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Autore: CleaCassandra    07/06/2008    4 recensioni
*Ci sono diverse cose di cui i miei genitori non sono a conoscenza.
Ad esempio, non sanno che quando avevo quattro, o forse erano cinque, anni ho picchiato il mio amichetto del parco giochi. In realtà non ricordo nemmeno che faccia avesse, o il suo nome…boh, forse Bruce, o Billy, Bob, non so…ricordo solo che c’era una B di mezzo.
Fu una scena quasi comica: ci pestammo, da bravi discoli, per il possesso di un’altalena, manco a dirlo la più bella, quella che non emetteva il minimo cigolìo, ma soprattutto l’unica del parchetto; e nessuno a dividerci. Eravamo solo io e lui, quella mattina.
Dopo i pianti e gli strepiti di circostanza, però, accadde che il bimbo farfugliò che non avremmo dovuto dire nulla della nostra scaramuccia ai rispettivi genitori. La promessa che ci scambiammo era così solenne che non me la sentii di venirle meno, e così mantenni la parola. A quanto pare anche lui, visto che nessuno venne a reclamare alla nostra porta che “quella furia di tua figlia ha mollato un cazzotto al mio bambino!”, o comunque qualcosa di simile. Diciamo che avevamo entrambi dei vantaggi da trarre: io non sarei dovuta andare a testa a bassa a chiedere scusa, e lui non sarebbe stato tacciato già così presto di essere una specie di checca. Ovviamente, queste cose, due bambini di quattro o cinque anni non le sfiorano nemmeno col pensiero.
Quanto ai lividi, che inevitabilmente mi ero procurata… “Sono caduta dallo scivolo”.
Caso archiviato.
Ma fosse solo questo, ciò di cui i miei sono all’oscuro.*
Leslie, le sue amiche e compagne di band, e un avvenimento totalmente surreale che sconvolgerà per sempre le loro vite.
attention please: non conosco gli Avenged Sevenfold (e come al solito aggiungo 'magari li conoscessi davvero' :°D), quindi quello che ho scritto non li rispecchia davvero, insomma sono un parto della mia mente alquanto malata, e non intendo offendere nessuno in alcun modo con le mie storie, ma sempre meglio specificare, non si sa mai u_ù
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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non me ne vogliate, ma c'ho la testa nel pallone pur'io, ora :°D comunque grazie per i commenti, ormai ho un nugolo di fan affezionate ♥

Chapter 12 - Psycho Holiday

"Allora? Quanto manca? Siamo arrivate?"
"Ronnie, siamo partite venti minuti fa, ne avremo per un bel po', ancora..."
"Oh...è che qua sopra il tempo non passa mai..."
"Se ti metti a fare qualcosa passa anche a te!"
"E cosa posso fare? Se mi mettessi ad ascoltare musica finirei per pensare a loro, e manderei avanti all'infinito per trovare qualche pezzo che mi distragga!"
"O che te li ricordi..."
"Ecco, anche. Ancora non ho capito di cosa sono in vena, oggi..."
"E va bene, niente musica...leggi, no?"
"Cosa? Non mi sono portata nulla..."
"Uff, tieni."
Le mollo il libro che starei leggendo, sacrificando l'interesse che mi stava suscitando al servizio della tranquillità. Mia e di Ronnie.
"Su, dammi il tuo iPod, allora" la esorto, sorridente, allungando la mano verso di lei, che è ancora assorta e immersa nella contemplazione del volume. Se lo rigira tra le mani, curiosa e piena di dubbi, nello stesso tempo.
"City. Alessandro...Ba...Barrico..."
"Baricco." la correggo.
"Ecco...è italiano?"
"Sì. E scrive da dio."
Personalmente lo adoro. La naturalezza con cui verga parole sul foglio è ammirevole, e mi suscita un'invidia smisurata. Ogni parola è essenziale, dove avrebbe sempre dovuto stare. Spostarla di lì, o eliminarla, romperebbe un equilibrio tanto affascinante quanto precario. Togli un solo tassello di questa splendida armonia, e tutto crollerà, perderà il suo significato. É una specie di mago, non so come faccia, ma ci riesce, e mi inebria. Ho tutti i suoi libri, ma questo ancora non l'avevo letto, e certo non credo lo farò durante questo viaggio.
"Oh, allora inizio subito!" risponde, raggiante.
"Brava...però mi daresti il tuo iPod, per favore?"
"Ehm...è scarico..."
Mi stamperei una manata in faccia, ma mi limito ad aggrottare la fronte, bofonchiando un "Ah. Merde."
