Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    22/01/2014    7 recensioni
Lei allungò una mano e gli spostò una ciocca di capelli dal viso. Lui inspirò cercando di raccogliere il profumo della sua pelle, la guardò dritta negli occhi azzurri come il mare e disse solo poche parole. Sempre quelle.
“Saori, lo sai”
Le disse con un sospiro, come se una malinconia antica di mille anni volesse farsi largo improvvisamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La vita salvata da Kanon (parte seconda)

Saori e Kouga passeggiavano tra risa e chiacchiere sulla serata precedente. Kouga sembrava non avere più neppure il ricordo dell’esperienza vissuta a causa del fantasma diabolico di Eden. Raggiunsero la base dell’altura delle stelle senza incontrare nessuno, proprio come Kouga aveva immaginato.
“Ora che si fa?” chiese Kouga guardando verso la cima dell’altura e proteggendosi gli occhi dalla luce del sole con una mano “Saliamo?”
“Sciocchino! Tu non puoi salire lassù.” Rispose Saori con tono bonario.
“E perché mai? Ce la posso fare!”
“Io non credo e comunque anche se potessi, sappi che è un luogo sacro a cui solo poche persone possono accedere!”
“Uffa! Allora come faremo a vedere Seiya?”
“Lui ha già visto noi Kouga. Vieni con me. Ci raggiungerà.” Concluse Saori prendendo Kouga per mano.
Camminarono solo un altro po’poi Kouga si ritrovò in un posto familiare. C’erano alberi e fiori colorati lungo tutto il bordo di un laghetto azzurro.
“Ma io questo posto lo conosco!”
Saori annuì.
“Ti abbiamo portato qui quando eri molto piccolo.”
La voce era quella di Seiya.
“Ma quando sei arrivato?” chiese Kouga sorpreso.
“Io sono sempre ad un passo da voi!” esclamò Seiya allegro “Ormai dovresti saperlo! E’ sufficiente che pensiate a me ed eccomi qui!”
“Ecco guarda che ti abbiamo portato!” disse Kouga mostrando un bel cestino dal quale spuntavano un panno rosso ed una manciata di tovaglioli di carta.
Seiya guardò incuriosito il cestino e annusò l’odore dolciastro che proveniva dal fagotto. Fece una faccia buffa che fece sorridere Saori tutta intenta a stendere il suo scialle sul prato.
“Non sembra l’odore dei mochi*!” disse Seiya incrociando le braccia con un espressione delusa sul viso.
“Dei che? Assaggia dai, li ha fatti Saori?”
Seiya scoppiò a ridere di gusto e si portò le mani al cuore simulando dolore.
“Voi non siete Kouga di Pegasus e Athena! Siete malvagi nemici del santuario travestiti dalle persone a me più care che giungono con potenti armi velenose!” disse prendendo a fare il solletico a Kouga e a rincorrerlo “Tutti sanno che Saori non sa cucinare neppure l’uovo sodo!”
In quel mentre passarono affianco alla fanciulla che gli mise lo sgambetto facendolo cadere con tutta l’armatura. Kouga scoppiò a ridere.
“Ben ti sta! I dolci di Saori sono buonissimi!”
Seiya si mise seduto a gambe incrociate.
“Dammene uno! Voglio proprio vedere!” disse Seiya afferrando un dolcetto. Lo morse e il miele e l’uvetta gli invasero il palato.
“E’dolce!” esclamò.
“E’ un dolce!” lo corresse Kouga.
Tutti risero. Il rumore dell’acqua del lago e degli uccelli rinfrancava lo spirito e Seiya si lasciò cadere nell’erba imitato subito dopo da Kouga.
Saori raccolse alcuni fiori dallo stelo lungo e cominciò ad intrecciarli tra loro.
“Che fai Saori?” chiese il novello cavaliere di Pegasus.
La ragazza si scosse come da un sogno e rispose.
“Nulla. Quando ero piccola mi piaceva fare coroncine e braccialetti con i fiori.”
