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Autore: The Awesome Tomato    21/01/2014    3 recensioni
Né Prussia né Romano, cercavano una nuova relazione, specialmente non tra di loro, ma in qualche modo finiscono per diventare più vicini di quanto avessero mai creduto o cercato. Prumano con altre parings come accompagnamento. Il rating è per il linguaggio.
Genere: Angst, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
 
Quando Romano aprì gli occhi, si sentiva ancora stanco. Un po’ di luce entrava dalla finestra attraverso le tende, strizzò gli occhi e si girò dall’altra parte, così da non doverla vedere. Qualsiasi ora fosse, era troppo presto per alzarsi.
 
Prima che potesse tornare a dormire, però, si rese conto che il letto era diverso e che l’odore sembrava sbagliato. Si mise di schiena e si sedette, diffidente, non riconoscendo la stanza in cui si trovava. Poi, mentre la sua mente si schiariva pian piano, ricordò tutto.
 
Maledizione, pensò. Non era stato un incubo. Era davvero in Germania.
 
Era sicuro che non sarebbe riuscito a tornare a dormire, dopo la terribile rivelazione, non importava quanto avesse voluto rannicchiarsi e dimenticarsi semplicemente di tutto. Chiuse gli occhi e li stropicciò, così da scacciare il sonno e decise di alzarsi, anche se era presto per lui.
 
La casa era completamente silenziosa mentre lui usciva dalla sua stanza ed andava in bagno. Era la porta di sinistra, si ricordò, non era stupido come suo fratello.
 
Tutto era ancora quieto, dopo che Romano emerse dal bagno, una quindicina di minuti più tardi, sentendosi decisamente più sveglio dopo una doccia veloce. Quando alzò lo sguardo verso l’orologio a cucù appeso alla parete, vide che erano da poco passate le sette.
 
Sicuramente il bastardo doveva ormai essere già sveglio, pensò mentre si dirigeva al piano di sotto. Tuttavia, non c’era nessuno in soggiorno o in cucina. Sentendo i brividi, a causa di quel silenzio, Romano si chiese se non era il caso di andar a svegliare Veneziano. Ma per farlo, sarebbe dovuto andare in camera di Germania, e lui non voleva nemmeno immaginarsi cosa avrebbe potuto vedere lì.
 
Si sedette sul divano e portò le gambe sotto di sé. Faceva un po’ freddo lì, durante le prime ore della mattina, nonostante fosse estate. Romano immaginò che probabilmente sarebbe dovuto tornare nella sua stanza, ma non c’era nulla che potesse fare lì. Se avesse semplicemente dovuto sedersi e sprecare il suo tempo così, avrebbe potuto benissimo farlo anche lì.
 
Come finì di pensarlo, la porta d’ingresso si aprì ed entrò qualcuno. Quando Romano si voltò a guardare chi fosse, vide 
 
Germania entrare nel soggiorno, con un grande sacco di carta in mano.
 
“Oh, sei sveglio. Buon giorno” Disse Germania.
 
“Dove sei stato?” Chiese Romano, con diffidenza.
 
Germania sollevò il sacco “La panetteria ha appena aperto, così sono andato a prendere del pane fresco”
 
Oh beh Romano iniziava ad avere fame, quindi non poteva proprio arrabbiarsi per questo.
 
“E dov’è Veneziano?” Chiese ancora.
 
Germania alzò lo sguardo al soffitto “Sta ancora dormendo, penso” Disse. Esitò a lungo, prima di fare qualche passo verso la cucina “Vado a preparare la colazione. Vuoi aiutarmi?”
 
“Che scherzo stai cercando di tirarmi?” Chiese Romano. Non succedeva spesso che fosse solo con Germania e non poteva far altro che essere insospettito dalla sua cortesia. Sicuramente stava soltanto cercando di conquistarlo, così da avere libero accesso su Veneziano. O forse era una trappola. Non avrebbe dovuto fidarsi di lui.
 
Germania sospirò ed andò in cucina, senza dire una parola.
 
Romano rimase sul divano per qualche altro secondo. La prima volta che il suo stomaco brontolò, lo ignorò. La seconda, si alzò ed andò in cucina.
 
Germania gli lanciò un’occhiataccia come entrò ma non disse ancora nulla.
 