"Sapevo già che non avrei voluto ascoltare musica durante il viaggio..." tenta di giustificarsi.
"Non importa, davvero" mormoro a denti stretti.
Eppure, non riesco ad arrabbiarmi. Conosco Ronnie da una vita, ormai, e so com'è fatta, vive nel suo mondo, perennemente distratta da mille quisquilie.
Ci sono dei momenti, però, in cui si trasforma, in cui della Veronica Howard che tutti sono abituati a vedere non rimane solo che il corpo, il simulacro attraverso cui si esprime il suo genio: quando imbraccia una chitarra.
La vedi concentrarsi, pensare solo a quelle sei corde e trattarle con amore, a volte tenero e carezzevole, altre volte impetuoso e passionale, ma sempre di amore si tratta, lo stesso che spinge me a prendere in mano le bacchette e a fare sì che ogni singola parte della mia batteria dia il meglio di sé.
La musica è amore allo stato più puro e alto, così dico sempre. Però adesso non ne sono più tanto sicura, dopo aver visto Ronnie andare quasi ai matti per aver saputo che Leslie e Dharma hanno conosciuto il suo gruppo preferito, che adesso ci vuole sentire. Non so se sia più preoccupata dal dover suonare davanti ai suoi idoli, o per il cazzotto che Les ha rifilato al loro bassista. A figurarmi la scena mi scappa da ridere, perché so com'è fatta la nostra front, e immagino che debba averle detto qualcosa di veramente irritante per averla indotta ad agire così. Ci dev'essere sicuramente una spiegazione, ma non intendo chiederla a Ronnie, altrimenti ricomincerà a farsi mille paranoie, e farà cadere anche me nel vortice.
Questi dannati Avenged Sevenfold. Ancora non li conosco e già sento di odiarli.
Mentre lo penso, non mi accorgo minimamente di Ronnie che, alzato lo sguardo dalle prime pagine del libro, mi fissa con attenzione.
"Lo so a cosa stai pensando...li starai odiando, minimo. Vero?"
Sono tentata di chiedermi come faccia, ma mi rispondo ancor prima di pensare alla lettera che partirà a comporre la domanda.
Mi conosce. Così come io riesco a comprendere il suo carattere, lei comprende il mio, e quindi lei capisce che quando qualcosa non mi torna, mi limito ad accigliarmi e a ponderarlo nel chiuso della mia testa, mentre lei grida, impreca, sbraita, e dopo cinque minuti la trovi a fumare una sigaretta, sorridente. É fatta così.
"Un...un po'. Più che altro perché ho un po' paura..."
"Di cosa?" chiede, chiudendo il libro e riponendolo sul sedile vuoto accanto a sé.
"Di...beh, di fare una figuraccia. É qualcosa di inaspettato, capisci? A volte penso che sia così assurdo, quello che forse ci sta succedendo..."
"Già...proprio LORO, poi, che vogliono sentirci...chissà come avranno fatto quelle due pazze" sorride, compiaciuta.
"Secondo me Dharma li ha minacciati, come fa sempre quando andiamo a vedere qualche concerto..." ghigno io, seguita da Veronica.
"Probabile! Da Leslie, invece, mi aspetto più un tentativo di abbordaggio da ubriaca!"
"Esattamente!" sghignazzo "Li abbranca, racconta loro tutta la sua vita, poi arriva alla fatidica frase, 'sai, ho una band...' e da lì sono più che sicura che avrà iniziato ad intortarli così bene che non avrebbero potuto dire di no!"
E ridiamo, felici, finalmente consapevoli che le possibilità le abbiamo, e allora che senso ha preoccuparsi? Dharma e Leslie sono due persone meravigliose, due adorabili teste di cazzo, pronte a sudare sangue per la loro passione, per portarla lontano. É vero, alle prove finiscono sempre per discutere, con me e Ronnie che tentiamo di dividerle, ma hanno delle idee pressoché esplosive, e sanno come farle fruttare, anche se spesso si scontrano tra loro. Sono sicura, mentre sto facendomi pensierosa nel mio riso soddisfatto, che avranno avuto delle ottime frecce al loro arco per riuscire ad ottenere un privilegio di tal fatta.
Farsi fare una specie di provino da quella che apparentemente è una delle band più promettenti degli ultimi anni. Beh, giudizio parziale, questo ce lo ripete sempre Veronica fino alla nausea, perché li stima, e vorrebbe essere come loro.
Dove sono loro.