“Davvero?” chiese Seiya rimettendosi seduto “Non ti ho mai visto farlo!”
“Eri lontano. Era il periodo dell’addestramento a cavaliere. Io ero a Luxor da sola.”
Seiya la guardò muovere le dita affusolate e si chiese quanto doveva aver provato la solitudine in quel periodo.
“Kouga dammi il polso” disse Saori.
Il ragazzo le porse quello polso destro.
“Per la forza, per il coraggio e per la buona sorte. Io prego per te ogni momento della mia vita” disse la fanciulla legando il braccialetto intorno al polso di Kouga.
“Si romperà non appena sferrerò un pugno!” disse il ragazzo con rammarico.
“Non si romperà!” intervenne Seiya “non è facile spezzare la volontà di Athena!”
Kouga guardò il bracciale e poi Saori. Gli occhi della donna erano luminosi e caldi. Si sentì sopraffare e distolse lo sguardo alzandosi e correndo verso il lago.
“Seiya vieni a vedere è pieno di pesci!”
Seiya si alzò per seguirlo ma prima si rivolse a Saori.
“Per me niente?”
Saori sorrise.
“Tu hai il mio cuore. Ti serve un bracciale?”
Seiya le sfiorò la spalla ferita nascosta sotto l’abito.
“Non mi serve niente di più e niente di meno” concluse raggiungendo Kouga.
“Questo posto è bellissimo” disse il ragazzo “è così tranquillo!”
“Lo è. Non dovevate venire però. Saga non ha detto niente?”
“No. Ha aiutato lui Saori a preparare la baklava!”
“Saga?”
Kouga annuì e Seiya perse il sorriso.
“Che c’è?”
“Nulla Kouga. Nulla. Ora dovete andare. Io devo tornare all’altura e Saori deve rientrare al santuario.”
“Saga è innamorato di Saori?”
La domanda di Kouga arrivò a bruciapelo e Seiya non seppe cosa dire. In realtà non aveva la risposta a quella domanda. Anche se lui la temeva da anni.
“Saga è il grande sacerdote. Non confondere le emozioni Kouga!”
“Non ho più avuto modo di parlarti di quello che è successo nel mio incubo. Ora che vedo questo posto mi è venuto in mente che non ne abbiamo più avuto modo.”
“C’è poco da dire.”
“Non è vero!” fece Kouga guardando negli occhi Seiya “Ci sono cose che io devo dirti.”
“Ora?”
“Sei stato tu a dirmi che non devo aspettare per manifestare le mie emozioni o potrebbe essere troppo tardi.”
Seiya sorrise.
“Avanti, parla!”
“Ho detto a Saori che ho sbagliato a desiderare l’armatura di Pegasus al solo scopo di usarla per andarmene dal santuario a cercare i miei genitori. Le ho detto che mi sono sentito un ingrato perché voi due siete stati la mia famiglia in tutti questi anni e io non ne sono stato degno. Però c’è una cosa che devi sapere Seiya. Io non ho rinunciato al desiderio di sapere chi sono i miei genitori. Nel mio incubo erano ombre. Io non voglio ritrovarmi sul campo di battaglia, magari durante quella decisiva per la mia vita e non sapere chi sono. Chi mi ha messo al mondo è parte di me. Io voglio conoscere i loro nomi e i loro volti.”
Seiya strinse un pugno e l’armatura di Sagitter reagì al sentimento di rabbia di Seiya rifulgendo per un istante.
“Ti capisco. Ora però sei un cavaliere. Guarda” disse voltando Kouga in direzione di Saori che li salutò con un cenno della mano e un sorriso “lei ha bisogno di protezione e di sostegno più che mai. Ogni giorno che passa, la sua ferita si aggrava. Ora il tuo compito è pensare a lei. Ti prometto che, quando lei sarà al sicuro, ti aiuterò a trovare i tuoi genitori.”
Kouga annuì e Seiya lasciò la presa sulla sua spalla.
“Corri ora e scortala al santuario!”
Kouga annuì e raggiunse Saori aiutandola ad alzarsi e scuotendo il suo scialle.
