Never let me go, part five.
Never forget his smile
Il vento soffiava, delicatamente,
come una musica, agitava il mare le cui onde si abbattevano spumose sugli
scogli.
Le note dolci di una canzone si
confondevano con il suono della natura, del vento, del mare, del canto lieve
degli uccelli in volo.
Era una magnifica sensazione quella
del vento [freddo] sui capelli, degli spruzzi d’acqua [congelata].
[Beh,
infondo era sempre Aomori]
Ma Rukia cantava, stretta la sciarpa al collo,
le mani coperte dai guanti e le dita intrecciate fra loro.
Cantava una canzone senza nome e
senza origine, dalle parole ogni volta diverse.
Quando la musica nella sua testa si
arrestò, smise di cantare e sospirando riprese fiato.
Due mani le si
posarono sugli occhi e una voce volutamente alterata le chiese “Chi soono?”
-Kaien-senpai-
Mormorò, come d’abitudine.
Il ragazzo sbuffò e le comparve al
fianco.
-Dannazione, Kuchiki.
Com’è che mi riconosci sempre?-
-Forse perché mi fai
sempre scherzi del genere, Kaien-senpai?-
Lui ridacchiò e risistemò la
sciarpa al collo della ragazza.
-Non hai
freddo? Se ti verrà male alla gola non potrai più
cantare-
Rukia si rivolse verso l’alta scogliera, osservò il
mare perdersi verso l’orizzonte.
-Lo so, ma… desideravo tanto vedere
come si sarebbe propagata la mia voce attraverso il
mare. Magari arriverà alle persone di qualche altro continente, che dici?-
Risero entrambi.
“Ha proprio un bel sorriso, Kaien-senpai”
Rukia non
immaginava che quel sorriso che amava più della sua stessa vita sarebbe presto appassito.
I fiori appassiscono, non i sorrisi.
[Un
sorriso non poteva appassire.]
Fuori il
sole era splendente, come sempre. Non pioveva da mesi e, nonostante fosse solo
inizio primavera, l’estate si era già insinuata nei cuori di tutti, portando con
se quel clima indescrivibile di gioia ed eccitazione che caratterizza i primi
giorni di caldo.
Ma
dopotutto, era ovvio che facesse caldo. Questa era Karakura,
non Aomori.
“Sono sicura che al mio paese ci
sarà ancora la neve. Li ce n’è sempre”
Era quasi
arrivata al punto di odiarla, la
neve.
Per un
attimo sentì una morsa soffocante al cuore, pensando a Renji.
Lo immaginò al loro paese, solo, in mezzo alla neve, in quella piccola
casa di campagna nella quale avevano trascorso innumerevoli pomeriggi a scaldarsi
davanti alla stufa.
Si sentì
improvvisamente molto egoista ad essere andata via. Ora viveva in una grande città, insieme a suo fratello, ai nuovi amici,
lontana dai ricordi.
Ma Renji?
Pensò di
telefonargli, ma ricordò che in quel maledetto villaggio la linea telefonica
era stata interrotta a causa di una tempesta violentissima.
Altro
salto al cuore.
A causa di quella tempesta, si ritrovò a pensare.
Se quel maledetto giorno la neve avesse deciso di non cadere e il vento
di non soffiare, Kaien-senpai sarebbe ancora vivo?
Domande
come questa le erano inevitabili, e si susseguivano
nella sua testa l’una dopo l’altra, come un disperato bisogno di raccogliere
certezze.
Pensò che
fosse meglio andare da Byakuya, lui avrebbe certamente saputo cosa dire. L’orologio segnava le 5:44.
“Sarà gia
sveglio, di sicuro”
Invece, in
cucina Rukia non trovò nessuno. E
neppure in salotto, in camera, addirittura in bagno.
Notò un
bigliettino spiegazzato sul tavolo, accanto ad un piatto colmo di onigiri.
“Sono andato a svolgere una commissione
importante. Mangia gli onigiri e comprati qualcosa
per pranzo”
Si lasciò
cadere su una sedia e portò un onigiri alla bocca.
“Non torna
neppure per pranzo? Ma dove cavolo è andato, niisan?”
-Kuchiiiiki-saaaaaan!-
Inoue
si affrettò a raggiungere l’amica, sbracciandosi come una forsennata perché la
notasse.
-Ohayou, Inoue-san-
-Ohayou a te Kuchiki-san!
Ti va se facciamo la strada insieme?-
Rukia
tirò un sospiro di sollievo; quando era presa dalla
tristezza proprio non riusciva a restare da sola.
