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Autore: LadyofShadow    27/07/2003    11 recensioni
WARNING: Ho iniziato a scrivere questa storia quando avevo circa 14 anni, cioè 11 anni fa. Tutti i primi capitoli sono scritti di cacca ma non ho voglia di riscriverli e la tengo un po' come cronistoria del mio stile narrativo (orrendo). La storia è stata scritta inizialmente dopo il 5° libro e prima del 6°, quindi le premesse sono quelle; Sirius è morto, Silente no. Detto questo, non vale la pena leggerla se non siete vecchi affezionati lettori (che comunque saranno morti di vecchiaia visto che non l'aggiorno tipo da 4 anni).
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Beh, che dire, è tutto un altro genere rispetto alla precedente fic. E' un po' più comica e molto più avventurosa. Avete rotto le palle x riavere Draco, e ora ve lo dovrete sorbire fino all'ultimo capitolo. Anche Jaime si spera che si comporterà un po' meglio, si caccierà nei guai un'infinità di volte e attirerà gli odii di mezza Hogwarts, professori compresi. Harry è il solito idiota di sempre. Hermione si ostina a ficcare il naso. Spoiler HP5, ma ormai credo che lo abbiano letto tutti.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Arthur Weasley, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Luna Lovegood, Molly Weasley, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Remus Lupin, Ron Weasley, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo primo per la seconda volta – Una porta sul futuro

Nota: per chi non avesse letto la storia precedente, che è indispensabile per capire la trama, la potete trovare qui: Caino e Abele.


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Capitolo primo per la seconda volta – Una porta sul futuro

 

Draco

 

Voglio uscire di qui, ho paura! Vorrei trovare l’uscita, ma è tutto buio, non si vede niente…

Attorno a me ci sono solo tenebre, le sento strisciare fin dentro la mia mente, perché mi vogliono; se restassi qui, diventerei anch’io tenebra.

No, devo muovermi, cercare l’uscita, ma non ho altra scelta che percorrere a tentoni questo lungo tunnel.

 

Da quanto tempo sono qui? Un’ora, un giorno, un anno, o forse da una vita? Si, da tutta la mia vita.

 

La mia mano si posa su qualcosa. Un oggetto tondo, sporgente. Sembra… una maniglia! La faccio girare di scatto, aprendo una porta: che abbia trovato l’uscita?

Mentre getto una prima occhiata al di la del varco, sento la mia speranza morire come un fiore d’inverno. Non c’è niente che possa aiutarmi qui. È solo un vicolo cieco.

 

Richiudo tristemente la porta, e mi accingo a proseguire ancora più depresso di prima, senza riuscire a cancellare dalla mente l’immagine di quello che ho visto al di la della porta; ho visto me stesso, da piccolo, seduto sul pavimento del salotto. Mio padre, sulla poltrona, mi guarda dall’alto in basso con aria disgustata e mi dice: - Draco, smettila di perdere tempo coi tuoi stupidi giochi. Un giorno dovrai prendere il mio posto, e dovrai essere un grande mago, temuto e rispettato da tutti… -

Avevo chiuso la porta prima di sentire il resto, ma tanto lo ricordavo già. Conclusi mentalmente la frase di Lucius: - …perché questo è il tuo destino, ricordalo. –

Avevo quattro anni, all’epoca, e quello era il mio primo ricordo.

Forse non è un caso che questa sia la prima porta che riesco ad aprire. Ne ho incontrate altre prima, centinaia di altre, ma erano bloccate. Erano i momenti e gli episodi che avevo dimenticato.

 

Le pareti del corridoio si stanno velocemente restringendo, e mi sento in gabbia, prigioniero della mia vita. Una vita che non è poi veramente mia, perché la sto guardando da fuori, come uno spettatore, e in fondo come ho sempre fatto. “Dico e faccio determinate cose, e poi ne guardo l’effetto. Ma non vivo tutto questo.”

Meglio così. Non credo che sopporterei di fare quello che faccio per scelta, e poi sentirmene appagato. Sarebbe stupido e crudele. Se devo vivere qualcosa, voglio che sia una cosa che scelgo di fare, non che mi venga imposta dal mio ruolo (che richiede un certo tipo di azioni).