“Aspettami qui un momento Kouga” disse Saori raggiungendo Seiya.
“E’ ora di andare. E’ mattino inoltrato!” disse Seiya con un sorriso amaro sul volto.
“Mi dispiace che non fossero mochi. Non sono brava in cucina!”
“Hai chi ti aiuta però!” rispose un po’ seccato Seiya.
Saori sorrise abbassando lo sguardo.
“Scusa” disse lei voltandosi.
Lui le sfilò lo scialle dal braccio e glielo posò gentilmente sulle spalle. Lei si fermò come a voler indugiare in quella sorta di abbraccio.
“Non scusarti. Mi fai sentire meschino.”
Lei finse di prendere lo scialle ma posò la mano sulla sua e la strinse.
Lui si sentì in pace col mondo.
“Saori, lo sai.”
“Sì, lo so Seiya. Anche io.”
Lui la lasciò andare e lei raggiunse Kouga. Li vide lasciare quella valle pacifica mentre udiva il richiamo della fiamma. Chiuse gli occhi e spiccò un balzo. Sagitter lo portò in alto dove né Aiolos, né gli altri favoriti della dea, erano mai stati.
-----------------------------
Syria indugiava ancora tra le vie di Atene indeciso se risalire al Partenone o tornare alla sua colonna nel ventre rassicurante del proprio elemento. La voce di Kanon lo sorprese alle spalle.
“Invece di goderti il centro della città, dovresti attenerti al piano!”
“Kanon, che ci fai qui?”
“Dovevi venire tu a cercare me, non il contrario!”
“Io sono venuto a cercarti. Diciamo che c’è stato un contrattempo. Ma tu questo dovresti saperlo!”
Kanon rise.
“Allora eri tu! Perché ti sei intromesso e hai salvato quella donna dalla dolce melodia di requiem?”
“Punto primo, dovresti ammettere con te stesso che non c’è niente di dolce in quella tua dannata melodia! Punto secondo è stato Saga a salvare quel cavaliere. Io ho solo spiato. Ti sarei grato se, durante la missione, lasciassimo fuori i cavalieri di Atena. Ingaggiare battaglia con loro non fa parte del piano di Nettuno! Punto terzo, ho fatto la mia parte. Tu hai fatto la tua?”
“Non qui. Seguimi.”
Syria condusse Kanon fino al porto del Pireo e si fermò in un piccolo locale sul mare. Ordinò due limonate e sollevò una borsa posandola sul tavolino.
“Qui c’è quello che Nettuno vuole fare avere a lady Pandora. L’ha vista?”
Kanon annuì senza precisare che non aveva parlato affatto con la donna.
“E’ il Ragnarok?”
Syria annuì sospirando.
“Che c’è? Non mi sembri molto soddisfatto dei progressi del nostro dio dei mari!”
“Non dubitare della mia lealtà a Nettuno! Piuttosto Kanon, sappi che non mi fido di te!”
“Capirai! Quale buona nuova si affaccia all’orizzonte! Se Nettuno si fidasse di me, credi che mi avrebbe regalato questi?” disse mostrando i polsi.
Syria sgranò gli occhi.
“A chi ti ha legato?”
“A Saga. Crudele non trovi? Pare che non mi potrò mai liberare di quel mio splendido fratello!”
Syria si alzò.
“Ti compatisco. Ad ogni modo, ho fatto ciò che dovevo. Fa la tua parte e tuo fratello non dovrà rimpiangere di averti avuto come gemello.”
Syria si allontanò e Kanon si morse le labbra. Aprì la borsa e vide la sfera colore dell’ambra. Si alzò e tornò verso il Partenone. Riattraversare la barriera fu semplice e, per quanto il cosmo di Seiya sembrasse volerlo mettere in guardia dal compiere atti contrari alla volontà della sua dea, lo scambiò ancora una volta per Gemini. Si assicurò che Ikki ed Eden fossero all’arena per una sessione di allenamento e bussò alla porta della casa di Shun dicendo a June che il grande sacerdote voleva conferire con lady Pandora.