-Certo Inoue-san, arigatoo!-
La via che
conduceva al liceo era colma di studenti urlanti. Tutti se ne stavano in
gruppetti a confabulare fra loro. Non c’era nessuna faccia preoccupata,
probabilmente perché essendo i primi giorni di scuola non ce n’era motivo.
Un po’ più
avanti delle due ragazze, Ichigo (con la solita
espressione annoiata) camminava al fianco di un ragazzo dai capelli scuri e un
paio di occhiali poggiati sul naso. Parevano
chiacchierare animatamente riguardo ad un libro che tenevano in mano.
Notando
che Rukia li osservava, Inoue
sorrise compiaciuta.
-Non perdi
tempo, neh Kuchiki-san? Già ad
adocchiare i ragazzi?-
-Ma che dici, Inoue-san!- Rukia fu scossa da un fremito. -Non…non li stò mica guardando- Si affrettò a precisare.
Non c’era
nessun ragazzo che le interessasse. Come avrebbe
potuto? Lei aveva conosciuto l’amore, quello vero. Un amore
che le era stato strappato, ma che avrebbe fatto parte della sua vita per
sempre. Cosa volevano saperne le ragazzine che
confondevano stupidamente l’ammirazione con l’amore?
Strinse i
pugni, e tentando di essere forte, affrettò il passo.
Quando
Orihime l’aveva vista rabbuiarsi improvvisamente aveva
temuto di averla ferita.
Quella
ragazza era talmente un mistero… la conosceva da una settimana ormai, ma non le
aveva mai parlato di se, ed allo stesso modo aveva
evitato ogni domanda che potesse rimandare al suo passato.
Era come
se ci fosse qualcosa che desiderava dimenticare, e probabilmente lei glie
l’aveva in qualche modo ricordato. Si impose di
evitare rigorosamente l’argomento “ragazzi”.
La seguì
in silenzio, rodendosi il cervello alla ricerca di qualcosa da dire, qualcosa
che avesse potuto risollevarla.
-Hem… hai studiato per oggi?- Domandò alla fine, non trovando
niente di meglio da dire.
-Beh, si.
Anche se quelle cose di chimica proprio non riesco a
farmele entrare in testa…-
-A chi lo dici!- scattò Orihime. –Magari lo
chiediamo a Tatsuki-chan, lei è un genio in queste
cose!-
Si guardò
in torno e avvistò la ragazza passeggiare qualche metro dietro di loro.
-TAAAATSUKI-CHAAAAAAAN!-
Rukia
si tappò le orecchie giusto in tempo per evitare la perdita perenne dell’udito,
ma gli studenti nelle vicinanze non furono altrettanto previdenti. Per fortuna Tatsuki si avvicinò prima che Orihime
potesse urlare di nuovo. (in seguito tutti la
ringraziarono per questo)
-Eccomi-
mormorò, seccata. –Mi avevi
chiamata, Orihime?- domandò, con una punta
di sarcasmo. Cosa che forse la povera Inoue non percepì.
-Ah,
certo! Io e Kuchiki-san abbiamo
avuto qualche difficoltà con gli esercizi di chimica, ieri. Dato che tu sei un
genio in queste cose ci potresti dare una mano?-
Arisawa
si passò una mano sul volto e sospirò.
-Scusa, Orihime, ma
ieri non ho potuto studiare a causa degli allenamenti… lo sai che il torneo è
fra pochi mesi, no? Comunque l’ho già detto
all’insegnante, quindi sono giustificata.-
Inoue
scosse il capo, afflitta. -Vuol dire che ce la
caveremo da sole. Vero, Kuchiki-san?- .
Quando
si voltò verso la compagna, fu sicura che stesse di nuovo osservando Kurosaki.
Stavolta
però, preferì tenere la bocca sigillata.
Quando Rukia entrò in classe, Kurosaki era già seduto al suo posto. Fu attraversata da un
fremito di gioia nel vederlo li, come ogni giorno, immerso nella lettura di un
qualche libro, ed in volto l’espressione di uno per cui
il mondo esterno non abbia assolutamente alcun valore.
In qualche
modo, Rukia cominciava a trovare familiare quell’immagine. Si scoprì a ricordare quanto fosse bello
aspettare ogni giorno un momento speciale, un qualcosa che si ripeteva sempre, come una certezza, come a dire “io
sarò qui anche se il mondo dovesse finire in pezzi”.
La trovava
una cosa tanto rassicurante da sentirsi immediatamente meglio, e dimenticare il
sogno di quella notte, la canzone senza nome, il sorriso di Kaien-senpai…
Si bloccò.
