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Autore: Lau_McKagan    22/01/2014    4 recensioni
“…ho solo bisogno di stare da solo per un po’, lontano da qui, da tutto questo… ho fatto un bel casino”
“E stai scappando dalle conseguenze”
“Si, lo sto facendo”
“Forse non è stata una buona idea”
“Forse avrei dovuto farlo da un pezzo, non credi?...”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa.
Ovviamente Jared parla la sua lingua, e qui in italia la nostra. Per comodità ho scritto tutti i dialoghi in italiano, anche quelli di Jared.
Io non so molto di napoletano, quindi scrivendo ho cercato di dare più o meno il senso dell'accento con cui parlano XD
Chiedo venia se ci sono riuscita pessimamente (Vicky la prossima volta mi farai da interprete)
Già che ci sono ringrazio Swan, Bettajovi e vabè, Vicky, per il loro sostegno :D
Al prossimo!
Lau


***

“Non so dove trovarlo” ragionò Jared a voce alta mentre faceva colazione con Eamon e Steven. Quest’ultimo, il marito di Eamon, era un tipo dolce e tranquillo, era stato gentile con Jared, e discreto nonostante fosse ovvio che sapesse tutto di lui e Colin.
“Ho il numero dell’albergo in cui alloggia, puoi chiamare e farti dare l’indirizzo. Una volta li basta che lo dici al taxista e ti porterà a destinazione… ecco tieni”
Jared annuì prendendo il biglietto tra le mani “Scusate” prese il Blackberry e compose il numero con prefisso internazionale.

“Pronto? Villa Rosa, posso essere d’aiuto?”
Villa Rosa… nome carino per un albergo di mare “Si pronto, parlate inglese?”
“Che?!”
“IN-GLE-SE… Parlate inglese?” ripetè scandendo. Si era scordato della differenza linguistica.
“Ue ma da dove chiamate? Non capisco niente”
“Scusi, non capisco…”
“Ma che sei americano pure tu?”
“America! Si si, sono americano!” ecco una parola l’aveva capita almeno.
“Uhhhh madonna, aspettate! C’è qui un compare vostro che vi capisce di sicuro” Jared era interdetto non sapeva che fare, non capiva nulla se non qualche parola, per di più l’accento del posto di quella persona non lo aiutava di certo “Mister Colin, venga un po’ qua che ci sta un altro americano e non capisco una parola, ci parli lei! Ma che, mo abbiamo tutta l’America che vuole venire qui!” lo sentì urlare. Capì solo due parole ma bastarono… Mister Colin… era li, lui era li. Sentì una lieve sghignazzata e un “Prego” detto con un italiano poco credibile “Pronto?” rispose poi la voce, la sua voce “Pronto? Puoi parlare con me hemmm… qui non parlano molto la nostra lingua, perciò farò da interprete”
Ma Jared non rispose, era pietrificato. La sua voce…. Riattaccò ‘Stupido! Stupido!’ pensò di se stesso, ma non era proprio riuscito a dire nulla, per di più ora che ci pensava avrebbe potuto riconoscerlo… almeno aveva la certezza che era li però. Avrebbe guardato l’indirizzo su internet, non doveva esserci molti posti che si chiamavano Villa Rosa a Positano.
 
Partì quel pomeriggio, Eamon e Steven lo accompagnarono all’aeroporto, dopo saluti e raccomandazioni.
Avrebbe dovuto arrivare fino a Napoli facendo scalo a Milano, poi da li avrebbe preso un taxi. Si era stampato l’indirizzo, aveva guardato le foto del posto, della Villa, una piccola e graziosa pensioncina sul mare, immaginandosi Colin in una di quelle stanze, magari con il balcone che dava sul mare. E poi lui che girava per le strade tranquille e caratteristiche, in spiaggia, in riva al mare. Aveva sempre e solo pensato a lui. Stava diventando un’ossessione considerando che non aveva la più pallida idea ne di cosa avrebbe detto, ne di come l’altro avrebbe reagito.
 