La donna uscì dopo pochi minuti e lo raggiunse al limitare del giardino.
“Lady Pandora, avrebbe la gentilezza di accompagnarmi per una breve passeggiata? Ho bisogno di parlarvi in privato!” disse sorridendo.
Pandora sussultò. Non era Saga. Pensò a quale specter avesse il potere di assumere le sembianze altrui. Quel cavaliere era morto e lei non aveva voluto risvegliarne alcuno. La verità la raggiunse come un temporale estivo.
“Tu sei Kanon di Gemini!”
“Non qui mia signora. Preferirei in un posto più appartato. Non dovete temere alcunché. Non sono più cavaliere di Gemini, ammesso che, per un piccolo frangente, lo sia stato. Con il ritorno alla vita di mio fratello, quella breve parentesi si è chiusa. Sono Kanon Dragone del Mare, mia signora.”
Pandora si avviò lungo un viottolo che conduceva nella foresta. Anche se era sorpresa, non temeva i generali degli abissi. Al suo confronto non erano poi così forti.
“Dunque sei qui su incarico di Nettuno. Come hai attraversato la barriera di Seiya?”
“A quanto pare Seiya non distingue il cosmo del gemello buono da quello del cattivo!” disse ridendo.
“Perché un cavaliere di Nettuno, usa un mezzuccio simile per parlare con me? Atena e Nettuno non sono in pace?”
“Diciamo che il mio signore desidera la pace con Atena, ma non ha molta voglia di rivedere il suo primo cavaliere!”
Pandora sorrise.
“A quanto pare neppure gli dei sono immuni alla gelosia!” disse fieramente.
“Il mio signore manda un dono alla sorella mortale di Hades” disse Kanon mostrando la sfera che aveva nascosto sotto l’abito cerimoniale da gran sacerdote.
“Ma quello è il potente Ragnarock! E’ un oggetto di grande magia! Appartiene al tesoro di Odino. E’ forse per questo che ieri un messaggero di Hilda è stato ricevuto in gran segreto da Atena?”
“Io questo non lo so, mia signora. Nettuno me lo ha consegnato affinché ve lo donassi.”
“Nettuno non è mai stato un dio generoso! Le terre bagnate dalle sue acque non generano frutto!”
Kanon sorrise sarcastico e continuò.
“Giusto! Dunque fate pure le vostre considerazioni.”
Pandora si rigirò l’oggetto tra le mani e guardò dritto negli occhi il generale degli abissi.
“Cosa vuole in cambio da me il re dei mari?”
“Nettuno ritiene che una sua parola basterà. Titanium.”
Pandora impallidì.
“Ti prendi gioco di me? Ciò che il tuo signore va cercando è scomparso per sempre. Era tra gli oggetti più cari ad Hades ed è andato perduto con lui” disse Pandora facendo appello alla memoria di alcune vite precedenti. Ricordava che suo fratello portava sempre al collo un gioiello. Una stella di titanio su cui erano state incise le parole “Forever Yours”. In tutte le sue incarnazioni, Hades non l’aveva mai tolto. Gli era caro sopra ogni altra cosa. Aveva sempre creduto che fosse il tramite per il quale il dio prendeva possesso di un corpo umano. Ma Hades le aveva rivelato, in uno degli infiniti giorni trascorsi a togliere ogni colore dal loro mondo, che era il simbolo della sua vendetta sugli dei dell’Olimpo. Le aveva narrato dei tempi dell’età dell’oro, quando ancora la prima guerra sacra non era stata concepita. Del modo in cui Zeus gli aveva assegnato il mondo dell’Oltretomba e di come lui fosse riuscito a sottrarre ad ognuno dei suoi fratelli qualcosa di prezioso. A Zeus aveva tolto Atena attaccando il mondo degli uomini che le era caro più del divino padre e spingendola a lasciare la sua destra per diventare il baluardo della pace nell’età degli eroi. A Nettuno aveva tolto il suo schiavo più potente. Quando lo diceva, si toccava il prezioso ciondolo e sorrideva. “Per sempre tuo” ripeteva, dicendole che non si sarebbe mai separato dal Titanium e dalla creatura che esso governava. Di incarnazione in incarnazione, Hades lo portava con sé. Quando era toccato a Shun personificare Hades, Pandora lo aveva messo al collo del neonato convincendo Ikki che fosse un ricordo della loro mamma defunta. Perché Kanon glielo chiedeva ora? E soprattutto perché il dio dei mari lo rivoleva? Credeva che la morte di suo fratello gli conferisse il diritto di riprenderselo? Parlò decisa.
