Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Jomaima    23/01/2014    3 recensioni
"Senti Justin" dissi con voce più tranquilla "Mi è piaciuto cio che abbiamo fatto insieme. beh, ieri e stamattina, ma questo era un piccolo gioco, una specie di fuga dalla realtà. Ma deve finire qui, la realtà non è quella, è questa" dissi aprendo le braccia e indicando il corridoio semivuoto "E ci sono persone che non voglio ferire solo per soddisfare i miei piaceri, ci sono cose molti più importanti del sesso" dissi
Due mondi diversi, due persone completamente diverse, che non si conoscono, che si odioano.
Robyn, perfetta, figlia di buona famiglia e un fidanzato perfetto. Ha tutto, ha sempre ottenuto quello che voleva.
Justin, stronzo, arrogante, menfreghista e che vive in un mondo proprio, l'opposto di quello di Robyn e che ha sempre lottato per avere tutto.
Ma che cosa li legherà?
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=a6lF6Fgg8zg&feature=youtu.be
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Salimmo in motorino insieme, e Justin mi porse il casco, che mi infilai.
Misi le mani intorno alla sua vita, e mi venne in mente la prima volta che ero salita su quel motorino.


Arrivammo nel parcheggio, e tirò fuori le chiavi della sua moto
Mi poggio a terra, e mi ressi al suo braccio per non perdere l'equilibrio.

"Dai sali" disse non appena salì in moto e porgendomi il casco.
Rimasi scioccata, ma ormai oggi ne avevo viste talmente tante che cio non era niente per me.
"Okay" dissi prendendo il casco e saledo dietro di lui. Misi le mani intorno alla sua vita e lui fece partire il motore.
"Non preoccuparti, so giudare" disse strizzandomi l'occhio attraverso lo specchietto.
Abbassai lo sguardo per l'imbarazzo.
Non mi capitava spesso di sentirmi in imbarazzo con i ragazzi, specialmente con uno di questo genere.


Risi al pensiero di quel ricordo. Quante cose erano successe. Non lo conoscevo bene Justin, e ancora adesso non lo conosco bene, ma qualcosa mi spingeva a stare vicino a lui, a non lasciarlo andare. Qualcosa che non riuscivo a spiegare.

"Dove ti porto?" mi chiese Justin, strappandomi dai miei pensieri.
Non eravamo ancora partiti.
"Non lo so, dove vuoi" dissi facendo spallucce
"A che ora devi tornare a casa?" mi chiese
"Io non torno a casa" sbotta, come se fosse la cosa più normale da dire
"Cosa?" mi chiese Justin voltandosi e guardandomi seriamente negli occhi
"Io non ci torno, ho litigato con mia madre" dissi
"E dove vorresti andare?" mi chiese
"Non lo so" dissi imbarazzata, e abbassando lp sguardo "Non ci ho pensato"
"Ma se io non fossi venuto qui, tu avresti dormiito in una panchina?" mi chiese in tono acido
"No" dissi scioccata, non avrei mai potuto dormire su una panchina. Che schifo.
Justinscosse la testa "Sei davvero infantile" disse

Cercai di tenere a freno la lingua. Non volevo litigarci, non di nuovo.

Justin fece partire il motore e ci avviammo. Non gli chiesi dove stavamo andando, non volevo parlargli.
Arrivammo dopo dieci minuti in una strada familiare.

Scesi senaza dire niente e mi sfilai il casco, porgendolo a Justin.
Alzai la testa e guardai l'alto condominio in cui abitava Justin.


Arrivammo dopo circa dieci minuti, davanti ad un alto palazzo, un condominio molto probabilmente.
Si fermò davanti e io scesi, togliendomi il casco e porgendoglielo.
"Abiti qui?" chiesi sorpresa che mi avesse portata a casa sua
"Si" disse togliendo le chiavi dalla moto e voltandosi verso di me "Ti devo prendere in braccio o ce la fai a camminare?" chiese piegando leggermente la testa
"No ce la faccio, grazie" dissi
Lui si limitò a prendermi per un braccio e mettrlo dietro alla sua spalla, in modo che potessi apporgiarmi a lui mentre camminavo.
Gli sorrisi debolmente e cominciammo a camminare verso il palazzo.

Justin abitava al socondo piano, e non c'era l'ascensore per arrivarci. L'appartamento non era molto grande, modesto.



