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Autore: isawri    22/01/2014    1 recensioni
Kayla è una ragazza che ha alle spalle un passato difficile, un passato che ancora tormenta i suoi giorni. Sta cercando di rifarsi una vita, sta cercando di essere forte per sè stessa e per chi ama.
Riuscirà a lasciar andare il lato oscuro della sua vita e far luce sul suo futuro?
Riuscirà ad essere forte abbastanza per non soffrire più?
Dal testo:
''«Il tuo fidanzato?» Chiede una voce profonda.
Mi manca solo il fidanzato, come se non bastassero già tutti i casini che ho.
Mi volto alla mia sinistra, un paio di occhi verdi, un verde che mai avevo visto prima d'ora, sono fissi su di me. Sul viso di quel ragazzo è ancora presente il ghigno che aveva mostrato un ora prima.''
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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«Oh salve, lei deve essere la ragazza nuova..» L'insegnante si sporge per sbirciare il mio nome sul registro. Non capisco perchè facciano tutte così, non sarebbe più semplice chiedere? «La signorina Monroe.»
Annuisco sorridendo.
«Monroe.» Ripete. «Non è un cognome italiano.» L'ovvietà fatta persona.
«No, infatti.»
Sorride bonaria, sembra non aver colto il tono d'acidità con il quale le ho risposto.
«Prego, prenda pure posto.»
 Finalmente! Cominciava a diventare imbarazzante dove stare in piedi a tutti quei ragazzi. Ebbene si, la mia inaffidabile fortuna aveva colpito ancora. In una classe di venti allievi c'erano la bellezza di sole tre ragazze, compresa me. Sarebbe stato un anno d'inferno.
Ovviamente l'unico posto libero era accanto ad uno dei tanti ragazzi che non avevano smesso un attimo di sgignazzare da quando avevo messo piede in quella classe. Il lato positivo? Ero all'ultimo banco, ben nascosta da sguardi indiscreti. 
L'ora di italiano era terminata in fretta e anche se contro voglia non avevo avuto problemi nel seguire. Adoravo questa lingua ed anche se all'epoca ero risultata asettica al desiderio di mia madre nel farmi imparare questa lingua non avevo impiegato molto nel distinguermi in questa materia.
Non so quale sia la materia successiva e sinceramente neanche mi interessa.
Ero in quella scuola solo per un motivo.
Improvvisamente il mio cellulare vibrò nella borsa. Lo presi ed aprii il messaggio che era appena arrivato.
'Questa me la paghi.' Semplice e diretto. 
Tipico di Daniel. Se qualcosa non andava come aveva programmato, indovinate un po' su chi ricadeva la colpa?!
Nonostante tutto quelle parole fecero nascere un sorriso sul mio volto.
«Il tuo fidanzato?» Chiede una voce profonda. Mi volto alla mia sinistra, un paio di occhi verdi, un verde che mai avevo visto prima d'ora, sono fissi su di me. Sul viso di quel ragazzo è ancora presente il ghigno che aveva mostrato un ora prima.
«Si.» Rispondo secca. Non voglio avere problemi, già devo essere costretta a passare in quella stanza un anno della mia vita, figuriamoci se mi creo problemi di mia spontanea voltontà. Il mio primo istinto era stato quello di invitarlo a farsi i fattacci suoi. Ma forse rispondendogli come ho fatto mi sarei evitata inutili rotture di scatole.
La campanella della ricreazione non tarda a farsi sentire.
Recupero velocemente il mio telefono ed esco dall'aula per dirigermi nel cortile.
Individuai Daniel tra la folla lo raggiunsi e notai con piacere che era già in compagnia. Ne ero contenta, ovvio, in fondo avevo costretto entrambi a questa tortura proprio perchè lui potesse ricrearsi una vita nel migliore dei modi ma... 
C'è sempre un ma. Suggerì la vocina nella mia testa. 
Mio fratello è davvero incredibile! Fino a qualche ora prima mi aveva rimbecillito per il semplice fatto che non volesse andare a scuola, che non sopportasse altre persone ed ora eccolo lì che ride e scherza come se niente fosse.
«Ciao sorella!» Esclama passandomi un braccio sulle spalle.
«Ciao fratello.» Replico poco convinta ed approfittando della sua vicinanza per rubargli il pacchetto di sigarette che tiene nella tasca dei pantaloni. 
«Mi devi un altro caffè!» Prevedibile.
«Altro?»
«Già.» Annuisce convinto. «Solo da questa mattina me ne devi almeno tre.» Tiene il conto con le dita.
«Senti carino, non farmi fare la lista di tutto quello che mi devi tu..» Sorride e mi abbraccia.
