# Ematite
Assaggia i denti.
Appuntiti. Zanne.
Sogghigna.
[Sei rinato.
Diverso]
La mano è uguale.
Umana. Ma sotto.
Sotto è cambiato.
Cresciuto.
Migliorato.
Svelato.
[Sei salito.
A metà strada.
E non ti accontenti]
L’iride sfuma.
Rosso. Il primo colore.
Incatena.
[Diventa
il tuo marchio.
L’impercettibile nel mutamento]
Naraku socchiuse gli occhi.
Il fuoco divora la grotta.
Il passato.
È diventato altro.
Perfezione.
Quasi.
Sogghigna. La avrà.
Penserà per
averla.
Adesso. Ha tempo.
[Sei equilibrio.
Carne divina in terra.
Acuto intelletto.]
Rincorri ancora l’ultima essenza.
In explicit
Naraku.
Per terzo. Dopo Sesshomaru e Saito. Cosa c’entra con il precedente? Mah! Probabilmente niente. O forse sì. Forse gli assomiglia: nel ragionamento lucido. Quasi cinico. Quasi.
È stato difficile scegliere la pietra. Volevo il rosso, ma poi mi sono accorta che sarebbe stato…banale? No: facile. Rosso come il rubino, come il sangue, come…Insomma! Rosso come Naraku.
Ma Naraku ha anche altre sfumature. Deve averne altre, per essere un personaggio completo e non una semplice caricatura di cattivo. E allora. Allora mi sono messa in caccia.
Risultato: ematite.
Ematos, sangue dal greco. Una pietra nera, informe. Destinata a cambiare. E se si sfrega, lascia una striscia rossa. Come di sangue. Ritorno all’archetipo. E poi, secondo la tradizione, l’ematite è la pietra che somma in sé l’energia pura e la manifesta a livello terreno.
E Naraku lo vedo proprio così: lo stadio intermedio. Fra chi non è più uomo e chi aspira a diventare dio. Semidio? Forse è impreciso. Ecco: oltre-uomo.