RIcaccai indietro il ricordo con un sorriso.
"A cosa pensi?" mi chiese Justin, mentre chiudeva a chiave il motorino
"Alla prima volta che sono stata qui" dissi imbarazzata
"Ah" si limitò a dire Justin, alzandosi e cominciando a incamminarsi verso il portone del palazzo. Gli camminai dietro.
Salimmo le scale in silenzio, un silenzio alquanto imbarazzante.
Mi sentivo un intralcio, di troppo.
E se lui non voleva che andassi a casa sua? Era ovvio che c'era la sua famiglia

"Senti Justin.." dissi fermandolo per un braccio e facendolo girare "Non penso che io debba entrare. E' meglio che chiamo Adam.." 
"Perchè?" chiese Justin alzando un sopracciglio
"Perchè si.. mi sento di troppo, sento che non dovrei essere qui.." dissi abbassando lo sguardo
Justin non mi rispose, ma sentii la sua mano sul mio braccio, alzai lo sguardo.

I suoi occhi, non mi sarei mai stancata di guardarli, mai.

Mi mise una mano sul volto e mi baciò teneramente, a lungo.
Rimasi sconcentrata, non sapevo cosa rispondere, non sapevo come reagire.
Ma stranamente im rilassai, capii che li era il mio posto, che dovevo essere li, tra le sue braccia.

Fu in quel momento che si aprii la porta, e ne uscii una donna, non molto alta e lunghi capelli neri.
Justin si staccò subito da me e io diventai subito rossa.
"Justin?" chiese la donna, che era evidentemente sua madre.
"Mamma" disse Justin infilandosi una mano in tasca e grattandosi la testa "Robyn rimane qui stanotte"

In quel momento volevo morire, sparire, evporare, uccidere Justin, svenire.

Gli diedi una gomitata, forte, tanto che Justin si voltò e mi guardò rabbioso
Io feci altrettanto.

"Ah.. va bene" disse sua mamma sconcentra, che rientrò subito
Justin entrò e io lo seguii, e fui subito invasa da un profumo fantastico.

Justin entrò in salotto, e io rimasi in corridoio, sperduta.
Che cazzo dovevo fare? 
"Mamma cosa hai cucinato?" disse Justin, e sentii un tonfo. Justin si era seduto sul divano.
E si era dimenticato di me.
"Cibo" disse sua madre
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

"E tu chi sei?" mi sentii dire da dietro
Mi voltai allarmata e mi ritrovai faccia afaccia con due bambini.
"Robyn.." dissi con voce agitata
"E cosa ci fai qui?" chiese la bambina, che era più grande del bambino
"Sono con Justin" dissi.

"Ma dove hai lasciato la tua amica?" sentii dire dal salotto
"Sarà li in giro" disse Justin
"Valla subito a chiamre!" strillo sua madre "Idiota!"

"Jazmine, chiamiamo la polizia?" disse invece il bambino
"Forse è meglio" rispose lei
Li guardai a bocca aperta. Ma dov'ero finita?

"Ma che cazzo ci fai ancora qui?" mi disse Justin che improvvisamente si era materializzato dietro di me
"Sei tu che mi hai lasciata sola" sbottai
"Dovevi seguirmi e basta" disse lui in tono severo
Alzai gli occhi al cielo esasperata. Ma che cazzo pretendeva?

"Justin, chi è quella?" disse la bambina
"Una mia amica" sbottò Justin

Mi pietrificai a quella risposta. Non so cosa mi aspettavo, ma mi incazzai.
"Penso proprio che ho fatto male a veenire" dissi in tono leggermente di ghiaccio
"Senti Robyn, non cominciare con ste stronzate" sbottò lui "Dai, vieni in salotto che mangiamo"
"Non ho fame" sbottai
"Non fare la bambina" mi disse Justin in tono tranquillo.

Lo avrei preso a schiaffi.

"Stronzo" sibilai, e in quel momento fece capolino la mamma di Justin
"Allora? Venite o no?" chiese con un sorriso in faccia
"Arriviamo" sbotto Justin
Gli sorrisi debolemte e andai in salotto, passando davanti a Justin come se non esistesse
Mi sedetti al tavolo, e i due bambini si sedettero vicino a me, uno a sinistra e l'altra a destra.
Perfetto, così Justin non si sarebbe sedetu di fianco a me.