No, non
poteva dimenticare il sorriso di Kaien-senpai,
neppure per un attimo!
Quando
però Ichigo guardò nella sua direzione, capì. Capì che,
no, non aveva dimenticato quel sorriso…. …perché era
lo stesso che vide sul volto di Kurosaki in quell’istante.
-“Giorno, Ichigo!- lo salutò, affrettando involontariamente il passo
per raggiungerlo. Si sistemò al suo posto e tirò fuori i libri dallo zaino.
-Che abbiamo alla prima ora?-
Lui ci
pensò su un attimo. –Chimica, credo-
-Cheee?!- si tappò la bocca.-Ehm, scusa… è solo che avuto
qualche problema con gli esercizi, ieri...-
-Mah, io
li ho svolti senza problemi-
Rukia
strabuzzò gli occhi. –Senza problemi? Ti piace la chimica, allora?-
Il ragazzo
sollevo un sopracciglio, interrogativo. -Maddai! Mi è indifferente, come la maggior parte delle
materie che studiamo!-. Sfogliò distrattamente le pagine del libro che teneva
fra le mani. –Tu sai cosa vorrei fare davvero
nella vita, no?-
Rukia
annuì lusingata, consapevole di essere l’unica a
conoscenza di quel suo segreto. –Lo so-
-E io
so cos’è che vorresti fare tu-. Ichigo parlò con una
tale semplicità da lasciarla senza parole, spiazzata.
Non immaginava che lui l’avesse capita cosi
a fondo, semplicemente sentendola cantare. Intuì in quel momento che con lui
non sarebbe stato necessario fingere in alcun modo… a lui
avrebbe potuto raccontarlo, avrebbe potuto raccontargli tutto senza timore.
Aveva una voglia terribile di
parlare di note, voci, canti e musiche, ma un qualcosa dentro di se, come un grumo
oscuro, le impediva di proferire parola e rivelare ad altri la sua passione per il canto.
Ci fu un
momento in cui stava per dirlo, stava per raccontargli
tutto, quando ancora una volta fu colta da quella sensazione di terribile
disagio -si sentì troppo oppressa- e
capì di non essere ancora abbastanza forte [non ancora] per poterne parlare
tranquillamente.
Il ricordo
di quegli avvenimenti era ancora talmente vivido
da spaventarla. Le pareva di percepire ancora la sensazione della neve sulla
pelle, il respiro di Kaien sul suo viso, la voce
allegra di Renji… e sentì la testa pulsarle tanto da
scoppiare.
Posò una
mano sulla fronte e la accarezzò lentamente, tentando di alleviare quella
sensazione di disagio che pareva, lentamente,
stritolarla.
Ichigo
era li, in paziente attesa di una risposta. Sfogliava le pagine del suo libro
distrattamente, senza però recepire neppure una delle
parole che gli scorrevano davanti agli occhi. Percepiva qualcosa di grave e
terribilmente triste nella ragazza che gli stava di fronte, qualcosa che forse
gli altri non avrebbero mai potuto capire… ma lui si. Lui l’aveva sentita
cantare. Le aveva letto nell’anima, fin nel profondo, e aveva capito che ciò
che si portava dentro era un peso troppo grande, un macigno che avrebbe
rischiato di stritolarla, prima o poi.
Le parole
di Rukia furono precedute da un suono incerto e
inarticolato, che indusse Kurosaki a voltarsi.
-Non me la
sento-. Parlò con voce terribilmente bassa e roca, mentre si tormentava le mani
strette in grembo. –Non ce la faccio. Non ancora, almeno-.
Ichigo
socchiuse gli occhi, sfregò le dita sulla superficie liscia del banco. –Intendi
che non vuoi più cantare?-
-Io… non
lo so-.
Gli ultimi
studenti cominciarono ad accalcarsi all’interno dell’aula, coprendo con i loro
schiamazzi le parole dei due. Fu per questo che Ichigo parlò, sicuro di non essere udito da altri al di
fuori che lei.
-Ha a che
fare con quello che è successo al tuo ragazzo?-
Non appena quelle parole raggiunsero le sue
orecchie, prima ancora di poter rendersene conto, Rukia
sentì un dolore sordo all’altezza del petto e un improvviso calore sfiorarle le
guance.
La
professoressa aveva già raggiunto la cattedra, probabilmente stava parlando
alla classe, ma tutto ciò che percepiva erano suoni vaghi ed indistinti. Sentì chiamare il suo nome, sollevò il capo tentando di
apparire normale.
