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Autore: TheOnlyWay    23/01/2014    10 recensioni
Eve è normale.
È normale nel suo accento britannico, nei suoi anfibi consumati, nei suoi maglioni larghi e nella sua insicurezza.
È normale nella sua voglia di accontentare sempre gli altri, è normale quando affronta cose più grandi di lei. È normale nella sua paura dei temporali e nella sua testardaggine.
Zayn è il contrario della normalità.
È scorbutico, istintivo, diffidente e non gli piacciono i colori vivaci. Odia parlare troppo con chi non conosce, odia le persone assillanti e le sue debolezze.
Ma, come le persone normali, anche Zayn ha paura: di restare solo, della morte, dei viaggi lunghi in aereo e di crescere.
È la paura a fargli firmare il contratto che cambia per sempre la sua vita. È la paura che prende il sopravvento su di lui quando Eve gli è vicino, è la paura di stare male che lo spinge ad allontanarla sistematicamente.
Ma cosa succede, quando la normalità delle giornate, delle persone, di Eve, rompe le barriere che Zayn si è creato tutt'attorno? Cosa accade, quando si è esposti così tanto che il confine si tocca con un dito?
È vero, dunque, che la normalità è rivoluzione, e non, come in questo caso, una guerra?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

 



La mattina seguente mi svegliai di ottimo umore e mi sentivo così piena di energie che avrei anche potuto prendere in considerazione l’idea di darmi alle pulizie di primavera, cosa che rimandavo da fin troppo tempo. Non che la casa fosse lurida, ma una bella pulita non avrebbe certo fatto male.
Per prima cosa, però, dovevo portare a compimento il mio piano, sul quale avevo riflettuto per l’intera notte. La prima fase, ossia quella principale, consisteva nel contattare zia Kate e proporle la mia vantaggiosa offerta, che prevedeva la scissione di quel malefico contratto e il mio solenne impegno a mandare avanti la messa in scena completamente gratis. Se non avesse accettato subito, le avrei messo in luce i benefici che avrebbe comportato: un risparmio per la società, la buona reputazione di Zayn e la rinascita degli One Direction. Ovvio, non pensavo davvero che dipendesse da me, ma meglio ingigantire le cose anziché sminuirle.
La seconda fase, invece, si concentrava unicamente su Zayn: gli avrei spiegato ogni dettaglio e l’avrei convinto ad aspettare un po’ di tempo prima di scaricarmi su due piedi. In tutta sincerità, non mi sentivo propriamente entusiasta all’idea di non rivederlo più, ma era inevitabile che prima o poi ognuno sarebbe tornato alla propria vita.
La terza fase riguardava me stessa e il mio futuro: avrei cercato un altro impiego, abbandonato il mio appartamento microscopico e il mio odioso affittuario e mi sarei trasferita altrove, magari un po’ più lontana dal centro, in una zona tranquilla in cui avrei potuto conoscere gente simpatica e a modo. Potevo farcela, se mi fossi impegnata davvero.
Feci colazione con calma, gustandomi il caffè e i biscotti al cioccolato, poi mi lavai, mi vestii e mi truccai anche, perché per le cose importanti bisogna sempre prepararsi per bene. Anche se fisicamente non avrei messo piede fuori di casa, ma quelli erano solo dettagli.
