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Autore: ArwenNymeria    25/01/2014    0 recensioni
- So che può sembrare scontata, la solita storia su un Sangue di Drago e forse è così...Ma non fermatevi ai primi capitoli perché questa storia è leggermente diversa e spero vi piaccia. I primi capitoli sono un po' il prologo di tutto ciò che arriverà dopo. Vi ringrazio in anticipo. -
Molto tempo è passato dalla vittoria di Ulfric e dalla sconfitta di Alduin. E' la 5 Era in Skyrim e dopo numerosi problemi di vario genere si è ristabilito una sorta di equilibrio. Eppure qualcosa sta per minacciare di nuovo Tamriel, qualcosa che tutto il popolo sperava sopito per ancora molto tempo.
"Fu così che lo comprese.
Fu così che crollò tutto come un castello sotto il peso degli antichi draghi. Tutto era sempre stato chiaro, a un passo dalla sua comprensione, eppure Ros aveva sempre negato l'evidenza forse solo inconsciamente, rendendo così la scoperta più dolorosa di un pugnale nel ventre."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=YPZtRmx1Dyk

    5E 177  -  Primo Seme

Ros riaprì gli occhi e scostò le pelli pesanti di orso e tigre delle nevi che la avevano tenuta al caldo. L'alba aveva già schiarito il cielo da un po', nessuno la aveva svegliata ancora, avevano preferito fare colazione e prepararsi per la nuova giornata.
Non appena mise piede nella sala principale una delle cameriere la raggiunse con una scodella di latte di capra ancora caldo e un panino dolce. Serana aveva lascito sul banco un sacco di Septim sonanti e le si era avvicinata.
«Potremo accompagnarti fino a un certo punto, poi dovrai entrare nel palazzo da sola. Ai Barbagrigia non piace la confusione, soprattutto di un gruppo di combattenti sporchi e pericolosi.»
Ros annuì e bevve un sorso di latte, poi staccò un morso di pane e si avviò all'esterno.
Alcuni guerrieri erano già davanti al ponte che da Ivarstead conduceva ai settemila scalini, due di loro erano arcieri Bosmer, come sempre sarebbero stati mandati in avanscoperta dal momento che erano leggeri, silenziosi e pressoché inafferrabili.
La scodella di latte finì forse troppo in fretta, il pane dolce lasciò comunque una sorta di vuoto nello stomaco di Ros, tuttavia quella sensazione di disagio non sembrava fame, era più come l'essere totalmente trasportati dagli eventi senza avere la minima idea di come afferrare qualcosa e salvarsi.
«Forza, è ora.»
Al di sotto del ponte l'acqua scrosciava impetuosa, Ros si sentiva in parte come un rametto trasportato dalla corrente e in parte credeva di essere la corrente stessa. “Una volta che capirò chi sono diverrò come l'acqua del fiume, inarrestabile e tumultuosa...”
Quella frase le mulinò in testa a lungo, le fu di aiuto soprattutto quando il freddo si fece via via più pungente e i crampi nelle gambe per gli scalini divenne quasi insostenibile. Di tanto in tanto si udivano lamenti di bestie più avanti, quando Ros arrivava alla carcassa di essa rimanevano solo le carni meno pregiate. “Non si spreca niente”, le avevano detto due arcieri che le erano capitati di fianco.
«Cosa farete dopo che avrò raggiunto la cima?»
Serana la aveva guardata a lungo, aveva un'espressione particolare quando era indecisa, Ros se ne era accorta, era come se volesse essere più calda, ma tutto ciò che riusciva a dire era freddo e distaccato.
«Ti ci vorrà molto tempo prima di padroneggiare la Voce. Credo che torneremo a valle e decideremo da che parte andare, i draghi si moltiplicheranno nei prossimi giorni e Skyrim è vasta.»
Ros si strinse nelle spalle e cercò di ingoiare le fitte che le arrivavano fino alla gola.
«Ci vorranno mesi? Anni?»