-Tutt’a
posto, Kuchiki? Stai bene?-.
Si rese
conto solo in quell’istante di essere rimasta
impalata al centro dell’aula.
-Mi scusi
tanto, professoressa. Ho solo un po’ di mal di testa-. Raggiunse con passi
incerti il suo banco, rassicurò i compagni che le chiedevano come si sentisse,
e si concentrò sulla lezione.
Quando qualche
ora dopo l’ultima campanella segnalò la fine delle lezioni, furono i mormorii
che si levarono a scuoterla dal suo stato di catalessi. Aspettò che tutti fossero usciti dall’aula
per decidersi finalmente ad alzarsi e sistemare le sue cose. Tutto le appariva
sfocato, come in un sogno… perciò quando percepì una presenza in piedi accanto
a se, quasi credette di star sognando;
Kurosaki,
sorridendo, la osservava.
-Ti
andrebbe di cantare?-
Quella volta, cantammo fino a sera.
Io suonavo la chitarra, e intanto
cantavo insieme a lei, e le nostre voci si fondevano
come un unico grido colmo di tristezza. Per un attimo guardando i suoi occhi mi
parve di rivivere quel periodo della mia vita… quei giorni lontani in cui mia
madre morì, e io, ancora bambino mi ritrovai a
conoscere l’odore della morte sulla mia pelle… quello stesso odore che
percepivo stando vicino a lei.
Chiudendo gli occhi ed ascoltandola
cantare ricordo di aver pensato, in quel momento, a come la sua voce fosse perfetta.
Era come se quella
ragazza fosse nata per cantare.
{ Kurosaki Ichigo }
**************
Finalmenteee *____________*
Che
fatica finire questo chap ù__ù a dire
la verità, negli ultimi giorni non ho avuto per niente ispirazione… infatti, l’unica
scena convincente è quella finale,fra Rukia e Ichigo, per la quale mi sono imposta di impegnarmi. Forse
un chap transitorio, ma ho in mente grandi cose per
questa fic +_+
Rukia è cosi dannatamente fragile…
e anche Ichigo, nonostante non lo dia a vedere. Quando scrivo provo ad immaginare una Rukia
distrutta dalla morte di Kaien, avvenuta appena un
mese fa… perché in effetti, nel manga è avvenuta anni fa e lei non si è ancora
totalmente ripresa.
Direi
basta chiacchiere, spero di riuscire ad impegnarmi dall’inizio per il prossimo chap ù_ù
Benny: debole per i chitarristi? Ma non hai detto
che non ti piaceva Ren? XD comunque
grazie Benny, spero che ti piaccia questo chap *_*
Lynn: Onee-chan, arigatoo
gozaimasu *W* (grazie anche per avermi incoraggiata
via msn durante la scrittura di questo chap *___*). Ichigo che sorride,
in effetti, fa strano anche a me. Forse questa fan fic
è fantascientifica ù_ù
Yue: Ma tu devi ascoltarla quella
canzone °O° (anche se giuro di avertela fatta gia ascoltare ò_ò).
Comunque te l’avevo detto che mi sarei ispirata a
Nana, no?XD Quindi la musica era inevitabile <3
Queen: *____* Sai che ti dico? Grazie *_____* grazie perché
hai capito perfettamente ciò che ho voluto esprimere con quel capitolo, e se ti
ha trasmesso queste sensazioni vuol dire che sono
riuscita nel mio scopo *__* le tue recensioni sono sempre bellissime, Queen *_* mi incoraggiano tantissimo *O*
Alessandra: Beh, che Rukia nel manga amasse Kaien è più che ovvio XD E dato che lei rivede Ichigo in Kaien, basta fare due
più due… °w°
Kuroko: In effetti me lo immagino a suonare davanti al
falò XD davvero le canzoni di Nana ci stanno bene? <3 ma arigatoo
*__*
Kaggu: affie kaggucciaaaa
°O° ricordati sempre della statua, neH?
XD (scherzo ù.ù). Comunque sono
felice che ti piaccia la ficcia *O* anche io adoWo le cose malinconiche *_______*
Tak: sii, un sogno che si avvera *__* almeno in questa ficcina ho potuto
realizzarlo,anche se purtroppo Kaien muore sempre ç.ç (ci avrà fatto l’abitudine, ormai? XD).
Ringrazio
chi ha commentato la mia fan fic “And then,
the rain is falling”, e chi l’ha
aggiunta ai preferiti *____*
Arigatoo gozaimasu minnaH
°ç°