“L’ultima volta che ho visto quell’oggetto, era al collo di Shun. Non so che fine abbia fatto dopo la morte di mio fratello. Tuttavia, se lo avessi io, mi sarebbe troppo caro per scambiarlo con un oggetto come questo. La morte di Hades non cambia nulla. Lui non vorrebbe che lo riavesse Nettuno!”
Kanon non diede a vedere l’irritazione che le parole di Pandora causarono in lui. Era certo che, provocando la donna nel modo giusto, ella avrebbe rivelato il motivo per cui Julian Solo lo aveva spedito ad Asgaard a corrompere una donna gelosa e tradita. Aveva creduto che gli avrebbe involontariamente fornito le informazioni che ancora gli mancavano per comprendere i veri piani di Nettuno. Invece quella donna sciocca, causa di tante tragedie, dava a vedere di non sapere nulla e frustrava persino le speranze del dio dei mari dimostrando di ignorare il valore del Ragnarok. Decise di fare un ultimo tentativo.
“Se non desiderate quell’oggetto, lo restituirò a Nettuno. Il mio signore confidava che ne avreste fatto un uso migliore e maggiormente proficuo della sacerdotessa di Asgaard.”
Le parole di Kanon si insinuarono nella mente di Pandora come il dubbio che assale improvvisamente e non libera fino a che non viene scacciato dalla verità. Conosceva molte arti oscure Pandora. Quale di queste avrebbe potuto amplificare il Ragnarok? Ripensò così alla visione che da mesi ormai l’attanagliava ed ebbe una sorta di illuminazione accompagnata da un brivido che non sfuggì a Kanon. Pandora cercò di mantenere la calma. Tutto era chiaro ora. Anche la visione su Hyoga che tanto aveva agitato Shun. Sorrise tra sé. Nettuno era davvero astuto. Evidentemente sapeva che il Titanium riappariva solo insieme all’anima di Hades, pertanto le aveva fatto avere il Ragnarok. La sua conoscenza in materia le faceva sapere che l’oggetto manteneva un frammento di ogni era del mondo e pertanto le era possibile richiamare da esso un briciolo dello spirito del signore degli Inferi. Egli avrebbe potuto attrarre il Titanium ovunque fosse nelle sue mani. Sapeva inoltre che, se lo avesse consegnato a Nettuno, il dio dei mari sarebbe stato in grado di rievocare la bestia che aveva visto nella sua visione. Il terribile e mostruoso Kraken. Rimaneva un punto cruciale. Contro chi Nettuno avrebbe scatenato il Kraken?
Kanon capì che Pandora aveva intuito qualcosa e tentò il tutto per tutto. Se si fosse sbagliato la donna avrebbe capito che aveva tirato ad indovinare e che non conosceva i piani del suo signore. Rischiò.
“Il Kraken appartiene al dio dei Mari e di certo Hades non può farsene più nulla ora!”
