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Autore: lucatrab_99    22/01/2014    1 recensioni
Dopo l'attentato alla vita di suo padre, ispettore capo a Scotland Yard, Leo stringe un'improbabile alleanza col nemico per risalire al colpevole. La Londra contemporanea fa da scenario ad una folle indagine, un inseguimento in cui predatore e preda si scambiano spesso di ruolo. In questa corsa contro il tempo, l'unica regola che conta è sopravvivere all'Asso di Picche, quanto più a lungo è possibile.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In seguito Leo non ricordò, o non volle ricordare, ciò che successe dopo la morte del padre. Immagini sfocate di ambulanze, agenti e il vice-ispettore, George Brown JR che cercava di consolarlo con risultati piuttosto scadenti. Il funerale fu la cosa peggiore di tutte: centinaia di persone, tutte in nero, si radunarono per dare il loro ultimo saluto all’ eroe che aveva dato la vita per combattere il crimine. Questo pareva abbastanza chiaro, infatti: chi aveva sparato all’ ispettore Jones lo aveva fatto per saldare un conto in sospeso, o per impedire che venisse a conoscenza di fatti segreti. La signora Jones pianse per una settimana ininterrottamente, e per Leo fu certamente il peggior Natale che avesse mai passato. Si chiuse in camera, troppo triste per festeggiare, troppo stanco anche per piangere. L’ unico conforto che ebbe fu la visita inaspettata di Theo e Alex, che fecero del loro meglio per consolare l’ amico, e Leo fu immensamente grato a loro. I due ragazzi si congedarono prima di sera, e Leo si coricò presto, saltando anche la cena. Erano giorni che aveva sonni irrequieti, tormentati dagli incubi, ma finalmente la notte di Natale riuscì a dormire. O per lo mano così credette, fino a che la polizia non lo svegliò nel sonno alle quattro del mattino, con una notizia di vitale importanza. Il killer era stato fermato ad un posto di blocco, e nonostante avesse fatto esistenza, era stato arrestato e condotto in centrale. Qui era stato messo sotto interrogatorio già da due ore, ma si rifiutava di parlare. Leo non perse tempo: si vestì alla meglio e con sua madre e due agenti saltò su una volante di polizia, che li condusse immediatamente a Scotland Yard. Quando finalmente arrivarono, a Leo e sua madre fu concesso di vedere il killer solo protetti da uno spesso vetro oscurante antisfondamento. La signora Jones scoppiò nuovamente a piangere, e si dovette sedere, mentre Leo rimase impassibile, guardando stupefatto il folle omicida, l’ uomo che aveva ucciso suo padre. Era un ragazzo sui diciott’anni, alto, muscoloso, i capelli biondo pallido tagliati corti, e una brutta cicatrice sulla guancia, sbarbato e vestito on una canotta nera, nonostante il freddo di dicembre e un paio di pantaloni militari. Al fianco aveva il fodero vuoto di un coltello da caccia. Sul volto aveva un’espressione tranquilla, nonostante la sua colpevolezza fosse dimostrata da prove schiaccianti, quali l’arma che portava nel bagagliaio della sua auto. Grazie alla matricola della pallottola estratta da corpo del commissario, si era risaliti ad un fucile Tikka T3 Tactical comprato sul mercato nero, la cui immatricolazione risaliva al maggio dell’anno precedente. Leo non sapeva se essere furioso o provare compassione per quel ragazzo, che aveva suppergiù due anni più di lui. Quando la polizia gli chiese se lo conoscesse, Leo negò, e anche sua madre disse che il volto del misterioso assassino le era del tutto nuovo. Vennero dunque riaccompagnati a casa con un sostanziale nulla di fatto, e non rividero il killer per tre giorni, quando la polizia decise di avviare il processo anche senza che l’imputato avesse detto niente. La cosa che creava più sgomento, tuttavia, era che il ragazzo non compariva negli archivi della polizia, né risultava registrata la sua nascita. Era praticamente un fantasma. Il giorno dopo Capodanno Leo ricevette una visita inaspettata da parte di Alex e Theo, che fecero un po’ di compagnia all’ amico, risollevandogli decisamente il morale. Quando chiesero qualcosa circa il prosieguo delle indagini, Leo scosse la testa. Non gli importava poi tanto che quel ragazzo, all’apparenza così innocente, finisse in galera o meno. Avrebbe invece voluto vedere il vero colpevole, il mandante dell’omicidio, finire dietro le sbarre. Al giovane senza nome venne assegnato un avvocato d’ufficio, giovane e inesperto, che chiese il rinvio del processo di sei mesi, ma non riuscì a evitare la custodia cautelare in carcere al suo cliente. Il ragazzo, durante il processo a cui parteciparono anche Leo e la madre come parte lesa, si rifiutò di parlare anche quando interpellato. Tornarono dal processo in taxi, e Leo passò l’intero viaggio a guardare Londra correre veloce fuori dal finestrino, lo sguardo vuoto, la testa che sembrava voler esplodere, tanto era piena di preoccupazioni. Fu una giornata piatta, quel cinque di gennaio, finché Leo non ricevette una telefonata da Gwen. Gwen era amica di Leo fin dai tempi delle scuole elementari, e anche se non voleva ammetterlo neanche a se stesso, Leo era segretamente innamorato della ragazza. Gli avvenimenti concitati degli ultimi giorni lo avevano costretto a metterla un po’ in disparte, ma non se ne era certo dimenticato. Passarono un’ ora la telefono, e quando chiusero la conversazione, sul volto del ragazzo comparve un mezzo sorriso, cosa che non succedeva da tanto, troppo tempo. Si sentirono anche il giorno successivo, e quello ancora, e Leo decise che forse Gwen gli piaceva davvero. Si incontrarono sulla soglia della scuola, l’otto di gennaio, e Gwen gli si sedette addirittura accanto. Il vuoto che suo padre aveva lasciato, seppur incolmabile, era marginato dalla presenza di quella ragazza così splendida, si ritrovò pensare Leo, di ritorno da scuola, ma tornato a casa ebbe una notizia che lo lasciò atterrito. Il killer di suo padre era stato trovato morto nella sua cella, avvelenato dal pranzo del carcere, che era stato riempito di stricnina. Il vice-ispettore Brown stava facendo del suo meglio per risalire all’avvelenatore, ma il cibo era consegnato da una ditta di ristorazione, e decine di persone potevano aver manomesso il piatto. Sua madre era sollevata, in qualche modo, che fosse stata fatta giustizia, ma non capiva, o forse fingeva di non capire, la gravità della situazione: con l’unico testimone morto, risalire al colpevole era ormai impossibile, e la polizia brancolava nel buio.
  
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