Afferrai il cellulare e mi sedetti sul divano, con le gambe accavallate. Cercai il numero di zia Kate e feci partire la chiamata; sentii un brivido di aspettativa all’idea di esporle la mia magnifica idee e, per una volta, avevo la certezza assoluta di stare compiendo la scelta migliore. Era una sensazione fantastica: non mi ero mai sentita così in pace con me stessa come in quel momento e non avrei permesso a nessuno, tantomeno a quella bisbetica della zia di rovinare il mio entusiasmo.
«Evangeline.» zia Kate non era una donna di molte parole. Era rigida come un manico di scopa e antipatica come poche persone al mondo. Tuttavia, il suo saluto poco gentile non mi scalfì minimamente. Ero troppo di buon umore per permetterle di abbattermi.
«Ciao, zia Kate. Hai un minuto? Avrei bisogno di parlarti.»
Di zia Kate c’è da sapere una cosa: lei non bofonchia. Non la sentirete mai farfugliare qualcosa di incomprensibile ma di vagamente offensivo. Si limita a dire “Magnifico” con una sfumatura così gelida da far venire voglia di scappare. Lo fece anche quella volta, ma la ignorai con stoicismo e mi affrettai a esporle il mio progetto, tenendo le dita incrociate.
Rimase in silenzio per qualche minuto, poi la sentii sospirare. Il che era anche meglio di quanto mi aspettassi: non aprii bocca, per evitare di infastidirla e attesi, trepidante che prendesse una decisione.
«Mh. Ti farò sapere tra un paio di giorni, Evangeline. È una richiesta idiota, da parte tua, ma la cosa non mi sorprende affatto. Sabato mattina vi aspetto entrambi nel mio ufficio, per la riunione con il management. Ci sono alcuni eventi ai quali è necessario che partecipiate. Alle nove, sii puntuale.»
Oh, no. Non avevo la minima intenzione di farmi rovinare il sabato da quegli idioti della casa discografica, tantomeno avrei permesso loro di distruggere ogni traguardo che avevo faticosamente conquistato. Perché, ne ero certa, avrebbero stravolto il fragile equilibrio che io e Zayn avevamo trovato.
«Non saremo a Londra, questo weekend. Mi dispiace, zia, ma mamma e papà ci hanno invitato a Birmingham: vogliono conoscere Zayn e ho pensato che fosse una buona idea accettare.»
Seguì un lunghissimo minuto di silenzio, in cui sperai con tutto il mio cuore che zia Kate non cominciasse a dare di matto, perché proprio non avrei saputo cos’altro inventarmi.
«Uhm. La prossima volta avverti prima, Evangeline. Non posso credere che tu sia sempre così distratta. Voglio delle prove della vostra uscita. Fotografie, qualsiasi cosa possa esserci utile con la stampa. Ti manderò una mail con la mia risposta alla tua richiesta, al massimo entro settimana prossima.» detto questo, riattaccò, senza nessun saluto, né un accenno di umanità. Niente. L’apatia più totale.
Mi accasciai sul divano, sollevata. In fondo non era andata così male. Avrebbe potuto troncare sul nascere ogni mia proposta e impormi di disdire il weekend, ma non l’aveva fatto. Forse aveva un cuore anche lei o forse, semplicemente, trovava il fine settimana un’occasione imperdibile per un po’ di pubblicità.