Pandora sgranò gli occhi. Era vero. Ormai Hades era morto. Seiya lo aveva ucciso nel suo vero corpo. Non ci sarebbe stata più alcuna guerra sacra. Un pensiero però le attraversò la mente agitata. Shun era stato il ricettacolo di Hades in questa epoca. Poteva ancora ospitare una briciola della sua essenza. Forse, se pervaso dal potere di Hades, il corpo di Shun poteva guarire dalla maledizione di Marte. Forse, dopo tutto il dolore e la sofferenza che gli aveva provocato, poteva fare una cosa buona per lui. Poteva salvargli la vita. In fondo una piccolissima parte dell’essenza di Hades avrebbe potuto cambiare la personalità di Shun che lo aveva respinto persino nel massimo del suo potere? Aveva tra le mani la possibilità di salvare colui che per lei era realmente suo fratello. Avrebbe potuto evitare di dovere spiegare un giorno ad Ikki perché suo fratello era morto quando lei aveva una possibilità di salvarlo. Si convinse, in un istante, che Ikki al suo posto avrebbe fatto la medesima scelta. Certo avrebbe consegnato a Nettuno un’arma potentissima scatenando eventi che, nella sua visione, portavano alla morte di Atena. Guardò Kanon negli occhi.
“Lo scatenerà contro Atena? Cerca una nuova guerra sacra?”
Kanon non distolse lo sguardo e aumentò la posta in palio.
“Nettuno desidera Atena. Il Kraken ha il potere di costringerla ad amarlo?”
Pandora rispose sovra pensiero ancora in balia dei suoi dubbi.
“Il Kraken è un predatore. Nell’era mitologica una volta che Nettuno lo sguinzagliava, non si fermava fino a che non trovava e uccideva la vittima designata. E’ questo che Nettuno vuole per lady Saori?”
Kanon scosse le spalle e si voltò.
“Sarò in giro ancora per un po’. Forse avete bisogno di un po’ di tempo mia signora. Sappiate però che se userete il Ragnarok e poi non mi darete ciò che Nettuno vi ha chiesto in cambio, io me la prenderò con il vostro piccolo Ikki. Somiglia davvero molto a suo padre. Com’è che si chiama, Eden?”
“Non oserai!” urlò Pandora.
“Sì che oserò se mi ingannerete, mia signora. Io sono il gemello cattivo e se considerate che il buono si è macchiato di efferati delitti, cosa vi aspettate da me?”
Kanon non attese risposta. Si allontanò nella foresta sorridendo di nuovo della sua fortuna. Un altro pezzetto del piano di Nettuno era stato svelato. Il dio dei mari voleva di nuovo controllare la sua bestiolina per lanciarla alla ricerca del suo nemico e qualcosa gli suggeriva che la vittima designata non era affatto Saori. Forse aveva davvero la possibilità di sistemare le cose con Saga. Si guardò i polsi e il sorriso svanì. Un altro piccolo sforzo. Doveva riuscire ad incontrarlo un’ultima volta per fargli sapere che era vivo. Che per tredici lunghi anni era stato rinchiuso nella colonna portante di Atlantide e che aveva resistito perché sapeva che aveva una cosa da fare prima della fine. Eppure si fermò. Nel mezzo della foresta. In piedi. Una strana sensazione lo avvolse. Anche se aveva mentito a Syria, era stato lui a salvare Shaina. Quando Saga l’aveva maltrattata nel suo studio, lui l’aveva inseguita. Si era detto che quella donna era solo la sua copertura al santuario. La notte passata insieme a lei un semplice passatempo. Aveva mentito di nuovo. L’aveva protetta da Syria perché lo voleva. Le aveva salvato la vita perché quella donna era forte e decisa come lui. Sorrise e poi sospirò. Quella donna non era stata con lui. Lei era andata a letto con Saga. Si scosse e uscì dalla foresta.
 
Note dell'autrice:
* I mochi sono dolci tradizionali giapponesi. I più semplici a preparare perche fatti con glassa e riso compattato. Si vedono in molti anime tra cui anche in Sant Seiya per questo l'h scelto come termine di paragone alla baklava greca che certo Seiya non può preferire. Spero vada bene...

Ecco la seconda parte del capitolo dedicato alla vita salvata da Kanon. Solo due cambi di scena che per me sono stati molto intensi. Spero, come al solito, che mi facciate sapere come vi sembra... Io vi abbraccio tutti tutti e vi ringrazio anticipatamente per il tempo che spendete dietro a questa storia... Vi lovo!!!
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15