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Autore: grantivre    21/01/2014    5 recensioni
Dal Prologo:
« SE NON LA SMETTETE SUBITO GIURO CHE VI CRUCIO TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, DOPO AVER EVIRATO GLI UOMINI E RASATA A ZERO IRIS. » Urlò, indicando tutti i presenti tranne Lydia, accasciata su una poltrona, con la bacchetta, estratta dalla manica. « PER TUTTE LE MAGLIETTE DELLA SALUTE DI GODRIC GRIFONDORO, SI PUO’ SAPERE CHE SUCCEDE? SONO A PEZZI E SE VOLETE VIVERE FINO AI DICIOTTO ANNI FATE SILENZIO.»
L’unico idiota che osò fiatare dopo tale monologo fu Beauville che, passandosi una mano fra i capelli biondi slavati, ridacchiò. « Io ho perso un anno, quindi sono già diciottenne, Potty. Con me le tue minacce non valgono. »
Forse fu la deficienza di doti a livello celebrale del suddetto, forse fu la sua risata idiota, forse fu l’effetto dell’aggressione da parte di Rose, forse fu semplicemente tutta la situazione o, forse, come propose più tardi Alain, era colpa della sindrome premestruale, ma sta di fatto che Lily Luna Potter esplose.
Letteralmente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Update del 22/01/2014: Ieri sono dovuta scappare perché ho l'orario al pc,
dunque ho corretto ora gli errori di battitura, vogliate scusarmi.
Purtroppo, efp dà la mia storia come OS e non so per quale motivo,
siccome ho specificato che non lo era. Cercherò di risolvere il problema,
se volete aiutarmi sono qui.
Un bacio, vi lascio al prologo.
Mockinghunter

Upside Down

Prologo


Rose si spostò un riccio da davanti agli occhi, sbuffando, e girò la pagina del libro di pozioni. Era la studiosa della gang- o meglio dire clan?- formata da suo fratello e i suoi cugini.
Le faceva piacere imparare e allo stesso tempo sentiva su di sé il peso della bravura della madre. I professori che erano abbastanza grandi per aver insegnato alla sua genitrice o per averla avuta come compagna di scuola si aspettavano un buon andamento da lei e lei stessa era più che determinata ad andare bene, ma tutto ciò le dava non poco stress.
Aggiungendo il fatto che i M.A.G.O. erano meno di un anno più in là- Beh, Rose rischiava un esaurimento nervoso. Non avrebbe mai accettato nulla di più basso dell’Oltre ogni previsione.
Si lasciò andare sui cuscini del suo letto e borbottò qualcosa che alle orecchie della sua migliore amica Lydia Farendale suonò come una maledizione che avrebbe fatto impallidire anche il ritratto dell’Ubriaco, quello che insultava chiunque passasse.

«Rose, tutto bene?» Chiese la giovane Grifondoro andandosi a sedere temerariamente vicino alla Weasley esasperata.

Quest’ultima annuì passandosi le mani sul volto e sospirando.

«Tutto bene, sì. Devo solo dormire. Sì, del riposo è quello che mi ci vuole, sì.»

I continui della ragazza e il suo tono così pacato fecero spaventare la povera Farendale che pensò mordendosi il labbro ‘La calma prima della tempesta’.

Aveva conosciuto Rose il primo giorno del primo anno di scuola, sul treno per Hogwarts. Lydia era una nata babbana e non c’era bambina più nervosa di lei su quel treno, così la Weasley le era stata accanto raccontandole del Mondo Magico, di ciò che sarebbe successo una volta arrivate ad Hogwarts e si erano entrambe viste come Grifondoro, nonché grandi amiche.
E così era stato, per quasi sette anni.

Non era dunque una novità, per Lydia, questo tono pacato, come non era di certo una novità ciò che più che certamente sarebbe successo subito dopo.

L’inferno.

Peggio del ritorno di Lord Voldemort in persona con la resurrezione di Salazar Serpeverde annessa e connessa.

La mora si alzò lentamente dal letto di Rose, chiuse le tendine, spense la luce con un Nox non verbale e si avviò in punta di piedi verso la porta.
Era quasi arrivata alla tanto agognata meta quando l’uragano di casa Potter, la piccola- sia di età, almeno rispetto ai suoi fratelli, sia di aspetto- Lily Luna, si fiondò nella camera urlando il nome di sua cugina.
Lydia riuscì a sgattaiolare fuori dalla porta e arrivare nella Sala Comune senza fiato prima di sentire l’urlo della belva Weasley.

