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Autore: Bertu    22/01/2014    12 recensioni
Lui: Giacomo Jack Zanni, 19 anni, capitano e unica punta della squadra di calcetto della scuola, rappresentante di classe, presidente del consiglio di istituto e sogno erotico di tutte le studentesse del Leonardo. Migliore amico di Giorgia e perdutamente innamorato di lei da sempre.
Lei: Giorgia Marton, ragazza semplice a cui piace giocare a pallavolo, cantare, ballare e spettegolare con Alessandra. Anche se lo nega è alla ricerca del grande amore, ma intanto si consola con la compagnia di Jack.
L’altro: Gianluca Tinti, 28 anni, architetto sexy con quel qualcosa in più che affascina ogni essere di sesso femminile. Conosce Giorgia per caso e non riesce più a fare a meno di lei.
La sua caratteristica: ottiene sempre quello che vuole.
Chi sceglierà Giorgia?
Il ragazzo o l’uomo?
Il migliore amico o l’ignoto?
Pronte a scegliere con lei?
Trailer : http://www.youtube.com/watch?v=7Zzeh2dmMA4
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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GRAZIE AD ANEROL EFP PER IL BANNER *^*
 
Capitolo 21
Jack’s POV
 
Non so come descrivere la sensazione che provo ogni volta che abbraccio la mia Trottola. Mi sento completo e posso finalmente rilassarmi. È come se tutti i pezzi dell’universo si mettessero finalmente a posto, come un puzzle complicato che finalmente viene risolto.
Giorgia era perfetta.
Il suo corpo era stato creato per stare tra le mie braccia.
La sua bocca si incastrava a perfezione con la mia.
Tutto di lei era attraente: la sua voce, il suo viso… perfino il suo profumo.
L’avevo sempre amata.
E l’amavo ancora.
 
Inutile mentire, avrei venduto la mia anima al diavolo per completare altri mille puzzle così, ma sapevo di essermi giocato la mia ultima, e unica, opportunità. Ora non mi restava che starle vicino e attendere che litigasse con il tipo che era venuto a prenderla alla festa di Andrea. A quel punto sarebbe stato di nuovo il mio turno: si sarebbe accorta che la persona che le era sempre stata vicina ero io.
Che eravamo una squadra, una coppia destinata a stare insieme da sempre e per sempre.
 
Proprio ora, proprio dopo essermi riappacificato con la persona più importante della mia vita, proprio ora la vita doveva presentarmi il conto e mettermi di fronte al comportamento di merda che avevo avuto nell’ultimo mese.
L’avevo tradita.
Le avevo fatto male.
Non ero riuscito a scusarmi a causa del mio stupido orgoglio.
 
Merda.
 
Elisa si era appena avvicinata a noi, con un’aria diversa dal solito. Cercai di non farmi prendere dal panico e mi ricordai che Giorgia era sempre stata in guerra con lei e che, forse e probabilmente, non le avrebbe dato retta.
- Non è tutto oro quello che luccica -
Mi guardò fisso negli occhi e capì che era stufa di tenere il segreto.
Era stufa di essere sempre dalla parte del torto, quando, in realtà, non lo era mai stata.
 
Rabbrividì di paura.
 
Dovevo essere IO a dire a Giorgia quello che era successo e perché era successo.
E lei lo sapeva. Aveva promesso di rispettare i miei tempi.
Ma, a quanto pare, era stufa di aspettare qualcosa che non accadeva mai.
- Cazzo vuoi, nana? – dissi con disprezzo, comunicandole con gli occhi di lasciar perdere, promettendole che avrei risolto la situazione. Ma Elisa non si mosse.
Evidentemente doveva conoscermi abbastanza bene da sapere che mai e poi mai avrei rovinato, per la seconda volta, l’amicizia con la mia Trottola.
- Se permetti, Giorgia, adesso parlo io. E ti consiglio di ascoltare tutta la versione dei fatti e non di basarti sull’apparenza, come hai fatto a volte -
 
Giorgia si voltò verso di lei, apparentemente incuriosita da quello che Elisa aveva da dirle. Il mio cuore iniziò a battere più forte, ma continuai ad accarezzarle i capelli mentre l’incubo della mia vita blaterava di Mauro e di come era iniziata.
Io lo sapevo benissimo.
Tutto non era iniziato da lui, da quella testa di cazzo che la mia Giorgia considerava ancora la sua prima cotta importante.
 
