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Autore: thebreibels    22/01/2014    8 recensioni
Questa guerra era iniziata e sarebbe cessata con la nostra vittoria perché, anche se eravamo stanchi e distrutti, sapevamo che l'amore avrebbe risanato tutte le ferite e colmato il dolore che ci portavamo dentro da tempo.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda mattina di Marzo, il cielo era sereno e il sole risplendeva illuminando tutto ciò che era ancora buio, compresa casa Warrior.

Adriana correva di qua e di là con un vestito a tubino, un paio di orecchini verdi che mettevano in risalto i suoi occhi marroni, i capelli rossi raccolti in uno chignon.
Riusciva ad essere perfettamente elegante e raffinata anche di prima mattina, con il suo fare rigoroso e severo che avrebbe intimorito persino una mandria di bufali. Stava cercando di svegliare tutta la famiglia, affiancata da suo marito.
John Christopher Warrior era un uomo sulla quarantina, scarno e con degli occhiali rotondi che incorniciavano i suoi incantevoli occhi azzurri.
Avevano due figli: Andrea e Dylan. A parte il fatto che poltrivano entrambi tutto il giorno, non avevano niente in comune

«Andrea!» sua madre urlò
«Che vuoi?» rispose infastidita
«Muoviti o faremo tardi,le vorrei ricordare, signorina, che gli zii ci hanno invitato da loro a pranzo, non voglio arrivare in ritardo!» strillò la donna dal corridoio.

«Mamma, perché devo venire?» disse piagnucolando dalla sua stanza
«Beh, forse perché tu sei mia figlia e gli zii hanno invitato tutta la famiglia» urlò irritata
«Certo, mamma che essere tua figlia mi da certi vantaggi» disse ironicamente scendendo le scale, ma, ovviamente, lei non lo trovò divertente.
«Smettila di fare la spiritosa e vestiti sono già le 11:30»
La ragazza risalì in camera sbuffando, indecisa su cosa indossare.
Non era mai stata il tipo da abitini e fiocchetti. Fin da bambina si distingueva fra le sue coetanee, indossando sempre abiti dai toni neutri, odiando qualsiasi cosa luccicasse. Con l'adolescenza, non aveva cambiato idea su lustrini e paillettes. Continuava ad essere diversa, ascoltando musica che tutti ritenevano "vecchia", indossando vestiti che tutti consideravano fuori moda, eppure lei non aveva mai smesso di essere se stessa. Controvoglia, indossò un jeans a vita alta e una t-shirt nera.
Si posizionò davanti allo specchio e sistemò i suoi lunghi capelli castani meglio che poté, applicò un eyeliner sui suoi occhi verdi e un mascara. Indossò una giacca di pelle nera e scese al piano di sotto. 
«Andrea Warrior, sembri proprio una teppista!»
«Mamma, il mio cognome dice tutto» disse spostando i capelli con la mano 
«Si infatti è Warrior, non pagliaccio»
«Grazie, mamma» rispose sarcasticamente, sorridendo
«Andiamo?» chiese John 
«Sì, papà» rispose Dylan per tutti.
Quest'ultimo era il secondo figlio, un dodicenne molto vivace e creativo, con i suoi vispi occhi blu e i suoi disordinati capelli biondi, metteva allegria a tutta la famiglia.

Arrivati, la ragazza varcò la soglia del portone e mentre aspettava il suo turno per salutare gli zii, i cugini la sommersero di giocattoli.
La più piccola, Helena, le tirò un calcio sullo stinco sinistro, e l'altro, Ronan poco più grande della sorella, iniziò a correrle intorno agitando le mani e urlando.
La giornata sarebbe stata più che stressante.
Il pranzo iniziò e lei non era molto attiva, quindi gli zii cercarono di renderla partecipe facendole delle domande su cosa avrebbe fatto dopo la scuola, Andrea non sapeva cosa rispondere perché non aveva mai immaginato il suo futuro.
Arrivati al dolce, Andrea fu colpita da un freesbey che ritornò in mano a Ronan. Irritata, si alzò, e bisbigliò qualcosa all'orecchio della madre, lei acconsentii, così uscii dalla stanza dopo aver salutato i suoi zii.
S'incamminò nel viale alberato, colorato da diverse scie di fiori. Nascosta tra gli alberi c'era una villa, a due piani, da poco ristrutturata.
Il piano superiore aveva dei balconi piccoli e stretti, quello inferiore, invece, due ampie finestre color oro.
Nel momento in cui Andrea passò dinanzi a quest'ultima, scorse una figura dalla seconda finestra.
Si avvicinò, e udì una melodia che le sembrò familiare. 
Realizzò che era la sua canzone preferita, una di quelle che ti aiutano nei momenti difficili, che ti insegnano a lasciare andare la tristezza e qualsiasi altra cosa ti ferisca. 
Andrea sbatté le palpebre mettendo a fuoco la figura, e si rese conto che un ragazzo stava suonando al pianoforte. Sentì il suo cuore battere all'impazzata, tanto che pensò stesse per esploderle la gabbia toracica. Tutto ciò che arrivava al suo cuore era il suono della sua voce. Non aveva mai ascoltato o visto qualcosa di così perfetto. Si sentì rapita, catapultata in un'altra realtà. Ad interrompere quel momento fu lo squillo di un cellulare, quello di Andrea; Il ragazzo si voltò di scatto e i loro sguardi si incrociarono prima che lei scappasse via.
Rimase lì impalato, chiedendosi perché una sconosciuta lo stesse spiando.

La ragazza tornò a casa, confusa e stanca, si sdraiò sul letto cercando di riordinare le idee quando fu interrotta da un messaggio:

«Hey tesoro, ti sono mancato?
-Ian C.»

Andrea impallidì appena lesse il mittente. Non credeva che sarebbe tornato, o perlomeno, che l'avrebbe contattata. Da quando era finito in riformatorio non aveva più avuto sue notizie, e ne voleva averne visto com'era andata a finire.
Corse in giardino per riprendere il colorito che aveva perso ricordandosi di Ian. 
Il vento soffiava forte sembrava stesse spazzando via tutte le sue preoccupazioni, o forse era solo un illusione.
  
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