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Autore: Ily18    06/06/2008    2 recensioni
Michael e Sara si ritrovano a vivere nello stesso quartiere e non solo, Michael scopre che Sara è la sua nuova vicina di casa di cui tanto aveva sentito parlare in giro.
Come andrà a finire?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N: Salve gente! Finalmente ho avuto il tempo di postare l'ultimo capitolo scritto. Ammetto che dopo questo capitolo non ho niente di pronto, per cui per quelli di voi che si sono appassionati a questa storia, ho brutte notizie... Dovrete aspettare un po' prima di leggere il prossimo capitolo! Eheheh, prometto che m'impegnerò a scrivere presto!
Per quanto riguarda quello che state per leggere... Ritroviamo Michael e Sara dopo il discorso che hanno avuto la notte precedente e le conseguenze che quello ha portato. Niente di sconcio, giusto qualche accenno.
Beh, buona lettura e come sempre un grazie enorme a chi si è preso il tempo di leggere e lasciare un commento. Adoro sapere quello che ne pensate!


Un raggio di sole dispettoso entrò nella camera dove Sara dormiva tranquilla, svegliandola.

L’istinto di girarsi dall’altra parte era forte, ma decise di arrendersi e aprire lentamente gli occhi ancora un po’ assonnati.
Si stiracchiò leggermente, sorridendo nel ricordare dov’era. La camera di Michael.
Il ricordo della giornata precedente, soprattutto della notte, la faceva sorridere imbarazzata.
Il modo in cui le aveva detto che aveva bisogno di parlarle.
Le parole che aveva usato per farle capire che a lui piaceva.
Il fare protettivo che aveva usato, quando le aveva detto che l’ultima cosa che voleva, era affrettare le cose tra loro e costringerla a fare qualcosa di cui si sarebbe pentita. “Mi chiedo se i ragazzi si rendano conto dell’effetto che fa a noi ragazze quella frase…” Pensò, divertita. E poi, ovviamente, ripensò a quanto Michael l’avesse fatta sentire bene quella notte, a quanto la loro alchimia fosse perfetta. Arrossì al solo ricordare i loro corpi aggrovigliati.

Non le era mai successo di lasciarsi andare in quel modo al primo appuntamento, eppure con lui era sembrata la cosa più giusta da fare. “Quelli con Michael si possono chiamare appuntamenti?” Le disse ironica la vocina nella sua testa.
In più, ogni volta che si era risvegliata nella camera di un ragazzo, inspiegabili sensi di colpa le attanagliavano lo stomaco. Ma non questa volta, non con Michael.
“Beh, evidentemente c’è qualcosa che non va, perché passare la notte con un ragazzo che conosci da un giorno, dovrebbe farti sentire un po’… Facile!” Le fece notare la vocina.
Ma nemmeno lei, la vocina irritante nella sua testa, poteva rendere Sara triste e cancellare con un colpo di spugna, il sorriso beato sul suo viso. In quel momento si sentiva come su una nuvola trasportata dolcemente dalla brezza primaverile. Lì, su quella nuvola, niente poteva andare male, niente poteva renderla triste. Lì, tutto era semplicemente perfetto.

Si girò lentamente per vedere se Michael era ancora lì, addormentato di fianco a lei, ma di lui non c’era l’ombra. “Sapevo che eri fuori allenamento, ragazza.” La prese in giro la vocina nella sua testa. “Ma non pensavo lo facessi scappare dopo solo una notte passata insieme!” Continuò, prendendola in giro.
Si sedette sul lettone di Michael e, mettendosi distrattamente apposto i capelli, si guardò intorno per vedere se c’era qualche segno di lui.
Qualche secondo più tardi, la figura slanciata e sorridente di Michael, entrò nella stanza con un vassoio in mano. Era la prima volta che qualcuno le portava la colazione a letto ed era contenta che quel qualcuno fosse lui.

“Buongiorno dormigliona!” Scherzò, poggiando il vassoio sul letto tra lei e lui e sporgendosi leggermente in avanti per baciarla dolcemente sulle labbra.

“Buongiorno.” Disse, dopo aver risposto al suo bacio. “Wow, colazione a letto?” Chiese sorpresa.

“Beh, io non esco mai di casa senza fare colazione e nemmeno tu dovresti.” Fece finta di rimproverarla. “E per onorare le tue origini italiane, cappuccino.” Sorrise, indicando una delle tazze sul vassoio. “E ovviamente, dato che siamo in America, muffin.”

“E’ la prima volta che qualcuno fa una cosa del genere per me!” Esclamò imbarazzata.

“Nessuno ti ha mai fatto un cappuccino?” Sorrise, facendo finta di non aver capito quello che Sara intendeva.

“No.” Sorrise. “Sei anche il primo che mi porta la colazione a letto.” Gli disse, alzando leggermente lo sguardo, per poi posarlo nuovamente sul vassoio di fianco a lei. “E sei anche il primo che associa il cappuccino al mio cognome.” Aggiunse divertita.

