenza.»
Ros già amava la creatura alla quale doveva appartenere quella voce autoritaria.
«Chiediamo di nuovo scusa, ma se vedete qualcosa di sospetto fatecelo sapere subito»
Interminabili momenti di silenzio dopo le ante dell'armadio furono riaperte bruscamente e i vestiti spostati come se fossero inutili rifiuti.
«E saresti tu?»
Una donna pallida con aspri tratti Nord la guardava con aria severa. Aveva i capelli castani e due occhi verdi con pagliuzze gialle che li rendevano più unici che rari. Portava l'armatura completa, come se non fosse mai stata a letto e sul viso aveva tre strisce di color verde, una pittura da guerra.
«Sì, Aela, è lei. Non possiamo lasciarla a Dragonsreach, non voglio che si sappia troppo in giro. In fondo potrebbe solo essere una coincidenza», suggerì Serana, sempre quasi invisibile nelle ombre.
La donna Nord, di nome Aela, la tirò a forza fuori dall'armadio e a Ros scappò un gemito di dolore. Aela la mollò subito ritraendosi come se la avesse morsa.
«E' ferita...Dei licantropi.»
Aela quasi fulminò Serana e ispezionò il corpo della bambina, altri due uomini che non aveva mai visto si erano sistemati ai lati, ora Ros era al centro di un semicerchio di persone che la fissavano come se fosse un raro esemplare di-qualcosa.
«Impossibile», ringhiò uno dei due nuovi arrivati.
«No, non impossibile. Probabile. Guarda.»
Aela slacciò il corsetto e tolse le bende arrotolate alla vita della bambina, fino giù ai fianchi dove i tre profondi graffi terminavano.
«Queste sono unghie di licantropo, i lupi non usano le zampe e non hanno unghie così lunghe», indicò Serana.
«Orsi. Troll.», rispose quasi astioso l'uomo di prima.
Aela rivestì la ragazzina e si alzò in piedi, silenziosa. Quando parlò gli altri due distolsero lo sguardo e si allontanarono.
«Non è il momento di discutere. Farkas? Vilkas? Prepariamo le nostre cose, partiremo prima che il sole sia alto»
Serana guardò gli altri allontanarsi, anche i membri della sua compagnia erano via via spariti e ognuno di loro aveva iniziato a sistemare le proprie armi e armature, cibo e suppellettili all'interno di sacche e bisacce. Vicino a lei rimasero Serana e Aela, sembrava correre cattivo sangue tra le due, ma anche lì un profondo rispetto le univa e ne permetteva la coabitazione.
«Partiremo a gruppi, per non dare nell'occhio. Ci incontreremo prima del tramonto alla Pietra del Rituale. Poi proseguiremo per Ivarstead nella notte»
Serana annuì e poi pose gli occhi sulla bambina che guardava le due con aria sperduta.
«Aela credo sia meglio che questa volta sia tu a portarla con te, mi hanno vista con lei. Troppo scontato.»
Aela non disse nulla, osservò Ros in silenzio e poi fece un breve cenno con la testa.
«D'accordo, partirai con me tra poco. Useremo la Forgia Terrena per uscire. Farkas!»
L'uomo di prima, alto con i capelli scuri e gli occhi altrettanto ombrosi si presentò davanti ad Aela.
«Comincia a portare fuori le tue cose e le mie, prepara due cavalli e aspettami all'uscita della Forgia, dobbiamo far allontanare la bambina da Whiterun prima che le guardie tornino qui a controllare con i cani.»
Farkas sparì e quando lo rivide passare aveva due zaini sulle spalle e una sacca tra le mani. Al di sotto degli zaini c'era uno scudo e uno spadone, la spada corta dondolava al suo fianco.
«Manderò avanti gli arcieri, noi arriveremo per ultimi con le armi pesanti. Alla Pietra del Rituale, allora»
Serana si congedò da Aela e Ros si sentì di nuovo nervosa. Aela non le dispiaceva, ma sembrava troppo brusca, temeva le avrebbe spezzato un braccio o ci sarebbe andata sicuramente vicina.