“Non farti strane idee! Sono qui solo per assicurarmi che non rovinerai del tutto la colazione!” Annunciò Romano.
 
Per un po’, osservò Germania tagliare in piccole fette la salsiccia, poi, andò a prendere un coltello e si mise a tagliare il pane che Germania aveva appena comprato. Il silenzio che c’era tra i due era molto pesante, quindi Romano mise tutta la sua concentrazione nel suo lavoro e cercò di dimenticarsi che stava facendo qualcosa per aiutare lo stupido bastardo.
 
Dopo un po’ di tempo e qualche pezzo di pane, sentì il suo cipiglio scomparire. Era davvero piacevole lavorare su qualcosa da mangiare.
 
“Allora…” Iniziò Germania.
 
E il figlio di puttana doveva andar a rovinare tutto!
 
“Cosa?” Ringhiò Romano.
 
“Vorrei che potessimo parlare senza litigare tutto il tempo” Disse Germania.
 
“Smettila di girare intorno a mio fratello e prenderò in considerazione la cosa”
 
“Posso capire che sei preoccupato, ma…” Disse Germania ed ogni parola, sembrava che gli venisse tirata fuori con le pinze. Smise il suo lavoro con le salsicce, come se parlare richiedesse tutta la sua concentrazione.
 
“Oh so che stai per dire, quindi non sprecare il fiato. Non voglio sentir parlare di quanto ti preoccupi per lui e che non vorresti mai ferirlo e che vuoi solo il meglio per lui. Il fatto è che mio fratello è troppo buono per te, ma ha l’intelligenza di un sasso. Ecco perché tocca a me fare in modo che non sprechi tempo con un bastardo come te!” 
 
Sbraitò Romano.
 
“Veramente non è affar tuo” Disse Germania, con voce tesa.
 
“Certo che lo è! È mio fratello! So cos’è meglio per lui!”
 
La situazione si sarebbe sicuramente sviluppata nello stesso modo di sempre, con Romano che urlava in faccia a Germania, ma fu allora che la porta del ripostiglio si aprì ed il fantasma di Prussia barcollò in cucina.
 
O almeno, quello che sembrava un fantasma, con quei capelli disordinati, occhi iniettati di sangue ed una carnagione così chiara che non poteva essere altro che di un morto.
 
“Cazzo, state un po’ zitti voi due. Sto cercando di dormire” Mormorò, mentre si appoggiò allo stipite della porta così da non cadere in terra.
 
“Sei ancora stato in piedi tutta notte a giocare al computer?” Chiese Germania, esasperato “Pensavo fossimo d’accordo che ci saremmo svegliati presto per andare a vedere la città”
 
“Quella è stata una tua idea. Io non ho acconsentito nulla!” Brontolò Prussia.
 
Nemmeno Romano, ma non voleva certo prendere le parti di Prussia, nemmeno contro Germania, quindi restò in silenzio.
 
“Va a farti una doccia, hai un aspetto orribile” Disse Germania.
 
Prussia continuò a borbottare qualcosa tra i denti ma, alla fine, seguì il consiglio del fratello. Romano lo guardò sparire oltre la porta e, nonostante non volesse parlare con Germania più del dovuto, non poteva restarsene in silenzio.
 
“E io che pensavo che Prussia fosse conosciuto per la sua puntualità ed efficienza” Disse. Quel relitto che si era appena trascinato fuori dalla cucina, non incuteva certo timore o paura a nessuna nazione, nemmeno a quelle inesistenti come Sealand.
 
Non era sicuro di quale reazione si avrebbe avuto da Germania ma certamente, non si sarebbe mai aspettato quello sguardo doloroso.
 
“Lo era tanto tempo fa” Disse.
 
Romano poteva sentire il disagio tornare improvvisamente, più pesante di prima, quindi portò nuovamente la sua attenzione sul pane e non pronunciò più nessuna parola, per tutto il tempo in cui rimase da solo con Germania.
 
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La colazione fu relativamente priva di ulteriori incidenti. Veneziano era di buon’umore. Il cibo non era poi così male. L’unico problema, per quanto riguardava Romano, era che Germania e Prussia erano lì.
 
Prussia sembrava di nuovo com’era sempre e continuava a lanciare commenti sfacciati a Veneziano, evidentemente pensava di sembrare suadente e divertente. Il povero Veneziano rideva e sorrideva come l’idiota che era. Romano avrebbe voluto vomitare.
 
