Nonostante i
suoi buoni propositi e i
suoi sforzi era stato
difficile smettere di pensare a Danny. Non poteva essere certo che
quell’uomo
fosse suo padre o che non volesse fargli del male. Era insicuro,
frustrato
dalla situazione, tanto che non si era ancora deciso a mandare
l’indirizzo a
quel numero.
In secondo
luogo, i suoi approcci con
Nicole erano risultati
vani: un po’ perché la ragazza non era una facile,
un po’ perché Thomas le
stava attaccato come una stella marina allo scoglio, ma non si voleva
arrendere.
Così
aveva deciso di
prendere il toro per le corna e
invitarla a fare una passeggiata sulla spiaggia quella sera stessa.
Dopo
essersi assicurato che Tom fosse andato via, le si era avvicinato.
“Ehi,
Nicole…
sembri preoccupata qualcosa non va?” le aveva
chiesto, vedendola assorta nei suoi pensieri da un quarto
d’ora buono, tanto
che Angela, una amica di Giò si era stufata di parlare al
vento e se n’era
andata, sbuffando.
“Ehi,
niente
tranquillo… ho un po’ di problemi a casa, tutto
qui! Nulla di grave, però…
passerà!” disse la ragazza, poco convincente,
cercando di sorridere e sembrare al meglio.
Jonathan ci
pensò su
qualche secondo e decise che non era
necessario portarsi aletto tutte le ragazze che vedeva con qualcuna
poteva
anche parlarci e Nicole sembrava avere bisogno di qualcuno che
l’ascoltasse
veramente e che non avesse doppi fini. Decise di chiudere ermeticamente
i suoi
ormoni e di fare l’amico. Non sarebbe morto nessuno, se per
una volta avesse
fatto il bravo ragazzo, anzi forse cambiare un po’ non gli
avrebbe fatto male,
visti i risultati della vecchia vita. Sospirò, attirando
l’attenzione della
ragazza e si buttò.
“Se
ti serve qualcuno con
cui sfogarti… io ci sono, tutti
abbiamo dei problemi e non è facile essere solo ad
affrontarli. Ti lascio il
mio numero se vuoi.” Nicole sembrò illuminarsi, ma
poi la sua espressione
cambiò: Jonathan vide nei suoi occhi la lotta fra il bisogno
di comprensione e
la paura di fidarsi. Seppe che aveva vinto il primo, quando
tirò fuori il suo
smarthpone e glielo porse.
Jonathan
sorrise, memorizzando il
numero per poi tornare al
lavoro. Si alzò giusto in tempo per vedere un furioso Tom
andargli in contro.
Lo fermò ancor prima che iniziasse a lamentarsi.
“Amico, Tom! La tua ex ha
bisogno di un amico, non di un coglione che cerchi di portarsela a
letto! Stai
lontano da me, è un consiglio, perché mi stai
sulle palle dal primo giorno… e
se andiamo avanti così, va a finire che ti pesto!”
Tom rimase di sasso,
vedendolo andare via.
Quando fu ormai
lontano, prese il
cellulare e lo guardò a
lungo, riaprendo il messaggio dello Slavo? Non ne era ancora sicuro,
però…
avrebbe potuto essere Serbo, Croato… Scrollò le
spalle, non era quello che importava,
che cos’era un'etnia alla fine? Dan era sempre suo fratello e
quel messaggio
era solo la conferma di quanto sua madre potesse essere puttana.
Gli venne da
ridere, mentre inoltrava
il messaggio al padre,
togliendone alcune parti e rendendone più crude e letali
delle altre, ci pensò
un secondo prima di inviarlo e far separare quei folli, ignobili
genitori che
lo avevano ripudiato e avevano obbligato Daniele a stargli lontano. Si
disse
che era la cosa giusta da fare, ma prima che potesse premere il
pulsante d’invio.
Gli arrivò un mail: l’aprì, trovandoci
dentro la foto di un uomo biondo dagli
occhi chiari, c’era anche una breve didascalia.
“Questo
sono io, Viktor
Ivan Vilkic, il padre di Daniel. Non
credo ti risulterà difficile notare la somiglianza tra me e
il tuo fratellino.
Non sto mentendo, Jonathan.”
Le ultime
parole gli sembrarono quasi
una supplica. Quell’uomo
non voleva obbligarlo, né condannarlo, né
tantomeno portargli via suo fratello,
voleva essere aiutato.
Ancora prima di pensarci realmente, Jonathan inviò un
messaggio a quel numero
straniero con il suo indirizzo, poi tornò sul testo, scritto
per suo padre,
allegò immagine e descrizione e scrisse un’ultima
nota personale: “ Non sto
scherzando, cornuto… hai vissuto nella menzogna fin ora,
facendo soffrire sia
tua moglie che i tuoi figli. Sei stato il padre peggiore che si possa
avere e
quando spaccherai un piatto arrabbiato o darai uno schiaffo a mia
madre, dille
che la ringrazio di aver messo al mondo Dan… e che ringrazio
entrambi per
avermi diseredato… sono fiero di non essere più
vostro figlio!” Inviò all’istante
con un ghigno sadico sul volto, alzandosi per andare a casa da MD.
Quella era
stata una delle giornate
migliori da almeno
quattro anni e non vedeva l’ora che suo padre rispondesse.
Sperava anche che
Nicole gli scrivesse, ma faceva fatica ad ammetterlo.
A.A.
Mi spiace per l’enorme
ritardo e so che il capitolo è davvero
corto, ma se avessi aspettato ancora a pubblicare, ci sarebbero voluti
mesi…
Scusa >.<
Ps: mi sono presa un impegno e lo
porterò a termine, ma non
so dirti se sarò puntuale con gli aggiornamenti, spero
almeno di scriverne uno
al mese.