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Autore: paoletta76    20/01/2014    3 recensioni
piccola raccolta di one-shots sulla vita quotidiana da midgardiano del principe Loki, alle prese.. col più temibile dei nemici: la curiosità di sua figlia :) (altro pazzoide esperimento/seguito di A Million Other Things)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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Avevano portato una persona.
 
In completo segreto, cercando di non farsi vedere da nessuno. Un elicottero nero s'era appoggiato sulla terrazza fuori dal salone grande. Da quello erano scesi due, tre uomini, tutti vestiti di nero. Si muovevano furtivi come gatti, e con loro c'era papà.
 
S'era nascosta dietro il banco del bar, portandosi la bambola al petto, intimandole ad indice teso di fare silenzio.
Una manciata di minuti, poi due di quegli uomini erano tornati sull'elicottero, lasciando indietro il terzo.
 
Ti sono debitore, Loki.
 
Non pensarlo nemmeno. Io ero in debito con te. Siamo pari.
 
L'uomo, poco più basso di suo padre, stirava le labbra abbozzando un sorriso, tendendo la mano e ricevendo la stretta del giovane medico.
In lui qualcosa non andava.
 
Sorrideva con le labbra, non con gli occhi.
 
Katie si strofinò il viso con la mano, e per un attimo le sembrò che la scena cambiasse.
 
Intorno non aveva più il salone, ma pareti di metallo. Semioscurità illuminata da poche lampade artificiali.
 
Gli occhi di quell'uomo.
 
Adesso erano completamente spenti, mentre si accasciava al suolo.
 
Lo sguardo di suo padre era lo stesso del sogno in cui s'era spaventata da morire. E lo scettro, fra le sue mani, era intriso di sangue.
 
Trattenne il respiro, stringendo entrambe le mani sulle labbra per non gridare, e si spinse più forte con le spalle contro il bancone.
 
Quando tornò a guardare verso il salone, l'elicottero non c'era più.
 
Avevano portato una persona, ne era più che sicura. Una persona avvolta da un grande lenzuolo bianco, che quasi stonava con il nero dei loro vestiti.
Esattamente come quando i signori dell'ambulanza avevano portato la mamma all'ospedale, quando aveva perso il suo fratellino.
 
Ma stavolta la mamma non c'entrava, lei stava bene e rideva con la zia Pepper nell'ufficio con le grandi vetrate.
 
Chi era la persona nel lenzuolo bianco? E l'uomo che parlava con papà? Che cosa gli era successo? Che c'entrava con papà?
 
Provò a chiedere qualcosa, ottenendo soltanto dei non lo so, dei non hanno portato nessuna persona, o semplicemente silenzi.
 
Katie odiava i silenzi. Quasi più del non ottenere risposta alle sue domande.
 
L'avrebbe scoperto da sola.
 
Quella mattina era festa, non c'era l'asilo e la mamma le aveva concesso il privilegio di lasciarla dormire un po' di più, al centro del lettone.
Aveva aperto un occhio, rimanendo ferma ferma per far credere di essere ancora addormentata.
 
Nessun ronzio, Jarvis non stava monitorando la stanza.
 
Si sollevò a sedere, e dopo essersi un po' stiracchiata scese dal letto. Poi, senza preoccuparsi di essere scalza e vestita solo della camicina da notte, scivolò nel corridoio alla ricerca della porta. Quella da cui aveva visto uscire papà e lo zio Bruce solo un paio di sere prima.
 
Come sta? aveva chiesto la mamma, trattenendo contro la spalla la sua testa assonnata.
Stabile. Aveva risposto lui, in un sospiro.
 
Ho bisogno di te.
Il viso sconvolto di Phil Coulson era comparso in reparto senza alcun preavviso.
 
Come la prima volta, l'aveva congelato sui propri piedi.
 
Poi, il sangue. Il sangue addosso all'uomo vestito di nero, il suo respiro rarefatto.
No, stavolta tu non c'entri niente.. quello aveva teso appena la mano, arretrando verso il corridoio. Ma mi devi aiutare. Me lo devi.
 
Che è successo..? l'aveva seguito, allontanando quella scena dalla vista dei suoi piccoli pazienti, confinandolo sulla terrazza d'accesso.
Curi i bambini, no?
Loki aveva annuito, lentamente.
La mia bambina..
 
