Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Temari    23/01/2014    0 recensioni
- «Capitano,» fece di nuovo il ragazzino, che non poteva avere più di una decina d'anni [...] incurante dell'espressione passiva dell'uomo, allungò le braccia verso Levi, «Prendete questo, è per voi!» disse, mettendo in mostra il palmo di una mano, dove campeggiava un anello d'argento che catturava e rifletteva i rossi e i gialli del tramonto che andava cedendo il passo alla notte. -
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Eren, Jaeger
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
Questa OS è nata come contributo per una challenge su Ask.fm ma che, a causa della mia incapacità di tagliare quella che doveva essere una drabble, ha finito per allungarsi fino ad essere quasi 3k parole. Non che mi dispiaccia! X°D Il prompt della settimana era 'argento' e la drabble presa da questa fic la si può trovare in questa raccolta, insieme alle altre delle settimane precedenti.

Note: Vaghi riferimenti allo spin-off
Kuinaki Sentaku (aka A Choice With No Regrets
).
L'avvertimento 'shonen-ai' è più che altro dovuto alla possibilità di una RiRen/EreRi futura, ma può anche essere letta senza ulterior motives. XD Also, non credo di essere andata troppo OOC, ma in caso contrario ditemelo pure e prvvederò ad aggiungere gli avvertimenti.

Disclaimer: vedi pagina profilo.

Ja ne,
Temar
i


Des  Couleurs Récurrents




        Il sollievo che sembrò diffondersi come un'onda tutt'intorno a Levi, mentre il corteo oltrepassava finalmente la zona immediatamente intorno al Cancello Sud, aveva una qualità quasi solida. Erano tutti più che felici - tanto quanto era loro permesso essere, dopo l'ennesima missione fallita - di lasciarsi alle spalle il grosso degli spettatori venuti ad assistere al ritorno della Legione Esplorativa—
        
Levi si lasciò scappare un verso di scherno, a quel pensiero, "Assistere? Quegli stronzi ingrati? Ma per favore. Deridere, accusare, incolpare..." la frustrazione che gli ribolliva dentro invisibile ad occhio esterno, a meno di non sapere cosa cercare: le mandibole serrate, le dita strette intorno alle redini al punto che le nocche erano bianche, le spalle tese come le corde d'acciaio dell'equipaggiamento 3D durante una manovra evasiva.
        
A man mano che la fila di soldati e carri - notevolmente ridotta rispetto a quando erano partiti - proseguiva nel suo cammino, inoltrandosi sempre più all'interno di Shiganshina in direzione del Cancello interno, il silenzio che aleggiava pesante sulle loro teste era interrotto solo dai lamenti dei feriti o di chi non aveva sufficiente controllo sulle proprie emozioni.
        
In quella parte della città c'erano molte meno persone, il più della popolazione si era infatti radunata nei pressi del Cancello Sud; di quando in quando Levi scorgeva dei volti tesi osservarli di nascosto dalle finestre, per poi tirare le tende di scatto nell'istante in cui facevano contatto visivo con un soldato.
        
Per tutto il tragitto Levi aveva tenuto la testa alta, in una parvenza di fierezza che non provava affatto e che era riflessa nel suo sguardo: non fisso davanti a sé, ma poco più in basso, cosicché invece delle nuche dei soldati davanti a sé, vedeva le loro spalle ricurve.
        
Con un sospiro appena accennato, Levi sollevò gli occhi e si accorse di aver rallentato sempre più fino a ritrovarsi in coda alla processione di soldati sconfitti... se si fosse raddrizzato sulle staffe per vedere oltre le decine di teste che gli bloccavano la visuale, avrebbe potuto scorgere Farlan e Isabel guardarsi intorno per cercarlo. "Bah, fanculo, va bene così—meno gente ho intorno adesso, meglio è."
        
Era così intento ad ignorare il resto del mondo, che non si accorse di qualcuno che gli corse incontro.
        
«Capitano Levi!»
        
La voce stridula lo risvegliò dai pensieri cupi che si rincorrevano nella sua testa sotto forma di compagni che cercavano di fuggire da mani e fauci enormi e prive di pietà.
        Spostando lo sguardo in direzione del richiamo, Levi vide un ragazzino fissarlo con adorazione -
"Piantala di guardarmi così, sei fastidioso. Non c'è niente che meriti ammirazione, in me o in questo dannato esercito." pensò contrariato -.
        
Non disse nulla di rimando. Non fermò il cavallo.
        
