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Autore: Alhena_n    23/01/2014    0 recensioni
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarà davvero questa la mia fine?
Come posso solo pensarlo?
Detto da me sembra ancora più strano.
Certe persone dicono che il suicidio sia solo un gesto di codardia.Non sono affatto d'accordo con loro,il suicidio richiede una grande dose di coraggio.*
E' abbastanza strano pensare a come porre fine alla propria vita a soli 19 anni.
In realtà non vorrei farlo ma le circostanze me lo impongono.
Non posso continuare a vivere rinchiusa qui dentro,sarebbe solo un prolungamento della mia agonia.
Sono stata  in questo posto per così tanto tempo che ora più che un rifugio mi sembra una cella.
I primi giorni sono stati più agonizzanti,non ero abituata a stare al buio per così tanto tempo,di solito dormivo sotto i massi o nascosta dalle folte chiome di un albero o fra le alte spighe di un campo di grano.
Il mio ultimo ricordo del mondo esterno però è collegato ad un vecchio vicolo puzzolente vicino alla casa di Hans.
Il vicolo puzzava di piscio e muffa,ma è uno dei miei ultimi ricordi e anche se non è dei migliori mi aggrappo a quello per non sprofondare nella pazzia.Fintanto che ricorderò l'odore acre che proveniva dai cassonetti sarò sicura che esiste qualcosa al di fuori del buio quais totale.
Vorrei tanto riuscire a ricordare la sensazione del sole sulla mia pelle,il vento fra i capelli,il profumo dell'aria fresca dei campi in fiore,il cinguettio dei fringuelli la mattina presto,il freddo pungente della notte ma non ci riesco.
Hans è stato fin troppo gentile con me e sapere che la mia vita possa mettere in pericolo la sua mi fà star male.
Entrambi sappiamo  benissimo che la mia morte è la soluzione migliore ai problemi solo che io sono l'unica ad avere il coraggio di ammetterlo.
Conosco Hans da quando ero una bambina,abitavo con i miei genitori vicino a casa sua.
Un giorno ce ne andammo,così,senza dare spiegazioni.Credo che serbi ancora il rancore di quando scappai quella sera.
Qualche volta cerco di raccontargli quello che successe,sò già che ha capito il perchè di quel gesto,ma non perchè glielo abbia nascosto ma non mi vuole ascoltare,mi ripete solo che devo riposare.
Una stupida guerra ci aveva diviso e come noi anche altre famiglie lo sono.
La verità però è che non esiste nessuna differenza fra me e lui,sono umana tanto quanto Hans.Sono solo  ebrea.
La vecchia porta di legno della cantina si apre cigolando e rivela un filo di luce,così piccolo ma allo stesso tempo così fastidioso per i miei occhi.
-Ciao.-mi sussurra mentre mi porge una ciotola di minestra fra le mani.
-Mi spiace,Hans.Mi dispiace così tanto...-dico con la voce incrinata dal pianto che fà scorrere le mie lacrime  veloci sopra le guance.
Lo abbraccio e lui ricambia dandomi dei piccoli colpetti confortanti sulla mia schiena scheletrica.
-Non ti devi preoccupare di niente,tranquilla,qui sei al sicuro.-mi dice mentre continua a stringermi.
-No,non sarò mai al sicuro e nemmeno te se continua a rimanere qui.Non voglio farti correre questo rischio inutile.-
Lo bacio.
Non è un bacio programmato,anzi.Però e quello che aspettavo da anni.
Mi lascio andare per qualche secondo poi compio un gesto che non mi perdonerò mai.
Lo stordisco colpendolo con un gesto secco al collo.
Questo movimento richiede più forza di quella che io abbia,ma funziona lo stesso grazie all'effetto sopresa.
Lo adagio sopra il mio sudicio materasso,gli lascio un ultimo bacio sulla fronte e corro,per quanto veloce possa correre,verso camera sua.Sò che nasconde una pistola sotto il materasso nel caso dovessero perquisirgli la cantina e scoprirmi.
La prendo e mi concedo un attimo per ammirare casa sua.
E' piccola e povera di mobilia ma accogliente e calda grazie al camino che si trova in cucina.
Accarezzo con un pizzico di nostalgia i muri della casa in cui venivo a giocare sovente quando ero bambina.
Scrollo la testa come per mandare via quel ricordo e corro verso la porta quando sento dei rumori provenire dalla cantina.Hans si stà riprendendo.
Apro la porta sgraziatamente mandandola a sbattere contro un muro e scappo di fuori.
Ho ancora la pistola bene in vista e anche se è notte la nascondo fra i vestiti.Non vorrei mai che qualcuno la vedesse.
Corro il più veloce possibile verso una destinazione ignota,basta solo che sia lontano da qui.
Arrivo in un campo poco lontano dalla fine del paese.Deve essere quello di Hosmann.
Mi lascio cadere per terra dopo aver fatto una giravolta per ammirare il paesaggio.
Alzo gli occhi al cielo mentre sono sdaiata per terra con le braccia aperte.
Prendo un grande respiro di quell'aria che tanto mi era mancata durante quelle che potevano essere settimane tanto quanto mesi.
Estraggo la pistola dalla mia tasca sinistra e me la rigiro nelle mani.
Ripenso alle mie intenzioni.
Voglio daverlo farla finita così?
Non ne sono sicura,ma sono sicura che non mi farò mai uccidere da quei mostri in divisa.
Rimetto la pistola in tasca e mi avvio verso i boschi in cerca di un posto dove poter dormire.
Presto l'aria diventerà ancora più fredda e anche se è quasi primavera a giudicare dai fiori presenti nel prato il tempo non sarà clemente.

*Cloud Atlas.





Bene,bene.
Mentre aspettate il prossimo capitolo vi lascio questa storiella scritta in un giorno(quindi non lamentatevi troppo) per un compito.
Lo so,non è molto approfondita ma a me piacciono le storie dove alla fine rimane sempre una domanda in sospeso quindi fatevene una ragione.Per questo i dettagli li lascio alle vostre testoline .
Naturalmente non riesco a scrivere qualcosa di più allegro che della morte,d'altronde sto leggendo 'le cronache del ghiaccio e del fuoco' e 'hunger games',non potete aspettarvi gnometti felici.
Spero che vi piaccia anche perchè è la prima storia che pubblico che non sia una ff.
Fatemi sapere.
Al prossimo aggiornamento gente!
  
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