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Autore: fraviaggiaincubi    21/01/2014    1 recensioni
Dal capitolo 7
“Un’arma?”domandò debolmente e il Nazgul annuì soddisfatto che la sua preda si interessasse delle sue parole, non c’era niente di meglio che allarmarlo facendogli intuire su quale baratro stesse per scivolare la Terra di Mezzo. Con un sorriso sadico che l’uomo non poteva cogliere proseguì: “Esatto, un’elfa che contiene in sé anche il sangue di uno stregone della terra di Angmar.”si indicò con un gesto teatrale. “Capace di creare guerrieri invincibili...
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Tauriel, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 3
 
Ombre sotto la sua grande ombra
 
Aaaah, eccomi qui, puntuale come la morte. Vedo che hanno recensito due persone, meno maleeeee, almeno qualcuno se la fila questa storia, anche perché finora le mie precedenti fic sono tutte e due di film che non sono molto seguiti, pace e amore ragazzi/e, io le scrivo solo per puro piacere verso film come il Signore degli anelli.
Buona lettura!                         
 
 
Tauriel annegava lentamente in un dolce oblio. Ogni volta che sembrava emergere verso la realtà crudele che le era stata mostrata, una voce pronunciava parole gelide e dolorose come aghi di ghiaccio e lei scivolava di nuovo in quella dimensione calda e avvolgente in cui bene e male erano uniti e indistinti come la sua mente dal corpo.
Fu solo a quello che le parve il terzo giorno in quello stato che l’emersione alla realtà non venne interrotta e l’elfa aprì gli occhi sull’oscurità della notte. All’inizio confusa la sua mente le fece rivivere gli ultimi istanti e un sorriso le comparve sulle labbra al ricordo di Kili, il calore del suo abbraccio e le sue labbra così dolci che la facevano sentire amata, poi però i nove cavalieri emersero alla memoria e Tauriel si dibatté nella morsa del ricordo, dilaniata dalla visione e dalla voce gelida che le aveva trafitto il cuore con le sue parole. Tentò di chiudere gli occhi e annegare di nuovo nell’incoscienza, ma quella voce gelida non le dava pace e finalmente intuì che non era nella sua testa, ma accanto a lei, velenosa e mortifera come colui che la possedeva.
“Sveglia elfa, non vorrai morire di fame. Non ancora almeno.”
Tauriel sobbalzò e il suo corpo rispose all’istante, agile e forgiato da anni di combattimento e di dura tenacia della sua razza. Si mosse con uno scatto di reni alzandosi in posizione accucciata a terra e prima ancora che la sua chioma rossa fosse tornata a scivolare sulla schiena Tauriel aveva già mosso fulminea le mani per afferrare l’arco, ma le sue dita incontrarono solo il vuoto.
L’elfa si bloccò interdetta per un secondo prima di focalizzare la figura davanti a lui. Fu la sua posa rilassata e l’assenza di armi a farla desistere nell’attaccare, ma appena notò la maschera di ferro sul capo illuminata dei bagliori lattei del fragile spicchio di luna nel cielo il suo viso tornò a mostrare una posa aggressiva. Gli stregoni non avevano di certo bisogno di armi per attaccare; di solito si servivano di bastoni magici, ma colui che le stava di fronte avvolto dai tessuti più malsani delle tenebre non aveva bisogno se non della voce che fuoriusciva dal nero del cappuccio dove avrebbe dovuto trovarsi il viso.