La lasciò chiusa nella stanza, quando tornò aveva degli abiti scuri tra le mani.
«Indossa questi.»
Una volta cambiata Aela tornò da lei e le prese i vestiti di mano e li gettò in un braciere.
«E' ora di andare. Testa bassa e non fiatare.»
Non appena rimise piede fuori le sembrò tutto troppo vasto: il cielo scuro sembrava infinito, la pianura attorno a Whiterun doveva essere senza fine, le guardie erano ovunque, gli occhi dei draghi erano da qualche parte sulle montagne.
Aela sembrò andare dritta verso un muro di pietra, ma al suo tocco una porta scivolò da parte e aprì un varco. La guerriera tirò dentro la bambina e richiuse la porta di pietra dietro di sé.
L'oscurità era palpabile, Ros veniva guidata da Aela che doveva conoscere a memoria ogni singolo palmo di quella grotta. Presto Ros intravide la luce e nel giro di pochi passi si trovò sospesa a mezz'aria, in attesa che Farkas la prendesse al di sotto di quella che doveva essere la brusca fine del percorso.
Dopo una breve caduta si trovò sopra un cavallo scuro davanti a Farkas. Aela scese silenziosa come un felino e partì quasi subito al galoppo, verso l'accenno dell'alba. Farkas le restò dietro. Ros vide da lontano qualche guardia pattugliare la zona al di là di un ruscello, camminavano con le torce strette in mano davanti ai mulini e alle fattorie di Whiterun. Due guardie controllavano il ponte.
Aela tirò dritto, i soldati dello Jarl guardarono in direzione dello scalpitare dei cavalli, poi tornarono a parlare. Passato il ruscello a cavallo, la strada prese a salire. Ormai la luce stava scacciando l'oscurità dal cielo di Skyrim e a Ros parve di tornare a respirare. Le cose di giorno sembravano essere meno pesanti.




Aela e Farkas avevano “ripulito” la zona della Pietra del Rituale che era stata occupata da qualche bandito poco astuto. Avevano preso il loro oro e il loro cibo e poi li avevano gettati in pasto ai granchi di fiume, poco lontano.
Ros nel frattempo era rimasta all'ombra di una delle pietre costruite nell'antichità dai Nord e aveva osservato il cielo, pregando i Nove che nessun drago arrivasse all'improvviso. Qualcuno doveva averla sentita perché lentamente giunsero la sera, gli arcieri e persino l'ultimo gruppo con Serana e di draghi nemmeno l'ombra.
Quando il gruppo fu riunito tutti ripartirono subito. Ros aveva sentito che la strada per Ivarstead non era così sicura e che un gruppo ben fornito di guerrieri non avrebbe attirato l'attenzione di briganti o altri individui in cerca di oro.
Gli altri apparivano quasi tranquilli sopra ai loro placidi e robusti cavalli. Ros invece non faceva altro che voltarsi di scatto a ogni rumore e verso di animale nei boschi. Il sentiero continuava verso l'alto, sempre di più, Serana era in testa e sembrava conoscere molto bene la strada. La neve lentamente cominciò a cadere, dapprima toccava il suolo ancora coperto d'erba, poi un manto bianco occultò la natura e presto fu tutto candido.
Una volta raggiunto il fianco della montagna Ros faticava a guardare altrove oltre che dritto di fronte a sé, i pendii scoscesi della montagna le facevano venire una strana sensazione nella pancia, temeva che il cavallo facesse un passo falso e insieme cadessero nel vuoto. Farkas però sembrava rilassato e il cavallo sotto di lui si muoveva come se facesse quella strada tutti i giorni.
Il gruppo si fermò giunti in prossimità di quella che doveva essere la cima del sentiero, Serana si scostò dal sentiero e tornò indietro, verso gli arcieri.