A volte mi sorprende quanto il nostro rapporto non sia cambiato per niente in tutti questi anni, certo anche noi avevamo i nostri alti e bassi ma a confronto di tanti altri noi sembravamo essere una persona sola.
«Lui è Simone.» Mi informa indicando poi il ragazzo a pochi passi da noi.
«Kayla.» Mi presento, stampandomi in volto un sorriso, e porgendogli la mano. La stringe.
«Piacere!» Sorride di rimando Simone lasciando poi la mia mano.
«Mi trattengo, dopo le lezioni.» Annuncia Daniel. «Parteciperò alle selezioni per la squadra di calcio.» 
«Ne sono contenta!» Gli sorrido sincera e con un accenno di furbizia nel mio sguardo. 
«Cos'è quello sguardo?» Sapevo lo avrebbe notato.
«Quale sguardo?» Replico lanciando uno sguardo al suo amico che assiste al dibattito divertito. «Nessuno sguardo.» Aggiungo. «Ma devi lasciarmi la macchina!» 
«Cosa?! Puoi scordartelo.» Afferma deciso ma il mio sguardo lo è più di lui. «No, Kay. Quella macchina è nuova. Ed è mia.» Marca in particolare l'ultima parola.
«Vuoi che torni a casa facendo l'auto stop? Magari alzandomi la maglietta per far fermare qualcuno e finendo poi per salire sulla macchina di qualche pervertito?!» Ho la vittoria in pugno.
«Così non vale!» Mi punta un dito contro. «Devo poi ricordarti cosa è successo alla mia vecchia macchina?» Marca nuovamente l'aggettivo.
«Ancora con quella storia?» Chiedo esasperata. «Quella volta non è stata colpa mia e lo sai.»
«Vorresti dire che la colpa sia stata la mia?»
«Di chi altri senno?»
Lo sguardo di mio fratello era più che sbigottito, il mio dal canto suo si apriva in un ampio sorriso. Adoravo portarlo ad un punto di tale esasperazione.
«Daniel, posso riaccompagnarti io dopo le selezioni, lasciale la macchina.» Si intromette Simone. Questo ragazzo comincia ad andarmi a genio. 
«Vedi? Hai anche trovato un passaggio.» Aggiungo repentina.
«Io e te facciamo i conti a casa.» Sorrido e lui nel frattempo prende le chiavi. «Stai attenta ok?» Supplica, consegnandomi le chiavi a dir poco convinto.
Annuisco rassicurante, ripondendo le chiavi nella mia tasca ed accendendomi poi la Marlboro che gli avevo sottratto poco prima.



Il resto della mattinata proseguì in modo tranquillo. Ero ormai arrivata a casa.
La macchina di Daniel non aveva neanche un graffio, ulteriore prova che la colpa dell'ultimo "incidente" fosse sua.
Nonostante i miei innumerevoli sforzi per non far capire a Daniel che questo trasferimento aveva destabilizzato anche me, quando ero sola non riuscivo a fingere di essere indifferente e mio fratello si era sicuramente accorto di questo mio repentino cambiamento di umore.
Mi guardo attorno, ammirando distante la casa spoglia che ci ospitava. Mi dirigo poi in cucina, accorgendomi di non aver fame solo dopo essere all'interno della stanza. 
Ho davanti a me due ore di completa solitudine. E questo mi spaventa.
Non sono mai stata abituata a tutto quel silenzio. Soprattutto dopo l'incidente, quando esso ebbe invaso con prepotenza le nostre vite.
Accendo la radio, alzando il volume al massimo, e comincio ad aprire gli scatoloni e riporne il contenuto al proprio posto.
Dopo poco più di un ora avevo sballato già la metà degli scatoloni che racchiudevano quello che ormai restava della nostra vita.
«Wow! Credo di aver sbagliato casa.» Quanto può essere stupido?! 
«Non cominciare!» Lo ripresi. «Ho semplicemente fatto ciò che avresti dovuto fare tu due giorni fa.» 
«Eddai che stavo scherzando! Comunque..» Ecco. Cosa ha combinato? «abbiamo degli ospiti.»
Lo vedo spuntare dall'ingresso con due ragazzoni al seguito, mi sembra di averli già visti. Ah si! Uno è quel ragazzo che ho conosciuto questa mattina... Simone? Ma l'altro dove l'ho visto?
«Ti ricordi di Simone vero?» Annuisco gettando uno sguardo fugace al diretto interessato per poi sistemare alcune candele che avevo appena spacchettato. «Lui invece è Andrea.» Indica così il ragazzo alla sua sinistra. Stavo per andare a presentarmi quando Daniel aggiunse dell'altro. «Siete nella stessa classe.»
