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Autore: Nicol_89    21/01/2014    0 recensioni
Un uomo di 38 anni, convinto di aver avuto già tutto dalla vita, instaura un dialogo interiore che accompagna le fasi antecedenti e successive al suicido.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopotutto non mi posso lamentare. Negli ultimi vent'anni ho sempre bevuto dei buoni liquori, ho assaggiato i migliori vini e accarezzato le donne più belle del mio amato Sud. Ho percorso le strade trafficate, gli scorci deserti e le rughe d'espressione delle mie amanti. Ho visto l'alba su un'isola deserta thailandese e un tramonto sul mare della Sicilia. Ho conosciuto persone che mi hanno fatto camminare sulle nuvole, persone che mi hanno annientato l'anima e persone che se ne sono andate ancora prima di arrivare. Tirando le somme, gli avvenimenti positivi sono sempre stati superiori a quelli negativi. E' stato come bere un caffè con la quantità di zucchero appena sufficiente per coprire l'amarezza.

Ora sono solo, nella mia stanza, in attesa di decidermi. Nessuno sa che sono qui.

E' difficile spiegare perché abbia deciso di uscire di scena di soppiatto. Non c'è niente che mi turbi, se non la monotonia e la mancanza di curiosità. Dicono che sono le malattie e l'amore ad uccidere l'uomo. Io dico che l'unico vero dolore, la sola cosa che può annientare una persona, è la noia. Quella sensazione di aver già visto tutto ciò che meritasse uno sguardo, di aver già provato qualsiasi emozione disponibile sul catalogo che Dio, o chi altro lassù, ha preparato per noi.

Non ho paura del dolore, i barbiturici mi accompagneranno nell'oblio come una ninna nanna.

Prendo coraggio. Afferro il contenitore con le pillole. Le ingoio cinque a cinque aiutandomi con l'acqua. Mi distendo godendomi per l'ultima volta la sensazione di accoglienza che sa dare la morbidezza di un cuscino.

Aspetto.

 

E' quasi fatta, sento il mio corpo alleggerirsi.

 

Nel torpore dell'effetto indotto dai farmaci mi sembra di sentire l'odore dei biscotti caldi, quei biscotti che preparava mia nonna nei pomeriggi d'estate. Sento in bocca il gusto della mandorla. Sento il calore delle mani di mia madre sulla mia testa, mani generose che mi consolano.

Il sorriso di un bambino, una rosa che sboccia, la primavera che esplode, l'odore di latte dei neonati, la musica casuale che parte quando accendi l'autoradio, le lacrime malinconiche delle persone anziane, la sveglia che suona, i sogni notturni che non diventeranno mai realtà ma è come se te l'avessero fatta assaggiare, i raggi di sole che attraversano le tapparelle di prima mattina. Ecco cosa sono le cose che silenziosamente riempiono la nostra esistenza. Quelle cose che rendono sopportabile il silenzio sordo della quotidianità.

Ma ormai me ne sono andato.

Sarò per sempre riconoscente al caso, alla natura e a qualsiasi altra cosa che mi ha permesso di gustare fino in fondo ogni piccola emozione. Pensare che ogni essere su questa terra ha vissuto, vive o vivrà un'esistenza unica mi riempie di gioia il cuore, anche se esso ha smesso di battere pochi minuti fa. Lascio uno spazio, un piccolo vuoto. Sono sicuro che da qualche parte del mondo, una madre ha appena smesso di gridare e ha aperto le braccia in modo accogliere, per la prima volta, un nuovo arrivato.  

  
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