«Capitano,» fece di nuovo il ragazzino, che non poteva avere più di una decina d'anni, una voce non più stridula e carica d'eccitazione, ma calma; poi, incurante dell'espressione passiva dell'uomo, allungò le braccia verso Levi, «Prendete questo, è per voi!» disse, mettendo in mostra il palmo di una mano, dove campeggiava un anello d'argento che catturava e rifletteva i rossi e i gialli del tramonto che andava cedendo il passo alla notte.
        
Levi osservò impassibile l'oggetto, per nulla intenzionato ad accettare un regalo da parte di un moccioso qualsiasi in preda all'euforia di aver davanti qualcuno che pareva ammirare.
        
Era sul punto di dire al ragazzino di togliersi dai piedi e di smettere di seguirlo quando si ritrovò a fissare direttamente negli occhi il moccioso - le braccia ancora tese nell'offrire l'anello che aveva in mano -... le iridi blu-verdi sembravano scrutare a fondo quelle di Levi, che riuscì a malapena a sopprimere un brivido freddo dal percorrergli la schiena—se la vita non l'avesse reso cinico e realista, Levi avrebbe anche potuto credere che quel moccioso, in quel momento, gli stesse leggendo l'animo con la stessa facilità ed accuratezza di una serie di parole stampate in un libro.
        
«Prendetelo Capitano,» insistette il ragazzino, continuando a guardare Levi con gli stessi occhi stranamente limpidi e quasi solenni, «mia madre dice che l'argento serve a proteggere dai demoni... mi ha dato quest'anello perché non abbia paura dei Titani - non che ne abbia! - ma credo che a voi serva più che a me.»
        
Se Levi non fosse stato cinico e realista, quelle parole, pronunciate dalla bocca di un moccioso di appena una decina d'anni, sarebbero state sufficienti a farlo scappare, impaurito.
        
Per come stavano le cose, invece, la sola indicazione della sorpresa che percorse il corpo di Levi a quell'inspiegabile - corretta - supposizione fu il rilassarsi della sua mascella.
        
Infine, spinto dall'ennesimo «È vostro, se lo accettate.», Levi allungò una mano e prese l'oggetto in argento, stringendolo nel pugno mentre riprendeva le redini e senza degnarlo di un altro sguardo.
        
Mentre tornava a guardare davanti a sé, Levi sentì una risatina provenire dal ragazzino che ancora lo seguiva a piedi, «Se ci vedremo quando entrerò a far parte della Legione, potrete ridarmi quell'anello, Capitano.» gli disse, smettendo di camminare e rivolgendogli un saluto militare in segno di commiato.
        
«Ch', come se prendessi ordini da te, moccioso.» Borbottò Levi, sdegnato, tentando di non pensare come quel ragazzino fosse stato in grado di capire ciò che lo tormentava ogni volta che chiudeva gli occhi.

{————}
 

        Dall'altra parte delle sbarre, Levi osservò la recluta che, a quanto pareva, aveva il potere di trasformarsi in un Titano... la faccenda non gli piaceva affatto, ma se poteva rivelarsi un'arma in grado di risollevare le sorti dell'Umanità, della causa della Legione Esplorativa, allora avrebbe messo da parte il suo personale disgusto.
        
Mentre lasciava che Erwin spiegasse la situazione al moccioso, Levi non smise di scrutarlo, esaminando attentamente ogni reazione, ogni tic nervoso ed ogni cambiamento di espressione.
        
La torcia, che bruciava poco distante da lui e che gettava una luce fioca e a malapena sufficiente per vedere all'interno della cella, si rifletteva nelle iridi blu-verdi dei ragazzo e nell'osservarli, Levi aveva una strana sensazione di dèjà vu che non sapeva spiegarsi. "Che diavolo...?"

        [«Prendete questo, è per voi!»
        
Levi osservò impassibile l'oggetto, per nulla intenzionato ad accettare un regalo da parte di un moccioso qualsiasi—]

        «—Tutti... LI UCCIDERÒ TUTTI!»
        
Rimproverandosi mentalmente per essersi lasciato distrarre, Levi si concentrò di nuovo sulla recluta incatenata dietro alle sbarre. Quegli occhi blu-verdi erano spalancati all'inverosimile, carichi di odio ed una determinazione bruciante che però era intrisa di una vena di pazzia.
        
Un animale selvatico. Pericoloso.
        
«Mh, non male.» Disse Levi, staccandosi dal muro con un colpo di reni e rilassando le braccia dalla loro precedente posizione, incrociate al petto.
        