                                     ☽☾

«Adrian, per l’ultima volta, ti dico che non sono stata io

La bionda roteò gli occhi ancora una volta e sbuffò rumorosamente. 
Era il quindicesimo sbuffo. Il quindicesimo di una lunga serie.
E la scena si era ripetuta tante volte quanti erano stati gli sbuffi.

«Iris, per favore. Ti hanno vista entrare nella Sala Comune dei Serpeverde. E a me puoi dirlo.»

Sedicesimo sbuffo, che però suonava più come di arresa anziché di fastidio.
Iris si mise seduta accanto all’amico e si prese la testa fra le mani.

«Mi ha umiliato, capisci? Come potevo fargliela passare liscia?»

Adrian sorrise mentre la ragazza sospirò attraverso le mani diafane come il resto del suo corpo.

«Stai ridendo, vero? Stai ridendo. E’ una cosa seria!»

Il ragazzo scoppiò a ridere e le mise un braccio attorno alle spalle, dandole prima qualche buffetto sulla guancia. «Certe volte mi chiedo perché tu non sia in Serpeverde con tuo fratello. L’unica cosa che mi rassicura è che siamo migliori amici e tu non mi faresti mai del mal-» Il Grifondoro si fermò e la guardò con gli occhi spalancati  «Sono fuori pericolo, vero? Non voglio andare in giro conciato come Flint.»

Iris rise a sua volta e si alzò, guardando distrattamente verso le porte del dormitorio dietro alla quale era scomparsa Lily, accompagnata da urla che non potevano essere umane e che sfioravano gli ultrasuoni. «Sono troppo buona per essere in Serpeverde, non trovi? Flint ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare e per questo si merita quel bellissimo look che gli ho così gentilmente donato, e gratis per giunta.» Guardò l’amico arricciando un labbro e alzando le sopracciglia. «Sei fuori pericolo finché non fai qualcosa che possa danneggiare la mia persona.»

Adrian rabbrividì e si passò una mano fra i capelli castani. Quando la sua migliore amica - o co-migliore amica – parlava in quel modo gli ricordava troppo suo fratello.
Alain Rosier.
Pessimo soggetto.
Alto, riccioli biondi, occhi verdi, Serpeverde, stupida scopa dell’ultimo modello, ego spropositato, antipatia infinita, misantropo coi fiocchi.
Insomma, il suo esatto contrario.
Adrian McMillan era un sedicenne semplice, di famiglia non super ricca come i Rosier, moro, occhi castani, ego abbastanza contenuto e di una socievolezza più unica che rara.
Alain, del canto suo, l’aveva però spesso definito un perdant, troppo sfigato per essere vero 1.
Per quanto Adrian fosse di opposta opinione, la sua popolarità lasciava decisamente a desiderare. Non che gli importasse più di tanto, ma non avere dietro ragazze che pendevano dalle sue labbra in attesa di grugniti e parole francesi lo lasciava in netto svantaggio nei confronti di Rosier.
Se il Grifondoro avesse dovuto descrivere il Serpeverde in poche parole, queste sarebbero state di certo ‘Grugniti, francese e niente arrosto.’

Se c’era una cosa in cui Adrian McMillan credeva, quella era il detto Lupus in fabula. E infatti ad interrompere i suoi pensieri entrò nella sala nientepopodimeno che Alain Louis Rosier, marciando dritto verso sua sorella col dito minacciosamente puntato verso di lei.

«Tu. Tu.» Riuscì a dire, rosso dalla collera.

«Sì, io io, tu tu, egli egli, noi noi, voi voi, essi essi. Dopo questo illuminante ripasso dei pronomi personali, Al, potrei sapere perché sei entrato nella nostra Sala Comune? Non è vietato dal regolamento?» Rispose pacata Iris, senza distogliere lo sguardo dal libro che aveva aperto mentre Adrian si irrigidì in previsione di un possibile fratricidio.

Alain era già furioso appena entrato ma ora, dopo la risposta di sua sorella, era più che furente. Sembrava star per esplodere.

«Chi ti ha dato il permesso di farlo?! Per quale sciocco motivo l’hai fatto? Bête!2» Urlò questo, facendo girare una dozzina di poveri malcapitati Grifondoro.

Iris chiuse lentamente il libro e lo appoggiò al tavolino. Dopodiché, alzando le sopracciglia e incrociando le braccia, si girò verso suo fratello.

«Se pensi che usare il francese ti renda più intelligente, ho paura di dover deludere le tue aspettative. E sei tu ad essere un babbeo- Flint se lo meritava.»

Se c’era qualcosa che irritava quella piccola biondina, quella era l’ostinazione di suo fratello nel voler parlare francese. Alain sosteneva che non era un male rivendicare le proprie origini e trovava che il francese facesse impazzire le ragazze. Iris, al contrario, trovava che fosse qualcosa di infinitamente stupido e idiota, cosa perfettamente coerente con suo fratello.