Era iniziato molto tempo prima, a dir la verità.
E, forse, mentre le due ragazze si fronteggiavano in silenzio, avevo l’opportunità di rivivere tutto in silenzio, come ero solito fare nei pochi momenti di tranquillità che mi erano rimasti.
Io e Giorgia.
 
La nostra storia insieme.
 
Dodici anni prima.
Ero sempre stato un avventuriero. Da grande sarei diventato un esploratore o qualcuno tipo Indiana Jones… anche se, a dir la verità, proprio non capivo come un insegnante più vecchio di mio nonno potesse combattere in quel modo… o avere tante ragazze.
Vabbè… Comunque io sarei diventato come lui.
E avrei vissuto una vita fantastica, avventura dopo avventura.
 
Presi il mio marsupio dei Pokèmon e il cappellino che mi aveva regalato il nonno; era proprio uguale a quello di Indie. Andai in cucina e, senza farmi vedere dalla mamma, presi un brick di succo e due pacchetti di Ringo. Sarei andato in esplorazione nel parchetto dietro casa; forse avrei scoperto dei reperti di qualche civiltà ancora sconosciuta.
Magari perfino lo scheletro di qualche dinosauro.
- Mammaaaaaaaaaa! Io vado! Ciao! – dissi, con un piede già fuori dalla porta.
- Giacomo! Sei sicuro di aver finito tutti i compiti? –
Sbuffai. Che senso aveva fare i compiti quando si poteva andare all’avventura e scoprire un dinosauro? E poi… dai! La scuola è così…. pallosa!
- Sì mamma! Io adesso vado, ciao! – corsi giù dalle scale ma la voce della mamma continuava a inseguirmi.
- Stai attento! E quando vengo a prenderti non fare storie, capito? Torni subito a casa con me! Altrimenti non vedrai più un film di Indie per il resto dei tuoi giorni, capito? –
 
Decisamente la mamma sapeva come ricattarmi.
 
Arrivato in giardino presi il bastoncino magico dal rifugio segreto e cominciai a perlustrare il vialetto. Effettivamente l’avevo già analizzato alla perfezione, avevo anche scavato in alcuni punti, ma non avevo scoperto nulla. Eppure ero certo che sotto la mia casa avesse abitato, tantissimissimi anni fa, un grande dinosauro. O che i pirati vi avessero sepolto un tesoro. O che gli alieni avessero una base proprio lì.
 
Stavo analizzando le foglie della siepe, in cerca di qualche traccia aliena, quando mi accorsi di una presenza alle mie spalle.
Una femmina.
- Cosa stai facendo? – mi domandò. Aveva gli occhi azzurri e i capelli lunghi lunghi raccolti in due codini.
Non le risposi. Era una femmina.
Io non parlavo con le femmine.
 
Mi girai e ricominciai ad analizzare la siepe. Alcune foglie, durante la notte, erano diventate gialle. Forse perché le aveva toccate un alieno dal teschio di cristallo?
Bella domanda.
 
Mi spostai per analizzare meglio ma lei continuava a seguirmi. Con un dito iniziò a  toccarmi ripetutamente la spalla, attirando la mia attenzione.
Mi girai di scatto.
- Smettila! Non vedi che sto cercando prove dell’esistenza degli alieni nel mio giardino? -
- Posso aiutarti? –
- NO! –
- Perché? Dai, insieme saremo una squadra fantastica! –
 
Si sedette sull’erba, come un maschio. A quanto pare non le importava sporcarsi i jeans o la maglietta rosa. In effetti mi serviva un’aiutante. Cioè, Indie non faceva tutto da solo!
-Ok, ma però devi fare quello che ti dico io e non dire a nessuno quello che stiamo facendo. È un’operazione segretissima! –
La bambina annuì e iniziammo a classificare le foglie. Alcune erano rotte, altre gialle mentre alcune erano cadute.
 