 

Apro una porta dopo l’altra, che mi evocano ricordi su ricordi, alcuni molto brutti, altri che, a suo tempo, avevo giudicato belli: compleanni, Natali, il giorno in cui ero stato ammesso nella squadra di Quidditch, e altre sciocchezze del genere.

Man mano che proseguivo, mi vedevo crescere attraverso quelle porte.

“non posso aprirle tutte” mi diedi dello sciocco “ci metterei anni… una vita!”

 

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Jaime

 

Bene bene, avevo fatto quello per cui ero venuto; l’unico motivo che mi aveva spinto a tornare in questa casa orribile. Ma mi rimaneva quel dubbio su mio fratello: cosa dovevo fare di lui? In fondo non era proprio colpa sua quello che mi era successo, e poi… beh, mi aveva aiutato.

Alla fine presi una decisione: si sarebbe salvato solo se l’avesse meritato. Avevo già in mente come fare, ma per prima cosa dovevo recuperare il suo corpo, a Hogwarts.

-         ciao mamma, esco – salutai il corpo esanime sul pavimento – non ti dispiace se faccio tardi, vero? –

 

Mi smaterializzai per riapparire qualche secondo dopo nei pressi di Hogwarts, ma dovetti farmi a piedi tutta la foresta proibita a rischio di incontrare schifosi mostri o centauri o chessòio. Beh, sarebbe stato meglio per loro starmi alla larga, non ero proprio dell’umore giusto.

 

La cosa più difficile fu introdurmi a Hogwarts senza essere notato. Feci un largo giro per evitare di incappare nel professor Hagrid, che viveva in una casupola in giardino (forse ero l’unico Serpeverde a chiamarlo professore, e non grosso rimbambito, o selvaggio, o ciccione, e per questo mi guardava sempre strano… dev’essere un altro regalino della reputazione di Draco). Una volta dentro, arrivò la parte più difficile.

Scivolai furtivamente lungo i corridoi sbirciando ad ogni angolo come se mi aspettassi di veder sbucare qualcuno dall’ombra; sarebbe stato difficile giustificare la mia presenza lì – a meno di non raccontare la verità.

 

Scivolai fino all’ingresso della Casa di Serpeverde, ma adesso, come entrare? Non ero sicuro che la parola d’ordine dell’anno prima avrebbe funzionato ancora, e inoltre avrei rischiato di farmi scoprire. Estrassi dalla tasca interna una fiala contenente un liquido violaceo: era una pozione che avevo previdentemente preparato proprio per casi come questo… mescolando ingredienti innominabili, tanto fanno schifo.

La soluzione era viscida e un po’ schiumosa “pensa che sia Coca Cola! È solo Coca Cola!” ma neanche l’autosuggestione funzionava un granché. Il liquido amaro mi bruciava la gola e lo stomaco, ma lo bevvi fino all’ultima goccia. Era il momento della verità. Appoggiai una mano alla parete oltre la quale si stendeva la Sala Comune; il muro sembrava non avere consistenza solida, e io… ci passai attraverso! Mitico, aveva funzionato!!!

 

Mi introdussi furtivamente nella sala buia e vuota, e mi avvicinai allo specchio.

“Draco” chiamai mentalmente. Non successe niente. Dovevo imporre la mia volontà per tirarlo fuori. “Dai Draco esci di lì! Esci! Subito!”

Finalmente, lo specchio si decise a lasciar uscire mio fratello; anche se lasciar uscire non è proprio il termine adatto: è più giusto dire che me lo catapultò addosso, ancora privo di conoscenza.

Atterrai sulla schiena con un tonfo sordo, e pregai che nessuno avesse sentito. Mi misi in ascolto qualche minuto; niente, tutto tranquillo. “ci siamo!” pensai, portandolo in un angolo in ombra “e ora, vediamo come sono gli incubi del caro Draco”

 

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Draco

 

Procedo a tentoni appoggiandomi alle pareti; a tratti fa un caldo soffocante, a volte un freddo polare. Non ci capisco niente, o forse non voglio capire, ma in fondo non c’è molta differenza. Non vorrei dover aprire tutte queste dannate porte, ma non posso farne a meno; ogni volta che ne vedo una sento un irresistibile richiamo, anche solo per vedere se si apre. Alcune non si aprono, per fortuna. Dico “per fortuna” perché ogni volta che mi viene revocato un ricordo mi sento sempre più debole e prigioniero, e provo un senso crescente di nausea e spavento.