Non abbassare la guardia Tauriel, si impose l’elfa, ma il terrore le faceva scorrere ad un ritmo forsennato l’adrenalina nelle vene. Togliendo il fatto che non era un normale nemico colui che aveva di fronte, ma l’incarnazione stessa dei più antichi e pericolosi poteri che esistessero sulla Terra di Mezzo, lo stregone era un nemico imprevedibile, astuto e crudele, ma non era quello che allertava Tauriel tendendo i suoi nervi come corde di violino: era la totale assenza di occhi in cui leggere l’anima dell’avversario. Anche il più spietato combattente poteva celare nello specchio dell’anima sentimenti o un lieve bagliore che tradisse ciò che provava, ma non i Nazgul. Per l’elfa era come combattere cieca, senza poter leggere le mosse dell’avversario, e questo era un vantaggio che il cavaliere nero sapeva bene di avere. Tauriel poteva giurare di sentire il suo sguardo studiarla, analizzare la posa del corpo, i muscoli frementi, le pupille dilatate con spietata precisione e cogliere i segnali che lei tentava di celare e che al contrario di lui, erano totalmente in bella vista.
L’elfa decise di tacere. Mille insulti e parole provocanti le pungevano la lingua con il loro affilato peso, ma sapeva bene che erano inutili. Lo stregone le avrebbe colte, ma non le avrebbe mostrato nulla per farle intuire che andavano a segno o lo lasciavano indifferente. Non avrebbe potuto capire come agire, attaccarlo, scatenarlo e renderlo imprudente per batterlo, ma al contrario l’avrebbero potuta tradire.
Parla tu....pensò con sfida, ma lo stregone emise un solo lungo respiro sibilante; una nota acuta e piatta che Tauriel analizzò avida in cerca di dati e la sensazione che le sue orecchie fini percepirono era di assoluta calma, come lo sbuffare rilassato dei cavalli. Lo stregone era assolutamente tranquillo di fronte la sua minaccia.
Tauriel decise di agire e lentamente assunse la stessa posa rilassata, gettando la sfida allo stregone di fronte a lei. In tutta risposta il Nazgul emise un secondo sibilo seguito da una risata che le penetrò sottopelle come tanti aghi gelati, ma si costrinse a rimanere appoggiata con tutto il peso ad una gamba, l’altra leggermente piegata, un’anca in fuori e le mani incrociate, ma gli occhi gli lasciò vigili, attenta ad ogni mossa di quell’avversario che le stava sfibrando i nervi con la sua imperscrutabilità.
Finalmente lo stregone decise di parlare: “Studiare l’avversario è una danza antica come il mondo giovane elfa. Ogni animale, cacciatore o preda sfida avversari della sua specie o nemici per prevalere su essi, ma ti devo rendere i miei omaggi Tauriel del Reame Frondoso, nessuno ha mai così superbamente sostenuto un avversario che non può vedere.”
Tauriel continuò a tacere. La voce dello stregone era calma come lo scorrere dei fiumi e gelida come il ghiaccio che chiudeva la sua morsa nell’inverno, ma l’elfa colse anche una punta di calda eccitazione. Sembrava che il Nazgul fosse entusiasta di avere a che fare con lei tanto da renderle omaggio e niente nella sua voce faceva intuire che fosse una trappola per irretirla.
“Estasiata.”si azzardò a rispondere cercando di rendere la sua voce gelida come quel sibilo. “Ma ora voglio sapere dov’è Kili”. Tentò di non tentennare pronunciando il nome dell’amato, ma il Nazgul fece scattare la testa come se avesse fiutato la sua preoccupazione. “Oooh, allora è proprio vero.”la derise avanzando di un passo e Tauriel tornò in posizione difensiva. “Cosa?” ruggì furibonda, anche se doveva apparire patetica senza armi contro colui che ne aveva anche troppe.
Il Nazgul non ci fece caso e si mosse alla sua destra con un dolce fruscio della veste, costringendo l’elfa a seguirlo con lo sguardo. “Ma è ovvio elfa, il tuo innaturale amore per uno della sua...razza.”scandì l’ultima parola con un disgusto così forte che Tauriel traballò sotto il suo peso, ma il suo sguardo rimase fermo. “E il tuo di amore allora?”domandò con altrettanto orrore e lo stregone emise un lungo sibilo che rivelò la sua furia per l’affronto. Tauriel sorrise dentro di sé.
La sua voce è l’unica cosa che rivela ciò che prova, devo sfruttarla.