A quel punto decido di alzare lo sguardo. 
Inevitabilmente incontro i suoi occhi, quel verde lo avevo visto solo una volta prima d'ora. Che stupida. Come ho fatto a non accorgermene prima? Forse perchè mi sembrava impossibile che il mio allegro compagno di banco si trovasse in casa mia.    
Ma cosa ci faceva il mio allegro compegno di banco in casa mia?!
«Ciao.» Saluto più per educazione che per altro abbozzando un sorriso in direzione di entrambi. 
«Si sono gentilmente offerti di aiutarmi a montare quella libreria..» 
«Ma no!» Lo trafiggo con lo sguardo. «Avevi promesso che ci avresti pensato tu. Tra l'altro l'unica cosa di cui ti saresti dovuto occupare. Ed invece hai fatto scarica barile con questi due, li conosci si e no da due ore e già te ne approfitti. Sei uno scansa fatiche!»  Lo accuso. 
Con cautela si distanzia da i suoi amici, i quali cercano a stento di trattenere le risate. Eravamo in Italia da tre giorni e quell'impiastro si era già fatto conoscere. Era riuscito persino ad incastrare due poveri malcapitati nell'occuparsi dell'unica mansione che lui avrebbe dovuto svolgere.
«Sorellina..» Mi chiama continuando ad avvicinarsi. «Non arrabbiarti, dai. Sai che da solo non ci riuscirei... Ho bisogno di un aiuto.» Continua abbracciandomi e lanciando occhiate agli altri due.
«Sorellina un corno.» Mannaggia a lui! Ne aveva avuta vinta un'altra. Lo odiavo quando si comportava così, e ci si comportava spesso. 
«Ovviamente li ho invitati a cena come ringraziamento.» Sorrise compiaciuto.
«Ovviamente.» Oh si, ora si che mi divertivo. «E, ovviamente, cucinerai tu.»
«Ovviamente.» Fregato! «Cosa?!» Si volta verso di me, sul suo viso padroneggiava l'insicurezza. 
«Lo sai che odio ripetermi, hai capito più che bene non fare il finto tonto.» 
«Di un po', vuoi per caso avvelenarli?»
«No. Vorrei solo farti capire che non sto ai comodi tuoi.» Replicai. «Devo uscire fra poco e se vuoi che cucini io non voglio sentire lamentele per l'ora in cui rientrerò.»
«E quanto pensi di metterci?» 
«Non lo so.»
«Dove vai? E come?»
«Dove non ti interessa ma vado in macchina. La tua macchina.» Precisai sorridendo. «Ragazzi non state lì impalati, toglietevi i giacchetti ed entrate. Tanto avete capito che il terzo grado va per le lunghe.» Non appena terminai la frase il salotto si riempi di fragorose risate, i due ragazzi che fino a poco prima avevano mascherato il loro divertimento adesso non riuscivano più a controllarsi.
«Come sarebbe a dire con la mia macchina?» Sbottò Daniel che mi guardava allibito. Possibile che dopo due anni non fosse ancora riuscito a dimenticare quella storia?
«Dai non fare storie, non sei un bambino.» Lo riprendo severa. «Non posso andarci in moto, devo comprare delle cose e non saprei come portarle.»  
«Ma non voglio che vai da sola.» Conoscevo quel tono. Quel tono non ammetteva repliche. Mi sarei potuta inventare di tutto ma non si sarebbe smosso dalla sua decisione. Odiavo quando assumeva il ruolo di fratello maggiore!





Angolo autrice:
Ciao a tutti! Ebbene si, sono tornata e mi scuso infinitamente per il troppo tempo che ho fatto passare. 
E visto che ci sono colgo l'occasione per augurarvi un buon 2014! Anche se in ritardo. Purtroppo la normalità non fa parte del mio essere, capitemi. v.v
Arriviamo dunque alla parte che vi interessa... In questo capitolo abbiamo conosciuto altri due dei nostri protagonisti maschili; che ve ne pare? Man mano che andremmo avanti con la storia anche loro avranno il loro spazio. E per non essere ripetitiva, mi fermo qui.
Rigrazio chiunque si sia fermato a leggere e in particolar modo chi di voi ha recensito o inserito la storia tra le seguite/ricordate. 
Vi lascio il link della mia pagina su facebook, qui in particolar modo potete trovare spoiler o altre curiosità sulla storia. ---> 
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.412848935512527.1073741825.210057135791709&type=3
Alla prossima!



  
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