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Autore: Hariberu    23/01/2014    5 recensioni
Doveva essere uno scherzo.
Oppure un incubo, meglio un incubo perché uno scherzo non avrebbe potuto essere tanto crudele.
Marzo 1848?
Come poteva essere nel diciannovesimo secolo? Lei...lei apparteneva ad un’altra epoca, com’era possibile?
Eppure – la mente acuta di Rein Moon lavorava contro lo strazio del suo cuore – quella data rendeva plausibile ogni particolare: l’abbigliamento, l’aspetto degli edifici, le tracce di fumi di carbone nel cielo, persino la lingua parlata.
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Estratto capitolo 5:
La ragazza si immobilizzò iniziando ad indietreggiare, per poi voltarsi e provare a correre. Ma con sua grande sorpresa si ritrovò a terra, la bambina l’aveva spinta facendole sbattere la fronte.
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°BlueMoon°
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Fushigiboshi no futago-hime non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Mayuki Anan.
 
Prima di iniziare, vorrei scusarmi per non aver pubblicato l’One-shot rossa. Non ho avuto tempo di scriverla.
Scusatemi ancora.
 
Poniamoci una domanda tutti insieme. Che fine avrà fatto Rein? Al prossimo capitolo i vostri dubbi saranno risolti.


 
 Quindici Giugno 2012.
Capitolo IIII
Il futuro è venuto a trovarci.
 
Una ragazza dai capelli corvini camminava per le vie oscure del suo paese, reggendo alcuni sacchi che contenevano farina. Era da più di un’ora che camminava, aveva paura, nonostante conoscesse a memoria tutte le strade del Regno Lunare. Era stata incaricata dalla madre di portarli al fabbro che tutti conoscevano. Mr. Geicken.
I sacchi che reggeva erano molto pesanti.
‘Ora capisco perché alla mamma fa male la schiena.’ Nel mentre, pensava a quale grande ricompensa avrebbe ricevuto, tornata a casa. Magari un gioiello o un vestito di grande valore!
D’un tratto si fermò, per riposarsi. Si accostò ad un albero e respirò.
‘Giusto due secondi e poi avrò la mia ricompensa!’
D’un tratto, vide una bambina. A primo sguardo, non gli diede più di tre anni. Poi ci ripensò, doveva averne almeno sei. La guardava disgustata.
‘Perché mi guarda così? Non capisco. Forse è il abito di poco valore? Certo, guarda il suo. È meraviglioso.’
Era un abito, un abito alla moda vittoriana naturalmente, dalla grande gonna a righe verticali, che intervallavano la base più cupa ad una tinta cobalto. Le lunghe maniche terminavano, un poco svasate, in almeno due pollici di ricamo color avorio.
Il sottogonna era una serie di strati che le avrebbero garantito l’aspetto di una regina.
La ragazza storse il naso.
‘L’avrà rubato? I bambini, di questi tempi, sono capaci di tutto.’ Poi continuò ad esaminarlo.
Aveva una giacchetta di raso, dai piccoli bottoni d’argento, le cui maniche larghe avrebbero lasciato in vista il ricamo di quelle dell’abito. La giacchetta era stretta ai fianchi ed arricciata nel corto orlo.
Poi, aveva un cappotto e un cappello. Un cappotto scuro e lungo, di stoffa pesante, sagomato in modo da poter accogliere sotto di sé un abito dalle ampie gonne. Il colletto era rivestito di pelliccia bruna, per assicurarle maggior protezione dal freddo. Nessuna piuma né ninnolo più appariscente adornavano il capello, soltanto nastri blu che correvano attorno alla tesa ed un piccolo fiocco su un lato.
Il tutto, gli stava splendidamente. Il suo viso sembrava di porcellana. I suoi occhi erano cascate in cui perdersi. Qualche ciuffo ribelle, di color cobalto usciva dal cappello.
Perché se ne stava tutta sola lì? Magari si era persa.
La corvina appoggiò i sacchi vicino all’albero e si avvicinò alla bambina, giusto per un’occhiata veloce.
“Piccola, che ci fai qui? Sei tutta sola.” Dapprima il suo sguardo era indifferente, poi si trasformò in una smorfia.
“Non trovo la strada di casa” Disse semplicemente, facendola quasi commuovere.
“Vieni, cerchiamo la tua casetta.” Gli prese la mano, era incredibilmente fredda!
Camminarono per un bel pezzo, senza meta. La ragazza continuava a rimanere muta.
Quando poi arrivarono in un posto abbastanza isolato, dietro delle case e molto vicino al bosco lei si riscosse improvvisamente. Si guardò intorno e poi andò a fissare la bimba accanto a lei che se ne stava immobile guardando avanti.
“D-dove siamo?” Chiese improvvisamente, quasi si fosse dimenticata che era stata lei a condurle lì.
“Io non lo so, dovresti saperlo tu. No?” La cobalto fece un sorriso malefico. La corvina, tremò.
La ragazza si immobilizzò iniziando ad indietreggiare, per poi voltarsi e provare a correre. Ma con sua grande sorpresa si ritrovò a terra, la bambina l’aveva spinta facendole sbattere la fronte. Alzò un poco il capo e si toccò il viso. Sul sopracciglio c'era un graffio che perdeva sangue. Le sue dita se ne erano macchiate.
“Oh santo cielo!” Esclamò alzandosi in piedi e voltandosi cercando la bambina, che era scomparsa.
‘Meglio così’ Pensò, sollevata. Purtroppo per lei, voltandosi se la ritrovò davanti. Gli occhi azzurri-blu era diventate due perle bianche. La spinse contro un muro che le stava dietro. Lei iniziò a piangere e a lamentarsi supplicando di lasciarla stare perché era una brava ragazza e voleva solo aiutare sua madre.
“Per favore io..” La bimba sorrise sadica.
“Shh, ora passa tutto, devi solo farmi un favore, donami il tuo sangue così il mio papà sarà fiero di me!” La ragazza non faceva altro che tremare e piangere. Lentamente avvicinò le sue labbra al collo di lei. Ci passò un dito sopra sentendo scorrere il sangue nelle vene, poi pian piano con gesto esperto le affondò i canini nella carne morbida del collo fino a gustare il suo sangue. Essa provò a ribellarsi lanciandogli uno schiaffo a mano piena, ma lei le bloccò subito la mano stringendola nella sua. Si staccò un attimo da lei per guardarla divertita.
“Come? Io voglio essere gentile e tu mi dai uno schiaffo? Che maleducata. Te le hanno insegnate le buone maniere?” Strinse la sua mano nella sua. La ragazza sentì le ossa sgretolarsi una dopo l'altra, fino a che non le uscì il sangue. Urlò e la bambina per farla stare zitta premette ancora di più la mano sulla sua bocca.
Leccò il sangue che le usciva dalla mano per poi morderle nuovamente il collo. Lei si agitava tantissimo o almeno si agitò finché poté. Poiché più perdeva sangue donandolo a quella bellissima bambina, le forze l'abbandonavano sempre più fino a che la pelle non divenne fredda, le palpebre si chiusero e il suo corpo fu lasciato crollare a terra accanto ad un albero.
 