“Beh, è giusto che ti metta in guardia. Il mio cappuccino non è il migliore qui a Chicago.” Scherzò.

“E poi il muffin e…” Sara notò una cosa strana di fianco ad una delle tazze. “Di certo nessuno mi aveva mai offerto un…” Prese in mano quello strano pezzo di carta e lo osservò colpita. “Origami a forma di fiore. Michael, l’hai fatto tu?” Chiese stupita, alzando velocemente lo sguardo verso di lui.

“Già…” Disse annuendo imbarazzato.
Quella mattina si era svegliato qualche minuto prima di Sara.
Ancora non credeva di averle confessato quello che provava per lei, ma vederla dormire di fianco a lui, gli fece capire che la stupenda notte che avevano passato insieme, non era un sogno. Vederla lì, accoccolata di fianco a lui con un sorriso felice sulle sue dolci labbra, gli fece prendere in seria considerazione l’idea di restare lì a fissarla finché non si fosse svegliata. “Se vuoi passare per pervertito, questa è una grande idea!” Gli fece notare la vocina nella sua testa.
In effetti, non aveva tutti i torti, avrebbe trovato mille altri modi per passare il tempo mentre lei dormiva. E così fu.
Cercò di alzarsi il più delicatamente possibile, sperando di non svegliarla. Una volta in piedi, sentì Sara mugolare qualcosa e dargli le spalle, girandosi verso la finestra.
Si mise qualcosa addosso e volò in cucina, prese dalla credenza un vecchio ricettario della mamma. Sperava ci fosse quello che cercava.
Una volta trovato, si mise in azione, sperando che fare un cappuccino fosse così facile come sembrava.
Mentre aspettava che il cappuccino riscaldasse, prese un vassoio e ci poggiò sopra due muffin al cioccolato e due tazze vuote. Fu in quel momento che l’idea dell’origami lo fulminò.
Corse a prendere dal suo studio due fogli di carta colorati e li piegò, finché non presero la forma che voleva.
Poggiò l’origami sul vassoio e una volta pronto il cappuccino, riempì le due tazze.

Mentre si avvicinava alla stanza, fissava il fiore sul vassoio. Stranamente, quella che qualche secondo fa era sembrata l’idea del secolo, ora sembrava una delle cose più stupide e infantili che avesse mai fatto. “Hai mai visto qualcuno fare una cosa del genere?” Lo prese in giro la vocina. “Ma che hai, 15 anni?” Continuò.
Ed ora che Sara teneva in mano quel fiore, Michael si pentì di non aver dato ascolto alla voce nella sua testa.

“Ti piacciono gli origami?” Chiese Sara curiosa, studiando affascinata i minimi dettagli del fiore che teneva in mano.

“Più o meno…” Rispose un po’ sorpreso dalla sua reazione. “Più che altro sono affascinato dai significati che hanno.” Disse senza pensarci.

“Ah si?” Sara spostò lo sguardo dal fiore, agli occhi di Michael. “E questo che significato ha?” Chiese alzando leggermente le sopracciglia, con uno sguardo malizioso.

“Significa che sono stato benissimo con te.” Rispose, altrettanto malizioso.

“Io invece son stata malissimo.” Disse, sporgendosi verso di lui per poi baciarlo. Quando si allontanarono l’uno dall’altra, Sara notò il sorriso divertito di Michael. “Avrei dovuto evitare il bacio se volevo suonare seria, vero?” Chiese divertita.

“Direi di sì.” Rispose ridendo.

Michael e Sara fecero colazione insieme, continuando a stuzzicarsi e a farsi battutine.
Stavano bene insieme, nessuno poteva negarlo. Anzi, stavano talmente bene insieme, che non si resero conto che entrambi stavano facendo tardi a lavoro.

“Oh cavolo!” Esclamò Sara, vedendo l’ora che segnava la sveglia sul comodino di Michael. “Devo correre a casa a rinfrescarmi e cambiarmi.” Disse, cercando con lo sguardo la roba che aveva indosso la notte prima.

“Chiama e datti malata.” Disse Michael, tirandola nuovamente a sé.

“Oh certo, ho sentito dire che se si ha la ‘Scofieldite’ ti danno una settimana di ferie.” Scherzò, prima di baciarlo sulle labbra.

“E che malattia sarebbe?” Chiese divertito, ripensando al nome che Sara si era appena inventata.

“Non lo so, per ora sappiamo solo che dà dipendenza.” Gli sussurrò all’orecchio, più maliziosa che mai.

“Ok Sara, meglio che scappi ora. Altri 5 secondi e potrei cambiare idea.” Disse, combattendo l’istinto di rivivere la notte prima insieme a lei.

Sara lo baciò velocemente sulle labbra, dopodiché raccolse la sua roba e si vestì.
Michael la accompagnò alla porta.

“Ci vediamo dopo?” Le chiese, aprendole la porta.

“Non penso ci vedremo più.” Scherzò, baciandolo un’ultima volta sulle labbra, prima di sorridere. “Ancora una volta tradita dal bacio.” Rise. “Ti avevo detto che la ‘Scofieldite’ crea dipendenza.” Scherzò, ricordandogli la battuta di qualche minuto prima.