La cosa peggiore di tutte, era che Prussia stava raccogliendo delle briciole del suo pane per nutrire il piccolo uccellino che gli girava sempre intorno.
 
“Devi proprio farlo? È disgustoso!” Sbottò Romano.
 
“Ma Romano, non è carino?” Chiese Veneziano. Prese una briciola del proprio pane e la offrì all’uccello, ridendo quando mangiò tutto.
 
“Sono d’accordo con tuo fratello. Prussia, quante volte ti ho detto di non portare quella cosa a tavola?” Disse Germania.
 
“Non fare il guastafeste West. Non sta facendo niente”
 
“Tuttavia, non è igienico portare animali a tavola” Disse Germania “E dovresti comunque tenerlo nella tua stanza. Non puoi portarlo al Reichstag”
 
Prussia fece una smorfia disgustata “Non dirmi che hai in mente di trascinarci là. Pensavo che andassimo a fare qualcosa di divertente oggi”
 
“È un edificio molto educativo e stimolante” Disse Germania.
 
“E la vista dalla cima è fantastica! Non mi stancherò mai di vedere Berlino da lì! Poi, Romano non l’ha mai visto, quindi dobbiamo per forza andarci!” Aggiunse Veneziano.
 
E così fecero, era anche peggio di quel che Romano aveva previsto. Germania aveva chiesto a tutti di vestirsi nel modo migliore che potevano, perché non potevano andare al Reichstag indossando vecchie e nere magliette, con slogan che avrebbero potuto farli fermare al controllo di sicurezza, come disse Prussia. I due ebbero una discussione su questo, ma alla fine, Prussia cedette ed accettò d’indossare altro.
 
Il secondo problema, sorse quando arrivarono al Reichstag. C’era una lunga fila di persone che aspettavano di passare il controllo di sicurezza ed essere lasciati entrare. Contro ogni aspettativa, Germania fece loro cenno di prendere posto in fila.
 
“Che diavolo? Tu potresti farci entrare subito!” Si lamentò Prussia.
 
“Non è giusto, dobbiamo aspettare come tutti gli altri” Rispose Germania.
 
“C’impiegheremo l’intera giornata! Potremmo andare alla porta e chiedere di essere lasciati entrare! Infatti, è proprio quello che farò!”
 
“Non ti ascolteranno”
 
La posa arrogante di Prussia, crollò alle parole di Germania, incrociò le braccia al proprio petto “Bene” Borbottò “Se volete sprecare qui questa fantastica giornata, va bene”
 
Aspettarono. Il sole si levò alto ed il caldo iniziava ad essere insopportabile. La fila si muoveva in modo dolorosamente lento e Romano, stimò che ci sarebbe voluto minimo un’ora prima che arrivasse il loro turno per entrare. Come i minuti passavano, si ritrovò ad essere d’accordo con Prussia in modo allarmante. Se Germania poteva salvarli da tutto questo, perché diavolo non lo faceva?
 
Il loro gruppo era formato dagli unici idioti che pensavano che aspettare in fila per entrare in qualche stupido edificio fosse un ottimo modo per passare un bellissimo Sabato. Per orrore di Romano, si rese conto che alcuni dei turisti in fila, erano del suo popolo. Che diavolo? Davvero non avevano nulla di meglio da fare?
 
Per aggiungere sale alle sue ferite, la fila passava attraverso una grande area erbosa, piena di gente che si godeva il sole, beveva soda, ascoltava musica e, in generale, si divertiva davvero, non sembravano dei completi sfigati.
 
“Fa troppo caldo. Io vado a prendermi da bere” Annunciò Prussia.
 
“Se te ne vai, perderai il tuo posto nella fila” Brontolò Germania con voce minacciosa.
 
Prussia infilò le mani in tasca e mormorò qualcosa sottovoce. Romano pensò che probabilmente sarebbe stato d’accordo con lui, anche se non aveva capito una sola parola. Germania stava diventando uno schiavista anche più irritante del solito e non riusciva a capirne il motivo.
 
Romano strinse i denti e si allentò la cravatta. Mentre lo faceva, guardò Veneziano e si chiese perché suo fratello non stesse piagnucolando e lamentandosi di dover aspettare. Sembrava contento in modo sospettoso, appoggiato al braccio di Germania mentre raccontava allegramente qualche sciocchezza. Vedere queste cose, servì soltanto ad aggiungere altra irritazione a Romano e dovette mordersi le labbra, sforzandosi di non mettersi a sbraitare.
 