“Dimmi a che amore ti riferisci, sempre che tu sia così poco saggia da credere che io provi amore”. Il Nazgul si voltò verso di lei e l’oscurità del cappuccio inghiottì lo sguardo di Tauriel mentre rispondeva: “Verso Sauron, di cui a quanto pare sai della sua rinascita da bravo servo fedele.”
Lo stregone sibilò poche parole nella lingua di Mordor e Tauriel cadde a terra in preda ad un forte dolore alla testa. Una lama incandescente sembrava premerle sugli occhi e lacrime tiepide le caddero sul volto mentre la voce del Nazgul le giungeva alla testa in elfico, distorcendo la purezza di quella lingua con un accento sibilante: “Noi siamo le sue ombre e viviamo in funzione di lui. Uccidiamo, catturiamo e onoriamo per la sua potenza che presto travolgerà queste terre e tutte le sue razze. Tu sei solo uno scarafaggio al suo cospetto e strisci come un verme sotto al mio potere. Il sangue che scorre nelle tue vene appartiene anche alla mia stirpe, ma a quanto vedo non ti rende abbastanza saggia contro il più potente di essa e quindi piccola elfa mi assicurerò personalmente che se non obbedirai o mi darai rogne a Mordor sputerai il tuo prezioso sangue goccia a goccia.”
Il dolore nella sua testa aumentò e una donna urlò. Tauriel si rese conto di essere lei quella donna, ma non riuscì a imporsi di smettere. Le sembrava che una mano munita di artigli le scavasse nella mente piegando la sua forza di guerriera e prima che potesse arrendersi alla sua volontà e implorare pietà essa cominciò a scemare seguita dalla voce affilata dello stregone: “Un’altra provocazione elfa e il tuo prezioso Kili sarà il primo a vomitare i polmoni ai miei piedi a forza di urlare. Non provocarmi, conosco molti modi per torturare un corpo senza spezzarlo.”
Tauriel boccheggiò quando la presa si allentò del tutto e scoccò un’occhiata allo stregone che lo sovrastava, inghiottendo la rabbia che le premeva all’altezza della gola come una bolla di veleno. Dietro di lui emersero gli otto Nazgul e sul destriero di uno di loro l’elfa vide Kili. Le lacrime minacciarono di uscire vedendo il suo viso pallido e gli occhi spenti, come se la sua mente fosse lontana e tentò inutilmente di chiamarlo, ma la gola era gonfia e arida come se non bevesse da giorni e l’unica cosa che le uscì fu un sospiro che cercava il suono del nome che tanto amava.
Lo stregone le lanciò un pezzo di pane prima di voltarsi. “Mangia, non credere che sarò così gentile da servirti tre pasti al giorno, non rientra nelle mie priorità nutrirti più di quello che serve per mantenerti viva.”
L’elfa lo fissò con astio. “Dallo anche a Kili o mi rifiuterò di mangiare.”
Lo stregone scoppiò a ridere. “Non ricattarmi o sarà lui a rimetterci.”la minacciò  e Tauriel digrignò i denti. “Morirà se non lo nutri.”insistette.
“Allora collabora, finora non l’hai fatto e ho dovuto sedarti durante il viaggio, ma è lunga fino a Mordor e la mia pazienza non lo è affatto”. Lo stregone sguainò la lama pulsante di magia oscura e l’appoggiò sulla gola di Kili. “Sarebbe un piacere sgozzarlo qui, quasi un appagamento pari a toccare per un istante l’Unico, solo per il dolore che ti darebbe.”
Tauriel lo fissò in preda al terrore, ma quando parlò la sua voce era sicura. “Mangerò e collaborerò, ma non toccarlo.” rispose. Afferrò il pane con dita tremanti e ne strappò un pezzo. Era molle e acido, ma si costrinse a buttarlo giù dalla gola dolorante fino all’ultimo pezzo.
Quando anche l’ultimo boccone venne inghiottito lo stregone annuì soddisfatto e rinfoderò la lama montando sul destriero. Le fece cenno di avvicinarsi e  Tauriel montò davanti a lui con un balzo.
