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Autore: unbreakablesoul    23/01/2014    0 recensioni
Sono i dettagli a cambiare la nostra vita.
Chi dice che dobbiamo rintanarci in questa gabbia?
Justine lo sapeva, non solo i ragazzi ci fanno battere il cuore.
Così quel giorno decisi di prendere nota di tutti i miei pensieri.
Volevo emozionarmi ancora una volta.
"Cercavo i tuoi occhi meravigliosi, volevo che incrociassero i miei.
Ti avrei parlata per ore ed ore, sarei rimasta tutto il pomeriggio con te. Tutto il giorno, forse tutta la vita.
Ma in realtà sono rimasta seduta come una scema.
E ti guardavo, ti guardavo, ti guardavo e sognavo."
Genere: Malinconico, Poesia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non importa se l'amore parla la sua lingua che, ha sempre la parola giusta e mai una in più. Quel che conta sei tu.
Un punto a fine frase, ora andava bene. Era finita.

16 Dicembre.
Vi è mai capitato di emozionarvi per una opera d'arte? Forse, frequentando questa scuola per noi è diverso. Però giuro che stavo quasi piangendo.
Esagero? Va bene, i miei occhi erano lucidissimi quel giorno.
Non so se si trattasse dell'atmosfera nell'aula, o di quella melodia che era suonata a pennello in sottofondo del video.
Era come vivere in un sogno, come aver staccato la spina dalla realtà per dieci minuti e trovarsi in epoche lontane dal rinascimento al simbolismo di fine ottocento.
Quando un pittore rappresenta l'opera, congela quell'attimo di vita. Ora lo stavamo vivendo anche noi.
In un certo senso anche la mia di vita era congelata. Ero in un rigido blocco di ghiaccio, e ogni cosa era tornata al suo posto (a quello sbagliato). 
La chitarra acustica ferma al suo destino nell'angolo della stanza, i miei genitori in giro per l'italia, i miei amici rintanati in casa, i fogli fabriano sotterrati dai libri, la pioggia quasi impercettibile cadeva sul mio viso come cristalli trasparenti, che ti sfreggiano appena senza farti male.
L'aria torrida di quella nuova stagione si faceva sentire sulla nostra pelle. Sembrava che con essa stessimo rinascendo anche noi.
O almeno questi erano i propositi...una nuova era, una nuova vita. O forse solo un inizio, che poi non si sa quanto sarebbe stato migliore del precedente.
L'unica cosa che restava calda in quell'ambiente gelido e cupo, era lei.
Non dico che fosse una persona accessibile, (anzi lo era sicuramente se non in quel momento), però in Astrid intravedevo l'amore.
I suoi modi, i suoi sguardi, le sue parole. Non me ne poteva fregare un cazzo delle parole di Victoria, perchè io non posso e soprattutto non voglio respingere i miei pensieri.
E' davvero bella. E' bello il suo modo di interagire con gli altri, di prendere un argomento, sono belli anche i suoi giramenti giornalieri.
Guarda come le stanno bene quei pantaloni neri, quella camicia blu, quelle scarpe, quel sorriso.
Deve essere ammirazione, non può trattarsi di altro.


Two weeks later.
Che cazzo dico? Stiamo scherzando?
Da un mese, se non da due, Victoria non si era più fatta sentire. Era sparita nel nulla come se le avessi ucciso il gatto. Non mi ero resa conto di far allontanare gli altri fino a questo punto.
Io intanto andavo in biblioteca ogni santo pomeriggio, pensavo di poter vedere Astrid dopo scuola ma ad occupare il posto davanti al mio c'era solo il vuoto malinconico.
Mi mancava parlare con lei di musica, attualità, o qualsiasi altra cazzata ci passasse per la testa. 
Così ho cominciato a colmare quella mancanza in altri modi, scrivevo, scrivevo e scrivevo.
Senza indugio un giorno Elena, che non ha mai un attimo di pace e controlla anche quanta polvere c'è sul tavolo, venne da me a chiedermi se volevo diventare una scrittrice e magari pubblicare qualcosa. Mi venne da ridere a primo impatto.
«Allora? Guarda che se decidi di farlo, sarò la prima ad esporre i tuoi testi in biblioteca!» La sua espressione seria mi mise a disagio.
«Sei matta? Non voglio scrivere un libro, ammetto che mi piacerebbe ma adesso scrivo solo per me, e poi l'unico filo conduttore è l'amore. Nient'altro.»
«Ti pare poco? Fammi vedere.»
Mi prese il quaderno dalle mani in modo così cordiale che esitai dal volerlo indietro.

