Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    22/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non riesco più a restarmene qui seduto ad aspettare, mi sento così…inutile, impotente e vorrei tanto avere il coraggio di sfondare quella maledetta porta per raggiungere mia figlia, per stringerla forte fra le mie braccia e dirle che non deve aver paura di niente, perché presto sarà tutto finito e lei starà bene. Si, starà bene, dev’essere così per forza. Sospiro profondamente, passandomi stancamente una mano sul viso e sollevando lo sguardo verso Nicolas e Josè, che in piedi davanti a me non fanno che scuotere la testa con aria affranta, come se anche loro stentassero a credere a ciò che è successo appena qualche ora fa, e che continua a scorrermi davanti agli occhi come un film muto. Un orribile film muto che, per quanti sforzi faccia, non riesco a cancellare dalla mia mente. D’un tratto mi sfugge un singhiozzo disperato che non provo nemmeno a reprimere, tanto sarebbe inutile, e mentre mi prendo la testa fra le mani mi accorgo che Nicolas si avvicina lentamente, sedendomi accanto e posandomi una mano sulla spalla in segno di conforto.

- Ehy…

Sussurra, ma è tutto ciò che riesce a dire perché un improvviso nodo alla gola gli impedisce di continuare a parlare, ed è in quel momento che mi rendo conto di quanto i miei amici stiano soffrendo insieme a me, di quanto non si rassegnino all’idea di perdere Grace. Perché è così, e per quanto mi sforzi di non pensarci…io ho paura di perderla. Ho tanta paura di non poter più rivedere i suoi occhi luminosi e il suo splendido, dolcissimo sorriso. L’improvviso arrivo dell’infermiera però, che richiudendosi la porta alle spalle avanza verso di noi con passo misurato, interrompe bruscamente quel turbinìo di tristi pensieri che si agitano dentro di me costringendomi a rimettermi subito in piedi.

- Allora, ci sono novità? Come sta mia figlia? La prego, me lo dica!

Esclamo prima ancora di rendermene conto, mentre la vedo rivolgermi uno sguardo comprensivo che invece di farmi sentire meglio mi provoca esattamente l’effetto contrario, finendo per rigettarmi nello sconforto.

- La bambina ha perso molto sangue – mi informa dopo un lungo momento di silenzio – e l’intervento sembra essere più difficile del previsto, ma stiamo facendo tutto il possibile per salvarla…

La donna continua a parlare ma è come se una parte di me non riuscisse a registrare le sue parole, a comprenderle fino in fondo, e d’un tratto ho solo bisogno di aria. Questo posto mi soffoca, e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che voglio uscire di qui. Ed è quello che faccio un minuto dopo quando, incurante delle voci dei miei amici che cercano di riportarmi indietro, attraverso il lungo corridoio di corsa e senza nemmeno vederlo prima di spalancare la grande porta a vetri e trovarmi finalmente fuori, dove lontano da occhi indiscreti mi lascio andare a un lungo pianto liberatorio che distende pian piano i miei nervi tesi, permettendomi così di tornare a respirare. Ma, non appena giro lo sguardo, mi accorgo di non essere solo. Proprio di fronte alla porta principale, infatti, Roy e Laly mi stanno fissando con insistenza e i loro volti sono scavati dalla preoccupazione. Già, Roy. Mi ero completamente dimenticato del fatto che fosse stato costretto da Josè e Nicolas a lasciare il reparto e aspettare fuori, perché questa era sicuramente la decisione più giusta da prendere per non agitare ulteriormente Johanna, visto il suo diretto coinvolgimento in tutta questa situazione. Si, è colpa sua. È solo colpa sua se la mia bambina si trova in sala operatoria adesso, a lottare fra la vita e la morte, e io…non so nemmeno se ce la farà. Quell’improvvisa, orribile consapevolezza sembra abbattere l’ultimo barlume di lucidità rimastomi in corpo e senza quasi rendermene conto mi scaglio su di lui come una furia, afferrandolo per il bavero della giacca e strattonandolo con malo garbo sotto gli occhi atterriti di Laly, che invano tenta di placare la mia rabbia.

- Se mia figlia muore io ti ammazzo – gli urlo addosso, a pochi centimetri dal viso,  minacciandolo con lo sguardo e facendolo sussultare – ti ammazzo con le mie mani!

- Christian, per favore basta! Lascialo stare, non fare sciocchezze!

Esclama Laly, afferrandomi per la camicia con tutte le sue forze nel disperato tentativo di allontanarmi da lui e a quel punto, non so come mi ritrovo a piangere tra le sue braccia, mentre lei mi stringe forte e continua a supplicarmi di fermarmi e smetterla con tutte quelle inutili minacce, perché niente di tutto questo sarebbe servito a cambiare il passato.

- Mi dispiace – le sussurro con voce rotta, senza riuscire a smettere di singhiozzare – mi dispiace così tanto per quello che ti ho fatto. Ti prego perdonami, perdonami…io non volevo…

- Lo so – risponde piangendo – dispiace anche a me, ma non è stata colpa tua. Io stavo già male quella mattina, e credo che sarebbe successo comunque. Il mio bambino non sarebbe mai nato comunque, capisci? Io…non mi sentivo affatto bene quando sono venuta a casa tua per chiedere a Johanna di sostituirmi al lavoro. Sapevo che c’era qualcosa che non andava in me quel giorno, che quelle fitte improvvise non potevano essere normali…

Si interrompe bruscamente e io la scosto da me con gentilezza, quanto basta per poterla guardare negli occhi. La sua espressione addolorata mi ferisce, provocandomi una violenta stretta al cuore che non posso ignorare.