La ragazza non aveva più di venticinque anni, e giaceva abbandonata e sfigurata dal sangue in quel lenzuolo.
Ti prego.. salva mia figlia.
 
Non erano servite altre parole.
 
La Stark Tower vantava una sala operatoria all'avanguardia, fra i locali dei piani privati. La stessa in cui era stato lui, al proprio arrivo da umano.
Non era cambiato niente, in quegli anni, pensò, varcandone di nuovo la porta.
 
Niente, a parte la prospettiva da cui la stava guardando.
 
Bruce era stato veloce, dotato di sangue freddo quanto bastava per lasciare in dubbio che fosse davvero lui, lo stesso uomo che sotto stress poteva arrabbiarsi tanto da diventare l'altro. Qui lo stress c'era. E c'era anche il sangue. Tanto, tanto sangue.
 
Lucas..
Quella voce l'aveva richiamato alla realtà, trovandolo assorto, quasi bloccato, di fronte al corpo esanime di quella ragazza.
Neppure lui era lo stesso di quattro anni fa.
 
Respiratore, microscariche per il riavvio del cuore. Sangue in trasfusione, la ricerca via scanner del proiettile che aveva perforato quel corpo leggero e minuto.
Sulla schiena. Come suo padre. Solo che quella volta non si era trattato di un proiettile.
 
E quella volta la colpa era la sua.
 
- Deja-vu?
La voce di Tony appariva tutto tranne che ironica, oltre la linea dei macchinari.
Emise un sospiro:
- Mettiamoci al lavoro..
 
Adesso la ragazza riposava, immersa nel silenzio di quella stanza. Nessuna reazione, quando la testolina scura di Katie fece capolino da oltre la porta.
 
Avanzò pian piano, labbra socchiuse e mani intrecciate, cercando di non fare rumore, e quando fu ormai accanto al letto, la sorprese la voce della zia Nat.
Katie.. che ci fai, qui?
 
Dolce, leggera come un sospiro. Le avevano detto che la zia Nat riusciva ad usare quel tono così gentile solo con lei, chissà perché. Ma non era quella, la domanda che adesso le frullava per la testa.
- Zia Nat..- sollevò il viso, trovandola seduta sulla poltrona dall'altro lato del letto, accanto ai macchinari che scandivano il battito del cuore della ragazza stesa fra le lenzuola.
- Dimmi, cucciola. Vieni qui. - Natasha le fece cenno di avvicinarsi, e lei andò ad abbracciarle le gambe.
- Zia..- uno sguardo verso il letto - è una sirena?
 
Natasha sorrise, scuotendo appena la testa.
- No, cucciola. Non è una sirena.
- Era nel grande lenzuolo bianco, quando l'hanno portata.
- Lo so.
- E' magica? Perché ha tutti i tubicini?
- Non è magica, è.. un'umana, come tutti noi. Oh, beh, più o meno..- agitò appena la mano, andando poi a raccogliere la bambina e attirandosela sulle ginocchia - è.. è la figlia di un amico di tuo padre. Di un nostro amico.
- Papà gli ha detto che ha un debito con lui.
 
Li hai ascoltati? recitava lo sguardo di rimprovero che la donna le rivolse, piegando appena il viso. Katie abbassò la testa, intrecciando le mani più forte.
 
Loki le aveva detto che sua figlia leggeva i sogni, che riusciva a vedere tutto il male che lui aveva commesso in passato.
E' un dono.. le aveva confidato, davanti a quel bicchiere di succo d'arancia. cioè, dovrebbe esserlo.. ha dei poteri. Siamo connessi. Che sia una cosa positiva, lo escluderei.. a dire il vero, preferirei mille volte che fosse una normale bambina midgardiana.. aveva sollevato le spalle, sospirando.
Sei sicuro? gli aveva chiesto, provando ad indagare nei suoi occhi.
Ha già sognato. Ha sognato me, ha sognato Jotunheim, la mia uniforme. Una notte l'ho trovata ai piedi del letto, voleva sapere perché ho aperto il cielo facendo cadere il fuoco su suo fratello grande. Non ho le risposte da dare a mia figlia.
 
Dille la verità.
 
Le aveva sollevato addosso occhi disperati. Come posso dirle la verità?
Dille che sei stato cattivo. Che hai fatto del male a tante persone, che hai commesso degli errori, che hai sofferto e che tutto quello che fai adesso è per poter rimediare. Sei il suo eroe, Loki. Nel bene e nel male.
 