"Sai, un giorno nei tuoi occhi ci ho visto qualcosa, qualcosa di bello e affascinante.
Un giorno mi hai guardato, e senza rendermene conto ho cominciato a leggere quegli occhi come se fosse una lettera in viaggio verso me. 
Quegli occhi fiabeschi color caramello, acceso, come la luce che vedo in te ogni volta che sorridi.
Quando parli dei tuoi ideali, quando ti batti per la tua lotta e ce ne rendi partecipi, hai un sorriso straordinario.
Nei tuoi occhi ci ho visto l'amore, quello vero che si fa desiderare fino all'ultimo respiro.
Nei tuoi occhi ci ho visto anche la tristezza, lo sconforto, la stanchezza di chi riceve troppe delusioni. Ci ho visto lacrime pungenti, ma ci ho visto soprattutto una donna che non si ferma davanti a niente e a nessuno.
I tuoi occhi li guarderei per sempre, e se è vero che essi sono lo specchio dell'anima, io sono fiera di esser riuscita a leggere nella tua. 
Incredibilmente singolare e fragile allo stesso tempo."


Elena aveva ancora lo sguardo basso, non capivo perchè non desse alcun segno di vita, poi alzò il viso e notai che i suoi occhi erano umidi.
Mi sorpresi nel vederla così, prima per lei dato che l'avevo sempre vista come una persona apatica e demotivata, e poi perchè realizzai che le mie parole l'avevano fatta emozionare.
«E'..è bellissima, lei l'ha letto vero?» Si tolse gli occhiali e asciugò le lacrime con la manica del maglioncino bianco.
Mi sarebbe piaciuto poterle dire di si, che l'ha letta e che è fiera di me.
«No, naturalmente no.» La mia voce era talmente bassa in quel momento che sarebbe potuto sembrare un tranquillo discorso tra me e me.
«Sbrigati Justine, è fantastica. Sono le parole che ognuno vorrebbe sentirsi dire, insomma a me farebbero piacere. Non credevo esistessero ancora persone che si impegnano ad osservare i dettagli.»
«Non mi impegno, mi viene semplicemente naturale. E comunque ti ringrazio ma non credo che la leggerà.»
Mi restituì il quaderno annuendo. Dopo una buona mezzora mi congedai per tornare a casa.

La mia vita è un casino totale. Ogni mezz'ora c'era un nuovo sms di Andrea, ma non potevo continuare a dargli corda.
Sospirai creando una nube di gelo nell'aria.
«A me non piace, sono attratta da un'altra persona.» Enunciai quelle parole ad alta voce nel bel mezzo del quartiere.
E' incredibile come una persona possa farti rinascere e allo stesso tempo distruggerti. E perchè poi? Al fine di cosa?
Se potesse essere tutto più semplice, e invece no. C'è sempre qualcuno o qualcosa a complicarci questo spiraglio di vita.
La sera stessa decisi di fare uno squillo a tutta la mia comitiva per passare un giorno diverso. Mi sistemai al meglio, capelli piastrati e un vestitino che non avevo mai indossato prima. Forse questa era l'occasione giusta. Forse.
Catapultati in uno dei locali più pessimi della città.
«Che sballo Justine, questo è Luke!» Martina mi aveva presentato più di mezzo mondo in soli dieci minuti.
«Ciao Luke.»
Morale della favola?
Nottata da passare a bere e a vomitare. Se non altro ho avuto per un paio d'ore la mente libera.


Later.
Se il buongiorno si vede dal mattino, questa sarà una giornata di merda.
Non ero neanche in grado di tirarmi su dal letto e pettinarmi o fare qualsiasi cosa.
Con un colossale ritardo optai per i capelli legati, camicia e maglioncino, pantaloni neri e anfibi.

«Non stai vivendo a pieno la tua vita?» Una voce calma e dolce mi tirò fuori dal mio stato di ebbrezza.
«Travis?! Che fai qui?» Alzai la testa, se prima ero in coma ora pensavo di avere le visioni. Per un attimo ho temuto che quello non fosse Travis, ma un'altra persona. Eppure ero a scuola, morta sul banco con la nausea, e quello era proprio Travis.
«Non importa il perchè, sei uno straccio! Che fine ha fatto la Justine sexy? Sei triste?» Sorrise teneramente.
«Credo di doverti ragione. Ah, non esiste la Justine sexy.»
«Non sai quello che dici. Perchè non esci invece? E' ricreazione.» 
Più che una normale proposta, dal suo tono avevo percepito un ordine. Dovevo alzarmi e andare in giro con lui.
Sul mio viso si leggeva un sorriso forzato, da una parte però ero davvero contenta che fosse venuta una persona seria.
Camminavamo a passi lenti e incerti per il corridoio.
«Allora perchè sei qui? Perchè sei venuto da me? Insomma è strano.»
«E' un quarto grado?»
«Travis vorrei ricordarti che sei entrato tu nell'aula a farmelo.» Sorrisi compiaciuta.
«Secondo te? E' il terzo giorno di prova, ti avevo già vista ma ho pensato fosse meglio non disturbarti. Oggi però non ho retto, ti va di parlare?»
Regnò il silenzio durante il tragitto sulle scale fino a quando non ci sedemmo sul muretto del piazzale affollato.
Accese la sigaretta che doveva aver preparato poco prima, poi cominciai a parlare con Travis come se non ci fosse un domani.
Come se fosse una persona che conoscevo da anni, in realtà era solo un conoscente incontrato davanti alla fermata del pullman.


  
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