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Autore: Birra fredda    22/01/2014    1 recensioni
Prendete una manciata di flaconi di tinte per capelli, qualche piercing, una pagella scolastica deprimente, un fisico scarno, un sorriso strafottente, un paio di occhi vispi e allo stesso tempo velati di malinconia, un pacchetto di Marlboro rosse, una bottiglia di vodka alla menta e un dito medio perennemente alzato. Ora mischiate il tutto ed ecco a voi...
Chris Gaskarth!
Diciassette anni, batterista, pelle chiara, marijuana, rabbia repressa.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva a perdifiato lungo la strada asfaltata di Baltimora, aveva già urtato un paio di vecchiette troppo lente sul marciapiede, e ora correva a un lato della strada.
Non poteva fare tardi.
Non che gl’importasse realmente far trovare a suo fratello e agli altri una degna accoglienza, ma aveva promesso a sua madre che sarebbe arrivato puntuale e ci teneva a non deluderla.
La deludeva già abbastanza spesso.
Perché lui non era un adolescente come gli altri.
Prendete una manciata di flaconi di tinte per capelli, qualche piercing, una pagella scolastica deprimente, un fisico scarno, un sorriso strafottente, un paio di occhi vispi e allo stesso tempo velati di malinconia, un pacchetto di Marlboro rosse, una bottiglia di vodka alla menta e un dito medio perennemente alzato. Ora mischiate il tutto ed ecco a voi...
Chris Gaskarth!
Diciassette anni, batterista, pelle chiara, marijuana, rabbia repressa.
Tanta, troppa, rabbia.
Si rendeva perfettamente conto di non essere come i suoi coetanei, di essere addirittura più ribelle tra i ribelli che frequentava a scuola. Chris sapeva bene che la strada che stava prendendo non era di certo buona, e sapeva anche che i suoi genitori non avevano più l’età per star dietro a un ragazzino fuori dalle righe e che si metteva di continuo nei guai come lui.
Sebbene si rendesse perfettamente conto di tutto ciò, però, non cambiava atteggiamento. E non lo aveva cambiato neanche quando, durante il periodo di pausa degli All Time Low, era stato a casa di suo fratello Alex e insieme al marito Jack, che avevano cercato di tenerlo buono almeno per un po’.
In quel periodo era stato riportato a casa dalla polizia per due notti di seguito. E la seconda notte, tra l’altro, era uscito di casa di nascosto.
Inutile dire quanto Alex si fosse incazzato.
Forse si sarebbe arrabbiato meno, però, se l’agente non avesse citofonato alle 4 e mezza di mattina, facendo capitombolare giù dal letto Lea, provocandole un pianto di mezz’ora consecutivo, e rischiando di far prendere un infarto a Jack.
Già, i due coniugi, avevano deciso di adottare un figlio: Lea, una bambina di sette anni di origine polacca che stava con loro da due anni.
Per via di Lea, Alex era stato parecchio scettico a far stare il fratello minore a casa sua, ma poi Jack lo aveva convinto. E Alex, con il suicidio del fratello maggiore Thomas che ancora gli bruciava, non era riuscito a dire di no.
E poi alla bambina piaceva un sacco stare con lo zio Chris, che a sua volta adorava la nipote ma anche i bambini in generale, motivo per cui Jack e Alex lo avevano spessa lasciato da solo a casa con lei per rilassarsi un po’, concedendosi serate romantiche o a zonzo con gli amici.
“Guardate, c’è Chris!” esclamò Lea vedendolo da lontano, indicandolo con un dito paffuto e sorridendo felice.
Il tourbus non era ancora arrivato, quindi o lui era in perfetto orario o loro erano in ritardo. In ogni caso, Chris si concesse un sospiro di sollievo e rallentò la corsa.
“Ciao Chris” lo salutò allegramente Lea sventolando la manina, quando si fermò davanti al gruppo di persone che era in attesa del ritorno degli All Time Low.
“Ciao Panda” rispose il ragazzo ansimando per lo sforzo, mentre la bambina gli si arpionava alle gambe.
“Come sono andate le prove?” chiese sua madre sorridendogli, fiera del fatto che si fosse fatto la strada di corsa pur di arrivare in orario e di mantenere la parola data.
“Bene” rispose lui chinandosi per abbracciare Lea. “Forse sabato prossimo suoniamo da qualche parte, dobbiamo ancora vedere bene...”
“Sono arrivati” esultò improvvisamente Cassadee, la fidanzata di Rian, già con gli occhi lucidi. Quella ragazza era assurda, cominciava a piangere alla vista del tourbus da lontano e quando saliva in macchina insieme al fidanzato non ancora smetteva.
Chris lasciò andare Lea, che cominciò a salutare il pullman con una mano saltellando allegramente sul posto.
“Sei felice che i tuoi papà siano tornati?” le chiese Chris.
“Sono felice perché così torniamo tutti a casa, anche tu” rispose lei mentre l’enorme autobus parcheggiava davanti a loro.
Chris, in realtà, non era poi così felice del rientro a casa degli All Time Low, doveva ammetterlo. Quando stava con i suoi genitori era molto più libero di fare quello che gli pareva, e l’unica punizione erano gli occhi velati di tristezza di sua madre, mentre in quel periodo in cui era stato con Alex e Jack era stato pressato. Non che non lo avessero trattato bene, ma avevano cercato di imporgli delle regole che gli erano state davvero troppo strette addosso e che aveva bellamente infranto, cosa che aveva portato a infinite litigate con suo fratello maggiore.
