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Autore: justinbieber    20/01/2014    11 recensioni
Life Out of Control è il continuo della storia 6 Days
“Evelyn aveva perso sonno pensando alle cose che sarebbero potuti essere.”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Scooter Braun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Evelyn's Point of View:
 
Mi sedetti al tavolo ringraziando il cameriere che lentamente mi avvicinava la sedia rivestita in … probabilmente pelle nera.
“Secondo te è pelle?” Chiesi una volta rimasti soli.
Rafe mi guardò per poi scuotere la testa come se fossi senza speranza.

Era passato un anno e mezzo da tutta quella confusione che mi ero creata intorno a me. Molte cose erano cambiate. Il cambiamento più importante era stato il rapporto con Rafe – eravamo ritornati come quelli di una volta; dopo mesi trascorsi in camera mia con la serranda chiusa e la luce spenta, era corso in mio soccorso riportando letteralmente la luce nelle mie giornate.
Settimane prima avevamo fatto una scommessa e il perdente avrebbe offerto una cena in un ristorante scelto dal vincitore. Ovviamente, avevo vinto io. 

Alzai lo sguardo e lo vidi ridere mentre teneva in mano il cellulare. “Rafe!” Mollai le posate e guardai l’obiettivo cercando di non ridere. Non appena rimise tutto in tasca, ripresi le pinze e la forchetta in mano e ritornai a fissare il piatto di Escargot à la Bourguigonne. “Non riesco a prenderle!” Sussurrai ridendo.
“Dopo questa cena credo che non riuscirò più a guardarti in faccia senza sboccare.”
Feci un mezzo sorriso. “Io invece credo che ti guarderò sempre come una femminuccia.” Non appena tirai fuori un’escargot, l’avvicinai facendola svolazzare in direzione di Rafe.
Spostandosi indietro con la sedia, scosse la testa. “Ripeto: sei disgustosa.”
Sorrisi quasi compiaciuta prima di portarmi la forchetta alla bocca.

Non appena arrivò il dolce, arrivò anche la domanda che sapevo, sarebbe uscita dalle sue labbra. “Insomma Evelyn, come stai?”
Facendo sprofondare il cucchiaino nella crème brûlée feci spallucce. “Fila tutto liscio.” Feci un sorriso prima di portarmi un cucchiaio pieno di crema in bocca.

E alla fine era la verità. Stavo bene – tralasciando le poche volte in cui crollavo. Crollavo quando mi ritrovavo la sera da sola, con le lenzuola fin sopra le orecchie e le braccia avvolte intorno alle ginocchia. Mi ritrovavo circondata dal buio, a pensare a Naomi che non c’era più nella mia vita o a Justin che, in realtà, non c’era mai stato.

“Ok,” Allungò la vocale di qualche secondo prima di fare un sospiro e prendere un sorso di Bordeaux. “E l’università?” Posò il bicchiere e aspettò una risposta.
“Non mi lamento. Ho dato qualche esame in anticipo –” M’interruppi vedendo un sorriso quasi compiaciuto sulle sue labbra. Lo imitai e alzai le sopracciglia. “Beh?”
Chiuse gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli e guardarmi. Sorrideva dolcemente – un sorriso che non ti aspetteresti mai da un fratello. “Lo sai che mamma e papà sono fieri di te?” Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio senza rispondere. “Tutti lo siamo. Sei sempre stata vista come la piccolina di casa, la piccolina che non sarebbe mai cresciuta e che sarebbe stata a casa con i genitori fino a che qualcuno non ti avrebbe fatto uscire con la forza.” Continuai ad ascoltare e annuire. “Il fatto che tu abbia deciso di affittare un appartamento tutto tuo, ha stupito tutti. Qualche volta entro in cucina e vedo ancora mamma con la bocca spalancata.” Abbozzai un sorriso. “Da un anno a questa parte la casa è diventata così silenziosa.”
Mi sentii le guance avvampare –  essere al centro dell’attenzione non mi era mai piaciuto, soprattutto nell’ambito familiare. “Te l’avevo detto che ti sarei mancata!” Cercai di farlo smettere di essere così serio e profondo.
“Forse,” Fece spallucce sorridendo. “Sei comunque mia sorella.”

Tutta la felicità scomparve non appena arrivò il conto. “Rafe tu sei un uomo perciò dovresti offrirmi la cena.” Dissi passando la tavoletta con sopra affisso il pezzettino di carta.
Non appena lesse la cifra, scosse la testa con gli occhi che quasi fuoriuscivano dalle orbite, “Merda!” Sussurrò. “La prossima volta te lo scordi di scegliere il ristorante.”



