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Autore: boosvoice    22/01/2014    0 recensioni
-sento il tuo cuore..- sorrisi da sola e girai lo sguardo verso di lui, che ora mi guardava sorridendo con gli occhi semichiusi per il sonno. Restai ad ascoltare più lentamente i battiti del suo cuore. –è..è normale..- dissi.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*




 

La luce del mattino era calda e accecante, e penetrava dalle tende bianche illuminando tutta la stanza.

Ero sveglia da pochi minuti e, sebbene fosse fin troppo tardi, preferii restare a letto ancora un po', a godermi la serenità del momento.

La mia testa poggiava sul petto di Harry, coperto da una t-shirt grigia: anche lui era sveglio, e con il braccio attorno alle mie spalle mi sfiorava la pelle dell'avambraccio lentamente.
Il suo torace si alzava a ritmo regolare ed io respiravo insieme a lui, totalmente presa e rilassata.

-buongiorno..- dissi con dieci minuti di ritardo con voce bassa e roca e sospirai, -'giorno.- mi rispose Harry sussurrando e mi strinsi di più a lui.

Dopo un minuto iniziò ad arrotolarsi al dito alcune ciocche dei miei capelli e restammo così per altri lunghi minuti, con gli impegni di lavoro che chiamavano entrambi cercando di tirarci giù dal letto.

-sento il tuo cuore..- sorrisi da sola e girai lo sguardo verso di lui, che ora mi guardava sorridendo con gli occhi semichiusi per il sonno. Restai ad ascoltare più lentamente i battiti del suo cuore. –è..è normale..- dissi.
-mh..bene.- mormorò Harry, alzando il petto e facendo scrocchiare le ossa della spina dorsale, poi si strofinò gli occhi con la mano libera e sospirò.
-resti un po' qui?- gli chiesi esitante e lui annuì, -certo..- disse e mi accarezzò la schiena da sotto la maglietta; lo strinsi e affondai la testa nell'incavo del suo collo, annusando il suo profumo mattutino.
Gli lasciai un bacio sulla spalla e sorrisi.                                                                              
 
 

 

*poche settimane dopo*

 
 
 
Quel venerdì 31 agosto, dopo cinque ore di turno alla Topman, ergo alle otto di sera, mi chiusi la porta di casa alle spalle, più esausta degli altri giorni, e lasciai borsa e chiavi sul tavolino all'ingresso mormorando -sono a casa..- e trascinandomi su per le scale.
Mi liberai dei vestiti e finii dritta sotto la doccia, facendomi prendere completamente dal getto caldo.

Ancora oggi mi chiedo perché ad agosto, a Londra faccia già freddo. Dopotutto il freddo non lascia mai Londra.