Penso che ce la potremmo fare. Voglio dire, non importa che Dharma li abbia minacciati o che Leslie li abbia imbottiti di parole fino a farli scoppiare (e non parole a caso, sia ben chiaro. Ha una proprietà di linguaggio talmente intrigante che, se per disgrazia si trova a mandarti a fanculo, lo fa in un modo tale che tu sei già lì che prepari le valigie, contento per il viaggio.), quello che importa è che ci sentano suonare. Costretti o meno dalle circostanze, non potranno fare a meno di apprezzarci, e stranamente anche io, come Les e Dharma, ne sento la certezza quasi totale scorrere sulla mia pelle, che sussulta per un brivido. In aereo fa veramente freddo, e mi viene male a pensare al povero Zacky, qui accanto a me, chiuso nella sua gabbietta. Abbiamo preferito portarcelo dietro, anche se non sappiamo quanto staremo in California, perché, testuali parole di Ronnie, "mio fratello non è in grado nemmeno di badare a se stesso, figurati a questo tesorino!", il quale tesorino sta dando evidenti segni di disagio per la permanenza in questo bugigattolo, abituato com'è a vagare indisturbato per casa Pritsky-Root.
"Coraggio, piccolo, ancora un altro po' e ti potrai far coccolare dalle tue vere padrone" gli mormora la mia compagna di viaggio, mentre si china verso la grata che chiude la gabbia, introducendo un dito tra le maglie, alla ricerca della testa del micio, per fargli qualche piccola carezza rincuorante.
Non so nemmeno come abbiamo fatto a convincere la tizia allo sportello dell'aeroporto a farcelo portare senza prenotazione.
Oh, non importa. Mi assopisco, mormorandolo, mentre Ronnie prosegue la lettura del libro.
Quando mi sveglia, sussurrando "Allacciati le cinture", mi sembra che siano passati solo dieci minuti o giù di lì. Mi preparo adeguatamente, già immaginandomi che tipo di accoglienza potrebbero riservarci quelle due pazzoidi che abbiamo per bassista e cantante (nonché seconda chitarra, si arrabbia se non viene specificato. Mica vorrete che abbia a che fare con Leslie incazzata, eh? Quel Johnny, o Jamie, come si chiama, credo che ne abbia ben presenti le conseguenze...).
L'aereo atterra, noi scendiamo, corriamo dentro l'aeroporto, seguiamo i controlli di routine e poi ci precipitiamo al nastro trasportatore, sperando che la valigia e la chitarra di Ronnie siano più che intatte, speranza esaudita, e me ne accorgo dai gridolini di gioia della mia compagna di viaggio. Recuperato il tutto, usciamo, alla ricerca di Dharma e Les.
"Ma dove saranno quelle..." borbotta Ronnie, sbuffando.
"Quelle cosa?" sento alle nostre spalle.
"Dharma!" urlo, finalmente felice di trovare un viso conosciuto in mezzo a questa bolgia infernale. Scattano gli abbracci di rito, e le coccole al micio, mentre, qualche metro più in là, la segue la nostra cantante (e seconda chitarra, sì.), che tiene incastrata tra le labbra una sigaretta spenta.
"Sto soffrendo, ma devo entrare nell'ottica di smettere" è il suo saluto, mentre ci abbraccia sbrigativamente, come al solito. Detesta farlo, o meglio, a lei piacerebbe, ma proprio non ci riesce. Penso sia una specie di blocco psicologico.
"Allora? Dove sono? Dove sono, eh?" inizia a chiedere convulsamente Ronnie, riferendosi a LORO e guardandosi intorno.
"Beh, ognuno a casa propria, immagino" asserisce Les, alzando le spalle, "ho provato a chiedere a Benji se voleva accompagnarci, ma ci ha detto che Matt si sarebbe incazzato se avesse marcato visita anche oggi..."
"Si chiama Brian" puntualizza Ronnie.
"Oh, lo so, lo so bene, ma è più divertente così" taglia corto la piccola rossa.
"Già tutta questa confidenza?" chiedo io, maliziosa. Leslie si limita a sorridere, compiaciuta. E capisco che lo zampino, in tutto questo, ce l'ha messo lei. Grazie al cielo, Dharma non ha fatto danni.
"Allora, andiamo? Siamo tutte a casa mia stasera!" esclama proprio lei, precedendoci verso l'uscita.
Sì, è l'inizio di qualcosa di nuovo, di una vacanza psicopatica all'insegna dell'ignoto. Non sappiamo cosa potrebbe succedere, ma sappiamo che, comunque vada, ci divertiremo e saremo unite come non mai.
  
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