Poi mi venne in mente che aveva parlato di prove e caddi nel panico. Che prove avrei potuto darle? Ovviamente non saremmo mai andati insieme a Birmingham, non mi era nemmeno passato per la testa di proporlo a Zayn. Semplicemente, l’avrei avvertito di non farsi vedere in giro il sabato e la domenica per non destare sospetti. Come avrei fatto? Balzai in piedi e cominciai a fare avanti e indietro per tutta la casa, alla ricerca di un’idea intelligente che potesse salvarmi dal disastro annunciato. Quando mi resi conto che il mio cervello non era sufficiente, afferrai il cappotto, raccattai le chiavi di casa e mi precipitai fuori casa, diretta alla fermata del pullman più vicina. Meta: casa di Zayn.
Suonai il suo campanello circa un’ora dopo, quando ormai si erano fatte le undici. La porta, però, venne aperta da un Louis Tomlinson particolarmente infastidito, che mi rivolse un sorrisino seccato e uno sbadiglio in piena faccia.
«Dormivamo.» comunicò, imbronciato.
Mi strinsi nelle spalle, perché non potevo certo saperlo – anche se in effetti avrei potuto fare almeno una telefonata prima di precipitarmi lì – e lo seguii fino alla cucina, dove un assonnato Liam faceva bella mostra di un pigiama verde acido coi quadri azzurri.
«Ciao, Eve.»
«Ciao, Liam. Mi dispiace averti svegliato.» gli sorrisi e mi offrii di preparare la colazione, per farmi perdonare. Accettò con uno sbadiglio e con un cenno della mano e si sedette al tavolo, con la testa affondata tra le braccia incrociate. Louis, intanto, annunciò che andava a chiamare Zayn ed ebbe la premura di precisare che mi avrebbe senz’altro uccisa in maniera molto violenta, per averlo svegliato a quell’ora.
«Guarda che sono le undici passate, mica le sei del mattino.» borbottai, mentre infilavo le fette di pane tostato nel tostapane. Come facevano a dormire, quando io ero così in difficoltà? Era inammissibile.
Sentii i passi pesanti di Zayn e Louis lungo le scale e dopo qualche istante apparvero entrambi in cucina. Zayn, con il volto assonnato e gli occhi ancora mezzi chiusi, si trascinò fino al tavolo e si lasciò andare accanto a Liam, che nel frattempo aveva ripreso a russare.
«Non ti sembra un po’ presto, Eve?» mormorò, con la voce impastata dal sonno. Temetti che si sarebbe addormentato da un momento all’altro, così gli spinsi sotto il naso una tazza fumante di tè caldo e un piattino con dei biscotti.
«Ho combinato un macello, Zayn. Sono idiota, certe volte. Solo che adesso non so più cosa fare e qui c’è il rischio che vada a finire male, sai? Voglio dire, si parla di zia Kate e lei è così bastarda che-»
«Mi sono appena svegliato, ragazzina. Anzi, probabilmente sto ancora dormendo e non ho capito un accidenti di quello che hai detto. Ripeti con calma. E sii concisa, che voglio tornarmene a letto.»
Affondò un biscotto nel tè e mi incitò a proseguire con un cenno della mano.
«Ho detto a zia Kate che questo weekend saremo dai miei genitori.»
«E perché mai l’avresti fatto?»
«Perché voleva che partecipassimo ad una riunione del management ed io non ne avevo per niente voglia e ho immaginato che nemmeno tu morissi dalla smania di andarci. Perciò ho cacciato la prima balla che mi è venuta in mente.»
«Hai fatto bene. Grazie, Eve, lo apprezzo molto.» Zayn si alzò in piedi, mi scompigliò i capelli e mollò la tazza nel lavandino.
«Me ne rivado a letto. Tu fai pure come sei fossi a casa tua.» biascicò.
Alzai gli occhi al cielo, perché forse ancora non era abbastanza chiaro quanto la situazione fosse grave.
«Vuole delle prove, Zayn. Foto, cose così.»
E Zayn finalmente si svegliò.
«Cazzo.»
«Già.»  
 