Uscii dopo più di mezz'ora, con i capelli bagnati a gocciolarmi lungo tutta la schiena. Infilai gli slip e un reggiseno dopo essermi asciugata, e restai dieci minuti buoni con l'asciugacapelli in mano, mentre fuori il cielo si incupiva sempre di più.
Erano le 22:00 e ancora non arrivava nessuno.
Decisi di chiamare Harry, inutilmente, dato che il suo cellulare era sul tavolo in cucina. Provai con Louis, e fortunatamente la sua voce rimbombò acuta nel mio orecchio.
-sto arrivando, Juls.. Ho preso da poco un taxi dall'aeroporto. Non c'è traffico..-
-oh..okay.. Harry ti è venuto a prendere?- continuai a girare per il piano di sopra scalza, indossando i miei pantaloncini e una maglietta di Harry presa dalla cabina armadio.
Scesi al piano di sotto, presi una barretta in cucina e iniziai a mordicchiarla.
-se sono in un taxi presumo di no.- disse quasi ironico, con una punta di noia nella voce.
-quindi non è con te?-
-no..mi ha scritto che andava a casa..non è lì?-
-no..- mi fermai perplessa sulle scale, pensando.
-L'hai provato a chiamare?-
-si, ma il suo cellulare è qui..e in casa ci sono solo io..aspetta.- mi fiondai sulla porta d'ingresso e -ragazze..per caso avete visto Harry entrare o uscire di casa?- urlai quasi ad alcune fan fuori al nostro porticato.
-ehm..è entrato circa tre ore fa. Ma non è uscito.- disse una di loro con un berretto in testa. -oh..okay..grazie. Lou..hai sentito?- tornai dentro e risalii di sopra.
-si..non lo so.- sospirò lui, mentre io perquisivo in fretta e furia i bagni e le camere da letto.
-non è nemmeno in soffitta.. Louis, che devo fare?- chiesi sedendomi sul letto e fissando il muro davanti a me.
-non lo so, Julie..sarà andato a rendere una boccata d'ar-
-Harry..!- interruppi Louis chiamando il ragazzo con voce interrogativa e avvicinandomi a tentoni alla porta del bagno in camera.
Avvicinai l'orecchio al legno e aspettai, sentendo poi la voce di Louis che chiedeva dal telefono -l'hai trovato? Julie..-
-aspetta..- sussurrai e tentai di aprire la porta con successo. -sono fuori casa.- disse lui, non risposi, e lasciai il telefono a mezz'aria prima di -Harry.- mimare, e farlo cadere a terra.
Il corpo di Harry era a terra, immobile. Mi avvicinai a lui lentamente, inginocchiandomi sul pavimento freddo, e gli presi la mano calda.
Silenzio.
L'unica cosa che sentii dopo, almeno dai miei ricordi, fu la scossa che mi diede Louis prima del suono dell'ambulanza; e vidi solo una moltitudine di facce e luci.
 

 

*

 

Un bip ogni tre secondi. Lo so perché li contavo insistentemente per far passare il tempo. Avevo sentito 296 bip. Era l'unico suono che riempiva la stanza. Per il resto: silenzio. 
Verso le due, stanca di contare il suono di un cuore in fin di vita, mi alzai dalla sedia nera, passando davanti al letto che evitavo da ore, e avvicinandomi alla finestra.
Dal quarto piano dell'ospedale distinguevo solo dei puntini illuminati. Ce ne erano tanti, e tante ne erano le guardie che fermavano quei puntini/fans.
Vidi alcuni movimenti non appena spostai di più la tendina per guardare, dopodiché guardai il mucchio di capelli castani su un lato del letto: Anne era arrivata in un'ora di aereo e si era fiondata vicino a quel letto al quale mi stavo per la prima volta avvicinando.
-E’ in una situazione critica.- aveva detto il dottore. –E’ il cuore. È debole.-
Avevo appena sentito il mio cedere quando mi ero lasciata sfuggire uno sguardo sul corpo immobile, e mi ricordai di respirare.
Restai ferma, a stringere il lenzuolo bianco con gli occhi serrati incapaci di tutto.
Sentii la porta aprirsi e richiudersi.
Mi feci coraggio. La pelle ancora un po’ abbronzata, le sue mani grandi e lunghe, il petto che si alzava a ritmo irregolare, il viso liscio senza nemmeno l'ombra di barba, il tubo di gomma che gli divideva il viso e che si perdeva nelle sue narici, le ciglia lunghe adagiate sul viso. Non potevo vedere i suoi occhi. I suoi occhi verdi e azzurri, grandi, lucenti, sognanti.
"Apri gli occhi. Harry, apri gli occhi. Ti prego." pensai tra me e me, osservando ogni lineamento del suo viso.
Il bip continuava ogni tre secondi, a volte ogni quattro.
Per il resto ancora silenzio.
Avevo indossato delle infradito ed ero salita in ambulanza così come Louis mi aveva trovata.
Strinsi la mano ad Harry, e mi sedetti sulla sedia accanto al letto.
Bip.
Probabilmente Louis era fuori a pensare. Non credo gli sarebbe piaciuto stare lì a non far niente, o peggio, ad aspettare.
Tornò dopo pochi minuti, seguito da Zayn e Liam, che dopo aver visto me, Harry, Gemma ed Anne tornarono fuori; il loro volto era strano.
Louis si avvicinò a noi quattro, fissò Harry e il monitor che produceva bip con disprezzo. Guardai il suo viso pallido pieno di barba e i capelli scompigliati per tutte le volte in cui ci aveva messo le mani dentro per tirarli.
Mi guardò, chiuse gli occhi e tornò sulla sua sedia attaccata al muro.
Gemma era rimasta in silenzio per tutto il tempo, da quando aveva messo piede nell'ospedale. Fissava il vuoto davanti a se come se non vedesse nulla oltre che nebbia fitta.
-Non credo che ce la farà.- la voce del dottore mi rimbombava nella testa le parole che aveva detto un volta nell'edificio. Significava che.. Prima che potessi accorgermene mi ritrovai il viso rigato da alcune lacrime; le asciugai subito.
No.