- Come ti chiami? – le domandai mentre raccoglievo le foglie.
- Giorgia. La mia casa è quella lì, quella rossa. E tu come ti chiami? –
- Giacomo –
 
Per un po’ lavorammo in silenzio.
Certamente non lo avrei detto al mio amico Andrea, ma lei era davvero simpatica. E poi era anche… carina. Aveva gli occhi azzurri, e i capelli lunghi, e un sorriso che metteva allegria. Forse avrei potuto giocarci ancora… e dividere con le il mio pacchetto di Ringo.
No, effettivamente i Ringo erano solo miei. Non li davo neanche ad Andrea…!
Però le avrei chiesto ancora di giocare con me.
Sì.
Mi piaceva.
 
Nove anni prima
Guardai Giorgia fissarsi i piedi con un’espressione triste.
- Davvero? -
Lei annuì, sospirando. Mi alzai e cominciai a camminare avanti e indietro. In quel modo riuscivo a pensare meglio, mi venivano delle idee davvero geniali. Tuttavia il mio cervello era vuoto, non riuscivo a pensare a nulla se non alla notizia che mi aveva appena dato Giorgia.
 
I suoi avevano deciso di trasferirsi in un appartamentino in centro, vicino allo studio fotografico di suo papà.
Ero così arrabbiato che avrei dato un pugno all’albero.
Giorgia non poteva trasferirsi! Era la mia migliore amica! Facevamo tutto insieme! In quei tre anni eravamo diventati inseparabili e ora proprio non riuscivo a immaginarmi una vita senza di lei.
 
Con chi avrei fatto merendina il pomeriggio?
Con chi avrei guardato i cartoni?
Con chi avrei fatto i compiti?
Con chi avrei riso di Andrea?
 
Giorgia non si poteva sostituire! Giorgia era… Giorgia.
La mia migliore amica.
La mia compagna di avventure.
La mia…
La mia Giorgia.
 
- Puoi venire ad abitare da me! Ti cedo volentieri la mia cameretta! Io dormirò sul divano! Ma non puoi andare via! -
Non poteva assolutamente abbandonarmi. E io non potevo lasciarla andare così facilmente. Proprio non potevo.
 
Giorgia si alzò dall’altalena e mi abbracciò, di getto. Spontaneamente.
Di solito non mi facevo abbracciare dalle femmine, non amavo neanche quando lo faceva mia mamma, ma Giorgia… Giorgia era Giorgia e io amavo farmi abbracciare.
E abbracciarla.
Non c’era nulla di più giusto al mondo.
 
- Non ti preoccupare, Jack – disse utilizzando il nomignolo che aveva creato appositamente per me. Anche io avevo trovato un soprannome fantastico per la mia Giorgia: lei era la mia Trottola. Era un po’ bruttino e senza senso, dovevo ammetterlo, ma lei sembrava l’importante. Era questa l’unica cosa importante.
– Ci vedremo tutti i giorni a scuola, verrò ancora a tutte le tue partite di calcio e la nonna mi ha promesso che un giorno alla settimana verremo a trovarti. Non ti preoccupare, ce la faremo. Siamo una squadra, giusto? -
 
Ci incamminammo verso casa e io le presi la mano, come faceva il mio papà con la mamma. Non sapevo esattamente cosa provavo nei suoi confronti.
Cioè, a 10 anni non si fanno discorsi e dichiarazioni d’amore.
Però le volevo davvero davvero bene. E avrei sofferto quella separazione non perché si trasferiva un’amica, ma perché si sarebbe trasferita proprio lei.
La mia Trottola.
- Sono stato fortunato molto fortunato a trovare un’amica come te -
 
Non era mia abitudine parlare così, ma Giorgia non era una qualunque.
Lei mi strinse la mano.
- Anche io sono stata davvero fortunata, Jack. Sei il migliore amico che si possa desiderare. Non so cosa farei senza di te -
Giorgia, questa volta avevi torto. Tu ce l’avresti tranquillamente fatta senza di me.
Ero io ad essere perso senza di te.
 
