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Autore: Made Again    23/01/2014    4 recensioni
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Tratto dalla recensione lasciata al capitolo 21 "Untitled Track" da Lady Igraine.
"Non riesco a capire esattamente che considerazione abbia di lei ecco. La schernisce, la pretende, la ama, l'abbandona, la odia... è una commistione di sentimenti indistricabili che si rafforzano l'uno con l'altro e distruggono. Li distruggono entrambi. E questo apre molti interrogativi, perchè con una simile tempesta dentro non potranno mai davvero comunicare, potranno sempre e solo prendersi, scacciarsi, odiarsi e amarsi in una lotta senza tregua... "
***
Storia dalla trama complessa, particolare, azzardata.
Storia-tributo alla band inglese "Marillion".
Storia di malsana dipendenza ed ostentata indipendenza.
Storia di una vita irreale eppure specchio di una vita reale.
Storia di due gemelli.
Storia di un fratello ed una sorella.
Una ragazza.
Brave.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Canzone del Capitolo: Hooks in You
 

 
Rachel camminava stancamente, intorpidita ed infreddolita, verso il Lass o’Gowrie, stringendosi alla meno peggio nella felpa, lo sguardo basso a fissarsi le scarpe nel suo incedere lento. Heyden si trascinava silenzioso al suo fianco, lo sguardo assorto dritto davanti a sé e le mani cacciate a forza nelle tasche dei vecchi jeans. Sembrava non essere nemmeno sfiorato da quel gelo infernale. Incapace di sopportare oltre quel freddo che le si infilava subdolo nelle ossa, Rachel frugò nella tasca della felpa fino ad estrarne il suo pacchetto di Lucky Stike, ne portò una alle labbra e riparando la debole fiamma dell’accendino dall’aria gelida, l’accese. Lasciò che il fumo reso denso dal freddo le riscaldasse i polmoni per poi lasciarlo uscire lentamente in candide nuvolette profumate. Richiamato alla realtà dall’odore del fumo, Heyden si voltò verso la sorella. Uno sguardo profondamente sorpreso si dipinse sul suo volto. Alzò il sopracciglio destro in segno di disapprovazione.
-Tu?- chiese con tono incredulo e contrariato.
Rachel per tutta risposta scosse le spalle con noncuranza. Heyden sbuffò, allungò la mano verso la sigaretta, gliela prese dalle labbra e la portò alle proprie. Rachel si voltò a sua volta verso Heyden, che la trapassò con uno sguardo profondamente seccato. Rachel alzò gli occhi al cielo.
-Ne avevi dimenticato un pacchetto nel cassetto della scrivania. Era mezzo vuoto…-
-E tu hai pensato intelligentemente di finirlo. Devi stare lontana da questa merda.-
Rachel tagliò corto, infastidita. -Tardi.-
Ma chi cazzo era lui per farle la predica sotto quel punto di vista? Lui che fumava praticamente da sempre.
Il piccolo cerchio arancione si illuminò quando Heyden prese ad aspirare il fumo profumato. Deboli bagliori aranciati furono lanciati sul suo viso, gettando fioche ombre inconsistenti sui suoi tratti seri.
-Sapevo di aver fatto una cazzata.- Riportò lo sguardo fisso davanti a sé e rilasciò il denso fumo nell’aria gelida della notte prima di renderle la sigaretta. –Non sei abbastanza forte. Ti illudi di essere un diamante. Quando in realtà sei un semplice cristallo. Ad un occhio inesperto possono sembrare identici, quando in realtà il diamante è pressoché indistruttibile, mentre il cristallo è così fragile che si rompe con un nonnulla. Smettila di fingere. Almeno con te stessa.-
Fu come ricevere un pungo dritto nello stomaco. Violento, rapido, inaspettato.
“Non sei abbastanza forte”.
Lasciò la sigaretta cadere a terra e si bloccò. Per quei dieci mesi si era dunque semplicemente illusa? Aveva soltanto mentito a se stessa, ritenendosi la ragazza determinata, sicura di sé e delle proprie capacità che in realtà non era? No, non voleva crederci. Era davvero cambiata, ciò che era riuscita a fare in quei mesi ne era la prova. Si era rialzata, aveva raccolto i cocci di quella vita e li aveva rimessi insieme, era diventata più forte di prima, più sicura, più indipendente.
-Sono cambiata, Heyden.- disse, alzando la voce nella sua direzione.
Per tutta risposta, il gemello si fermò a sua volta, si voltò e le lanciò uno sguardo a metà tra il divertito ed il compassionevole.
-Si, forse con gli altri. Ma avresti il coraggio di ammettere che è così anche tra noi? Che sei cambiata anche con me?-
Rachel chiuse il pungo destro fino a sentire le unghie nella carne, ma poi lasciò andare ed abbassò lo sguardo al sudicio marciapiedi, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Aveva ragione. Come sempre.
Heyden si rilassò in un sorriso ironico e compiaciuto.
-Lo sapevo. Nessuno ti conosce meglio di me, sorellina.- detto quello, riprese a camminare lentamente verso il locale, ormai non più così lontano.
Rachel rialzò gli occhi sul gemello. In un accesso di rabbia corse in avanti, gli afferrò il polso e lo costrinse a fermarsi. Erano ormai quasi di fronte al Lass o’Gowrie. La luce proveniente dal locale illuminava debolmente i loro volti. Da dentro il caldo pub, i The Hobbies continuavano a suonare, mentre Rachel sembrò riconoscere la calda voce del chitarrista esaltato mentre intonava Kayleigh.
Rachel chiuse gli occhi, poi li riaprì e trovò quelli del gemello nei suoi.
-Nessuno ti conosce meglio di me, fratellino.-
Le iridi, verdi lei e azzurre ghiaccio lui, brillavano per il freddo in quella notte invernale.
-No, nessuno mi conosce come te.-
Stettero uno di fronte all’altra, i visi fiocamente illuminati nella notte gelida, in silenzioso ascolto della canzone finché gli applausi degli avventori non si sostituirono alle ultime note del pezzo. Nessuno dei due sembrava essere capace di rompere l’atmosfera satura di ricordi che quella canzone aveva creato attorno a loro.
Rachel deglutì a vuoto, la gola arida alla sola idea di pronunciare quelle parole. Non tanto per la domanda in sé. Ma per la risposta.
-Te ne andrai di nuovo?-
Heyden le afferrò a sua volta l’altro polso. Si tenevano a vicenda, uno saldamente agganciato al polso dell’altra e viceversa.
–Solo se mi costringerai a farlo. Non voglio dover sopravvivere un’altra volta a questo modo, ma non resterò se non mi vorrai.-
Rachel inclinò la testa di lato, scettica. -Sopravvivere… mi sembra che la tua vita sia andata avanti.-
Heyden si fece serio. –Anche la tua. Eppure, sei stata mai davvero felice?-
Rachel abbassò lo sguardo. Si sforzò di essere sincera, di cercare in sé, nel suo passato, qualcosa per il quale fosse stata mai realmente felice in quei mesi. Ma invano. –No…-
-Ecco. Allora abbiamo provato le stesse cose. Abbiamo trovato persone alle quali aggrapparci. Ma non siamo vissuti. Siamo sopravvissuti. Perché l’uno senza l’altro, vivere è impossibile. Lo sai.-
Rachel sentì le guance arrossarsi violentemente ed un nuovo brivido caldo pervaderla. Senza pensare, mosse verso il gemello, si portò in punta di piedi e l’abbracciò, stringendolo forte a sé. Heyden rispose subito a quell’abbraccio, così urgente, ardente, dolce, vero. Il calore del suo corpo solido l’invase. Mai come allora aveva colto il vero significato dell’essere gemelli, non semplici fratelli, ma parte l’uno dell’altra e contemporaneamente la stessa cosa.
-Non lasciarmi Heyden.-
-No, Rachel. No, non ti lascio. Sei mia. Ti terrò al sicuro, nessuno ti farà del male.-
Singhiozzi violenti cominciarono a squassarle il petto violentemente, mentre lacrime improvvise e troppo a lungo trattenute le rigavano le guance fredde.
Heyden prese a dondolare, cullandola perché si calmasse, sussurrandole all’orecchio. -Calma, sei con me ora. Va tutto bene, non aver paura.-
-Resti con me, vero?- Gli occhi ancora carichi di lacrime di Rachel si puntarono in quelli di Heyden. Il ragazzo fu percorso da un moto di incondizionata tenerezza verso quella bambina che stava ora tra le sua braccia, che lo pregava di non lasciarla. Proprio come da bambina, con i grandi occhioni verdi e quell’espressione a metà tra l’impaurito e il supplichevole che le faceva sembrare le guance rosee ancora più paffute. Proprio come quelle di una bimba.
-Si, resto con te.-
 