Bip.

Continuai a stringere la mano di Harry. Pensai a tutte le volte che lui cercava la mia di mano, e a tutte le volte in cui l'avevo presa e stretta, pur essendo furiosa con lui.
-Mi piacciono le tue mani.- gli avevo detto, e lui aveva sorriso come non aveva mai fatto, e mi aveva ricordato mio zio quando lo avevo visto sorridere così per la prima volta.
Quel giorno mi aveva lasciato giocare con le sue mani per tutto il tempo; ma del resto lo facevo sempre.
-Ti prego, non lasciarmi.- sentii sussurrare dall'altro lato del letto, da Anne. Alzò il viso, anche il suo pieno di lacrime, e guardò il figlio con sguardo implorante.
Poi guardò anche me per un attimo, ma io spostai lo sguardo e aspettai che guardasse Louis.

Bip.

Anne tornò con la testa sul materasso, stringendo l'altra mano di Harry.

-E’ debole..-

Lasciai che altre lacrime scendessero, mi ricordai di nuovo di respirare. Pensai ad Harry che me lo ricordava sempre, e poi sorrideva.
Fissai il monitor.
Il numero 43 era su in un angolino, e c'era una lunga striscia bianca che ogni tanto si muoveva trasformandosi in triangoli deformi.

Bip.

Per un attimo sentii stringermi la mano. Sussultai e guardai subito il viso di Harry, ancora immobile.
Sentii il suo respiro debole. Portai la mano alle labbra e la baciai delicatamente, come se fosse fatta di cristallo.

Bip.
Sentii Louis camminare per la stanza e uscire.
Fissai l'orologio sulle parete. Erano quasi le tre. No.

Entrò un'infermiera ad un certo punto, la guardai, studiò la situazione e curvò di poco la bocca prima di uscire. Ed io non ce la facevo.
Tornai a guardare Harry. Le labbra rosse e secche erano leggermente schiuse. Fui quasi tentata di toccargliele o anche baciarle.
Presi un lungo respiro prima di alzarmi, strabuzzare gli occhi per far andare via la stanchezza, asciugarmeli con il braccio e ritornare a sedermi, senza stringergli la mano ne niente.

Bip.

Louis rientrò e restò impalato nell'ombra.
40 battiti.
Un bip ogni cinque secondi.

Fissai Gemma, mi alzai e le andai vicino per un po’.
Non disse ne fece niente.
Per un secondo la sentii tremare; le accarezzai i capelli e feci per tornare al mio posto. Guardai Louis, fermo, quasi impietrito, e con calma e fin troppa lentezza mi avvicinai a lui e mi ci fermai affianco.
C'era solo quel bip ogni cinque secondi, per il resto silenzio.

Guardai il trio dalla sua prospettiva, e non era un bello spettacolo.
Harry, come al solito, era sempre bellissimo.

Bip.