 
Justin’s Point of View:

Sentii la porta del bagno sbattere e pochi minuti dopo sentii l’acqua della doccia scorrere.

Rimasi disteso sul letto a fissare il soffitto per qualche minuto – minuti interminabili. Chiusi gli occhi e lasciai le mie dita scorrere lungo i capelli per poi tirare leggermente sulle punte. Rilasciai un respiro che stavo trattenendo non appena riaprii gli occhi ancora socchiusi dalla rabbia.

Afferrai il cellulare e, aprendo qualche applicazione, inizia a dare il buongiorno a tutte quelle persone sconosciute che mi aveva portato dove ero adesso: al top.
Programmi, serie tv o film volevano la mia presenza. Mi chiamavano, mi offrivano cifre che mai sarei riuscito ad ottenere continuando a rimanere in quella cittadina del Canada. Sentivo le urla chiamare il mio nome, i pianti di quando –accidentalmente– sfioravo le dita di qualche ragazza, i complimenti urlati dall’altra parte della strada quando uscivo.

Mi sentivo vivo, imbattibile, coraggioso. Mi sentivo come fossi un leone – mi avrebbero chiamato il re della savana. 

Continuai a controllare le applicazioni rimanendo offline il più possibile. Notai un post di Rafe – era da tanto tempo che non lo sentivo; un po’ come tutti i ragazzi del Canada.
Avevo perso ogni contatto e non mi dispiaceva.
Non mi era mai piaciuto quel mondo pieno di normalità, noia e ingiustizia. Questo mondo invece era diverso – lussuoso e vizioso.

Mi presi qualche secondo per leggere le riflessioni di Rafe sulle ultime notizie di cronaca – riflessioni che probabilmente lessi solo io spinto dalla noia del momento. Pochi post sotto c’era un video, lo aprii tirandomi leggermente su con i gomiti.


Lo guardai ripetute volte, ogni volta soffermandomi su un particolare. Ora il suo sorriso, ora i capelli più lunghi dell’ultima volta che l’avevo vista, ora la risata dolce, ora i suoi occhi marcati dalla matita, ora i suoi denti bianchi …

Evelyn.

Aggrottai la fronte continuando a guardare quel video di pochi secondi, ripetendo il suo nome in silenzio. Vederla lì, fatta di pixel e sorrisi, mi fece sciogliere tutta la tensione che avevo in corpo.

Non che l’avessi dimenticata ma ormai non ci pensavo più. Evelyn era un nome che ormai apparteneva al passato.

E se appartiene al passato perché stai qui a pensarci?

Scossi la testa lasciando il cellulare cadere sulle cosce in modo da avere le mani libere per strofinarmi il viso e togliermi quella voce dalla testa.

Non appena chiusi gli occhi, ebbi un flash del video precedente. Sentii rimbombare in ogni angolo della stanza la sua risata metallica.
Per quanto potesse essere del passato, rimaneva sempre una ragazza che – “Dio mio.” Sussurrai mordendomi il labbro inferiore.
 
Era sbagliato quello che stavo per fare ma da quando Justin Bieber faceva le cose giuste?

Mi alzai dal letto e lentamente mi avvicinai al bagno. Bussai due volte e senza aspettare una risposta entrai lasciando la porta socchiusa.
La stanza era annebbiata e umida, il suo viso spuntò da dietro il vetro scuro della doccia.
Aveva il volto accigliato, agitato, nervoso. Mi avvicinai a passo svelto ed entrai facendomi posto.
Ci stetti meno di dieci secondo che il suo volto era già rilassato, sereno e pieno di desiderio. 

Avvolsi le braccia intorno a quel corpo bagnato e caldo. Mi chinai lentamente verso il lato del suo viso, lasciando un bacio qua e là, mentre avanzavo facendola indietreggiare in cerca del getto d’acqua.

“Mi dispiace.” Sussurrai facendo uscire quelle parole come un mugolio. Era una bugia, bella e grossa, ma dovevo giocarmi bene le mie carte.
Ebbi la conferma quando le sue labbra si attaccarono velocemente alle mie.

Rimasi con gli occhi chiusi immaginando che quella pelle toccata dalle mie labbra fosse di un’altra ragazza. Che quei sospiri non fossero della ragazza dai capelli color rosso fuoco. Che quelle braccia avvolte intorno al mio collo non fossero sue. Che quelle dita attorcigliate ai miei capelli non fossero di Anastasia ma di Evelyn.
 
  
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