«Chi può dirlo. Forse meno. Il tuo viaggio tuttavia ti riporterà da noi prima di quanto creda, quando sarai di nuovo fuori da High Hrothgar ti basterà chiedere di noi e ci ritroveremo.»
Per la bambina quel discorso era fin troppo vago, forse non ricordava nulla della sua vita prima del risveglio a causa di qualche incantesimo, ma sapeva bene che gli adulti dicevano cose vaghe giusto per nascondere la verità spesso amara.
«Forse rimarrò qui dentro anni e quando uscirò sarò abbastanza adulta da viaggiare sola.»
Serana sorrise mostrando la dentatura innaturale e scosse la testa.
«Nessuno è mai abbastanza adulto per stare solo. Nemmeno il vecchio Sangue di Drago era solo, c'eravamo io e un altro compagno. Noi tre ce la siamo sempre cavata, nonostante gli sforzi.»
Ros alzò lo sguardo verso la guerriera aggrottò la fronte.
«Tu lo hai conosciuto bene l'ultimo Dovahkiin? Ne parli come se foste molto amici.»
Serana sembrò mutare subito, sia d'umore che d'aspetto.
«Forse eravamo amici, forse no, chi può dirlo? Un giorno decise di unirsi ai Barbagrigia e di lui non ebbi più notizie.»
La donna sembrava ostentare noncuranza, ma la sua voce tradiva una certa amarezza.
«E' passato molto tempo da allora, mi sembra però che il tuo cuore sia ancora colmo di tristezza.»
Serana le lanciò due brevi occhiate e sorrise di nuovo.
«Sì lo è, forse è presto per te, ma un giorno capirai... O forse no il vostro Destino vi chiama sempre e non siete in grado di udire altro.»
Ros decise di non aggiungere altro, Serana sembrava essere toccata nel profondo da quel discorso e di certo la bambina non avrebbe voluto inimicarsela o rovinare qualcosa.


Il sentiero si divise, da una parte le scale scendevano, dall'altra un sentiero di neve battuta portava verso l'alto. Due guerrieri tornarono con una testa di troll, che scaraventarono da un dirupo. Aela, Farkas e Vilkas scrutavano punti lontani. Il vento sferzava sul suo viso e scagliava sulla sua pelle minuscoli aghi di gelo, una leggera nebbiolina cancellava il sentiero dopo pochi metri. Dovevano essere piuttosto in alto, il silenzio era spezzato solo dall'ululare del vento e da qualche sporadico grugnire dei guerrieri infreddoliti.
Aela, dopo qualche minuto di stasi, indicò gli scalini che scendevano. Ros però notò che solo Serana si stava muovendo verso di essi. Gli altri guerrieri erano immobili, con le mani poggiate ora sulle else, ora sui fianchi e la guardavano.
«Il tuo viaggio inizia qui, non possiamo accompagnarti oltre.»
Serana si era fermata vicino a un altarino e le stava indicando con una mano la direzione giusta.
«Da qui avrai pochi passi da fare, il palazzo è dietro a quella salita. Noi resteremo qui ancora per poco.»
Ros strinse i pugni, le braccia rimasero dritte lungo ai fianchi.
«Buon viaggio e...grazie.»
La guerriera le passò una mano sui capelli scuri e si allontanò, tornò dai compagni senza guardarsi indietro.
Ros rimase un attimo lì ferma, la neve le cadeva addosso e aveva formato un lieve strato di ghiaccio sulla veste. Aela la fissava quasi come se dovesse leggerle la mente, gli altri avevano distolto lo sguardo e fissavano certi il cielo, altri la neve tutt'intorno.
Ros volse le spalle all'intera compagnia e si avviò trattenendo un tremore che si faceva sempre più violento. Cosa la aspettava al di là di quella salita? Forse anni di sacrifici, allenamenti e una vita che non era sua.