Non osai neanche sfiorare il ragazzo al mio fianco, per paura che potesse cadere in mille pezzi.
Respirai a fondo tenendo gli occhi chiusi. Occhi lucidi. Pancia in subbuglio.
Sentivo i battiti veloci del mio cuore.

-E’ il cuore..è debole..-

Riaprii gli occhi, guardai Louis senza ottenere un suo movimento.
Il nodo in gola che avevo già da ore si intensificò. Aprii la bocca senza emettere nessun suono. Acquisii altra aria nei polmoni.
L'orologio segnava le tre.
Bip.
Lasciai perdere Louis e tornai a sedermi, senza tenere la mano ad Harry.
"Perché non mi hai detto di avere problemi al cuore?" gli chiesi nei miei pensieri, "Svegliati, ti prego." altre lacrime.
Le sue ciglia sfioravano ancora la pelle delle guance.
Le labbra rosee mi chiamavano.
Respirai ancora, e ancora, cercando di far smettere alle lacrime di scendere, inutilmente.

Vidi Gemma alzarsi e venire verso il letto; andò al lato della madre e avvicinò il viso a quello del fratello.
-Harry..- sussurrò, rompendo quella monotonia silenziosa.
-E’ ora di svegliarti, tesoro.. Dai. Tra poco andiamo a casa e..e ti preparo la colazione assieme alla mamma, Julie e Louis. I pancakes vanno bene? Ti sono sempre piaciuti..- la interruppi per un sussulto provocato dalle lacrime che scendevano a dirotto, mi alzai di scatto e andai verso la finestra a cercare di respirare.
-Coraggio.. La mamma vuole tanto vederti e abbracciarti. Non ti vede da tanto tempo..e nemmeno io. Su..fammi vedere i tuoi bei occhioni verdi. Harry..- quasi non sussurrava più, e nella sua voce c'era così tanta speranza e così tanta voglia di movimentare, se non rallegrare la situazione.
-e..e se vuoi..stanotte possiamo prendere le bici..e andare in giro per Londra in cerca di una yogurteria, proprio come abbiamo fatto a New York.. È stato bello.. Ricordi?- la sua voce si affievolì.. Restai a fissare la tendina semichiusa della finestra, in silenzio, con alcuni singhiozzi ogni tanto.
Il bip continuava. Il resto era silenzioso.
Il cuore nel mio petto accelerò di colpo, respirai ancora e ancora, cercando in tutti i modi di darmi una calmata.
Bip.
Anne era ancora ferma con la testa sul letto. Forse pregava e parlava sottovoce con il figlio senza farsi sentire.
Zayn si affacciò per una decina di secondi, con il viso stanco e gli occhi quasi lucidi. Guardò Louis a lungo, forse con la mia stessa espressione, e poi mi fece un cenno di testa come per dire "stai bene?"; annuii velocemente e lo guardai richiudersi la porta dietro.
Tre e venti.
Gemma era di nuovo seduta, piangeva silenziosamente. Louis era appena uscito. Anne aveva alzato la testa e aveva posato lo sguardo su Harry, che ancora non si muoveva.
-p..posso dargli un bacio?- le chiesi in un filo di voce strozzata, e lei accennò un sorriso come cenno di assenso.
Ebbi quasi paura di alzarmi dalla sedia e far crollare tutto. Mi abbassai lentamente, fino a trovarmi ancora una volta davanti al viso di Harry, addormentato, che quasi non respirava. Esitai prima di poggiare cautamente le labbra sulle sue; le sfiorai per poco più di un secondo, senza pressare, e sentii una mia lacrima cadere sulla sua guancia e scivolare giù tra i suoi ricci. Gliela asciugai delicatamente con una mano, e spostai la bocca al suo orecchio.
-ti amo, Harry..- sussurrai, e per uno strano motivo sconosciuto persino a me, mi aspettai davvero di sentirmi rispondere quel suo solito "ti amo anche io." dal nulla.
Non arrivò nessuna risposta però, solo un bip come gli altri trecento e oltre che avevo sentito nelle quattro ore precedenti.
Fissai il suo viso in attesa. Mi arresi dopo mezzo minuto e tornai a sedermi.