Coprì la distanza fra sé e la cella con due passi, chiudendo la mano destra intorno al metallo di una sbarra, senza distogliere lo sguardo da quello blu-verde - lucido e scintillante al punto da sembrare febbricitante -. «Mi occuperò io di lui, Erwin.»

~~~~

        Quella sera, tornato nella sua stanza privata, al Quartier Generale della Legione, Levi si lasciò cadere sulla sedia dietro alla scrivania. Per lunghi minuti restò lì, immobile, a fissare le venature del legno davanti ai suoi occhi, spostando solo il braccio di tanto in tanto per bere un sorso di tè.
        
Non riusciva a spiegarsi perché di tutti i momenti in cui farsi venire un dèjà vu, era successo proprio in presenza di quel ragazzino - si chiamava... Yeager, non era così? Eren Yeager -.
        
Con uno sbuffo, Levi appoggiò la tazza di tè sulla scrivania e si raddrizzò appena sulla sedia, allungandosi poi per aprire il secondo cassetto sulla destra—come sempre quando si trovava davanti il contenuto, gli occhi di Levi si assottigliarono bruscamente, mentre le mandibole sembrarono fondersi insieme tanto forte premevano l'una sull'altra.
        
Con un movimento meccanico ma quanto delicato possibile, scostò alcuni degli stemmi con le Ali della Libertà che aveva depositato insieme agli altri dopo l'ultima spedizione - interrotta dall'invasione di Trost -, fino a vedere il luccichio fioco di un anello sepolto fra i tanti simboli delle vite spezzate dei suoi compagni d'armi.
        
Tornando alla posizione rilassata di prima, con l'anello in mano, Levi sollevò il braccio per poter osservare l'oggetto alla luce della lampada ad olio.
        
Era semplice, nel vero senso della parola: solamente una fascia d'argento senza alcun ghirigoro, scritta o disegno. Eppure spesso Levi si era ritrovato a chiedersi, rigirandoselo fra le dita a fine giornata, quanto potesse essere costato un oggetto così semplice—l'argento era un metallo raro... certo, non quanto l'oro o gli altri che gli erano capitati fra le mani ai tempi del distretto sotterraneo nella Capitale, ma sicuramente non era facile da reperire, men che meno a Shiganshina.
        
"... Shiganshina..." Levi ricordava di aver ricevuto quell'anello di ritorno da una delle tante spedizioni prima che Wall Maria fosse persa... ma i dettagli gli sfuggivano. "Un ragazzino..."

        [... le iridi blu-verdi sembravano scrutare a fondo quelle di Levi—]

        "Gli occhi..." Rifletté Levi, lanciando in aria l'anello con uno scatto del polso per poi riprenderlo prima che iniziasse la discesa, "Potrebbe essere lo stesso? Quest'anello—" il pensiero non andò oltre, disturbato in quell'istante da qualcuno che bussò alla porta.
        
Senza attendere il permesso di entrare, fu Erwin a farsi strada all'interno, «È stata decisa la data del processo di Eren Yeager. Due giorni da oggi.» disse in tono casuale mentre osservava Levi sporgersi verso la scrivania. «Levi, so che ne abbiamo discusso velocemente tornando dalla prigione, ma—»
        
«Risparmiati il discorsetto, Erwin.» Interruppe Levi, fissando di sottecchi il Comandante, rimettendo nel cassetto l'anello d'argento, «Dobbiamo evitare che quei coglioni della Polizia Militare non si impossessino del fenomeno da baraccone, no? Se sarà necessario, farò la mia parte.» concluse, alzandosi in piedi, incrociando le braccia al petto e rivolgendo all'altro uno sguardo eloquente.
        
Con una mezza risata sotto i baffi, il Comandante girò i tacchi, «D'accordo, me ne vado.» fece, aprendo la porta e richiudendosela alle spalle senza far rumore dopo averla oltrepassata.
        
Sospirando, Levi iniziò a togliere le cinghie dell'equipaggiamento 3D e a prepararsi per la notte. ed i due giorni di preparativi che Erwin sicuramente avrebbe insistito per fare in ogni caso.

{————}
 

        Non era passata nemmeno una settimana da quando Eren Yeager era stato assegnato alla sua squadra, e già aveva dimostrato di essere in grado di irritare Levi più del previsto: era una frana nelle pulizie; se parlava con qualcuno mentre era di turno a preparare il pranzo, agitava il coltello come fosse un ventaglio; non sapeva come preparare del tè decentemente; mancava della concentrazione necessaria per seguire gli allenamenti della squadra con l'equipaggiamento 3D...
        
Quel ragazzino era un disastro.
        
"Come diavolo ha fatto a finire fra i primi cinque della sua classe?!" Non faceva che chiedersi Levi, le tempie tormentate da un mal di testa costante ed estremamente fastidioso.
        
Faticava a credere che Eren fosse lo stesso ragazzino che, qualche anno prima, non solo aveva insistito per dargli un anello in regalo ma che era anche stato in grado di metterlo quasi a disagio... eppure l'averlo costantemente sott'occhio, aveva reso evidente che si trattasse proprio della stessa persona—c'era una certa innocenza di fondo che Levi poteva scorgere e riconoscere, a volte, in quegli occhi blu-verdi così particolari, vividi e limpidi anche col fuoco dell'odio che ardeva in essi.
        
Una parte di Levi voleva riconoscere come Eren gli ricordasse Isabel, con la sua determinazione ed il suo fuoco interiore, e come gli ricordasse Farlan, con la sua onestà e la lealtà. Un'altra parte di Levi, invece, cercava di tenere quei pensieri rinchiusi in un angolo della mente.
        
Da quando aveva ritrovato il proprietario del'anello d'argento, ogni volta che Levi si ritirava nella sua stanza, rigirandoselo fra le mani, le sue riflessioni non facevano che andare in circolo.
        
Doveva restituire quell'oggetto. Non l'aveva mai voluto fin dal principio, comunque, non sapeva nemmeno lui perché l'avesse accettato, al tempo.