- Papà ha fatto male a quel signore..- piegò appena il viso verso la bambina - è successo quando aveva scelto di essere cattivo. Ma questo tu lo sai già, vero?
 
Katie annuiva, leggera, e la Vedova Nera decise di dirle la verità.
 
- Quel signore si chiama Phil. E' una brava persona; diciamo.. che gioca nella squadra dei buoni. Tanti anni fa, ero cattiva anch'io. E anch'io facevo male alle persone. Era quello che mi avevano insegnato da bambina, qualcuno aveva fatto del male anche a me, quando ero piccola come te.
 
Sorrise. Adesso la bambina appariva visibilmente più rilassata, e la osservava con attenzione senza più strizzare le mani.
- Insomma.. ero proprio tanto cattiva.
- Più di papà?
- Non lo so. Forse. Però tanto. Tanto tanto. Phil mi ha aiutato a non esserlo più. E' stato mio amico. Mi ha dato buoni consigli, mi ha protetto ed ospitato. Ho sofferto, proprio come il tuo papà, e ho deciso di cambiare.
- Ma papà gli ha fatto male.
- Già. Però tuo papà poi ha trovato noi. Ed è cambiato tutto, pian piano. Ha cominciato ad aiutare i bambini, a fare il dottore. Ha avuto delle idee bellissime, anche se non sempre le ha sviluppate in modo onesto..- una smorfietta, nel ricordare le imprese del principe Lupin - e poi sei nata tu. Il suo piccolo miracolo. Lo dice anche a te, vero?
La lasciò annuire di nuovo, stavolta più decisa.
- E il signor Phil?
 
Sorrise.
Signor Phil. Doveva chiamarcelo, prima o poi. Giusto per vedere che smorfie avrebbe fatto.
- Non so di preciso cosa sia successo.. a me e agli altri zii hanno detto che era volato in cielo. Poi però..
Mordere appena le labbra, ricordando quel giorno.
 
Loki che rientrava col fiato corto, dicendo che l'aveva incontrato. Il fantasma dell'uomo a cui aveva trafitto la schiena. Tony che lo fissava con sufficienza e gli replicava: l'ha detto, che ti avrebbe fatto una sorpresa..
 
Una sorpresa. Già.
 
Ehi, bentornata..
Adesso Natasha s'era distratta un attimo, voltandosi verso la ragazza ed i suoi occhi aperti.
 
Occhi scuri. Un po' a mandorla, che si aprivano e chiudevano pian piano.
Katie pensò che era bella. Che avrebbe voluto essere così, da grande.
 
Poi la ragazza voltò il viso, appena. E Natasha ebbe per un istante l'impressione di trovarsi davanti ad uno sdoppiamento della stessa persona.
Un brivido.
 
Katie..
Quella voce scura, a scuoterla da quella strana sensazione.
- Che ci fa, qui? Avevo detto..
- Lo sai, com'è tua figlia, Loki.- replicò Natasha, in un leggerissimo sospiro.
- Torna subito di là.- lui puntò il dito verso la porta, severo, mentre la bambina abbassava il viso e scivolava via dalle ginocchia della donna.
- Lasciala qui. Non sta facendo niente di male, e poi ci sono io.- lei tese la mano, ad attirarla a sé.
- E' incredibile..
- Come tua figlia risvegli il mio istinto materno? Guarda come ha fatto diventare te..
 
La ragazza adesso sembrava cercare di muoversi, ma una fitta di dolore la piegò spalle al cuscino, e dalle sue labbra sfuggì un lamento.
Inaspettatamente, Katie lasciò la presa mano della zia per andare al bordo del letto e tendere le dita verso di lei.
La sfiorò appena. La ragazza voltò il viso e rimase a guardarla per un lunghissimo istante, in un silenzio rotto solo dai propri battiti amplificati dalla macchina.
 
Vedi quello che vedo io?
Natasha piegò il viso verso l'alto, verso l'antico nemico.
 
Sono..
 
Tua figlia assomiglia in modo impressionante a quella dell'uomo che hai ucciso. Che ci vedi?
 
Un segno.
 
Destino.
 
Adesso le dita di Katie avevano raggiunto quelle della ragazza, lei le aveva strette piano.
 
Le labbra di Loki di stirarono in un sorriso.
Ciao, Sara.
  
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