“Non scherzare col fuoco, Tancredi.” L’avvertì sorridendo.
Vide Sara sorridere a sua volta, prima di entrare in casa sua. Divertito, rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.

Non appena messo piede in casa, Sara poggiò la schiena alla porta d’ingresso e si coprì il viso con le mani, mentre un enorme sorriso le appariva sulle labbra.
Era da tanto tempo che non si risvegliava così felice e con la voglia di spaccare il mondo. Sarebbe voluta uscire in giardino e urlare quanto si sentiva bene e perché, ma giustamente, la vocina le fece notare che quel comportamento non avrebbe avuto un buon riscontro sulle anziane che vivevano lì.
Lanciò uno sguardo veloce all’orologio e decise che aveva fatto tardi abbastanza. Nel giro di 15 minuti, Sara si rinfrescò e si mise addosso degli abiti puliti.
Una volta pronta, guardò nuovamente l’orologio, rendendosi conto del pauroso ritardo che aveva. “Accetterei anche un passaggio da Phil!” Disse disperata, raccogliendo le ultime cose prima di uscire.

Quasi come se le sue preghiere fossero state sentite, Sara sentì il campanello suonare. Il terrore che Phil fosse dall’altra parte della porta, le fece rimangiare la preghiera di qualche istante prima.
Sbuffò, dopodiché aprì la porta.

“Mi chiedevo se ti serviva un passaggio.” Le chiese Michael, facendo girare il portachiavi con le chiavi della macchina, attorno al suo indice.

“Non riesci a starmi lontano nemmeno per 5 minuti, eh?” Chiese, divertita di trovarselo di fronte. Vederlo con addosso un elegante abito blu scuro, le fece immaginare cose poco adatte da fare con Michael in quel momento, soprattutto nel giardino di casa sua.
Odiava gli uomini in abito, li ricordavano tutti suo padre, ma Michael… Beh, addosso a Michael adorava tutto. “O niente.” Disse maliziosa la vocina nella sua testa.

“Beh, forse la ‘Scofieldite’ è contagiosa.” Sorrise, scrollando le spalle.

“Beh, nel tuo caso è ‘Tancredite’.” Lo corresse divertita, mentre chiudeva la porta di casa sua alle sue spalle e lo seguiva, più che volentieri, verso la sua macchina.

Il viaggio verso l’ospedale, durò meno del previsto e riuscirono a scambiarsi solo qualche battuta.

Una volta arrivati, Michael fermò la macchina nei pressi dei parcheggi dell’ospedale, vicino alla porta grigia, da cui pensava Sara sarebbe poi passata.
Notò che lo sguardo di Sara si soffermò su una ragazza di colore che, avendo notato che era arrivata, si avvicinava verso lei con un gran sorriso compiaciuto, forse perché aveva notato che Sara non era sola.

“E’ una tua amica?” Chiese curioso.

“A dire il vero è Katie, la mia migliore amica.” Rispose, notando che l’amica era solo a qualche passo di distanza dalla macchina, prima di voltarsi verso Michael e sorridergli.

“Mhm, capito.” Si limitò a commentare, anche se avrebbe voluto chiederle come mai non era così entusiasta di vederla.

Come se Sara avesse avuto, per qualche istante, il potere di leggergli la mente, gli diede la spiegazione che silenziosamente Michael aveva chiesto. “Adoro Katie, sul serio, l’unico problema è che le piace molto parlare.” Spiegò. “Se capisci quello che voglio dire.” Aggiunse, alludendo al fatto che, qualche volta, l’amica si lasciava sfuggire qualcosa di troppo.

“Beh, diamole qualcosa di cui parlare per tutta la giornata.” Sorrise, prima di prendere il viso di Sara tra le sue mani e lasciarsi andare ad un bacio carico di passione che, di sicuro, non sarebbe passato inosservato agli occhi curiosi di Katie.
Qualche secondo dopo, Michael si allontanò da lei, aspettando di vedere l’espressione che il viso di Sara avrebbe assunto.

Un sorriso malizioso e compiaciuto, apparve sulle sue labbra. “Questo ovviamente era solo per dare a Katie qualcosa di cui parlare, vero?” Chiese alzando un sopracciglio.

“Certo, nessun fine personale.” Scherzò, cercando di suonare serio.

“Michael, se somministro una cura sbagliata ad un paziente, so a chi dovrò dare la colpa.” Sorrise, prima di aprire lo sportello della macchina.

“E io saprò chi incolpare se qualcuno noterà degli errori nelle planimetrie che ho disegnato.” Rispose prontamente, mentre Sara scendeva dalla macchina. Schiacciò un pulsante e il vetro dello sportello del passeggero si abbassò automaticamente. “Pranziamo insieme?” Le chiese.

“Assolutamente.” Rispose guardandolo un’ultima volta, prima di salutarlo e raggiungere Katie.
   
 
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