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Autore: XanaX    05/06/2008    1 recensioni
Le tue labbra. Le tue labbra rosse, rosse come i petali di quelle solitarie rose che ami dipingere.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Creatura Buffa

Buffa, perduta, bella, fatale, infantile.

Mi appoggio allo stipite della porta di legno scuro, sorrido nel vederti adagiata nel freddo pavimento con la schiena aderente al muro bianco, circondi con le braccia le gambe. Hai il viso poggiato sul ginocchio sinistro, le palpebre abbassate sono truccate di grigio scuro e nero, peccato, volevo ammirare i tuoi luminosi occhi pieni di calore e lacrime. I capelli castani sono talmente cotonati da non sembrare più ricci, sono sparati in aria e in tutte le direzioni possibili, li porti corti, così puoi essere sicura che la tua piccola cresta dark durerà tutta la giornata. Le tue labbra. Le tue labbra rosse, rosse come i petali di quelle solitarie rose che ami dipingere.

Vesti una gonna di pizzo e velluto nero lunga fino alle ginocchia, il colorito pallido non si vede visto che le gambe sono rivestite da spessi collant neri, ai piedi porti un paio di quelle scarpe di pelle che ti piacciono tanto, ingombranti e buffe.  Il torace esile è ricoperto da un maglioncino, con le maniche a tre quarti, a righe bianche e nere, sotto di esso si intravede una maglietta ricavata da delle calze a rete.

Buffa, perduta, bella, fatale, infantile.

Alzi il viso e mi fissi, forse dorato è un colore comune per gli occhi, ma lo sguardo un po’ suicida un po’ amante riflesso nelle iridi ti rende nuovamente unica.

- Co… come hai fatto ad entrare?- Sussurri scrutando la mia ombra che si staglia nella libreria piena di vecchi e polverosi libri rilegati di materiali preziosi.

- Tua mamma è già tornata da lavoro, mi ha aperto lei…- Vengo a raggiungerti nella parete ovest. Tu ami l’ovest. Ti piace immaginare che attraverso l’ovest si possa arrivare ad est. Ti piace che sia il sole che la luna tramontino ad ovest. Mi lascio scivolare verticalmente lungo la parete, ora sono seduta affianco a te. Pesco dallo zainetto grigio un pacchetto di MM’s, e iniziamo a mangiare le praline di cioccolata ricoperta. Appoggi la testa sulla mia spalla.

Buffa, perduta, bella, fatale, infantile.

Sai, mi ricordo ancora di come ci siamo conosciute, mia piccola creatura buffa.

E’ stato ad una partita di mio fratello, ricordi?, giocava ancora assieme a tua sorella. Eravamo sedute vicine sugli spalti, tu notavi poco la partita, forse notavi poco pure me, vivevi già in un mondo tutto tuo popolato da vampiri e fate, da demoni e da angeli, dove gli unici colori che non venivano filtrati erano il nero in tutte le sue gradazioni con il bianco ed il rosso.

Ricordo come eri vestita, portavi delle scarpe da ginnastica vecchie e scolorite di un colore scuro, forse grigio, una salopette nera, forse di velluto ed una maglietta a mezze maniche rossa.

Sai, quando ti ho chiesto se tifavi per  rossi o per i blu, speravo già che saremmo diventate quello che siamo adesso. Mi hai guardata stralunata. Probabilmente non avevi fatto neanche caso alla domanda visto che mi hai semplicemente e dolcemente risposto il tuo nome. Ah, che dolce suono.

Hai visto, il tempo non ha deteriorato nulla. Ora siamo quasi cresciute. Tu hai quattordici anni ed io uno in meno. E ci conosciamo da soli sette autunni, sette inverni, sette primavere, sette estati.

Vorrei chiederti tante cose. A cosa sogni. Per cosa piangi. A chi pensi. Chi frequenti. Chi desideri.

Domande mute. Risposte mute.

Buffa, perduta, bella, fatale, infantile.

Con uno scatto improvviso agguanti il telecomando dello stereo, lo accendi e fai partire qualcosa di extraterrestre e triste.

- Vorresti andare nello spazio?- Borbotti nascondendo la bocca con il dorso della mano.

Faccio un cenno di diniego con il capo, faccio leva sui gomiti per spostarmi e piazzarmi di fronte a lei.

- Boh, la solitudine, il rischio di partire e non riuscire più a tornare… Non c’è un perché preciso…- Parlo anche io sottovoce, il rumore non serve.

- Hai paura?- Dici, due parole, hai paura,solo due semplici parole, tremi, non mi ero accorta che la finestra era spalancata.

Che bella sensazione sentirti spigolosa ma vellutata sotto il mio abbraccio, poggio le labbra sul tuo collo candido, sei ancora scossa dai brividi, ma non sono più di freddo, terrore?

Timidamente cerchi la mia bocca, cerchi di insinuare la lingua tra le nostre labbra. Chiudo con uno scatto la mascella in un broncio capriccioso. La tua espressione in questo momento è impareggiabile. Hai le sopracciglia arquate dalla sorpresa, gli occhi lucidi e spalancati e le labbra gonfie e socchiuse. Sei divina. Ti riappoggi mestamente alla parete.

Costruisci una muta scusa, senza renderti conto della mia ilarità.

Lentamente ti raggiungo e, finalmente, posso baciarti. Posso sentire il gusto di cioccolata e rosa canina e dolce, profumata vaniglia. E t’amo, t’amo, t’amo, e il desiderio è così forte, così impalpabile.

Con le labbra ancora appoggiate alla tue, ti rispondo: ho paura, la mia paura è la più grande, è quella di perdere te.

Con gli occhi sfuggi altrove, impenetrabili, impossibili, non ho cantato quante volte volevo sentire il tuo sguardo su di me, invece era affascinato da qualcosa di immaginario, immateriale.

Distorcendo l’espressione serena mi domandi se è successo qualcosa o te lo sei immaginato.

Buffa, perduta, bella, fatale, infantile.

-  E’ tutto reale - cerco nel mio repertorio la voce più sensuale -facciamo il bis?-  

Abbozzi un sorriso.

E si aprano le danze!

Jean Genie

  
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