Rian fu il primo a scendere dal tourbus, subito seguito da Alex e Jack e, infine, da Zack. In un attimo non si capiva più niente, era tutto un marasma di corpi, lacrime, sorrisi e mi sei mancato.
Il batterista era avvinghiato alla sua fidanzata, Jack e Alex erano inginocchiati a terra abbracciati a Lea come se dovessero risucchiarla nei loro corpi e Zack stava salutando i suoi.
Chris fece un paio di passi indietro, sentendosi di troppo. Lui era la pecora nera in mezzo a loro, una grande famiglia unita che si voleva bene e si sosteneva a vicenda. Lui era solo il fratello minore fuori di testa di Alex Gaskarth, non facevano altro che ricordaglielo anche a scuola, e ormai se n’era convinto a sua volta.
“Chris che fai, non mi saluti?” gli disse improvvisamente Zack, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Zack, dopotutto, era quello con cui Chris andava maggiormente d’accordo, era, come lo chiamava lui, il santapazienzaZack, e gli sorrise, abbracciandolo.
“Come stai?” gli chiese il bassista, lasciandolo andare e posandogli una mano su una spalla ossuta.
Chris scosse le spalle, trattenendosi dal rispondere qualcosa come sono sicuro che da oggi starò peggio. “Bene” rispose, ben sapendo che quella era la sola risposta giusta da dare quando venivano poste quel tipo di domande. “Sto bene. E voi? Siete felici di essere tornati?”
Zack aprì bocca per rispondere, ma si zittì non appena una mano misteriosa andò a scompigliare la chioma castana di Chris.
Il ragazzo si voltò di scatto, trovando a pochi centimetri dal suo viso il sorriso limpido di Alex, ancora commosso dopo aver salutato la figlia.
“Hey” lo salutò il maggiore, abbracciandolo.
Chris rimase zitto, imponendosi di ricambiare l’abbraccio senza far trapelare la sua voglia di staccarsi dal fratello e di scappare finché faceva in tempo.
Non era pronto ad affrontare una permanenza a tempo indeterminato a casa di Alex e Jack. Non era affatto pronto a litigare tutti i giorni con loro due e a dover escogitare piani su piani per evadere da quelle quattro mura quando gli proibivano di uscire.
“Mi sei mancato, idiota” borbottò il maggiore dei due dopo un po’, stringendolo maggiormente tra le braccia.
“Anche tu” disse il più piccolo, vergognandosi della bugia tanto spudorata.
Alex lo lasciò andare mentre Lea si aggrappava a una sua gamba. Aveva ancora gli occhi lucidi di lacrime, quella bambina, dopo aver abbracciato i suoi papà e Zack.
“Dov’è il mio combina guai preferito?”
Chris sorrise. Jack, con quella sua ironia un po’ infantile, perlomeno riusciva sempre a strappargli un sorriso.
“Sono qui” urlò il ragazzo, un secondo prima che Barakat gli saltasse addosso, rischiando di farli finire ambedue a terra.
“Guardate, è riemerso anche Rian” commentò Zack, incrociando le braccia al petto e ridendo di gusto, notando che il batterista aveva finalmente finito di salutare la sua dolce metà.
Tutti scoppiarono a ridere, mentre Rian arrossì e si impose di non urlare un vaffanculo o di alzare un dito medio solo per la presenza di Lea.
Non ci volle molto perché tutti finissero di salutarsi a vicenda e Chris si ritrovasse in auto con Alex, Jack e la sua nipotina.
Sospirò, osservando la città che scorreva dall’altra parte del finestrino.
Sebbene fosse molto felice di tornare a passare del tempo con quella bambina adorabile, non aveva nessunissima voglia di riprendere la lotta continua con suo fratello e Jack.
Già l’indomani sera aveva in programma un’uscita con i suoi amici che molto probabilmente si sarebbe protratta per tutta la notte, cosa che avrebbe di sicuro scatenato la prima lite in casa. Alex gli diceva sempre, sarcasticamente, che se doveva rientrare all’alba, perlomeno doveva degnarsi di passare al forno a comprare i cornetti caldi per tutti.
Erano fermi a un semaforo. Chris prese in seria considerazione l’idea di aprire la porta in quel momento e fuggire via, ma poi la scartò. Se avesse fatto una cosa del genere Alex avrebbe dato di matto, lo avrebbe fatto cercare ovunque, sua madre si sarebbe domandata per la milionesima volta perché non poteva avere un figlio normale e, quando lo avrebbero ritrovato, di sicuro suo fratello lo avrebbe ammanettato al letto.
“La zia May mi ha detto che ultimamente stai studiando poco, Lea, come mai?” chiese Jack dopo un po’, cercando lo sguardo della figlia dallo specchietto retrovisore.
Lea abbassò lo sguardo borbottando qualcosa di incomprensibile.
“Amore è successo qualcosa?” si preoccupò Alex, voltandosi per accarezzarle la testa.
“È...” biascicò lei, “è solo che... è... mi mancavate troppo.”








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Ecco a voi il primo capitolo effettivo che era pronto da un po' ma non ho potuto postare per via della scuola dimmerda (: la storia è ambientata tra qualche anno, in caso non si capisca, ed è una sorta di Jalex.. spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Echelon_Sun
  
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