- Io non voglio perdere mia figlia – balbetto, continuando a scuotere la testa con decisione – non voglio.

- Non la perderai – mi ripete lei, stringendomi di nuovo per consolarmi – nessuno di noi la perderà, vedrai. Grace starà bene, si riprenderà presto e noi dobbiamo crederci, hai capito? Dobbiamo farlo, Christian!

Annuisco brevemente, poi senza nemmeno voltarmi verso Roy, che per tutto il tempo è rimasto in silenzio, mi lascio guidare da Laly verso il reparto e quando torno tra i miei amici, finalmente un po’ più padrone di me stesso, mi accorgo che Benedicte è tornata ma che di mia moglie invece non c’è traccia.

- Dov’è Johanna? Sta bene, non è vero?

Le chiedo con apprensione, ma lei mi tranquillizza subito con un sorriso indicandomi un cantuccio poco lontano, dove finalmente la vedo. Ha gli occhi arrossati e un’espressione addolorata dipinta sul viso, e sembra accorgersi della mia presenza solo quando mi chino su di lei, cercando il suo sguardo sfuggente.

- Ehy – le sussurro, sfiorandole un guancia umida di lacrime con le dita – come ti senti, e com’è andata la visita?

Segue un lungo momento di silenzio, durante il quale comincio a pensare di tutto e, proprio quando sento di non poter più sopportare oltre questo suo strano comportamento, ecco che finalmente si decide a parlare. Anche se… la sua improvvisa rivelazione mi lascia a bocca aperta.

- Sono incinta.

Dice infatti, cogliendomi totalmente alla sprovvista mentre comincio a balbettare strani epiteti soffocati di cui io stesso fatico a capire il senso.

- C…Cosa? Un momento, io…io pensavo che stessi…si, insomma, che stessi prendendo delle precauzioni. Che usassi la pillola…

- Ed è così, infatti – ribatte lei, subito – ma con molta probabilità ne avrò dimenticato qualcuna, e…per favore, non fare quella faccia adesso!

La guardo, stranito.

- Quale faccia?

Domando dopo qualche secondo e lei sbuffa nervosamente, prendendosi la testa fra le mani e massaggiandosi a lungo le tempie, prima di decidersi finalmente a riprendere a parlare.

- Quella faccia. Quella che fai sempre quando qualcosa ti coglie di sorpresa.

- Bè, mi sembra normale, no? Insomma, non mi aspettavo certo una notizia del genere, e mi hai…mi hai colto impreparato, ecco. Del resto, non avevamo in programma di avere un altro bambino…

- Lo so bene anch’io che non era in programma – mi incalza risentita, impedendomi di finire la frase – credi forse che una cosa del genere me la sia andata a cercare apposta? Bene, scusa tanto se ho avuto un periodo difficile, e se per tutto il tempo in cui sei stato via sono stata impegnata a tenere a bada il mondo intero…

Si interrompe bruscamente, scoppiando in un pianto dirotto che cerco subito di consolare abbracciandola stretta, sentendola ben presto tremare fra le mie braccia.

- Mi dispiace amore, scusami, non sto dicendo che sia colpa tua. So che hai avuto un brutto periodo e tutto a causa mia, ma non era mia intenzione accusarti di niente. Mi hai solo colto di sorpresa, ma io…sono tanto felice di questa cosa, lo sai?

Le mie mani scivolano sulla sua pancia, accarezzandola dolcemente prima di risalire verso le sue guance in fiamme per asciugarle le lacrime e lei si lascia andare a un lungo sospiro rassegnato, sollevando lentamente lo sguardo fino a incontrare il mio.

- Non posso occuparmi anche di questo, ora – mormora – non credo di farcela, e non poteva capitare in un momento peggiore perché l’unica cosa a cui riesco a pensare è Grace, ancora lì dentro a lottare per la sua vita…e io vorrei tanto essere con lei, vorrei tanto poterle tenere la mano e dirle che la sua mamma è qui e che non l’abbandonerà mai, che non deve aver paura perché presto sarà tutto finito e potrà tornare a casa con noi, dove sarà al sicuro. Dove nessuno potrà mai più farle del male. Perché è successo tutto questo Christian, come ha potuto Roy fare una cosa del genere? Come ha potuto tentare di ucciderti, e… ridurre così la mia bambina?

Mi accarezza il viso prima di riprendere a singhiozzare e io vorrei tanto poter fare qualcosa per lenire questo grande dolore, ma mi sento totalmente impotente. Continuo a ripetere che è stato solo un incidente, ma so che questa non è affatto una giustificazione e che, in qualunque modo la si metta, i fatti non cambieranno di certo.

- Johanna – le sussurro, sfiorandole la fronte con un bacio – tesoro, prova a calmarti ti prego. Sai che tutta questa agitazione potrebbe far male al bambino e noi dobbiamo pensare anche a lui adesso, e prendercene cura.

Annuisce, poggiando la testa sul mio petto e lasciandosi cullare dalle mie braccia mentre cerco di distrarla chiedendole notizie di Logan, e lei mi racconta di essersi messa in contatto con Hèlene che nel frattempo è andata a prenderlo all’asilo con Adam e che, com’era prevedibile, ha avuto un bel da fare a tenere a bada tutte le loro domande. Sorrido immaginando la povera Hèlene alle prese con tutti quei bambini curiosi e scalpitanti, ma i miei pensieri vengono presto interrotti dall’arrivo improvviso di Josè che ci informa che l’intervento si è appena concluso, e che il medico vuole parlare con noi…

   
 
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