Non era l’unico al quale la pazienza stava per finire.
 
“Sapete, che vada al diavolo!” Ringhiò Prussia, si tolse la cravatta e la buttò a terra insieme alla giacca. Marciò verso il gruppo più vicino di persone sedute sull’erba, prese una bottiglia dal loro mini frigo e si auto invitò a sedersi con loro. Fortunatamente per lui, a loro andò bene, dopo la sorpresa iniziale.
 
“Oh, sembra bello!” Disse Veneziano “Romano, dovresti andare anche tu!”
 
“Cos-” Iniziò a chiedere Romano, ma fu zittito quando sentì due mani che gli davano una forte spinta, facendolo inciampare e cadere fuori dalla fila.
 
Si voltò per guardare il fratello, infuriato “Per cosa diavolo era?” Fece un passo verso Veneziano ma la voce di Germania lo fermò.
 
“Hai perso il tuo posto in fila”
 
“Col cazzo che l’ho fatto! Mi ha spinto lui!”
 
“Scusa. Ma puoi tornare indietro alla fine, ti aspetteremo quando saremo dentro” Suggerì Veneziano.
 
Romano si voltò a guardare la fine della fila che lo avrebbe portato ad aspettare minimo un’altra mezz’ora fuori. Poi si voltò a fissare il sorriso innocente di Veneziano, era troppo innocente. Quell’idiota l’aveva fatto di proposito, solo per sbarazzarsi di lui e trascorrere la giornata con Germania!
 
Era in parte per il caldo ed in parte per l’irritazione di dover perdere così tanto tempo per niente ma in quel momento, sentiva così tanto odio verso il fratello che, era sicuro, sarebbe esploso lì. Veneziano l’aveva pregato di andare con lui in quell’orribile città e poi, lo scaricava alla prima occasione che aveva.
 
“Fottiti” Ringhiò, sentendosi completamente respinto. Si voltò per lanciare un’occhiataccia a Germania “E fottiti pure tu!”
 
“Romano, stai facendo una scenata” Disse Veneziano.
 
“E di chi è la colpa? Ma va bene, non è che volessi venire in questo stupido posto! Sto molto meglio da solo!”
 
Avrebbe desiderato vedere almeno un po’ addolorati suo fratello e Germania (Soprattutto Germania), Romano girò sui tacchi ed iniziò a marciare attraverso il campo. Non gli importava dove andava, solo voleva essere lontano dagli altri. In fondo alla sua mente però, sapeva che non avrebbe dovuto separarsi da loro in una città che non conosceva, ma lui non era uno che pensava razionalmente quand’era incazzato.
 
Non si fermò finché non attraversò almeno cinque strade il cui nome non sapeva nemmeno iniziare a pronunciare. Romano si guardò intorno ma non aveva idea di dove si trovasse o da quale direzione fosse venuto.
Maledizione, pensò frustrato. Era come se fosse intrappolato. Non c’era nessuno posto dove lui potesse andare. Qualsiasi posto in quella città, gli sembrava ostile ed improvvisamente, non desiderò altro che tornare indietro, a casa, dove sapeva cosa fare e si sentiva al sicuro.
 
Diede un bel calcio al marciapiede ma questo non lo fece sentire meglio, anzi, fu peggio. Dio, era inutile. Il suo stesso fratello non voleva passare la giornata con lui ed ora, si era perso e tutto quello che poteva fare a proposito, era fare una scenata in pubblico.
 
Se Veneziano voleva spendere la giornata con Germania, perché non l’aveva detto subito? Romano si sarebbe lamentato, ma in realtà non avrebbe fatto molto per fermarlo. Veneziano si fidava così poco di lui, da costringerlo a tirargli quel cazzo d’inganno, solo per avere un po’ di tempo da solo col suo brutto fidanzato?
 
“Boo!”
 
Romano urlò e si girò di scatto appena sentì due mani sulle sue spalle. Non sapeva se essere sollevato o turbato dal fatto che fosse Prussia.
 
“Che diavolo? Mi hai quasi fatto venire un infarto!”
 