Quattro anni prima
Appoggiato al bancone del bar continuavo a domandarmi perché mai, porca di quella troia, Giorgia avesse scelto proprio lui.
Mauro.
O come amavo definirlo io… il vecchio marpione orbo.
 
Per lui ogni occasione era buona per metterle le mani addosso.
Abbracciarla.
Accarezzarla.
Baciarle le guance.
Baciarle il naso.
Baciarle la bocca.
 
E io non potevo sopportarlo.
Conoscevo la mia Trottola da tantissimo tempo e sapevo che meritava di meglio.
Qualcuno migliore di quella testa di cazzo.
 
Bevvi la mia coca tutta d’un sorso guardando la mia Trottola e il coglione ballare. Quando lei si girò per salutare Alessandra, una compagna di classe alla quale era molto legata, lui ne approfittò per guardare meglio chi c’era allo student party.
Strinsi maggiormente il bicchiere tra le mani.
BASTARDO!
 
Quel bastardo stava fissando apertamente il culo di una compagna di classe di Giorgia, approfittando della distrazione della mia Trottola.
 
Io non lo avrei mai fatto.
Mai e poi mai.
Mese dopo mese la nostra amicizia non aveva fatto altro che rafforzarsi. E io avevo capito qualcosa di importante.
Qualcosa che non avevo potuto realizzare prima, a causa della giovane età.
 
Amavo Giorgia.
L’amavo con tutto il mio cuore.
L’avevo sempre amata, già dal primo giorno, da quando si era offerta di aiutarmi a scoprire se le foglie della mia siepe erano diventate gialle perché erano state toccate dagli alieni. E il sentimento non aveva fatto che crescere giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, rafforzandosi dopo il periodo di lontananza. Beh… lontananza per modo di dire visto che ci vedevamo e sentivamo più di prima.
 
Ma nonostante tutto, non ero riuscito a confessarle i miei sentimenti. Ogni volta che racimolavo un po’ di coraggio… esso di dissolveva come neve al sole quando vedevo il suo sorriso.
O. Mio. Dio.
Il suo sorriso. Illuminava le mie giornate.
E non era solo il suo sorriso. Era lei a illuminarmi.
Il mio cuore perdeva sempre il battito quando la vedevo.
 
E ora lei era lì sulla pista.
Con lui.
Con quel coglione che non le dedicava le giuste attenzioni e preferiva guardare e ammiccare alle altre.
Strinsi più forte il bicchiere per non scendere in pista e dare un pugno a quella testa di cazzo. Non potevo certamente prenderla in disparte e dirle quello che avevo visto.
Non mi avrebbe mai creduto.
 
Non mi restava che una sola opzione.
Metterla di fronte a un fatto compiuto.
Testare la fedeltà di Mauro e vedere se riusciva a superare il test.
 
Salutai Elisa con una mano e lei si avvicinò a me sorridendo.
Sapevo di piacerle e sapevo che quello che stavo per prometterle mi avrebbe compromesso. Ma dovevo farlo.
Amavo Giorgia.
E Giorgia… non sapevo se ricambiava il mio sentimento ma sicuramente provava qualcosa nei miei confronti. Per il momento mi sarei accontentato di esserle amico, il suo migliore amico. Le sarei sempre stato vicino e Giorgia avrebbe imparato ad amarmi.
- Ciao Elisa – le dissi sorridendo.
- Ciao Jack – il soprannome di Giorgia era ormai usato dalla maggior parte delle persone che mi conoscevano.
 
Mi avvicinai a lei e le spostai i capelli di lato, in modo da avere la sua completa attenzione.
- Sei molto carina, lo sai? – sapevo di piacerle, me lo aveva fatto sapere in diverse occasioni e in diversi modi. Ma il mio cuore era già occupato e Giorgia… beh, lei era molto meglio.
- Hai un ragazzo? –
- No – i suoi occhi si illuminarono di speranza. Odiavo deludere le persone in questo modo, ma il fine giustificava i mezzi. Almeno in questa occasione.
 