I suoi piedi arrancarono sulle pietre scivolose, uno dopo l'altro. I suoi occhi non vedevano che neve e nuvole basse. La sua schiena non faceva altro che far male.
Le parve di sentire delle voci poco lontano, dei boati che facevano tremare ogni cosa attorno. Tra le nuvole e la neve poi comparve, gigantesco, magnifico e grigio, il castello dei Barbagrigia.
Una torre pugnalava il cielo e si perdeva al di là delle nuvole.
Ros non riuscì a resistere alla visione, si bloccò ma dopo un istante stava correndo verso le porte gigantesche di Hrothgar.
Le pesanti porte si schiusero con un fischio sordo, l'impatto con il calore interno lasciò Ros leggermente intontita.
Avanzò in silenzio, cercando di essere più silenziosa della notte, ma quando raggiunse la sala principale i saggi Barbagrigia erano tutti lì che guardavano dalla sua parte.
«Non attendevamo ancora il tuo arrivo.»
Ros guardò tutti loro, li rispettava, ma il loro modo di porsi sembrava quasi dire “noi siamo migliori di tutti gli altri”.
«Non sembrate poi così sorpresi»
La ragazzina si tappò subito la bocca e rimase con il fiato sospeso, dopo qualche istante lasciò scivolare la mano e mosse qualche passo verso di loro.
«Non intendevo mancarvi di rispetto, ma ho fatto un viaggio lungo per arrivare e non mi aspettavo un'accoglienza così brusca»
Uno degli anziani avanzò verso di lei e la guardò arcigno, al di sotto del cappuccio sgualcito grigio-azzurro.
«Tu non sei il Sangue di Drago, non dovevi venire qui.»
Ros rimase impietrita, ogni suo pensiero era stato cancellato da quella frase così secca che non lasciava posto ad altro che alla delusione. Cosa si era aspettata? Era stata stupida.
«Io non...»
Indietreggiò e infine volse loro le spalle dirigendosi verso l'entrata. Alle sue spalle però si levò un leggero brusio.
«Aspetta, non abbiamo detto che puoi congedarti.»
L'anziano Barbagrigia le si avvicinò e le afferrò saldamente una spalla con una mano, quasi trascinandola attraverso alla sala, poi oltre, fino al cortile posteriore.
Una volta all'esterno Ros sentì i piedi e le mani pulsare dal freddo e dallo sbalzo termico. Gli altri rimasero sulla porta, mentre quell'anziano la aveva portata con sé fino a una porta formata da due colonne che reggevano una sorta di arcata, al di là c'era solo il vento.
L'uomo la lasciò solo davanti al vento che minacciava di trascinarla via se solo si fosse avvicinata.
«Lok-va koor!»
Ros si portò le mani sulle orecchie e chiuse gli occhi, quando li riaprì la via si era aperta davanti a loro, non v'era più la minima traccia di neve, vento o gelo.
L'anziano le indicò la via e poi uni le mani sul ventre e attese che le passasse vicino prima di andarsene.
La ragazzina si guardò intorno qualche volta prima di riprendere a camminare. La neve scricchiolava al contatto con le suole, da lì in poi però la strada era sgombra da ogni pericolo, come se quel vento servisse appunto per evitare che qualcosa vi si annidasse.
Le sembrò di congelare, ben presto però raggiunse un grosso spiazzo. Qualcosa le diceva di muoversi con cautela perché c'era qualcosa in agguati lì. Avanzò ma si tenne ben stretta nelle braccia, poi il cielo si oscurò: non uno ma ben due draghi oscurarono quella porzione di cielo e urlando si posarono uno da una parte e uno dall'altra, poco lontano.
«Una visita, dopo molto tempo, abbiamo l'onore di avere»
La voce del drago verde scuro si propagò nell'aria gelida attorno a lei e fece vibrare le rocce. Un paio di sassi rotolarono da un pendio poco lontano.
«Di tutte le visite la più inaspettata. Dov los alok.», fece eco l'altro drago dalle scaglie quasi blu.