“Scusa, ho proprio dovuto sorprenderti, sembrava che non avessi idea di cosa ti succedesse intorno” Disse Prussia.
 
Romano fece un passo indietro, mettendosi sulla difensiva “Che ci fai qui? Ti hanno mandato per seguirmi?”
 
“Nah, mi sono solo stufato di vedere tuo fratello sbaciucchiare West, così ho deciso di abbandonarli, è solo una coincidenza se ti ho incontrato” Disse Prussia, con una pigra scrollata di spalle.
 
Romano incrociò semplicemente le braccia al proprio petto e si voltò per guardare altrove. In fondo, era contento che ora aveva incontrato qualcuno che sapeva dove andare ma non poteva certo dire a Prussia che si era perso.
 
Con la coda dell’occhio, vide Prussia iniziare a camminare lungo la strada. Cosa, se ne stava andando, lasciandolo lì da solo?
 
“Dove stai andando, stronzo?” Chiese.
 
Prussia si voltò indietro per guardarlo “Non lo so. Da qualche parte dove c’è qualcosa da fare. Vuoi venire con me? Posso mostrarti dei posti di Berlino, molto più divertenti, di cui nemmeno West sa l’esistenza!”
 
“Ne ho abbastanza di questa città, ma credo di non aver niente di meglio da fare. Posso sempre tenerti compagnia, visto che nessun’altro vuole stare con un perdente come te” Borbottò Romano. I suoi piedi lo portarono da Prussia un po’ più velocemente di come avesse voluto, ma non gli piaceva l’idea di essere lasciato di nuovo solo.
 
Prussia gli diede una pazza sulla schiena e fece una risata “Sembra che sia l’ora dei fratelli maggiori! Dimostriamo a quei due che sappiamo divertirci molto di più quando non sono in giro!”
 
“Sarà meglio per te che non mi trascini in nulla di stupido!”
 
“Hey, per cosa mi hai preso?”
 
Il ghigno sul viso di Prussia, disse a Romano che il suo destino era segnato. Poteva soltanto sperare di sopravvivere e, se non fosse successo, Veneziano avrebbe dovuto dichiarargli guerra e vendicarlo.
 
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Il primo posto che Prussia gli mostrò, prese Romano di sorpresa. Si era aspettato una specie di bar squallido o magari, un nascondiglio pieno di strumenti per la tortura ma in realtà, Prussia lo aveva portato in un piccolo negozio di animali.
 
“Devo solo prendere qualcosa per il mio uccellino” Spiegò Prussia, come Romano gli rivolse uno sguardo interrogativo.
 
“Certo” Rispose Romano, andando poi a dare un’occhiata al pappagallo rosso che si trovava al bancone. Oltre a quello, non c’erano altri animali interessanti, solo alcuni topi, pesci e piccoli rettili. La maggior parte delle cose in vendita, sembravano essere prodotti alimentari.
 
“Hey Gilbert! È da un po’ che non ti vedo in giro” Disse il proprietario del negozio, come Prussia andò alla cassa con un sacchetto di semi per uccelli.
 
“Sono stato impegnato” Disse Prussia.
 
“Saresti dovuto venire la scorsa settimana, avevamo dei coniglietti davvero adorabili, ma li abbiamo venduti subito” Disse il proprietario.
 
Romano spostò la sua attenzione, dal pappagallo, al Prussiano, lanciandogli un’occhiata curiosa.
 
“Sì beh, come ho detto, ho avuto da fare” Disse Prussia, prendendo subito i soldi dal portafoglio.
 
“Ma gli ho fatto delle foto per te. Guarda, non sono carini? Spero di averne altri per Mercoledì, così puoi passare e dare un’occhiata. Forse puoi finalmente convincere tuo fratello a prenderne uno” Disse il proprietario. Allungò una mano sotto il bancone per prendere qualche foto e le spinse quasi in faccia a Prussia.
 
Prussia sembrava indeciso per un momento, ma quello che vide nelle foto, vinse su di lui e sul viso, gli comparve il sorriso più grande mai visto.
 
“Aww, sono adorabili! Devi assolutamente chiamarmi quando arrivano i prossimi” Disse.
 