- Posso chiederti un favore? -
- Certo. Però tu dovrai fare qualcosa in cambio per me – sapevo cosa aveva in mente. Sapevo di non esserle indifferente e sapevo quale sarebbe stata le sua ricompensa.
Ma poco mi importava.
Annuì e le spiegai il mio piano. Avrei accompagnato Giorgia in giardino a prendere una boccata d’aria e lei doveva approfittare della nostra assenza per tenere impegnato Mauro. Avrebbe avuto una parte relativamente facile.
 
Doveva provarci con Mauro.
Doveva strusciarsi addosso a lui, tentarlo e vedere come avrebbe reagito. Doveva baciarlo con foga, in modo che lui cadesse nella nostra trappola.
- Se dovesse rifiutarti, ma non credo perché ho visto come ti guardava prima, non ti preoccupare. Avrai lo stesso la tua “ricompensa”. Solo… non riscuoterla oggi. Se tutto va come deve andare sarò occupato a consolare la mia Trottola -
 
La mia Trottola.
La mia Giorgia.
La mia ragione di vita.
Il mio amore.
 
Sei mesi prima
- Che piacere vederti, Giacomo! Ma come sei diventato alto… e bello! Dimmi, hai la ragazza? -
Risi e baciai le guancie della sig.ra Maria, la nonna di Giorgia. Ero venuto per un semplice motivo: perorare la mia causa. Durante i nostri anni insieme avevo imparato una cosa importantissima: Giorgia amava circondarsi di amici, ma le persone di cui si fidava erano veramente pochissime. Così poche che potevano essere contate sulle dita di una mano.
Alessandra.
Io.
Maria.
 
- Accomodati, Giacomo. Siediti pure, caro. Vuoi qualcosa da bere? O magari una fetta di torta? Serviti pure, caro. Non fare complimenti – Maria aveva la stessa forza della nipote. Era impossibile e impensabile dirle di no.
Quindi mi accomodai e mangiai una fetta della sua fantastica torta al cioccolato.
 
- A dir la sincera verità sono venuto per un altro motivo -
- Dimmi tutto, caro –
Mi passai una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. Aprì bocca, ma non riuscì a dire nulla. Ancora una volta mi ero bloccato, non ero riuscito a dire nulla.
Guardai il piatto e fissai intensamente una briciola, come a volerla muovere per telecinesi.
- La amo. Ma lei non si accorge della mia esistenza – sussurrai.
Maria allungò una mano e mi toccò il braccio.
 
Alzai lo sguardo. La nonna di Giorgia mi stava sorridendo, comprensiva.
Gentilmente, senza dire nulla, mi stava esortando a continuare a dire ad alta voce i miei sentimenti, a dar libero sfogo ai miei pensieri, alle miei emozioni, alle mie paure.
Mi stava aiutando a liberare il mio cuore.
La guardai intensamente. Nei suoi lineamenti potevo intravedere la mia Giorgia.
La forma degli occhi.
Il sorriso.
La stessa gentilezza.
 
Mi lascia completamente andare.
- Amo Giorgia. La amo da tantissimo tempo, dalla prima volta che l’ho vista -
- E allora perché non le dici tutto…? –
Sospirai.
Dirle tutto… facile a dirsi. Quante volte mi ero dato una scadenza? Quante volte avevo detto “ancora un altro giorno e poi le dico tutto”? Quante volte avevo iniziato a parlare per poi fermarmi e ritrovarmi senza coraggio?
 
Tutti i miei compagni di classe, e quindi di squadra, avevano iniziato a odiarmi.
Avevo raddoppiato gli allenamenti solo perché avevo troppe energie che dovevano essere incanalate. A questo dovevo aggiungere la frustrazione, la rabbia verso me stesso, le sessioni inutili di solitario e la disperazione che mi prendeva ogni volta che vedevo la mia Trottola sapendo di non poter correre da lei e baciarla come se non esistesse un domani.
 