“A Mordor.”ordinò quella voce gelida dietro di lei e Tauriel osservò Kili rimanere indietro su uno dei cavalli dei Nazgul mentre lei finiva in testa. La preoccupazione per il compagno le rodeva il cuore come un acido scavando un buco doloroso e sanguinante là dove la scoperta del suo passato si era già fatta strada verso il suo cuore a pezzi. Si costrinse a trattenere le lacrime che le occludevano la gola per non dare soddisfazione ai suoi aguzzini, ma dentro di lei le due semplici parole che non era riuscita a dire a Kili nella radura bruciavano come marchi roventi.
 
~~~
 
L’avanzata dei Nove sembrava instancabile. Accanto allo stregone Tauriel annegava in una strana sofferenza che sembrava salire a ondate dalle gambe e riempirle lo spazio tra lo sterno e i polmoni come se qualcosa tentasse di occupare quel piccolo spazio che le permetteva di respirare, costringendola a continui ispirazioni affannose. Fu solo quando cominciò a non riuscire a far entrare aria che il cavallo del Nazgul si fermò e Tauriel venne gettata a terra.
Il contatto con la terra umida la calmò all’istante mentre l’aria entrava avida dai polmoni e la sensazione di poco prima spariva, come se le avessero tolto un macigno dal petto. Affondò le dita nella terra grassa e scura sentendone l’odore forte di piante e vita che trasmetteva al suo popolo e il battito del suo cuore rallentò.
“Dobbiamo fare una pausa, l’aura che noi Nazgul emaniamo soffoca i prigionieri, non sono come le nostre cavalcature.”emerse dalla’alto la voce glaciale dello stregone e a quelle parole Tauriel balzò in piedi così in fretta che i Nazgul estrassero le spade sibilando sorpresi.
Ignorandoli Tauriel si avvicinò a Kili, gettato al suo stesso modo a terra. “Kili, dimmi qualcosa.”lo pregò dolcemente e il nano aprì gli occhi. Un debole sorriso comparve sul volto pallido. “Sei stupenda.”disse semplicemente con voce bassa e affaticata e l’elfa affondò il viso tra i suoi capelli. Le parole che voleva dirgli emersero di nuovo nella gola dolorante scatenandole una tachicardia e Tauriel appoggiò le labbra al suo orecchio, un soffio leggero come piuma: “Kili io ti...”
Ma le parole le morirono in gola mentre una presa ferrea la strappava all’amato. Si divincolò e con un calcio colpì il Nazgul gettandolo a terra. “Non toccarmi!”ordinò e il fuoco tornò a balenare nelle sue iridi. La terra venne travolta da un forte vento che piegò dolcemente l’erba ai suoi piedi, come se la terra si prostrasse alla forza dell’amore dell’elfa, eretta e fiera a difendere il suo amato, ma l’effetto non si mostrò anche sullo stregone in piedi di fronte a lei. Esso la fissava dall’alto della sua grandezza e ad un suo sussurro il vento cessò e l’erba ai suoi piedi incenerì agonizzando fino a lasciare un cerchio perfetto di terra fumante.
Il capo dei Nazgul sibilò in un suono derisorio e un nuovo sussurro ferì l’elfa con la lingua di Mordor. Nell’istante in cui il vento le lanciò contro quelle parole Kili a terra spalancò gli occhi, le pupille dilatate all’inverosimile. Si inarcò e un grido lacerante proruppe dalle sue labbra. Tauriel si voltò di scatto gettandosi su di lui, il panico che sostituiva la furia di poco prima.
“Kili, Kili guardami, cosa succede? Kili amore mio guardami!”lo implorò con voce rotta dall’ansia e dalla paura, ma il nano non l’ascoltò continuando a contorcersi a terra. Con uno scatto affondò le unghie nelle braccia di Tauriel scavando profondi solchi sanguinanti e gli occhi rotearono mostrandone il bianco mentre le grida raggiungevano il massimo volume e il corpo veniva scosso da tremiti incontrollabili che ne ricoprivano la pelle di sudore.