Quest’ultimo stava per sbraitarle che no, un capriccio di una bambina non poteva giustificare la distruzione di un povero viso, per quanto somigliante ad un didietro fosse, quando entrarono Scorpius Malfoy, Xavier Beauville, cugino made in France dei Rosier, e il Flint in questione.

«Alain, credi di metterci ancora molto?» Esordì il primo con un pizzico d’impazienza.

Gabriel Flint non aveva fatto altro che piagnucolare e a ripetere che non sarebbe mai e poi mai potuto andare in giro per Hogwarts con la faccia rosa e verde.
Avevano tentato di lavare via il colore, ma era stato completamente inutile: la piccola Rosier aveva fatto un lavoro coi fiocchi, non c’era alcun dubbio.

Quest’ultima rimirò il suo lavoro e poi schioccò la lingua sul palato, orgogliosa. « Allora il professor Columbus ha ragione quando dice che impegnandomi un po’ di più posso arrivare a grandi risultati.» Poi aggiunse, con un sorriso melenso e le ciglia che sbattevano più veloci delle ali di un colibrì, « Sei un vero incanto, Gabriel.»

Flint infilò la mano nella tasca della mantella, pronto ad estrarre la sua bacchetta, ma fu fermato dalla mano di Scorpius e da un suo segno di dissenso, seguito da un cenno verso i due fratelli che stavano per scannarsi vivi e fermati solo da un Adrian piuttosto spaventato che tentava di separarli.

« Per tutti i mutandoni di Godric Grifondoro, ti ho detto di abbassare quella bacchetta, Rosier! No, Iris, non tu, intendevo Rosier senior…Smettila di spingermi verso Alain, ‘Ris! Sarò costretto a farvi del male, se non la smettete! »

Il povero Grifondoro non ce la faceva più a tenerli separati, così Lydia decise di intromettersi per il bene sia collettivo sia dei suoi poveri nervi che stavano per collassare.  Si avvicinò a Rosier Senior, notevolmente più alto e robusto di lei,  e, per nulla intimidita, lo prese per la parte posteriore del maglione e lo trascinò con un po’ di fatica sul divano.

«Sei peggio di un bambino, Rosier.» Lo rimproverò la ragazza scuotendo la testa mentre Alain la guardava un po’ arrabbiato e un po’ stupito.

Loro due si conoscevano da non poco tempo, ma nessuno dei due amava parlare dell’altro. Alain tirava su sempre la sua solita corazza d’indifferenza, o di idiozia, come la considerava Iris, e Lydia era fin troppo orgogliosa per lasciarsi andare o anche solo accennare qualcosa su di lui.
Non erano stati innamorati, come la situazione potrebbe indurre a pensare, né legati da qualsiasi tipo di legame affettivo, ma avevano condiviso un’esperienza un po’ particolare.

Era successo qualche anno prima, durante il loro terzo anno. Si erano persi nella Foresta durante una punizione, totalmente immeritata da Lydia ma pienamente guadagnata da Alain, ed erano caduti in un fosso piuttosto profondo. Ora, quando si hanno meno di tredici anni e una propensione al melodramma, è facile perdere il controllo. E così fece il Serpeverde, spaventando anche la povera Grifondoro.

Alla fine, dopo ore di attesa e credendo di stare per morire, decisero di confidarsi le loro colpe più segrete, le loro paure. A tredici anni le colpe che si possono avere non sono così imperdonabili da meritare uno sfogo in punto di morte, ovviamente, ma per i due sembrò necessario; in più, piccole colpe o no,  denudarono le proprie anime, e questo non era un fatto da poco, specialmente per il ragazzo che era poco incline alle confidenze.

Tutto si risolse con un salvataggio provvidenziale di uno dei professori ma ancora allora, dopo quattro anni, Lydia non riusciva a guardare Alain senza arrossire un po’ e quest’ultimo non riusciva mai a guardarla negli occhi. A Lydia bastava uno sguardo per capire che ciò che lo tormentava a tredici anni continuava a torturarlo anche dopo anni e Alain era convinto che Lydia pensasse ancora quelle cose che gli aveva confidato, convinta di morire prima del tempo, tragica come solo una neo-adolescente può essere.


«E’ Iris ad essere infantile, non io. Faccio solo in modo che non ripeta più i suoi sbagli, da bravo fratello maggiore.» Mormorò il ragazzo, guardando ovunque tranne che negli occhi di Lydia.
Ci risiamo, pensò quest’ultima mentre la giovane Rosier tentava di riprendere parola.