Contemporaneamente dovevo fare i conti anche con la paura.
E se lei mi avesse rifiutato?
Se avessi rovinato tutto, perdendola una volta per tutte?
 
- Non preoccuparti Giacomo. Ci penserò io a mia nipote, caro. Ma anche tu non devi stare sugli allori. Conquista Giorgia, continua a comportati come hai sempre fatto. La nostra Briciola è pazza di te, solo che non se n’è ancora accorta. Devi solo dare tempo al tempo e… non ti preoccupare. Qualcosa mi dice che tra poco scoppierà la scintilla -
Le sorrisi.
 
Ce l’avrei fatta.
Io e Giorgia avremmo avuto il nostro lieto fine.
Eravamo stati una squadra.
Siamo migliori amici.
Saremmo stati una coppia.
 
Dovevo solo fare la mia mossa. Mi diedi un’ultima scadenza: la festa annuale organizzata dalla 5°A geometri. Dopo quel giorno mi sarei sparato tutte le mie cartucce.
A costo di rimanerci secco, l’avrei fatta mia.
 
La festa di Andrea
- Dio, donna! Perché questa gonna è così stretta? – dissi mordendole l’incavo del collo.
Tutti i buoni propositi della serata erano andati a puttane. Mi era bastato stare solo un attimo con lei che il desiderio e l’eccitazione si erano impadroniti di me.
 
Ed ora, appartati contro un albero, non riuscivo più a contenermi. Di quel passo l’avremmo fatto proprio su quell’albero. Sempre se quella gonna scivolasse lungo le sue gambe.
Oddio… le sue gambe.
Respirai più a fondo, ma non servì a nulla. Il suo profumo era ovunque e non faceva che aumentare la mia eccitazione.
 
La sentì gemere mentre l’accarezzavo più intimamente. Anche lei si era lasciata completamente andare iniziando a sbottonarmi la camicia e baciarmi.
Volevo che la nostra prima volta fosse indimenticabile. Le avrei promesso mari e monti, la luna e le stelle e le avrei detto le due paroline più importanti della mia vita.
Due parole.
Cinque lettere.
Le avrei dette e sarei stato suo per sempre.
 
Dovevo darmi un contegno. Quel giardino era certamente romantico e le stelle creavano una fantastica atmosfera… ma non era quello che avevo in mente.
 
Fortunatamente la cantante della band ruppe il momento magico annunciando che la torta stava per essere tagliata. Giorgia si allontanò da me, leggermente imbarazzata, e iniziò subito a sistemarsi la gonna. Io continuavo a guardarla sorridendo, riabbottonandomi la camicia. La mia Trottola mi riannodò la cravatta e io mi beai del suo tocco.
Era perfetta.
Perfetta in tutto.
Perfetta per me.
 
- Vado un momentino in bagno. Cerco di darmi una sistemata e poi torno subito da te. Salvami una fetta, ok? – mi diede un bacio, fin troppo breve per i miei gusti, e poi si avviò verso la toilette.
 
Mi avviai verso il buffet e presi due fette di torta al cioccolato. È un afrodisiaco, giusto?
Poi mi sedetti sulla panchina sotto il lampione, in attesa che l’amore della mia vita uscisse e venisse a farmi compagnia. Avremmo salutato Andrea e poi… dritti a casa.
Oddio… stava per succedere.
 
Ero talmente teso e sulle nuvole che non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me.
- Allora… ti piace la festa? - mi chiese Elisa.
- Cosa ci fai qui? – le domandai pieno di astio.
Cosa aveva in mente quella nana?
- Mi diverto… e mangio una fetta di torta. Posso? – prima che potessi dire o fare qualcosa prese un piatto e lo poggiò sulle ginocchia.
 
Presi un respiro profondo.
- Cosa ci fai qui, Elisa? -
- Sono venuta a riscuotere la mia ricompensa, tesoro –
Rabbrividì.
Voleva…. Davvero… ORA?
Mi alzai e la guardai male. Cercai di mettere un po’ di distanza tra noi, ma lei mi agguantò subito, portando una mia mano sulla sua coscia.
 