 

Cos’è che mi spaventa tanto? Il passato? No, quello mi fa male, ma non ho paura perché tanto so che è già passato e che non potrò cambiarlo. Il futuro? Mi sono accorto che man mano che vado avanti ho sempre più paura, chiedendomi cosa succederà quando avrò raggiunto la porta del presente. Sarà la fine dell’incubo, o l’inizio di uno nuovo? Ho paura dell’ignoto?

No, forse mi sbaglio, non è questo il mio problema: forse è il buio… la consapevolezza che il mio passato, presente e futuro si confonderanno nelle tenebre; che non c’è via di scampo perché questo è il mio destino; che mi perderò e non riuscirò più a ritrovare me stesso, se non in tutte quelle porte. Si dev’essere questo: ho paura del buio.

All’idea mi viene quasi da ridere.

 

Ormai non manca molto, sono già agli anni scolastici. Mi rivedo prendere in giro i ragazzi delle altre Case, specialmente Potter, e mi chiedo se davvero non avessi niente di più divertente da fare. “Si che ce l’avevo, ma non sono qui per divertirmi” mi dissi mentalmente. E come qui intendo ‘al mondo’.

Rivedo quella scena al Ghirigoro, prima del secondo anno, quando mio padre e Weasley avevano fatto a pugni. Ricordo che feci molta fatica a non ridere in quella particolare occasione, ma dovetti contenermi o l’avrei pagata cara.

 

A ogni passo che faccio, una porta si apre da sola; sono molto più frequenti man mano che passano gli anni, perché i miei ricordi sono più freschi. Vedo e sento i commenti acidi che quasi tutti a scuola facevano alle mie spalle, ma abbastanza forte perché sentissi: - uno peggio dell’altro - , - meglio girargli alla larga - , - piccolo bastardo gasato - , - maledetti maghi oscuri - , - sangue cattivo - , ecc. ecc.

Hanno ragione, ma cosa posso farci? Niente, ora come allora.

 

Mi rassegno ad andare avanti con i loro echi nelle orecchie, cercando magari di ignorarli. Un’altra soglia si apre al mio passaggio, e rivedo me stesso con un braccio al collo che faccio lo scemo nell’aula di Pozioni.

Decido di tirare dritto guardando solo davanti a me, senza voltare lo sguardo, ma non è facile perché le pareti si sono strette ancora e per passare mi devo girare di fianco. Tornare indietro, poi, è fuori discussione: sarebbe come tornare indietro nel tempo, cioè impossibile. Anche perché la strada alle mie spalle svanisce nell’ombra e restano solo lontane visioni di porte aperte nel vuoto.

In un varco a pochi metri da me intravedo qualcosa di bianco che rimbalza sulle pareti di un corridoio. Ecco un ricordo su cui glisserei volentieri: se ci ripenso mi fanno ancora male le ossa… però devo ammettere che, visto ‘da fuori’ ero, non dico uno spasso, ma buffo.

“non dovrei essere buffo” pensai con un certo rammarico “non posso permettermelo. Io devo essere temuto e rispettato da tutti”.

 

Tempo dopo, eccomi alla fine del tunnel: mi trovo in uno spiazzo un po’ più largo; davanti a me si erge imponente un portone sprangato, e alla mia destra l’ultima della serie di porticine, un po’ più grande e chiara delle altre: dev’essere la famosa porta del presente. “Ma si, tanto, che ho da perdere?” dopo un attimo di esitazione la schiudo. E dall’altra parte c’è… la mia immagine riflessa. – Beh, grazie tante! – bofonchio seccato e un po’ deluso.

Guardo torvo il mio doppio, che mi ricambia come in uno specchio, ma poi lo vedo fare una cosa che non mi sarei mai aspettato: attraversare la soglia e si ritrovarsi a un passo da me:

-         ciao Draco – mi saluta cordialmente – hai capito chi sono? –

-         ehm… no – ammetto – pensavo che fossi me –

-         eh, si, lo credono tutti di questi tempi –

poi capisco – Jaime? –

-         eh già. A proposito, bell’ambientino –

Mi accigliai. – sei qui per criticare i miei incubi o cosa? –

-         no. Sono qui per vedere come te la cavi –

-         ah, è per questo che mi hai rinchiuso qui? –

Non mi risponde.