Tauriel sentì le unghie del compagno affondare nel suo braccio e il sangue scendere copioso, ma lo ignorò fissando Kili inarcarsi al massimo all’indietro. Si gettò su di lui per farlo smettere, ma la forza del nano sembrava triplicata da quel dolore che scavava nel suo volto una sofferenza terribile. Con uno scatto liberò un braccio colpendola al viso e gettò la testa all’indietro gridando, le vene del collo tese allo spasimo.
“Fallo smettere, ti prego.”gridò Tauriel in lacrime. Ignorando il dolore alle braccia e al viso si gettò contro lo stregone, ma due Nazgul le bloccarono la strada. L’elfa agì d’istinto e con un balzò roteò in aria colpendoli da dietro con una gomitata prima di buttarsi contro lo stregone. I suoi occhi brillarono di furia mentre si scagliava di peso contro quella figura immobile, ma sbatte contro una barriera e cadde a terra con violenza. Di nuovo tentò, ma una forza la respingeva e ad ogni tentativo Kili gemeva e urlava sempre più forte dibattendosi a terra. Tauriel tempestò di pugni la parete invisibile gridando con forza, ma era inutile. Stremata si accasciò contro essa sentendo le lacrime scorrere e con un ultimo grido tornò verso Kili, ma appena tentò di toccarlo il braccio del compagno venne afferrato da una forza invisibile e storto in modo innaturale. Lo schiocco dell’osso spezzato colpì Tauriel facendola barcollare e l’elfa urlò gettandosi a terra. “Kili!”urlò in lacrime senza osare toccarlo e finalmente il nano si accasciò a terra immobile. Tauriel continuò a piangere silenziosamente, la testa percorsa dalle grida del suo amato e la risata agghiacciante dello stregone risuonò nell’aria. “Non c’è niente di meglio che le grida di due creature per risvegliare la mia sete di sangue”. Indicò con disprezzo i due a terra e i Nazgul si voltarono verso di lui in un unico, silenzioso movimento. “Un’elfa che si dispera e un nano che viene torturato dai miei poteri, non so quale dei due mi desse più soddisfazione.”aggiunse con voce compiaciuta e Tauriel si voltò fissandolo, l’ira negli occhi accesa di mille promesse di vendetta. Lo stregone parve accorgersene e si bloccò a studiarla con interesse. “I tuoi occhi sono capaci di mostrare un tale odio elfa che pochi delle mie armate possono vantare. Se potessi leggere la tua mente...sono sicuro che troverei una degna serva per Mordor.”sibilò con palese compiacimento. “Potresti pensarci ad entrare al servizio di Sauron. La tua abilità e la tua ferocia potrebbero servire bene il mio signore.”aggiunse con una punta di subdola seduzione.
Tauriel intensificò l’odio nei suoi occhi, duri come la roccia e velenosi come punture di vipera. “Fottiti stregone, per conto mio puoi...”
“Tauriel”. L’elfa si bloccò sentendo la voce di Kili, come un fluido benefico nella sua mente che scacciava via ogni traccia di odio e voltandosi accorse accanto al nano accarezzandogli la fronte con dolcezza. Il cuore le faceva male dalla forza del suo battito accelerato e l’amore e la disperazione per Kili la lacerava. “Amore mio.”lo chiamò e quegli occhi che amava si aprirono incatenandola come il più potente degli incantesimi. Tauriel si perse a cogliere ogni singola sfumatura di quelle iridi scure che amava e la paura di vederle perdere la luce della vita la ghermì costringendola ad afferrare quello sguardo, implorandolo di non distogliersi da lei. “Ti amo.”disse semplicemente e quelle due parole finalmente spiccarono il volo dalle sue labbra. Ogni cosa scomparve e per Tauriel ci fu solo il compagno e il battito scoordinato del suo cuore.