 
“Amelia, mi stai ascoltando?” Amelia si risvegliò dai suoi pensieri fissando la madre.
“Si madre, scusami. Ero sovrappensiero. Hai sentito delle ultime tragedie che si narrano in paese?” Gli omicidi erano sempre più frequenti e nessuno si sapeva spiegare la loro natura. Non era mai capitato che nel regno Lunare, normalmente così tranquillo, nonostante circondato da vampiri prudenti succedessero in così poco tempo.
“Che dici di scendere in paese a controllare gli altri vampiri? Io non mi fido.” La mora annuì, entusiasta. Adorava questo genere di avventure.
 
“Le vittime muoiono per dissanguamento.” Spiegavano i medici indicando i fori presenti nel collo delle vittime. Ma realmente neanche loro sapevano dire da cosa erano causati. La distanza dai due fori era sempre la stessa.
La vittima che trovarono quella mattina sconvolse il paese. Era una ragazza. Capelli lisci e neri sporchi di terra e foglie. Gli occhi ormai opachi, grigi e spenti. Era stata trovata ai margini del bosco, a terra a pancia sotto. Da quello che disse la madre della ragazza, sua figlia Akane era andata a portare dei sacchi al fabbro. Si stava facendo buio e lei ancora non era tornata. La madre la cercò per tutta la notte. La trovò la mattina presto. Il suo corpo era freddo e il sangue si era essiccato. Era morta.
I segni sul corpo della ragazza erano molto simili alle altre vittime. C'era sempre uno spacco sulla nuca dove si intravedeva il sangue secco sull'osso della fronte.
Le ossa della mano destra erano tutte rotte. Le braccia erano percorse da graffi e lividi. I buchi erano in un solo punto del corpo. Nel lato destro del collo.
 
 
Tutti guardavano tristi e malinconici la ragazza. Amelia li guardò seccata, sbuffò e si fece largo tra la folla.
“Guardate.. è la piccola contessa. Cosa avrà intenzione di fare?” Lì per terra, ai suoi piedi, c'era il corpo esanime di una ragazza. Attorno a lei tutti erano tristi. In volto le apparve un lieve sorriso.
‘I segni del collo appartengono ad un vampiro, senza dubbio. Femmina. La cosa più strana è che una purosangue. Molto piccola. Qui oltre a me, purosangue di soli dieci anni non c’è nessuna nascitura.” Tornò indietro. Aveva informazioni sufficienti per trovare la colpevole dei numerosi delitti.
Aveva giusto del tempo per andare alla fiera che si svolgeva ogni anno, le piaceva per i vasi e quadri che mettevano in mostra.
Ma, la cosa che la sorprese di più di quella fiera fu l’odore di purosangue che si aggirava per quelle strade.
‘Magari adesso la trovo e faccio la ramanzina, come una madre! Assurdo.’ Infatti, fu così. La trovò, sopra ad un albero che osservava.. un orologio?
“Ti ho scoperta mocciosa.” La bambina sussultò e la fissò intensamente, poi aprì bocca.
“Mi chiami mocciosa, ma sei anche tu una bambina. Secondo, non voglio scocciatori di nessun tipo.” Si lanciarono sguardi e insulti mentali.
“Dimmi chi sei e cosa hai in mente, magari ti lascerò stare.” La cobalto scese dall’albero e si avvicinò ad Amelia. Gli strinse una mano con sua sorpresa.
“Io sono Cecilia e sono qui per salvare il rapporto dei miei genitori.”
“Scusami, chi sarebbero i tuoi genitori?” Forse si stava intromettendo troppo in affari altrui, lo sapeva.
“Il mio papà… il mio papà si chiama Shade.” Amelia sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
Perché quella bambina ha deciso di viaggiare nel tempo?
  
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