Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    21/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L’odore acre e pungente del disinfettante che si respira qui dentro mi sta dando alla testa, non riesco più a sopportarlo. Sospiro profondamente, cercando di mettere ordine nei miei pensieri confusi e agitati, e mentre stringo più forte la mano di Christian che, seduto vicino a me, cerca ancora una volta di tranquillizzarmi e indurmi a mantenere la calma guardo di nuovo l’orologio, senza riuscire a smettere di singhiozzare. Grace è in sala operatoria da almeno un’ora, e io non ho la più pallida idea di come stia procedendo l’intervento. Faccio ancora fatica a elaborare tutto ciò che è successo in queste ultime ore e, nonostante stia cercando con tutte le mie forze di farlo, l’impresa sembra impossibile. Ogni volta che ci penso, infatti, tutto sembra esplodere in una cascata di scintille, e io mi ritrovo al punto di partenza. Per tutto il tempo non ho fatto che camminare su e giù per la sala d’aspetto, torcendomi le mani per la disperazione e trattenendo a stento tutto il mio dolore finchè, esausta e completamente priva di forze sono stata costretta ad accasciarmi su una sedia, prendendomi la testa fra le mani e dando così sfogo a tutte le mie lacrime. Non posso andare avanti così, non senza sapere che diavolo sta succedendo. Non senza sapere come sta la mia bambina.

- Perché nessuno mi dice niente, perché Grace è ancora lì dentro?

Esclamo senza riuscire a trattenermi mentre sento che Christian mi attira a sé, accarezzandomi dolcemente le spalle scosse dai singhiozzi per provare ancora una volta a placare la mia sofferenza, ma senza alcun risultato. Non voglio calmarmi, non voglio ascoltarlo. Non ho voglia di ascoltare nessuno perché, l’unica cosa di cui ho veramente bisogno in questo momento, è conoscere la verità sulle condizioni di mia figlia.

- Tesoro, non fare così, ti prego – mi sussurra, prendendomi il viso tra le mani e costringendomi così a guardarlo negli occhi – smetti di piangere, altrimenti farai piangere anche me e finirà che entrambi ci abbandoneremo allo sconforto, e questo non deve succedere. Dobbiamo cercare di essere forti, per lei. Grace avrà bisogno di sapere di poter contare sui suoi genitori, quando si sveglierà.

- E come fai a essere così sicuro che si sveglierà – ribatto, fuori di me, sciogliendomi bruscamente dal suo abbraccio e allontanandomi da lui di qualche passo, come se improvvisamente non riuscissi più a stargli vicino – come fai a saperlo? Dimmelo! Chi accidenti può darti questa certezza?

Lo vedo scuotere lentamente la testa, proprio come se volesse cancellare le mie parole prima di provare a riavvicinarsi a me ma, proprio in quel momento, un improvviso capogiro mi costringe a piegare le ginocchia diventate d’un tratto molli come gelatina, e sto quasi per accasciarmi al suolo ma sento che le sue braccia mi sorreggono, impedendomi così di cadere mentre i miei amici si avvicinano preoccupati.

- Johanna – dice, allarmato – come stai? Come ti senti?

Faccio un respiro profondo, rimettendomi in piedi a fatica e cercando di tranquillizzarlo mentre Benedicte mi prende una mano, sfregandola a lungo fra le sue come a cercare di scaldarla.

Sei gelata – dice con apprensione – sei sicura di sentirti bene? Se non sbaglio non è la prima volta che ti succede una cosa del genere.

- Che cosa? Si può sapere perché non me ne hai parlato?

Esclama Christian, guardandomi con aria interrogativa e io scuoto la testa, cercando ancora una volta di rassicurarlo.

- Non è niente, davvero – dico infatti, d’un tratto infastidita da tutta questa attenzione nei miei confronti – è solo che mi capita già da qualche giorno, tutto qui. Ma non importa adesso, ok? Insomma…era soltanto un capogiro! E comunque, l’unica cosa su cui mi interessa concentrarmi adesso è Grace, perciò…

- Johanna, ascoltami – mi interrompe Benedicte – hai perfettamente ragione, e io e Josè siamo qui per questo. Andrà tutto bene, Grace è forte e ce la farà, vedrai, ma non devi prendere sottogamba la tua salute. Coraggio, vieni con me, siamo in ospedale no? Ti faccio visitare da un medico.

- Ho detto che non importa!

Esclamo, alzando la voce più di quanto intendessi fare e pentendomene immediatamente, non appena mi accorgo di come mi guardano.

- Ok, sentite – aggiungo, più calma – non ho bisogno di nessun medico, sono solo stanca e preoccupata per mia figlia e non ho alcuna intenzione di muovermi da qui. Vi prego, lasciatemi in pace, vi chiedo solo questo.

Sfioro il braccio di mio marito, incrociando il suo sguardo stanco e segnato da un dolore troppo a lungo trattenuto prima di accorgermi che una piccola ruga solca ben presto la sua fronte pallida, segno evidente che, ancora una volta, non è d’accordo con ciò che sto dicendo. E la conferma arriva subito dopo, quando mi accarezza i capelli con gesti lenti e un’espressione inequivocabile dipinta sul viso, prima di sussurrarmi: - Io invece credo che faresti meglio a seguire il consiglio di Benedicte. Vai con lei, restiamo qui noi e se ci sono novità ti prometto che lo saprai immediatamente. Che ti costa farti visitare, eh? Per favore, se non vuoi farlo per me fallo almeno per Grace, che ha bisogno che sua madre si mantenga in forze per affrontare tutto nel migliore dei modi.

La determinazione che leggo nei suoi occhi mi fa capire che non cederà tanto facilmente, e a quel punto sono costretta ad arrendermi. In fondo, forse, ha ragione lui.

- E va bene, farò come dici.

Rispondo riluttante mentre annuisco lentamente, abbracciandolo e sfiorandogli le labbra con un rapido bacio prima di seguire la mia amica, che dolcemente ma con fermezza mi cinge le spalle per percorrere insieme a me il lungo corridoio…

   
 
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