~~~~

        Nonostante la sua decisione, Levi non era il tipo da avvicinarsi casualmente a qualcuno per fare conversazione, non se poteva evitarlo, quindi restituire la fascia d'argento che era rimasta nelle sue mani così a lungo poteva essere più complicato del previsto.
        
L'occasione si presentò presto, con l'incidente durante l'esperimento sulla trasformazione in Titano di Eren nel pozzo.
        
Levi aveva detto al quindicenne di andare nel sotterraneo per calmarsi finché lui scambiava due parole con gli altri della squadra.
        
Dopo aver lasciato la sala comune, Levi si diresse prima in camera sua per recuperare l'anello e poi si fece velocemente strada verso la stanza sotterranea di Eren.
        
Trovò il ragazzo rannicchiato a terra, lo sguardo spento fisso sul pavimento di pietra... non per la prima volta, si era quasi scordato di far parte di un esercito, di essere considerato un pericolo prima ancora di un alleato—ricevere un promemoria così all'improvviso l'aveva scosso.
        
Levi fece del suo meglio per far capire ad Eren il motivo per cui Petra, Erd, Gunther, Auruo e gli altri avevano reagito in quel modo - affrontare argomenti con delicatezza non era mai stato il suo forte - e il fatto che il ragazzo sembrasse capire almeno in parte, lo sollevò.
        
Per alcuni minuti sulle loro teste regnò il silenzio.
        
Infine, con un sospiro talmente leggero da essere percepito a stento dallo stesso Levi, quest'ultimo portò la mano destra alla tasca frontale della giacca della divisa, tirandone fuori l'anello; lo osservò per un attimo, riflettere la luce fioca che proveniva dalla torca accesa qualche metro più in là lungo il corridoio del sotterraneo con le celle, poi «Eren.» disse, attirando l'attenzione dell'altro.
        
«Sì, Capitano?» Il suo tono era ancora fastidiosamente abbattuto, ma Levi evitò di commentare.
        
«Tieni.» Rispose solo, lanciando l'oggetto verso Eren con uno scatto del polso, soddisfatto che per lo meno il ragazzino avesse abbastanza prontezza di riflessi da prenderlo al volo.
        
Confuso, Eren si fissò il palmo della mano per vedere cos'aveva afferrato. «Cos'è, Capitano?»
        
Schioccando la lingua contro il palato per la domanda stupida, Levi fissò Eren con un'espressione tutt'altro che amichevole, «Cosa ti pare, idiota?» sbottò contrariato. L'altro trasalì per l'insulto, ma non disse nulla, capendo che probabilmente se l'era meritato.
        
«... Voglio dire... perché lo date a me?» Chiese allora, accigliandosi. «Sembra argento—è vostro no? ... Non è prezioso?»
        