Quando atterrò a Napoli erano ormai le nove di sera. Era tutto incriccato e nonostante il chiodo fisso di Colin non desiderava altro che una doccia calda e un letto in quel momento.
Era gennaio, ma non faceva troppo freddo li, Era abbastanza mite, anche se lui era un freddoloso cronico, e quindi si imbacuccò per bene. Anche per non essere riconosciuto, gli era andata bene fino ad ora, e voleva che continuasse ad essere così. Chiamò un taxi e diede all’uomo il foglio con l’indirizzo. Per fortuna parlava la sua lingua “Con i turisti è meglio saperle le lingue” disse gioviale guardandolo dallo specchietto.
“Si, è una vera fortuna avere a che fare con qualcuno con cui ci si capisce”
“Come mai a Positano? Se posso chiedere”
“E’ un bel posto” rispose semplicemente. Aveva voglia di chiacchierare a quanto pareva, e Jared voleva essere gentile con lui “Diciamo che mi sono preso una pausa dal lavoro”
“Ahhh, quindi una vacanza!”
“Qualcosa del genere… senta, ho l’impressione che i gestori del posto non sappiano una parola di inglese, potrei chiederle di darmi una mano per prendere una stanza?”
“Nessun problema fratello” disse lui, credendo che in america si usasse dire così “Maria e Ernesto, i proprietari, sono gente all’antica, sa, la pensione è piccola, non hanno bisogno di molto personale, e loro non hanno studiato l’inglese”
“Capisco”
“Ma sono brave persone, in qualche modo vi capirete, si sono sempre arrangiati”
Jared sorrise, l’Italia gli metteva il buonumore a priori, specie in quella parte del paese erano tutti affabili e chiacchieroni, lo metevano a suo agio nonostante arrivasse da tutt’altra parte.

Una vota arrivati scaricò il suo trolley ed entrò con il taxista, si chiamava Giuseppe da quel che aveva potuto capire, si guardò in giro furtivo mentre questi salutò calorosamente un altro uomo più anziano, indicandolo e parlando probabilmente della sua situazione. Dio se in quel momento fosse sceso Colin, che avrebbe fatto? Sperò di sbrigare le pratiche in fretta e andare a chiudersi in camera. Ora che era li, così vicino a lui, si rese davvero conto che non aveva la più pallida idea di cosa fare e da dove iniziare. Il panico iniziava a salire, si chiese che diavolo gli fosse venuto in mente. Gli chiese i documenti, e venne registrato, gli chiesero quanto si voleva fermare e Jared disse che non lo sapeva, ma non era un problema quello. Gli fu spiegato dov’erano le varie sale della piccola villa, il ristorantino, la veranda sul mare e l’accesso alla spiaggia. Al piano di sopra c’erano le camera, una decina in tutto. In quel periodo dell’anno non avevano molti turisti, così gli dissero che gli avrebbero dato allo stesso prezzo una delle camere più belle, vista mare.
Ringraziò il taxista e seguì Ernesto fino alla sua porta.
Era buffo mentre cercava di farsi capire scandendo le parole e gesticolando “QUESTA E’ LA TUA CAMERA!” urlò pensando assurdamente che così potesse capirlo meglio “NUMERO 5! Capito? Numero 5!”
Annuì ”Si, grazie” ecco, questo sapeva dirlo.
“Ohhhh allora lo parli un poco di italiano ah?! Prima che te ne vai ti insegno a parlare napoletano, contento?” lo guardò sconsolato “Non hai capito nu cazz mmm? Vabbuò… buonanotte! La colazione è alle 8… EIT! Colazione EIT!” disse indicando l’orologio.
“Ok… grazie” ripetè di nuovo Jared, sorridendo gioviale e divertito, chiudendosi poi nella sua stanza. Rise, quel tipo era davvero assurdo, ma simpatico, e sembrava gentile.
La camera era davvero carina, arredata in modo semplice e sobrio, ma pulita e aveva l’aria confortevole. Aveva anche un balconcino che si affacciava sul mare, era bellissimo! Rimase parecchio tempo davanti al vetro a guardare fuori. Ma la stanchezza l’ebbe vinta, e nonostante il pensiero che Colin forse era li, in qualche camera a poca distanza da lui, dopo una doccia crollò sul letto addormentandosi velocemente e profondamente in pochissimo tempo. L’indomani avrebbe pensato cosa fare, ma adesso era davvero troppo stanco.
   
 
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