La ragazzina rimase immobile e guardò i due draghi apparentemente innocui, che parlavano nella sua lingua, almeno in parte.
«Drem los dilon, i nostri nemici sono tornati. Il futuro è divenuto presente.»
Ros ora fissava il drago verde, poi subito quello blu.
«Io non comprendo, non dovrei essere qui e allora perché state pronunciando parole di astio?»
Il drago verde avanzò e rizzò il collo, mostrando tutta la sua possenza.
«Paarthurnax, l'intenzione di questa Joor è celata dai suoi falsi ricordi. Kriid los kiin, Qostiid los ahzid, fahloni.»
Il drago verde ascoltò le parole del drago blu ed emise una sorta di ringhio grutturale.
«Ho conosciuto la fine di centinaia di profezie, questa non sarà che una delle tante.»
Il drago blu gridò contro il cielo, la sua voce divenne subito fiamma.
La bambina indietreggiò e cadde, ma subito si rialzò e corse via completamente atterrita.
Alle sue spalle i due draghi gridavano parole al cielo che si trasformarono subito in ghiaccio.
Ros attraversò il cortile e cercò subito di uscire, ma temeva che quei vecchi la bloccassero lì, così scartò verso destra dove un cancello aperto la separava da alcune rocce sospese su di un precipizio.
“Se tanto devo morire preferisco farlo per mano mia”, Ros saltò sulle pietre e corse verso la direzione da cui era venuta.
Ora i draghi si erano quietati, ma la loro presenza oscurava ancora il cielo. Ros una volta superato il lato di Hrothgar si arrampicò si nuovo sul sentiero e trovò con piacere gli scalini. “Mi basterà ridiscendere in silenzio senza farmi vedere...E poi forse gli altri sono ancora qui”
Si mise a correre, i suoi muscoli faticavano a rispondere allo sforzo che Ros stava chiedendo loro, ma almeno si sentiva più calda.
Stava per raggiungere la discesa quando un braccio parve spuntare da dietro una roccia e la prese al volo.
«Calma, ragazzina non si corre sulle rocce. Potresti scivolare.»
«Chi sei?! Lasciami!»
L'uomo si caricò la bambina su una spalla e cominciò a camminare nella stessa direzione dove stava correndo, almeno si sarebbe allontanata da Hrothgar. Il problema era che si trovava assieme a uno sconosciuto con un'armatura mai vista, un pesante spadone e capelli lunghi e neri quasi quanto i suoi. Non sembrava un Nord, ma non sembrava nemmeno un uomo che veniva da Hammerfell.
«Volevi avventurarti qui tutta sola? Per fortuna che c'è qualcuno sano di mente che era qui ad aspettarti, altrimenti le tue ossicine sarebbero divenute un ottimo legnetto per i denti del troll»
Ros puntò le mani sulla schiena e cercò di guardarsi intorno.
«I miei amici hanno già ucciso tutti i troll e saranno qui intorno ad aspettarmi! Me lo hanno promesso!»
Una risata rauca vibrò al di sotto dell'armatura scura.
«Mmh no, io non ho visto nessuno. E poi perché un gruppo di combattenti dovrebbe aspettare una bambina? Per di più una finta Dovahkiin. Nay, se ne sono andati veloci come il vento che scende dalla gola del mondo.»
«Non potresti mettermi giù, stiamo andando dalla stessa parte»
«No, Whiterun è lontana e tu vali un sacco di septim sonanti. E non solo.»
Ros si lasciò cadere di nuovo e con aria infastidita puntò un gomito sulla schiena del guerriero e poggiò il mento sul palmo della mano.




Ivarstead era rimasta esattamente come la aveva lasciata, immersa nelle tenebre, tiepida e vuota. Il mondo attorno sembrava non voler influenzare minimamente la vita di quel piccolo gruppo di case con la segheria, la cui importanza era quasi alla pari del cibo messo da parte durante una tempesta di neve.
«Io non sono come gli altri, preferisco non fermarmi.»