“Sicuro! L’allevatore ha promesso che ce ne sarà anche qualcuno bianco”
 
“Sì, quelli sono i migliori”
 
Romano non poté evitare che la sua curiosità crescesse, così andò dietro Prussia per dare un’occhiata alle foto. Si aspettava quasi che contenessero qualcosa di completamente diverso che semplici coniglietti. Oppure conigli in contesti che avrebbe preferito non pensare. Forse il negozio di animali era solo una copertura per un negozio porno o qualcosa del genere.
 
Tuttavia, quelle foto non potevano essere più innocenti. Mostravano un gran numero di coniglietti marroni e grigi, ammucchiati insieme, mentre mangiavano carote ed erano semplicemente adorabili. Era un bel contrasto con i poster che aveva visto nella stanza di Prussia.
 
“Non pensavo che ti piacesse questo genere di cose” Disse.
 
“Mi piacciono gli uccellini, i gattini e anche i cagnolini… e i panda. Ti da fastidio?” Chiese Prussia, come consegnò le foto al proprietario.
 
Heh, quindi il bastardo non era un cattivo ragazzo dopotutto. Prima che potesse fermarlo, sentì gli angoli della sua bocca piegarsi verso l’alto.
 
“Stai ridendo di me?” Chiese Prussia. Poi i suoi occhi si spalancarono “Hey, tu stai ridendo di me! Wow, non pensavo nemmeno che potessi farlo!”
 
“E che diavolo dovrebbe significare?”
 
Prussia spinse un dito sotto le costole di Romano, ottenendo così un guaito sorpreso “E ora non c’è più. Non dovresti prendere tutto così sul personale, fratello d’Italia”
 
“Non chiamarmi così!”
 
Prussia lo ignorò e si rivolse a parlare di nuovo al proprietario “Senti, ora devo proprio andare. Ho un ospite e devo mostrargli un po’la città” Disse, indicando Romano con il pollice.
 
“Certo, salutami Gilbird!”
 
“Quindi quell’uccello si chiama Gilbird?” Chiese Romano, come uscirono dal negozio.
 
“Sì, forte, eh?”
 
Romano sbuffò “Sei così pieno di te”
“Beh, perché non dovrei esserlo, quando sono così magnifico?”
 
Romano non era sicuro di quanto tempo passarono camminando in giro, infilando le loro teste in negozi dove alla fine, non compravano nulla. Prussia continuava ad indicargli vari edifici ma Romano non poteva dire di trovarli particolarmente interessanti.
 
“Smettila di fare quella faccia e cerca di divertirti per una volta” Disse Prussia.
 
“Forse potrei farlo, se mi mostrassi qualcosa di interessante. Pensavo avessi detto di conoscere posti migliori di quelli di tuo fratello ma fin’ora, erano tutti noiosi. Avrei dovuto stare con Veneziano e il bastardo”
 
“Sì, poi li avresti guardati mentre se ne stavano appiccicati tutto il giorno”
 
Prima che Romano potesse rispondere, Prussia aveva puntato verso un cartello blu che indicava l’ingresso al U-Bahn.
 
“Guarda, so come tirarti su di morale. Andiamo da Alex” Disse.
 
Fu solo quando arrivarono alla U-Bahn che Romano realizzò che Alex non era un misterioso amico di Prussia ma si riferiva invece di Alexandeplatz. Un’altra sorpresa, fu quella di vedere che così tante persone si erano radunate nella piazza, per guardare un qualche tipo di spettacolo su di un palco. Qualcuno, stavano disegnando qualcosa per terra, con il gesso mentre altri, stavano seduti su dei divani che, in un qualche modo, avevano portato lì fuori.
 
“Cosa sta succedendo?” Chiese.
 
Prussia teneva le mani sui fianchi ed osservava tutto con orgoglio “Lo fanno ogni tanto, durante il finesettimana. C’è musica, delle recite e cose del genere. Pensavo ti potesse piacere, visto che continui a lamentarti di quanto tutto, in Germania, sia soffocante e noioso”
 
“Lo dico perché è così” Disse Romano ma nelle sue parole, mancava la solita rabbia. Non poteva farci niente, essere circondato da così tante persone che si stavano divertendo, aveva un effetto calmante su di lui.
 
“Non so te ma io ho fame. Guarda se c’è posto vicino alla fontana, tornerò subito” Disse Prussia.
 
Romano era stato così occupato con i suoi pensieri negativi che non aveva nemmeno realizzato quanto fosse tardi, non avevano nemmeno pranzato ed improvvisamente, diventò fin troppo consapevole del fatto che stesse morendo di fame.
 