"Sei la ragazza di Justin?" mi chiese il bambino
"No" dissi sorridendogli
"E allora chi sei?" chiese
"Nessuno" dissi

Non feci caso a Justin che si sdeette davanti a me, ma feci caso all'uomo che gli si sedette di fianco.
Il padre.
Era davvero molto bello, muscolo e con un paio di tatuaggi.
Mi sorrise non appena notò che lo stavo osservando.
Abbassai lo sguardo imbarazzata.

"Allora" disse la madre entrando in salotto con una grande pensola  e poggiandola al centro della tavola "Da quanto state insieme?"
"Non stiamo insieme" disse Justin.
Gli sorrisi in maniera arrogante.
Gli avrei dato un pugno.

Cominciammo a mangiare, tra battutine del padre e dei bambini.
Io non dissi niente, eri troppo imbarazzata, e Justin non mi aveva nemmeno calcolata.
Fu  in quel momento che mi vibrò il telefono in tasca, e per tirarlo fuori quasi buttai a  terra il mio piatto.
Mi alzai dal tavolo imbarazzata "Scusate" dissi e risposi al telefono

"Robyn, dove cazzo sei?!" sbraitò David non appena risposi
"Non posso parlare adesso" dissi, cercando di mantenere il controllo
"Non me ne frega un cazzo! Ma ti rendi conto?" sbraitò.
Cazzo, non si era mai arrabbiato così.

Uscii dal salotto, sotto lo sguardo di tutti.
Entrai nella prima stanza che trovai.
"Senti David, sono impegnata, non possiamo parlarne domani?" dissi
"Perchè non mi rispondevi al telefono?" disse
"Avevo bisogno i tempo" dissi, cercando di non urlare
"Pensavi che non lo avrei mai scoperto? Pensi davvero che io sia così stupido?!" urlò
"No.. non l'ho mai pensato" dissi, con le lacrime che mi cercavano di uscire dagli occhi.

Mi sentivo una merda per averlo trattato così-

"Me lo merito?" mi chiese dopo un attimo di silenzio
"No.. nessuno se lo meriterebbe.. sono una stronza.. scusami.." dissi, con le lacrime che mi scorrevano per il viso
"Si sei una stronza. Dopo tutto quello che ho fatto per te tu mi ringrazi facendo la puttana in giro?" sbraitò

Non riuscii a credere alle mie parole..
In quel momento entrò Justin nella stanza in maniera rabbiosa.

"Mi siapice.." dissi tra i singhiozzi
"Non me ne faccio niente delle tue scuse!" urlò.

Justin mi mise una mano sulla spalla, ma io la scrollai via bruscamente
"David.." dissi "Non volevo.."
"Fanculo" e riattaccò.

Le lacrime continuarono a scorrermi ininterrottametne, e mi sedetti ai bordi del letto.
"E' tutta colpa tua" dissi 
"Cosa?" disse Justin sorpreso
"Si" dissi alzandomi improvvisamente dal letto "Se non ti avessi incontrara, se tu non mi avessi chiesto di scopare, forse oggi stare ancora con David!" dissi con rabbia "Lui non si merita questo"
Justin si passo una mano tra i capelli con rabbia, e mi guardò con rabbia
"Va bene, è colpa mia. E allora? Quel che è successo è successo, e prorpio tu mi hai detto che non avresti cambiato una virogla di cio che abbiamo fatto" disse lui con rabbia

Deglutii a fatica. Aveva ragione.
"Mi dispiace" dissi risedendomi nel letto "Non me la devo prendere con te.. è che mi sento male al pensiero che una persona ora deve soffrire per le mie stronzate"
"E quindi? Tu non hai diritto di fare quello che vuoi? Non hai il diritto di essere felice?" mi chiese sedendosi di fianco a me
"Si" dissi asciugandonmi le lacrime
"E mi dispiace se prima me la sono presa con te, ma capiscimi, tutto questo è nuovo per me. Non sono abituato a presentare le ragazze ai miei genitori, non sono abituato ad una cosa.. così" disse.
"Tranquillo" disse facendogli un debole sorriso
"Mi diapice che tu ti debba trovare in questa situazione per colpa mia" disse mettendomi una mano intorno alla spalla e attirandomi a lui
"Non è colpa tua. Se io non lo volevo non sarebbe sucesso, no?" chiesi sorridedogli

"Già" e mi diede un bacio in fronte
  
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