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Autore: Gwendolyn_96    21/01/2014    0 recensioni
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Prologo
Era bagnata fradicia. Pioveva da appena cinque minuti eppure per lei il tempo si era fermato. Le sembrava fosse passata un’ eternità da quando lui se ne era andato. Da quando lui le aveva voltato le spalle dopo averle detto tutte quelle cose orribili.
Si stava avviando verso casa, i vestiti bagnati, i capelli dorati che gocciolavano, il mascara colato, lo sguardo perso e la mente sgombra. Non riusciva a pensare ad altro che a quell’unica frase, quell’unica domanda che la tormentava da quei soli cinque minuti. Perché lo aveva lasciato andare?

Capitolo 1
Era circondata. C’erano così tante persone intorno a lei che non poteva contarle. C’erano donne, uomini, persino bambini. Tutti vestiti di nero che continuavano a dire delle parole senza senso, parole che sembravano inventate. Sono pazzi! Chi sono questi individui? Era questo che pensava Katie. Era terrorizzata, il suo maglione color panna era ormai nero e bucato, i jeans sbiaditi strappati all’altezza delle ginocchia. Solo le scarpe erano rimaste come erano, sgualcite, vecchie e sporche.
Katie era una bella ragazza, i capelli biondi, quasi dorati, che le scendevano fino all’altezza delle scapole, gli occhi verdi con qualche riflesso dorato come i capelli, in parte coperti dalla frangia, erano pieni di calore, di affetto; le lunga ciglia nere, la bocca sempre incurvata all’insù, sempre sorridente.
Quella notte però era diversa.
Era bianca come un lenzuolo, le guance leggermente arrossate per la corsa che aveva dovuto affrontare giù per le scale, con il respiro affannato, i capelli disordinati, la frangia dritta e storta non voleva saperne di stare giù. E gli occhi. Gli occhi che trasparivano tutto il suo terrore, la confusione che provava dentro di sé. La bocca era semichiusa e da essa uscivano delle nuvolette di vapore. Aveva freddo, ma era sudata.
Quei loschi individui iniziarono ad avvicinarsi sempre di più, fino quasi a toccarla. Quando uno di loro l’afferrò per il braccio, Katie era pronta a urlare.
Si svegliò di soprassalto, sudata, cinque minuti prima che suonasse la sveglia. Era da tre notti che faceva sempre lo stesso incubo. E si svegliava sempre a quel solito punto.
Katie fece un bel sospiro, si stiracchiò e sbadigliò prima di alzarsi e andare a fare una bella doccia calda.
Alle 7.30 era già giù con lo zaino in spalle, il giaccone largo e lungo verde militare, le chiavi di casa in tasca e le sue solite scarpe da ginnastica. Salutò il suo gatto Cleo, che era acciambellato sul divano, e uscì di casa avviandosi verso la scuola. L’ultimo posto in cui sarebbe voluta andare.
A scuola aveva solo due amici, Hazel, una ragazza molto carina, scura di pelle, con gli occhi di un blu da far paura, i capelli neri e mossi e le lentiggini, e Luke, un ragazzo castano con gli occhi verdi, alto e magro e poteva essere anche molto carino se non indossava tutti i giorni quegli occhialoni squadrati che andavano tanto di moda.
Non è che le altre persone li odiavano, è che non gli piaceva la loro compagnia. Chissà, forse perché amavano tutti e tre leggere tantissimo, oppure perché Katie aveva una cugina. Una cugina tanto odiosa quanto bella. Emma era alta, snella, un portamento regale, i capelli lunghi fino alla vita neri come l’inchiostro. Due occhi azzurri talmente chiari che parevano di ghiaccio, le labbra rosse sottili e il viso di una vera bellezza. Non solo era bella, ma era anche intelligente. Era l’idolo di tutti. Era stata per tre volte di seguito la reginetta del ballo di scuola, aveva moltissimi amici e, soprattutto, non sopportava Katie.
Katie aveva perso i genitori quando era ancora piccola a causa di un incidente stradale. Lei era in macchina con loro, ma non si sa come, si è salvata. Katie di quel giorno non si ricordava niente, solo una luce abbagliante e delle urla, dopodiché, se continuava a sforzarsi di ricordare, le veniva un mal di testa mostruoso.  
Da allora è andata a vivere a casa delle zie: zia Clare, la dolcissima zia che le ha permesso di fare la tessera per la biblioteca, la sola salvezza di Katie; e zia Annie, che dal nome sembrerebbe quasi una zia amorevole, ma era tutt’altra cosa. Era odiosa almeno quanto la figlia. Acida, scontrosa solo con Katie per esserle sfortunatamente capitata in casa; al contrario della figlia, era un ignorante che usava citazioni di persone famose al momento meno opportuno e senza un motivo, solo per far vedere agli altri che lei era, come diceva lei stessa, acculturata. Si vantava di avere una figlia come Emma, sempre così disponibile con tutti, generosa, divertente, intelligente e bella. Insomma, tutto lei!
Ogni domenica mattina, l’unica giornata in cui facevano tutti colazione insieme, servita dal maggiordomo, appena Katie entrava nella sala da pranzo zia Annie le lanciava uno sguardo truce e si limitava a mangiare e a chiacchierare con Emma o con zia Clare, cosa che accadeva di rado, come se sua nipote non esistesse.
Meno male almeno a scuola c’erano i suoi due amici, i migliori amici di sempre.
Appena entrata nell’atrio scolastico, Luke e Hazel le vennero incontro con un bel sorriso.
“Che ne dite di andare in biblioteca? Devo fare una ricerca per storia e poi non voglio stare un’ora ad ascoltare le chiacchiere inutili della professoressa Colman. Rende la materia più bella del mondo la più noiosa!”
Ovviamente erano tutti e due d’accordo con Hazel e, anche se Katie non riteneva arte la materia più bella del mondo, concordava pienamente sul fatto che la professoressa Colman era moscia quanto una piuma che vola nel cielo senza un briciolo di vento quando spiegava e ti annoiavi facilmente durante le sue lezioni. In più non c’era posto migliore a scuola se non la biblioteca.
  
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