Prussia tornò presto, con in mano qualcosa che sembrava uno di quei cibi che vendevano nelle piccole bancarelle agli angoli delle strade ma Romano, aveva fin troppa fame per lamentarsi. Inoltre, Prussia si era assicurato di portargli un piatto che non contenesse né patate, né salsicce. Per un po’ di tempo, restarono seduti vicino alla fontana, guardando lo spettacolo improvvisato sul palco.
 
“Visto? Non di stai lamentando. Ammettilo che ti stai divertendo” Disse Prussia.
 
“Sono solo felice di avere finalmente qualcosa da mangiare. Sei pessimo ad ospitare gli altri; avresti dovuto darmi da mangiare molto prima!” Rispose Romano.
 
Prussia non sembrò molto scoraggiato dal suo commento “Allora, puoi almeno ammettere che il cibo è buono”
 
“Quando si ha fame, va bene tutto”
 
“Sei una persona davvero negativa, sai? Ci deve pur essere qualche tuo lato nascosto che spiega il perché Italia ti vuole così tanto bene” Disse Prussia, stuzzicando poi il braccio di Romano ma l’altro, era troppo sorpreso per allontanare la sua mano.
 
“Cosa intendi dire?” Chiese.
 
“Beh… immagino che ci devi essere qualcosa di più, oltre che ad essere un lagnoso-”
 
“Non quello, coglione! Che hai detto su mio fratello?”
 
Prussia lo guardò divertito “Tutte le volte che viene qui, si mette a parlare di quanto vorrebbe che tu e West andiate d’accordo. Credo che sia parecchio importante per lui, anche se non ne capisco il motivo. Se io avessi un fidanzato ed a West non piacesse, non me ne fregherebbe nulla della sua opinione”
 
Romano continuò a fissare la recita, senza però prestare attenzione. Non gli era certo nuovo che Veneziano volesse fargli accettare Germania, certe volte, era l’unica cosa di cui parlasse il fratello ma sentirselo dire da qualcuno, rendeva tutto diverso, in un certo senso.
 
Il pensiero che qualcuno aveva notato che a Veneziano importasse di lui, lo faceva sentire stranamente bene. C’erano volte in cui Romano era sicuro di essere solo un peso per suo fratello e troppo difficile per chiunque per poter essere amato. Non poté far a meno che sentirsi un po’ in colpa, per tutti i problemi che stava causando a Veneziano ma non sapeva come poter cambiare. In realtà, non odiava veramente Germania, ma… 
 
Prussia si pulì le mani dal grasso, sui pantaloni, senza preoccuparsi che facessero parte dei suoi vestiti. Si alzò in piedi ed andò a prendere un pezzo di gesso che qualcuno aveva lasciato sul terreno. Dopo un momento di riflessione, iniziò a disegnare qualcosa in terra.
 
Romano si avvicinò a lui, così da vedere ciò che l’altro stava disegnando, da sopra la sua spalla. Non poteva certo dire di essere sorpreso quando realizzò che si trattava di un pulcino gigante.
 
Quando notò Romano, Prussia smise di lavorare per un secondo e si voltò a guardare, ancora una volta, la piazza.
 
“Questo posto, un tempo era tutto mio, sai?” Disse.
 
“Quando c’era ancora una Prussia?”
 
“Sì, ma anche più tardi, Alex era nella parte est” Disse Prussia, tornando a disegnare. I suoi colpi però erano più pigri e Romano, aveva l’impressione che almeno la metà della sua attenzione, fossa da un’altra parte.
 
“Era molto meglio quand’era in mano mia, ovviamente” Riprese Prussia “Ok, non è vero. Era tutto una merda quando il muro è crollato. È molto meglio ora che appartiene West, è davvero bravo a sistemare le cose”
 
“È un aguzzino, tutte le riunioni guidate da lui sono una tortura!” Disse Romano.
 
Prussia rise “È efficiente, non so come riesca a far tutto. Riunioni qui, scartoffie là, tenere a freno le liti politiche, essere aggiornato su tutte le nuove leggi. Lo sai, cose da nazioni”
 
Fermò la propria mano a metà del movimento ed osservò il disegno in silenzio. Dopo un po’ gettò, con indifferenza, il gesso ai propri piedi e si alzò, pulendosi le mani sui propri pantaloni.
 