Kili sorrise e con la mano sana le passò due dita sulla guancia. “Ti amo anche io Tauriel, quindi ti prego non istigare quella creatura. Se ti facesse del male morirei e lo pregherei io stesso di uccidermi pur di porre fine alle tue sofferenze.”
“Non dirlo mai.”rispose con foga lei. Il suo udito fine colse i passi dei Nazgul avvicinarsi e svelta appoggiò le labbra su quelle del nano, rubando a quel momento un bacio da portare con sé. “Troverò il modo di scappare, lo giuro.”bisbigliò come una promessa e prima che gli spettri potessero staccarla da Kili si alzò fulminea lei stessa allontanandosi. Con passo deciso si avvicinò allo stregone e fissandolo con astio montò sulla cavalcatura in attesa. Si impose di rimanere a fissare eretta davanti a sé nonostante bramasse voltarsi verso Kili e quando lo stregone le montò alle spalle strinse i denti concentrandosi sul sapore di Kili, intrappolato sulle sue labbra assieme a quel bacio ribelle che aveva rubato alla crudeltà dello Stregone di Angmar.
Il cavallo sotto di lei si mosse irrequieto fissandola con gli occhi rossi e sbuffò soddisfatto appena il padrone lo costrinse ad una corsa impazzita. Da parte sua la bestia non sembrava soffrire il contatto con il Nazgul o lo sforzo fisico e mentre Tauriel tornava ad annegare nel malessere prodotto dall’aura degli spettri, la terra sotto di loro venne divorata dalle instancabili cavalcature e in poco tempo l’erba lasciò il posto a boschi intricati e infine a terra nera e polverosa.
L’elfa riemerse dallo stato di torpore in cui versava nel momento in cui il guanto freddo dello stregone le sfiorò la guancia. Trasalendo alzò lo sguardo e il suo sguardo si arrampicò su un immenso cancello nero irto di punte e minaccia. Era gigantesco, quasi impossibile credere fosse stato creato da esseri esistenti sulla terra e non da dei. In confronto a lui erano come formiche al suo cospetto e Tauriel indovinò che doveva essere quella la sensazione che voleva incutere l’ingresso della terra nera.
Lo stregone fece fermare la cavalcatura seguito dai Nazgul e Tauriel approfittò per osservare Kili. Sembrava stare meglio anche se il braccio era gonfio e il viso pallido; le sorrise debolmente e Tauriel ricambiò voltandosi di nuovo.
Una voce emerse dall’alto, simile al gracidare di una rana velenosa: “Chi chiede di varcare il cancello nero?”
“Lo Stregone di Angmar, apri pezzo di idiota!”rispose il capo dei Nazgul e il loro grido lacerante eruppe da sotto i cappucci echeggiando sulla superficie del cancello mentre questo si apriva con un pesante cigolio, lasciando a malapena un varco per poter passare.
I cavalli vennero spronati ad entrare con un galoppo selvaggio e una volta dentro il cancello si mosse di nuovo, come spostato da mani invisibili e Tauriel si voltò ad osservare la fessura chiudersi per intrappolarla nella terra di Mordor.
 
 
 
Buon giorno, eccomi qui, un altro capitolo sfornato. Cosa ne dite?
Rispetto al capitolo due qui Tauriel ha tirato fuori il suo caratterino, Kili invece povero dimostrerà il suo coraggio, non temete, siamo solo agli inizi e poi vorrei vedere voi davanti allo Stregone di Angmar=...=help!!!
Nel prossimo capitolo cominceremo a vedere anche altri amati personaggi, state tranquilli, la storia finalmente si scrolla e inizia a marciare, mica possiamo vedere solo i protagonisti, eh!=)
Non vi tedio con le mie chiacchiere, troppo cose da dire e devo passare all’altra fic, voi intano leggete e se volete recensire prego, almeno so se fila bene oppure no.
Ciao ciao EFP lettori, grazie di seguire la fic, ci vediamo al capitolo 4.
Fraviaggiaincubi
  
 
  
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