«Allora sai davvero costruire frasi di senso compiuto senza aver bisogno di ricorrere al francese. Sono impressionata, ti avevo sottovalutato.» Esordì avvicinandosi al divano. «Comunque,» Aggiunse con un sorrisetto beffardo,  «forse dovreste andarvene. Non vorrei essere costretta a chiamare la McGranitt.»

Alain sgranò gli occhi e diventò rosso come il divanetto su cui era seduto, stringendo il tessuto in modo da quasi strapparlo. Nel modo più composto possibile, si alzò e si avvicinò alla sorella, intimandole nel modo più educato possibile, ovvero urlandole in faccia, di fare silenzio una volta per tutte e di smetterla di dar fiato alla bocca.
Iris, ovviamente replicò.
E siccome il quadro non era già abbastanza completo, Lily si fiondò fuori dalla camera di sua cugina, correndo a perdifiato verso la Sala Comune. Capitò dalla padella alla brace.
Tutti i visi dei ragazzi presenti nella Sala, compreso e soprattutto quello di Scorpius Hyperion Malfoy – i nomi completi fanno sempre più effetto – erano puntati su di lei.
Aveva addosso una divisa completamente stropicciata e i capelli irrimediabilmente e disastrosamente arruffati, addirittura peggiori del solito e si vergognò come non mai.

Quando si degnò di staccare i suoi occhi scuri da quelli di Malfoy – e quindi parecchie maledizioni rivolte alla bestia Weasley dopo – si rese conto di essere sulla scena di un potenziale fratricidio.
Prese in considerazione l’idea di costringerli alla calma minacciandoli di chiamare Rose, ma pensò che fosse troppo anche per loro. Dunque, scelse di comportarsi da persona matura, tranquilla e diplomatica qual era.

« SE NON LA SMETTETE SUBITO GIURO CHE VI CRUCIO TUTTI, DAL PRIMO ALL’ULTIMO, DOPO AVER EVIRATO GLI UOMINI E RASATA A ZERO IRIS. » Urlò, indicando tutti i presenti tranne Lydia,  accasciata su una poltrona, con la bacchetta, estratta dalla manica. « PER TUTTE LE MAGLIETTE DELLA SALUTE DI GODRIC GRIFONDORO, SI PUO’ SAPERE CHE SUCCEDE? SONO A PEZZI  E SE VOLETE VIVERE FINO AI DICIOTTO ANNI FATE SILENZIO.»

L’unico idiota che osò fiatare dopo tale monologo fu Beauville che, passandosi una mano fra i capelli biondi slavati, ridacchiò. « Io ho perso un anno,  quindi sono già diciottenne, Potty. Con me le tue minacce non valgono. »

Forse fu la deficienza di doti a livello celebrale del suddetto, forse fu la sua risata idiota,  forse fu l’effetto dell’aggressione da parte di Rose, forse fu semplicemente tutta la situazione o, forse, come propose più tardi Alain, era colpa della sindrome premestruale, ma sta di fatto che Lily Luna Potter esplose.

Letteralmente.

Se non fosse stato leggermente sotto shock, Scorpius sarebbe stato contento della vista che aveva davanti a sé: ben tre bottoni erano scoppiati dalle asole della camicetta di Lily, lasciando visibile un, seppur quasi vuoto, reggiseno – Salazar, erano pluffe quelle? Chi diavolo era a comprarle l’intimo? Sperò non l’avesse scelto lei di sua spontanea volontà, anche se il fatto non avrebbe dovuto minimamente interessargli.

Stringendo minacciosamente la bacchetta, la ragazza schiantò Beauville facendolo cadere dritto sul tavolo della Sala Comune, sulla pergamena di una povera ragazzina che cercava di fare i compiti in santa pace.

Dopodiché la rossa, ancora fumante di rabbia, girò sui propri tacchi e rientrò in camera sua, decisa a dormire almeno fino ai suoi quarant’anni.


Note:
1) "Troppo sfigato per essere vero" è una semicit. Se avete visto Mean Girls, capirete perché. (Per chi non conosce MG, la cit originale era "Troppo frocio per essere vero"

2) 'Bête' è 'Idiota' in francese.


Saaaalve.
Purtroppo devo scappare e vi lascio con un prologo che, sinceramente, non mi piace per niente. 
Ho provato ad introdurre qualcosina, ma non so- non mi piace, non mi piace.
Spero vogliate comunque darmi una possibilità e vogliate seguire la storia.
Detto questo, vi saluto e vi lascio all'amorevole riquadro per le recensioni qui sotto. x


-Mockinghunter

 
  
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