“Ma sto meglio senza tutte queste stronzate” Disse e, quando si voltò a guardare Romano, il suo solito ed ampio sorriso era tornato. Romano, prima di allora, non aveva mai visto qualcuno così triste, nonostante avesse un sorriso da orecchio a orecchio.
 
“Voglio dire, chi è che ha voglia di alzarsi presto, andare alle riunioni e pensare alle leggi? Io no! Guarda com’è diventato West a causa di tutto questo! Preferisco essere il suo fastidioso fratello buono a nulla, piuttosto che fare quelle cose tutti i giorni!” Continuò Prussia.
 
Romano sapeva che quello, era il momento di dire qualcosa di confortante e saggio.
 
“Dio, sei ancora più brutto del solito quando sei triste! Andiamo via di qui e prenditi una birra o qualcosa del genere” Disse.
 
“Ora sì che inizi a parlare la mia lingua! Immagino che la mia magnificenza sia fluita dentro di te per tutto il giorno”
 
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Romano e Prussia erano impegnati a perdere tempo, quando Veneziano e Germania li trovarono in un bar. Germania iniziò subito a rimproverare Prussia per essere stato irresponsabile e per non aver risposto alle chiamate, nonostante avesse cercato di contattarlo per ore.
 
“Ti sei divertito oggi?” Chiese Veneziano, mentre si rannicchiava vicino al fratello.
 
“Diavolo, no!” Disse Romano “Ed è tutta colpa tua! Perché hai fatto così? Se volevi passare la giornata con quel bastardo, me l’avresti potuto dire! Non è un problema; lo capisco quando nessuno mi vuole!”
 
Veneziano restò a fissare per qualche secondo il fratello, con orrore “No, no! Non è affatto così! Non stavo cercando di sbarazzarmi di te! Ho solo pensato che ti saresti divertito molto di più con Prussia, perché già ieri stavate diventando amici. So come sei fatto, quindi ho pensato che non saresti voluto andare con lui se non avessi fatto qualcosa!” Spiegò.
 
“Avresti potuto chiedermelo” Borbottò Romano e prese il suo bicchiere, con dentro il resto del suo drink, per bere ancora ma Veneziano, glielo prese prima che potesse farlo.
 
“Non bere così tanto, Romano! Ti rende più irritato del solito” 
 
“Ridammelo! Non hai diritto di darmi lezioni dopo il modo in cui mi hai trattato oggi!”
 
Le spalle di Veneziano crollarono. Sembrava un cucciolo che era appena stato bastonato “Sei stato tanto male?” Chiese.
 
“È andato tutto bene” Disse Romano. Fu sufficiente per alleviare la preoccupazione di Veneziano, si aggrappò subito a lui ed annunciò quanto fosse felice che Romano si fosse divertito.
 
“Mi dispiace di averti ingannato e costretto Germania ad aiutarmi. Per favore non arrabbiarti con lui, è stata una mia idea quella di andare al Reichstag ed ingannare te e Prussia così da farvi andare via. Mi dispiace. Pensavo che stessi facendo la cosa giusta” Disse Veneziano.
 
“Ho già detto che è tutto a posto” Disse Romano.
 
“Sì ma dobbiamo venire ancora qui domani, quindi voglio parlarne ora così che non continuerai a lamentarti tutto il tempo”
 
Mentre cercava d’ignorare il continuo mormorio del fratello, lo sguardo di Romano si spostò alla loro sinistra, dove Germania stava ancora rimproverando Prussia. Più la conversazione continuava, più Prussia rideva forte e la rabbia del fratello aumentava.
 
Sembrava proprio come quando stavano parlando ad Alexanderplatz. Romano avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma improvvisamente, sentì come se stesse vedendo Prussia per la prima volta nella sua vita. Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto fossero palesemente false molte cose che l’altro diceva o faceva?
 
Dio, sono così ubriaco, pensò Romano. I suoi pensieri non avevano più senso.
 
“Vuoi smetterla?” Ringhiò e cercò di spingere via il fratello “E portami dell’acqua” Aggiunse velocemente. Doveva pur esserci qualcosa che potesse fare per schiarirsi e idee, prima di arrivare a pensare a cose ancora più stupide.
  
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