-lui lo sapeva..- commentò Anne dopo un altro minuto di silenzio, seduta a guardare il letto. La guardai perplessa, e lei continuò -sapeva che gli sarebbe successo qualcosa.. la scorsa settimana mi aveva chiamata..-
-e che le ha detto?- chiesi,
-ci ha chiesto se entro questa settimana potevamo venire qui..-
-quindi aveva già il biglietto pronto, quando Louis l'ha chiamata?-
-si..- aveva annuito, asciugandosi altre lacrime. -vedrai che starà bene.. si riprenderà e tornerà a casa in pochi giorni..- assicurò premurosa, sfiorandomi la mano che avevo lasciato sulle lenzuola.
-ma il dottore ha detto..-
-sii ottimista..- mi interruppe -tutti possono sbagliare. E il mio bambino starà bene.-
Sospirai e cercai di sorriderle mentre lei faceva lo stesso con me.
Bip.
Restammo esattamente così, ferme, io ed Anne, a guardare Harry, l'altra, e la stanza.
Gemma si alzò, si versò un bicchiere d'acqua e bevve; poi ne offrì uno anche a noi, e ne lasciò uno pieno sul vassoio mobile, nel caso Harry si fosse svegliato e avesse avuto sete.
Contai più di sessanta bip.

Mi alzai e andai alla finestra. C'erano poche lucine accese nel cortile, poche macchine e l'intera città di Londra che dormiva davanti a noi.

-Londra sa essere magica, a volte.. Ad alcuni dopo un po’ stanca tutta questa magia. Ma io non mi stancherò mai.- disse una volta Harry, mentre girovagamo per la città una sera tardi, in cui mi aveva tolto la testa da sopra i libri per l'università.

Mi rigirai verso la stanza semivuota e sentii il silenzio, prima di un bip continuò e una Gemma sconvolta che aveva iniziato ad urlare -No! No! No!- come impazzita, una volta in piedi. Si era fiondata sul letto del fratello e lo aveva scosso brutalmente, gridandogli addosso, mentre Anne la tirava con delicatezza e le diceva di fermarsi.
Restai immobile ad un metro dal letto, incapace di ogni movimento, e oltre la nebbia davanti ai miei occhi vidi Louis entrare nella stanza e aprire la bocca cacciando delle urla ovattate mentre correva verso le due della famiglia Styles. Subito dopo entrarono l'infermiera e Zayn, che corsero in soccorso.
Sentii una scarica di elettricità e mi mossi dal mio coma momentaneo. Mi avvicinai al letto, ora fin troppo affollato, e l'unica cosa che riuscii a vedere fu una chioma di capelli ricci e un angolo di occhio chiuso che non si sarebbe mai più aperto.

Erano le 3:32 del mattino del primo settembre quando gli occhi verdi e azzurri di Harry Styles non avrebbero mai più visto il mondo.

 

 

*

 


Il cielo londinese della mattina del primo settembre era grigio alle ore sei, l'aria arida e ventosa, quasi soffocante.
Seguii la fila di persone che uscivano dall'entrata sul retro dell'ospedale, camminando lentamente, troppo lentamente, stanche per la nottata insonne.
Malgrado gli occhi offuscati da lacrime e sonno e vuoto, riuscii a distinguere Anne che stringeva Gemma da lontano; un'altra figura incappucciata camminava circa dieci metri indietro, stringendo il pacchetto di sigarette in una mano: Zayn, e accanto a lui Liam camminava a testa bassa, anche lui incappucciato. Louis era il più lontano possibile da noi, spostato sulla destra, e scalciava la ghiaia con i piedi con le mani nelle tasche della felpa.
Solo allora ricordai di non indossare nulla oltre ad una larga t-shirt. Ma non riuscivo a sentire il freddo e il vento che avrebbe dovuto insediarsi nella mia pelle.
Camminai con passo spedito verso il parcheggio, evitando di guardarmi attorno, dove c'erano fan e giornalisti ancora inconsapevoli. Rallentai e ricordai di non essere venuta con nessuna macchina; guardai Louis da lontano, e un po’ incerta mossi le gambe verso di lui, che adesso se ne stava fermo a contemplare il grigiore del cielo.