- Ti prego… un altro giorno, ma non ora -
Lei mi zittì posando l’indice sulle mie labbra. Non riuscivo a liberarmi di lei.
Avevo il fiatone e il cuore galoppava.
Pregai che Giorgia rimanesse un’altra ora in bagno.
Pregai che non uscisse.
Pregai che non mi vedesse.
Pregai che tutto finisse il più presto possibile.
 
- Ѐ ora il momento, tesoro. Ho aspettato per fin troppo tempo -
Detto questo mi baciò.
E io fui perduto.
 
***
 
Intorno a me il silenzio.
Dentro a me la disperazione.
 
Giorgia mi guardava con quegli occhi di bambina, espressivi e disarmanti.
Non sapevo cosa dire.
Non sapevo che fare.
 
Volevo che tutto ritornasse come prima.
Se non potevo essere il suo ragazzo volevo almeno ritornare ad essere il suo migliore amico. Ma ora anche quell’opzione, sempre data per scontata, mi sembrava al di fuori delle mie opportunità.
 
Avevo sparato tutte le mie cartucce.
Ma la mira era stata pessima e l’arma era rimbalzata contro di me.
- Ѐ tutto vero Jack? Dimmi che si sta inventando tutto… ti prego -
 
I suoi occhi azzurri erano pieni di lacrime, ma sapevo che non potevo permettermi di farla soffrire di nuovo. Dovevo iniziare a comportarmi da uomo, smetterla di fare il bambino.
Accettare le mie responsabilità.
 
La verità certamente me l’avrebbe portata via, ma non c’era nient’altro che potessi fare.
Con il tempo forse mi avrebbe perdonato.
Mi sarei fatto perdonare.
A ogni costo.
 
La guardai.
Occhi negli occhi.
- Sì. È tutto vero – sussurrai.
 
Si staccò da me.
Mi guardò, gli occhi pieni di tristezza e di rabbia.
Scappò.
Mi voltò le spalle e corse verso l’uscita.
 
Ma se credeva che l’avrei fatta scappare così… non mi conosceva bene.
Era la mia Giorgia.
La mia Trottola.
Eravamo una squadra.
 
Avevamo superato tante difficoltà.
E avremmo superato anche questa.
Le corsi dietro.
Non l’avrei lasciata andare via.
 

È sicuro là fuori? Non è che mi tirate addosso tonnellate di uova marce e cassette di pomodori? xD
Ok, lo so che adesso mi odierete. Credetemi, scrivere queste cose ha messo una tristezza assurda anche a me che sapevo già dal capitolo 3 di doverle scriverle… prima o poi.
Solo che… doveva andare così.
Come lo stesso Giacomo ha ammesso più volte, deve imparare a prendersi le sue responsabilità. Pensateci… quanto gli sarebbe costato mentire? Aveva appena fatto pace con Giorgia e sappiamo quanto la nostra Trottola dubiti della nana. Invece ha scelto la strada più lunga e tortuosa, anche se era la più difficile. Citando Piton, è un comportamento“ammirevole”.
Sta diventando un uomo.
Sta crescendo.
E lo apprezzo di più.
Quindi, ricapitolando… ci sono due piccioncini appartati chissà dove, un architetto sexy all’uscita dell’Istituto, una Trottola in fuga e qualcuno che la insegue.
Come si combineranno questi ingredienti? Lo scoprirete presto :)
Ringrazio di CUORE chi legge :) Non la smetterò mai di ringraziarvi per avermi dato fiducia :) Lo so che siete sempre occupatissime, ma se avete due secondini liberi, riuscite a lasciarmi una recensione? Ogni volta che leggo le vostre parole sono felicissima e sono troppo ingorda… xD Le voglio leggere ancora e ancora *^*
Un bacione  e tanto tanto tanto amore <3 <3
Vostra Robi

Ps: un super ringraziamento e un abbraccio alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo *^* E a chi, tramite facebook, mi ha fatto compagnia :D Davvero, siete fantastiche *^*
   
 
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