"Dunque Eren non ricorda." Pensò Levi, mantenendo un'aria indifferente. «Me l'hanno regalato. In realtà non è mio.» Disse poi, occhi fissi sulla parete di fronte, «Mi hanno detto che l'argento serve a proteggere dai demoni.» continuò ignorando lo sguardo dell'altro che poteva avvertire fisso su di lui. «Io ho imparato a vivere con i miei da un pezzo, questo è più utile a te che a me.»
        
Senza attendere una risposta da parte di Eren, Levi si staccò dalla parete in pietra e fece per incamminarsi verso le scale che portavano ai piani superiori del castello.
        
«Datti una mossa, Yeager.» Chiamò da dietro le spalle all'ultimo momento.

 

{————}

{————}

 

*BONUS*

 

        La discussione sulla prossima mossa da farsi ora che avevano un chiaro sospetto sull'identità del Titano Femmina, si era protratta a lungo. Il cielo al di là delle finestre stava già iniziando a schiarirsi pian piano, quando nella sala comune non restarono nuovamente che i due membri rimasti della Squadra Speciale.
        
Con un lungo sospiro espirato attraverso il naso, Levi infine allontanò la sedia dal tavolo e si alzò in piedi - una smorfia appena visibile gli distorse il viso per un istante quando il proprio peso andò a gravare sulla caviglia rotta -, seguito a ruota da Eren.
        
In silenzio entrambi uscirono dalla sala e presero la stessa direzione, lungo i corridoi vuoti e freddi.
        
Levi non trovò dentro di sé la forza di staccarsi, quando una mano si chiuse intorno al suo polso e, gettando un'occhiata in basso vide che Eren indossava l'anello che gli aveva restituito poco meno di un mese prima.
        
«Eren.» Disse solo, in tono piatto ma con una vena di stanchezza che non era riuscito a sopprimere del tutto.
        
Le dita attorno al polso si strinsero appena di più, «Solo... non dormire nei sotterranei, Capitano... solo per stanotte?» chiese in un sussurro e Levi non aveva bisogno di voltarsi per sapere che l'altro aveva quell'espressione, in viso, a metà fra un moccioso che cerca disperatamente di non piangere e un adulto che si rifiuta di mostrare debolezze.
        
Ennesimo sospiro da parte di Levi, che non rispose ma non liberò nemmeno il braccio dalla presa di Eren, «... Prova solo a fiatare fino a domani mattina e te ne pentirai, chiaro?»
        
«Sissignore.» Mormorò Eren. Non dissero altro fino a che raggiunsero la stanza privata di Levi.
        
Una volta dentro, Levi fece per relegare il ragazzo al divano nell'angolo, quando, «Posso... tenervi la mano, Capitano?» disse Eren incerto ma apparentemente con uno scopo in mentre, a giudicare dallo sguardo che rivolse al suo superiore.
        
«Cosa?» Commentò solo Levi, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto.
        
Accigliandosi ulteriormente, Eren fece un passo verso Levi allungando una mano, «... Avete detto che voi avete imparato a vivere con i vostri demoni, Capitano Levi... ma oggi credo serva anche a voi qualcosa che vi protegga dal loro.» disse.
        
La voce di Eren era stata stranamente calma ed i suoi occhi blu-verdi limpidi e quasi solenni, sembravano scrutare a fondo quel che Levi voleva tenere per sé.
        
Un senso di dèjà vu lo colse e dovette reprimere un brivido.
        
«Ch', non ho bisogno di essere protetto, da un dannato anello poi.» Si limitò a commentare stizzito, «Non ho un cambio di vestiti per te, quindi dormirai così.» continuò togliendosi le scarpe ed infilandosi sotto le coperte fredde.
        
«Muoviti, Yeager, o hai intenzione di dormire in piedi in mezzo alla stanza?» Fece Levi, rigirandosi fra le lenzuola così da fronteggiare la parete.
        
Udì Eren togliersi gli stivali a sua volta - senza alcun riguardo - per poi infilarsi sotto le coperte accanto a Levi.
        
Senza bisogno di controllare, sapeva che l'altro gli dava le spalle, ma non si stupì comunque quando lo sentì allungare una mano alla cieca, le dita intrecciate con quelle di Levi, l'anello in argento contro il suo indice ed il medio—bollente grazie all'elevata temperatura corporea di Eren.
        
"Ci sarà da sudare... domani dovrò cambiare le lenzuola."
 



ps. Mi chiedo se qualcuno capisce il perché del titolo "Di Colori Ricorrenti" e per quale motivo ho insistito ad usare quel modo di descrivere gli occhi di Eren... XD Non che ci voglia un genio.
   
 
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