Il guerriero fischiò e dagli alberi spuntò un possente destriero, fatto di ombre.
«Anche la mia amica ne aveva uno simile. La conosci?»
«Io conosco un po' tutti, ma il mio destriero è molto più veloce e sarebbe difficile abbatterlo.»
Il guerriero lanciò letteralmente la bambina sul cavallo e poi salì, il cavallo partì al galoppo ancora prima ch'egli fosse seduto.
Gli alberi cominciarono a sfrecciare di fianco a Ros, avrebbe giurato che quel cavallo andasse ben più forte degli altri, anche se non poteva esserne sicura appieno.
Quell'uomo aveva decido di fare l'altra strada, questa volta non aveva tagliato attraverso la neve, bensì aveva seguito il sentiero di pietre che portava da Ivarstead a Whiterun.
Le lune illuminavano ogni cosa attorno a loro e Ros si chiese se mai a Skyrim la notte fosse stata davvero buia come si raccontava per spaventare i bambini. Nessun drago solcò il cielo, nessun lupo tentò di attaccare il cavallo, nessun troll si lanciò all'inseguimento di quelle tre prede. Nemmeno i banditi di un forte si scomodarono ad attaccarlo.
«E' proprio vero che conosci un po' tutti.»
Ros fissò il bandito di guardia che ricambiò lo sguardo, la sua espressione diceva qualcosa che la bambina non riusciva a comprendere.
«E' sempre meglio stare zitti e tranquilli in mia presenza, ricordati questo.»
Dragonsreach fece capolino dalla nebbiolina che aveva invaso le pianure attorno a Whiterun, Ros si sentiva di nuovo un po' sconfortata e la sola idea di tornare a corte e dire che non era il vero Sangue di Drago le faceva tremare lo stomaco.
«Mi sbatteranno fuori, o dovrò andare all'orfanotrofio di Riften...», sussurrò in preda al panico.
Il guerriero dietro di lei rise di nuovo, questa volta più a lungo.
«No, non succederà perché nessuno a parte io e te sa la verità. Mettiti tranquilla e presto sarai testimone della vera natura delle cose. Ricorda, con la verità non si va molto lontano... Ma con la menzogna, ah, con quella si può avere tutto.»
Il guerriero si fermò in cima alla collina, Ros poteva vedere le guardie armate di torce che camminavano avanti e indietro, un contadino che si era già messo al lavoro e un paio di lupi poco lontani dal loro cavallo. La bambina si irrigidì, ma quando notò che per svariati minuti gli animali rimanevano fermi la sua paura si trasformò in dubbio.
L'uomo schiacciò i talloni nei fianchi del cavallo e ben presto entrambi si trovarono di fronte alle due guardie.
«Hail, sto riportando il Dovahkiin a corte. C'era una ricompensa vero? Ora spetta a me.»
Le due guardie rimasero in silenzio, sembravano scrutare l'uomo e il cavallo.
«Uhm...sì sì certo. Prego proseguite.»
Ros lanciò una breve occhiata alle guardie e poi osservò il guerriero, il suo ghigno nascondeva decisamente qualcosa che avrebbe voluto sapere al più presto.
Le porte di Whiterun si aprirono per la seconda volta, Ros inalò subito il profumo del pane caldo che qualcuno stava preparando nella locanda del Cacciatore Ubriaco.
Il cavallo del guerriero svanì prima di varcare la soglia, solo che il guerriero atterrò sulle gambe, mentre Ros fu presa per la collottola prima di rovinare a terra.
«Ora dovrai stare zitta, alle domande risponderò io. Ascolta bene le mie parole, da lì dovrai costruirti una nuova storia.»
Ros osservò l'uomo e lo seguì in silenzio. Qualcosa le diceva che da lì in poi sarebbe stato tutto più semplice sebbene sbagliato. Nel suo cuore però quell'enorme finzione non faceva che aumentare una strana euforia nel suo cuore.
  
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