Mi fermai a pochi metri da lui, fissandolo in silenzio e aspettando che si accorgesse di me, cosa che accadde quasi subito, quando per sbaglio strusciai le infradito sui sassolini.
Mi osservò dalla sua altezza che non superava di molto la mia, e mi fiondai improvvisamente tra le sue braccia deboli, nascondendo la testa nel suo collo. Scoppiai quasi subito in lacrime, e i miei singhiozzi aumentarono quando mi resi conto che il petto di Harry era completamente diverso da quello di Louis, e mi sentivo al sicuro tra le sue braccia che, per quanto fosse difficile accettarlo, non mi avrebbero mai più stretto per nessun motivo.
Strinsi comunque il corpo di Louis al mio, anche per nascondere il fatto che stavo piangendo, e fui sorpresa quando sentii anche lui stringermi, e borbottare qualcosa tra i miei capelli.
Sentivo le lacrime bagnarmi tutta la faccia e scendere sul collo di entrambi, e il calore improvviso che mi invase in pochi minuti a causa dalla sua felpa invernale.
Singhiozzai per le ultime volte sulla sua spalla, e continuando a lacrimare presi dei lunghi respiri per calmarmi e tornare a respirare.
Mi staccai da Louis, sempre tenendo una certa vicinanza; lo guardai in volto, negli occhi, e feci per asciugargli le lacrime quando mi fermò, mi prese per mano e continuò a camminare verso una figura in nero dall'altro lato della strada.