«Da adesso voglio due di voi avanti, due dietro e uno al centro, vicino ad Aela»
Aela si portò al centro di fianco a uno degli arcieri, quando Serana fu di nuovo davanti a tutti il gruppo ripartì. Il sentiero ora scendeva verso il basso, la neve lasciò il posto al verde scuro della flora notturna e poi si trasformò in arancione/rosso man mano che si raggiungeva quella strana regione.
«Siamo nei pressi del Rift, qui non fa mai freddo e gli alberi sono sempre di questo colore»
Farkas non le aveva ancora parlato apertamente, forse però aveva percepito il suo nervosismo e tentava di metterla a proprio agio.
Un grugnito poco lontano fu seguito da qualche sibilo di frecce e poi di nuovo dal silenzio.
«Troll...Da queste parti pullulano come vermi nella terra umida.»
Alla sola parola Ros ebbe una sorta di rigurgito di timore e ribrezzo. Quegli esseri puzzavano più di un cadavere dopo una settimana.
Farkas spinse il cavallo sul ciglio di una scarpata e guardò il fiume scorrere al di sotto. Serana e gli altri erano già quasi arrivati di sotto. Serana alzò la voce per farsi sentire da tutti.
«Ivarstead è qui vicino!»
Ros afferrò meglio i crini del cavallo intanto che l'animale scivolava di tanto in tanto sui sassi umidi del greto. Una volta al di là del fiume qualche boato richiamò l'attenzione di tutti.
«Sono i Barbagrigia, non devi spaventarti. Essi conoscono i Thu'um, ma non li usano contro altre persone.»
Ros guardò in alto, la montagna era vicina.
Ivarstead comparve quasi dal nulla, al di là di una ripida salita. Solo alcune guardie stavano camminando lungo la via principale, le altre persone stavano dormendo nelle loro case.
«Hail, Compagni. Portate delle notizie da Whiterun?»
Serana scese da cavallo e consegnò alla guardia un sacco traboccante di cibo, pelli e -dal tintinnare- anche di oro.
«Hail, si parla di draghi a Skyrim, ne sapete qualcosa?», Aela si fece avanti, portandosi al fianco di Serana.
Subito dopo smontarono anche Dulgruf, Olaf e Vilkas.
Farkas invece rimase indietro assieme a Ros, cercando di farsi notare il meno possibile.
«A dire il vero sì, abbiamo udito molte urla, ma non sappiamo dire se esse appartenessero ai Barbagrigia oppure no. Qui ci abbiamo fatto il callo.»
Aela annuì guardando il cielo stellato, poi riprese a camminare tirando con sé il cavallo.
Presto tutti fecero lo stesso, Farkas la aiutò a smontare, ma poi la nascose quasi vicino a lui, così vestita di nero sembrava essere parte del mantello.
«La locanda è vuota, nottata fortunata per voi.»
La guardia si congedò, doveva fidarsi di loro perché non fece nemmeno finta di controllare.
In pochi minuti una compagnia di guerrieri occupava la locanda, alcuni avevano steso i loro sacchi a pelo, altri stavano parlando con in mano boccali colmi di birra, altri si erano seduti davanti al fuoco in silenzio. Ros fu quasi costretta a infilarsi in una delle stanze con Serana e Aela, la cameriera e la oste ricevettero il doppio della parcella per il silenzio.
«Ora cerca di riposare, domattina dovremo percorrere tutti i settemila scalini che ci separano dai Barbagrigia. Il viaggio sembrerà infinito, anche per via del freddo.»
Serana le indicò il letto mentre si sedeva in un angolo e con una cote affilava il suo pugnale. Aela invece si sedette ai piedi del letto e si immerse nei suoi pensieri.
«Voi due non dormite?», chiese la ragazzina mentre si tirava le coperte fino al mento.
«No, piccola, io non dormo mai», Serana le rivolse un sorriso caldo, uno dei primi dopo il suo “risveglio”.
«Io non ho sonno», bofonchiò Aela, ma a Ros sembrò quasi che il suo sangue ribollisse e la costringesse in quella posizione per evitare di scoppiare.
  
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