Poi mi viene in mente un particolare: perché era uscito dalla porta del presente? E la risposta m arrivò subito: aiutare Jaime è stata la prima cosa, da molti anni, che avessi fatto di mia spontanea volontà, e non per dovere sociale. Avevo fatto una scelta, e ne stavo vivendo le conseguenze in prima persona; certe volte i desideri si avverano.

Non che ritrovarmi faccia a faccia coi miei incubi fosse proprio quello che avevo in mente, ma… ero più vivo ora, nel Tetro Sonno, che nei precedenti sedici anni di esistenza.

-         Avanti, ti rimane ancora una porta – mi esorta Jaime

Già, la porta del futuro. Cosa ci avrei visto? C’era un solo modo per saperlo.

Con mano tremante giro la maniglia e con un leggero scatto la porta si socchiude. Spingo con tutte le mie forze il pesante portone. E quello che vedo… beh, in realtà non vedo niente. Era troppo buio per vedere, ma immagino benissimo che cosa mi aspetta: un altro interminabile corridoio, scuro e stretto, senza via d’uscita.

Cado in ginocchio, mentre rivoli di calde lacrime scorrono sulle mie guance.

Con gli occhi appannati, fisso le porte chiuse del tunnel davanti a me. La vedo a malapena, con tutta questa oscurità, ma non ho dubbi che siano le porte delle mie azioni future. “No, non voglio. Meglio restare qui, che tornare alla realtà e riempire quelle ‘stanze’.

-         Non ci siamo proprio, Draco – dice severo mio fratello – non hai capito –

-         Che cosa non ho capito? – non sono proprio dell’umore di sorbirmi anche una predica.

-         Non capisci che non è detto che la tua vita debba restare così buia e tetra. Se dalle tue future azioni filtrerà abbastanza luce, potresti riuscire a rischiarare questo schifo di posto. Non devi aver paura di tentare. Tu puoi decidere della tua vita!–

-         Tu dici? – chiedo con un filo di speranza

-         Certo! Per esempio, tu hai deciso di aiutarmi, e lo hai fatto anche se non avresti potuto. Ma lo avresti fatto comunque, se non fossi stato tuo fratello? –

-         Beh… in tutta onestà, non credo che ne avrei avuto il coraggio, pur sapendo che quello che ti hanno fatto è sbagliatissimo. Insomma, non avevo mai disobbedito a mio padre, sai… –

-         Si, capisco. Ma ora faresti, per qualcun altro? –

Non è una domanda facile. Mi prendo un po’ di tempo per riflettere.

-         Credo di si. Nessuno si merita una fine così orribile –

-         Bene. Lo vedi? Quest’ultima avventura ti ha dato coraggio, e il tuo presente già non è più oscuro come il tuo passato. In futuro potrai fare anche meglio. Ora riprova, su, richiudi quella porta. E non avere paura di un futuro che non vorresti, ma pensa a come costruirtene uno migliore –

Ma si, per stavolta voglio dargli retta. Richiudo il varco e mi concentro “un futuro migliore! Tocca a me costruirlo. Posso riuscirci, non sono obbligato a proseguire sulla vecchia via”

Quando finalmente riesco a credere alle mie parole, raccolgo tutto il mio coraggio (non ci vuole molto) e riapro la porta. La prima cosa che noto è la luce; per la prima volta da molto tempo, vedo una luce viva e splendente, che però non fa male agli occhi, e una leggera brezza mi accarezza il viso.

-         bene, molto bene. E ora, per concretizzare i tuoi propositi, devi uscire di qui. Devi solo… -

-         attraversare la porta del futuro – concludo per lui. Non so come, ma l’avevo capito.

 

Mi risvegliai sul pavimento della Sala Comune di Serpeverde.

-         ma cosa ci faccio qui? – chiesi spaesato

-         non ricordi? – disse una voce sopra di me.

Cercai di mettere a fuoco la figura china su di me. Ma ero io? No, doveva essere uno che mi somigliava… ma certo, Jaime! Di colpo ricordai tutto. E come prima reazione, gli piantai un pugno sul naso.

 

 

  
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