C'era silenzio.
Ci fu silenzio per tutte le tre ore successive, quando l'impresa di pompe funebri seguì l'ambulanza con il corpo di Harry dentro, ed entrambi bussarono alla nostra porta.
-No. Niente tomba.-
Riuscii ad aprire la bocca per la prima volta dopo quella specie di chiacchierata con Anne di quella notte. Ero seduta su uno dei primi scalini, in silenzio, a contemplare gli altri in giro per il pianterreno.
Gemma era riuscita ad addormentarsi sul divano dopo ore ed ore di crisi isteriche e pianti irrefrenabili; Anne continuava a cacciare qualche lacrima di troppo di tanto in tanto, ma si sforzava di restare calma, mentre se ne stava seduta con sguardo fisso nel vuoto, su uno sgabello dalla cucina.
Zayn se ne stava sulla finestra a guardare fuori; con la mascella tesa e lo sforzo di non far scendere le lacrime tirando il naso. Liam era alzato davanti all'altra finestra, e anche lui, come tutti, fissava il vuoto in silenzio.
Louis sembrava semplicemente morto.
La stanza poi era piena di altre persone che saranno stati parte della crew, forse manager, guardie del corpo: vidi Lou Teasdale farmi un mezzo sorriso da un angolo del salone, ma forse era troppo difficile anche per lei venirmi a consolare da vicino.
Pensai subito al giorno in cui la conobbi, prima di un concerto dei ragazzi, e lei dopo poco tempo mi aveva chiesto -mai pensato a farti un bel taglio colorato, qui?- toccando le punte ricce dei miei capelli lunghi. Avevo sorriso e -ad Harry piacerebbero, credo. Non vede l'ora di liberarsi di me che giro per tutta la casa vantandomi di farmeli arrivare al sedere.-
Aveva sorriso anche lei, e quando era tornato Harry aveva fatto una battutina e mi aveva fatto l’occhiolino ridendo, mentre lui ci guardava perplesso.
Chiusi gli occhi di scatto, e li strinsi per il dolore invisibile, facendo così scendere altre lacrime veloci.
-come niente tomba?- chiese Liam unendosi al gruppo di persone che ora mi fissavano stranite.
Presi un grosso respiro e sciolsi la gola dicendo -voglio Harry sempre con me..non in un cimitero. E lo so che anche per Anne e Louis è così.-
Louis mi guardò, e lo stesso fece Anne, con un pizzico di compassione.
-quindi proponi di..- aveva iniziato a dire un signore alto e magro -cremarlo?-
-sempre se siete d'accordo.- esitai in preda ad un altro attacco di lacrime.
Vidi tutti scambiarsi uno sguardo incerto, alcuni annuire. Abbassai gli occhi sulle mie mani strette sull'orlo della stessa maglietta della sera prima.
-potremmo sempre mettere una piccola parte di ceneri nella tomba..così che tutti possano andare a trovarlo.- sentii dire da non so chi, e singhiozzai cacciando ancora lacrime.
-per me va bene.- la voce strozzata di Anne si fece sentire per la prima volta in sei ore circa. Tutti rimasero in silenzio. -si, anche per me.- disse poi Liam.
Mi sentii più sollevata da subito, ma mi alzai di scatto e salii le scale mordendomi stretto il labbro inferiore e continuando a piangere.
Corsi in camera da letto e mi chiusi in bagno, dimenticandomi per l'ennesima volta che l'unica cosa che dovevo fare era respirare.
Mi appoggiai con una mano al lavandino, per non cadere sulle mie stesse ginocchia, e trattenni il respiro facendo scorrere altre lacrime in giù, sul tappeto.
Il nodo in gola si fece ancora più intenso, e aprii la bocca per urlare e scioglierlo almeno di poco. Non uscì nulla, anche perché non avevo né le forze né il coraggio di urlare, e così scoppiai di nuovo in singhiozzi, sedendomi sul pavimento freddo in un angolo dietro al mobile degli asciugamani. E piansi, forse per ore, restando lì da sola a pensare e ripensare ai movimenti, le parole, gli abbracci, i baci, la voce ed ogni singolo dettaglio che non avrei dovuto ricordare di Harry.
"ti scongiuro, torna da me."
E fissai le pareti e la finestra di quel piccolo bagno, ricordando ancora l'ultima persona che ci era stata.
Improvvisamente sentii bussare alla porta ed entrai in panico.
Inghiottii l'urlo che avevo dentro e mi alzai in piedi andando poi ad aprire la porta.
Vi trovai Niall, con gli occhi rossi quasi quanto i miei, e subito mi fiondai addosso a lui stringendolo più forte di come avevo fatto con Louis quella stessa mattina.
Lo sentii piangere sulla mia spalla mentre un'altra scarica di lacrime mi prendeva in contropiede.