Stettero a quel modo per molti minuti. Il freddo infernale tentava di infilarsi tra i loro corpi nuovamente uniti senza successo, nel vano tentativo di separarli. Ma Heyden aveva ragione: lei era sua come lui era suo, combaciavano perfettamente perché parte della stessa cosa. Non era un “io e te”. Era un “noi”. Così come era sempre stato e come sempre avrebbe dovuto essere, allo stesso modo era in quel momento.
O almeno così fu, finché una limpida voce non spezzò quel momento.
-Ehm… Heyden?-
Una piccola mano dalle lunghe unghie curate laccate di blu dalla calda carnagione abbronzata si poggiò lieve sulla spalla destra del ragazzo. A quel tocco, Heyden si separò dalla sorella ed indietreggiò fino a ritrovarsi al fianco della ragazza che con la sua voce cristallina aveva interrotto quell’attimo così delicato. Rachel sospirò, consapevole che non avrebbe mai più avuto una sera come quella con in fratello per molto, molto tempo.
La ragazza che aveva con la sua presenza infranto quel fragile equilibrio stava ora al fianco di Heyden, continuando a poggiargli la piccola mano curata sulla spalla solida. Sembrava, a prima vista, avere la stessa età di Rachel e, nonostante fosse un po’ più alta di lei, arrivava comunque soltanto all’orecchio di Heyden. Aveva lunghissimi capelli mori, curvati in dolci onde a ricaderle soffici sulle spalle minute, che gettavano scuri bagliori ipnotici ogni volta che si muoveva, nulla a che vedere con i ribelli ricci biondi di Rachel. Gli scuri occhioni dalle lunghe ciglia nere brillavano alla fioca luce proveniente dal pub. Il suo dolce sorriso, ora velato da un’espressione vagamente interrogativa, sembrava richiedere spiegazioni. Dato che nessuno dei due fratelli parlò, la sconosciuta si rivolse a Rachel.
-Ti chiedo scusa, ma tu chi saresti?-
Rachel era sconvolta.
-Scusa, chi saresti tu?-
-Io sono Danielle, ma puoi pure chiamarmi Dani.- Le sorrise e mosse in avanti, porgendole la mano. –E tu?-
-R…Rachel…-
La sconosciuta si voltò verso Heyden, poi verso Rachel e nuovamente verso Heyden. Sul suo volto si fece spazio un’espressione prima profondamente stupita e poi nuovamente felice.
-Ma sei sua sorella! Mi ha tanto parlato di te. Tanto piacere.- Cantilenò, allegra.
Il suo caldo accento americano fece incurvare involontariamente il sopracciglio di Rachel.
Dani sembrò accorgersene perché si affrettò a chiarire.
-Si, hai ragione, non sono inglese. Vengo da Cisco. Sai, no? San Francisco! California. Sono qui per…- Si voltò verso Heyden che spostò in quel momento lo sguardo dalla gemella a lei e poi nuovamente alla gemella. Rachel si irrigidì, cosa che sfuggì alla ragazza, ma non ad Heyden, che le rivolse uno sguardo enigmatico, quasi dispiaciuto.
Dani non sembrò scoraggiarsi, si voltò verso Rachel ed esibì un sorriso radioso. –Beh, è una storia lunga e non voglio annoiarti.-
Rachel era ora più confusa che mai.
-E così tu saresti la gemella di Heyden. Non vi somigliate molto…-
-No, è così. Eterozigoti.- tagliò corto Rachel, apatica.
Dani rise. La sua risata cristallina si perse, inghiottita dal buio della notte.
 