Una volta compreso che non avrebbe più potuto tornarsene a letto, Zayn mi condusse in salotto e si accomodò sul divano bianco, facendomi poi cenno di sedermi di fianco a lui.
«Mi dispiace, non volevo combinare un altro disastro.»
«È tutto okay, Eve. Ormai comincio a farci l’abitudine.»
Sorrisi, perché sentire certe parole da Zayn – era incredibile come fosse molto più rilassato, ora che avevamo chiarito le reciproche posizioni – faceva un certo effetto. Abituarsi alle persone è complicato, in genere. Significa dar loro fiducia, permettergli di entrare nella nostra vita e consentirgli di influenzarla in qualche modo. Sapere che potevo avere un po’ di ascendente sulla vita di Zayn, in tal senso, mi emozionava parecchio. Era più di quanto mi aspettassi e rendeva difficile e doloroso accettare che presto sarebbe finito.  
«Perciò che facciamo?» domandai, passandomi una mano tra i capelli e cercando di trovare una soluzione che consentisse ad entrambi di non finire nei guai. Perché se zia Kate avesse scoperto che si trattava di una messa in scena – il che faceva piuttosto ridere, visto e considerato che aveva imbastito un finto fidanzamento – mi avrebbe fatto lo scalpo.
«E se andassimo davvero a Birmingham?» proposi, infine. Era passata quasi un’ora e sia io che Zayn non avevamo fatto altro che inventarci una scusa sopra l’altra, nell’eventualità che ci venisse in mente qualcosa di abbastanza credibile per giustificare l’assenza di prove.
Louis, che si era divertito per tutto il tempo a smontare ogni nostra affermazione, finalmente tacque.
«Ve l’ho detto due ore fa, idioti.» berciò, alzando gli occhi al cielo. Gli rivolsi uno sguardo irato e pieno di stizza, che lo fece ridacchiare fastidiosamente per qualche minuto. Quando ebbe finito – e, credetemi, non aveva alcuna fretta – tornò a sedersi accanto a me e si sporse in avanti per guardare Zayn.
«Sei in catalessi?» domandò, con un sopracciglio scuro inarcato. Zayn lo considerò appena e si voltò verso di me tanto velocemente che non feci in tempo a spostarmi e mi ritrovai con il suo viso a pochi centimetri dal mio. Ovviamente, arrossii come una liceale di fronte al suo cantante preferito. Il che era piuttosto plausibile, visto che Zayn era davvero un cantante. Ma io non ero una liceale, pertanto avrei dovuto smetterla di comportarmi come tale e decidermi a dare un taglio a questa sottospecie di cosa.
«Tu non hai detto niente ai tuoi genitori, vero?»
Repressi l’impulso di colpire Zayn con un pugno sul suo naso perfettamente dritto e mi limitai a sbuffare.
«Dì, sei impazzito? Sanno solo che sto frequentando un ragazzo famoso, non gli ho certo detto che sono sotto contratto come una sottospecie di squillo.»
Louis ridacchiò di nuovo. «Ti fa ridere, per caso?» ringhiai, sull’orlo di una crisi di nervi.
«Problemi?»
«No, figurati. Sei tu la principessa, tra di noi.» cinguettai, innocente. Louis arrossì e fu uno dei momenti migliori di tutta la mia vita. Non era uno che cadeva facilmente nell’imbarazzo, ma da quando una sera era capitato in una pagina di Facebook dedicata agli One Direction e aveva letto che le sue fan lo quotavano come “quello che senz’altro sta sotto, la nostra Princess Louis. Harry è il dominante” era diventato molto sensibile sull’argomento. E, visto che lui godeva nel mettermi in difficoltà, trovavo divertente ricordargli che era apparentemente invischiato in una storia torbida con Harry.
«Stronza.»
«Quando avete finito, vi dispiace tornare alla questione principale?» ci riprese Zayn, spazientito. Poteva fare il serio quanto gli pareva, ma gli veniva da ridere ed era così evidente che si stesse trattenendo che Louis sbuffò e se ne andò, offeso come solo una principessa poteva essere. Evitai di infierire, perché poteva diventare davvero acido, e tornai a concentrarmi su Zayn.
«Scusa, ci sono. Potrei chiedere ai miei di ospitarci il fine settimana. So che l’idea non ti piace e ti fa ribrezzo, ma penso sia l’unico modo. O questo, o una riunione con il management.»
Zayn sospirò, alzò gli occhi al cielo e mi rivolse un sorriso rassegnato.
«E sia. Presentami la famiglia Morrigan.»






No, non è un miraggio e sì, sono proprio io e questo è un nuovo capitolo. Sono schifosamente in ritardo, chiedo perdono. La verità è che sono stanca di scrivere degli One Direction - questa infatti sarà la mia ultima storia su di loro - 
e mi fa un po' di fatica andare avanti. Sono stata parecchie volte sul punto di cancellare questa storia, poi però ho pensato a voi che ancora a spettate e mi sono proibita di essere così stronza. Perciò ho deciso che in questa settimana mi concentrerò esclusivamente su questa storia in modo da finirla e poter essere regolare con gli aggiornamenti. Non vi prometto niente, comunque.
Personalmente, il capitolo non mi dispiace, anche se credo avrei potuto fare di meglio. Dal prossimo le cose si complicheranno un po'  e niente, ci avviciniamo alla fine, mie care.
Vi ringrazio per la pazienza, davvero!
Con affetto,
Fede.
 
 
 
 
   
 
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