Restai tra le sue braccia per molto tempo. Anche lui aveva bisogno di qualcuno con cui sciogliersi. E forse quell'abbraccio aiutò entrambi, perché mi staccai da lui che avevo finito di piangere, e adesso faticavo solo a respirare per i troppi singhiozzi.
-lo so..- disse lui solamente, strizzandomi per bene prima di distanziarsi dal mio corpo.
Tirai su col naso e mi asciugai il viso con il braccio, facendomi portare al piano di sotto dal ragazzo, senza spiccare più parola.
Quando scesi era l'una passata, ma nessuno si era scomposto per mangiare o altro, e sarebbe rimasto tutto identico a poche ore prima se non fosse stato per un corpo su una barella al centro del salone.
C'erano molte più persone e molte altre continuavano ad arrivare dal portoncino aperto.
Alla porta c'era Paul e un'altra guardia del corpo dai capelli grigi a spazzola.
Altri due signori con le divise da infermiere aspettavano nel salotto in un angolino.
Quasi tutti si fermavano ad abbracciare Anne, Gemma e i ragazzi dopo aver passato almeno mezzo minuto ciascuno davanti alla barella.
Scesi l'ultimo gradino e tutti i presenti guardarono me e Niall per alcuni secondi.
-credo che dovresti..stare qui. Tra poco lo porteranno via.- mi aveva detto ad un orecchio il ragazzo biondo, lo guardai terrorizzata e -no.- dissi facendo fatica a far uscire la voce.
Iniziai a voltarmi in tutte le direzioni in cerca di una spiegazione, e quello che ricevetti fu una stretta sulle spalle, e la voce di Zayn che diceva -Julie..calma. Devono portarlo all'obitorio. Non può restare qui per sempre.-
Le sue parole rimasero impresse nella mia mente. Forse non doveva dirlo.
Già con nuove lacrime ad annebbiarmi la vista continuai a -no.- negare e rifiutare la realtà, e Zayn e Niall mi tenevano ferma per le spalle e i fianchi mentre mi dimenavo istericamente.
-lasciatela sfogare.- disse poi Gemma liberandomi da loro e abbracciandomi.
Piangemmo insieme, ma per poco, e subito dopo camminammo entrambe davanti ad un Harry disteso, bianco, calmo: lo guardai in silenzio, con il terrore che potessero strapparmelo via di nuovo, come se fosse possibile.
-Harry..- dissi in un filo di voce, esitando ad ogni movimento.
Misi la mano sulla sua, ma la ritirai all'istante, accorgendomi di quanto fosse fredda, e altre lacrime uscirono.
Continuai a fissarlo, in preda ad un miliardo di emozioni che mi scavavano il petto.
La pelle di Harry era più bianca, immobile, intatta. I ricci marroni gli ricadevano sulla fronte di poco. Il naso dalla forma strana non dilatava le narici di tanto in tanto. Le labbra erano chiuse, serrate, e meno rosa.
E gli occhi..i grandi occhi verdi e azzurri che avevano fatto innamorare milioni di ragazze oltre me, erano solo chiusi.
Sentii i miei bagnarsi nuovamente.
"questo è tutto un sogno."
Mi feci coraggio e gli ripresi la mano, stringendola; passai il pollice lungo tutto il dorso e tutte le dita, e ricordai tutte le volte che quelle dita mi avevano sfiorato la pelle.
Le sue mani.
Contemplai il suo corpo per non so quanto, e alla fine mi allontanai, prendendo a fissare una parte indistinta del pavimento e della poltrona.
Altre persone che non conoscevo mi abbracciarono e si dispiacevano per la nostra perdita.
Arrivò ad abbracciarmi anche Des, il padre di Harry, che era teso, rosso e con gli occhi gonfissimi, e la sua stretta di mano finale mi fece quasi rabbrividire.
Lou mi si avvicinò per la prima volta e mi strinse piangendo; lo stesso fece anche Pablo, e Marco, e Nick, e Ashton, assieme a Luke, Calum e Michael, che aggiunse -ehi..non piangere. È con gli astronauti..e sta guardando tutto il mondo dallo spazio. Sta bene.-
Per un attimo non gli diedi ascolto, ma poi ci pensai su un secondo e gli sorrisi -grazie.-
-Julie io..- mi sentii sfiorare il braccio nel modo in cui faceva Harry e sussultai girandomi. Ed, che vedevo piangere per la prima volta, stava cercando delle parole da dire, ma alla fine lo avevo abbracciato forte e -grazie di essere qui.- avevo detto.

In fondo non doveva essere tanto difficile tornare a parlare, tornare a sorridere, tornare a respirare, e sarebbe stato altrettanto facile andare avanti con la propria vita, con la mancanza di un'altra troppo preziosa al proprio fianco.

*




Sarebbe carino ricevere qualche commento per sapere cosa vi piace o no e per capire in cosa devo correggermi :) Grazie di essere arrivati a leggere fin qui, è un grande passo :')
  
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