Intanto, dall’interno del locale continuavano ad arrivare indistinte le note di Hooks in You.

“I feel so strange what's wrong with me?
You've got a problem that you can't see,
But I've got a feeling all the rumours are true,
I see the girl's got a hook in you.

You carry on believing,
That you can take or leave it.
Now who are you deceiving?
Cause when its own up time,
She's in back of your mind.

She's got her hooks in you.”
“Mi sento così strano, cosa c’è che non va in me?
Hai un problema che non riesci a capire,
Ma ho l’impressione che le voci siano vere,
Vedo che la ragazza ha affondato un artiglio dentro di te.

Continui a credere,
Di poter prendere o lasciare,
Ma chi vuoi prendere in giro?
Se quando arriva il momento di confessare,
Lei è in un angolo della tua mente.

Lei ha affondato gli artigli dentro di te.”
 
-Ha affondato gli artigli dentro di te…- Rachel mormorò, piegando la testa di lato, gli occhi su Heyden. Il ragazzo fece per risponderle, ma Dani lo precedette.
-Hai detto qualcosa?-
Rachel si riscosse immediatamente. –No, no. Figurati. Nulla.-
-Entrambi fratelli di poche parole insomma. Fa nulla, immagino sarai sorpresa, non credo tu abbia avuto modo di parlare con Heyden. No? Immaginavo. Non importa. Ma non sapevo che fossi qui, non abitavate a… ma come si chiama? Ah, già! Aylesbury, giusto? Si, dev’essere così…-
Rachel era a dir poco scombussolata, nonché estremamente confusa. La piccola mora la stava letteralmente bombardando di informazioni con una rapidità sconcertante, tanto che la velocità delle sue parole mista al marcato accento americano le stavano rendendo impossibile afferrare anche solo la metà dei contorti ragionamenti solitari di Dani. Senza pensare, apostrofò la nuova venuta senza nemmeno tentare di nascondere il proprio tono confuso.
-Scusa, Dani, giusto? Credo di non aver ancora capito. Tu chi sei?-
Il volto dell’americana parse a Rachel ancora più luminoso nella notte mentre, con un sorriso disarmante sulle piccole labbra rosso fuoco, si preparava a risponderle. Sembrava brillare di luce propria, avvolta in un’aurea quasi magica. Non si poteva negare fosse bellissima.
Heyden mosse un passo in avanti, tentando di afferrarle il polso per tirarla indietro, ma non fece in tempo.
-Sono la ragazza di Heyden!-
Heyden si bloccò sul posto, fissando Rachel per poi portarsi una mano al volto, scuotendo inutilmente il capo, come se fosse arrabbiato con se stesso, ma Dani interpretò male il gesto e l’abbracciò.
Rachel spalancò gli occhi mentre sentiva lontano, nella mente annebbiata dalla confusione e dal dolore, forte ed improvviso, il rimbombo indistinto di una porta mentre le si chiudeva in faccia.




  
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