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Autore: thehurtlocker    23/01/2014    1 recensioni
'Alto, atletico, con la pelle dorata, i capelli color bronzo e due occhi incredibili'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi folli amanti di Capitol City.
'Affascinante, sensuale, con delle dure braccia, un petto muscoloso e una forza indescrivibile'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi compagni di Distretto, e a tutti gli abitanti di Panem.
Ma quanto dell'acclamato Finnick Odair pensate di conoscere davvero?
La risposta? Entrate nella sua testa, nei suoi giochi, nella sua vita.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Capitolo 3

Sdraiati sulla sabbia, cinti tra le loro stesse braccia, Finnick e Annie dormono insieme cullati dal moto del mare, che per tutta la loro vita è stato come una ninna nanna segreta senza interruzione.
A svegliarli è il Sole nascente, caldo, rosso, e immenso.
Aprono gli occhi lentamente come due neonati dopo il parto; inspirano con le piccole narici la dolce brezza marina; toccano la sabbia con forza, come due naufraghi dispersi.
- Buongiorno - dice Finnick con un sorriso bambinesco stampato sul viso, posando un bacio sulla fronte della ragazza; ma Annie non c'è. Finnick riconosce quell'espressione di quando Annie si rinchiude in sè stessa, di quando Annie ha paura, di quando Annie torna nell'arena.
Annie è lontana.
La giovane Cresta alza il volto e non vede l'amore della sua vita, no.. ma un grosso, enorme, gigantesco ragno.
Ragni, c'erano ragni nell'arena; catturavano i tributi e li avvolgevano nella loro tela per poi mangiarseli.
Otto tributi, erano otto.
Urla con tutta la voce che ha in corpo, si dimena dalle pelose gambe del mostro e si dirige verso la boscaglia, mettendo le mani a coppa sulle orecchie per tapparle, per sfuggire alla realtà, una realtà accecata dall'isteria che l'arena le ha causato. Che Snow e i suoi giochi le hanno causato.
Finnick comincia ad inseguirla con le lacrime che gli rigano il viso, e grida il suo nome per tentare di fermarla, di fermare quei suoi passi frenetici sull'erba secca.. finchè l'erba si zittisce, i passi si fermano.
Annie si ferma.
Si trova davanti alla grande quercia, la stessa ove lei e Finnick si sono baciati, amati per la prima volta, e per sempre.
Era domenica, il giorno prima della mietitura di cinque anni prima; Annie era agitatissima e non riusciva a pensare ad altro che a quel momento in cui avrebbero estratto il suo nome da quella temuta ampolla di vetro e sarebbe morta in meno di due settimane.
Ogni anno, ormai, era la stessa storia: si alzava con ansia, faceva colazione con la famiglia ingurgitando il cibo a forza, passava il resto della mattina a salutare i suoi amici rispettando un'antica usanza del Distretto, tornava a casa per il pranzo respingendo i conati di vomito, e poi incontro al proprio crudele destino.
Ogni anno avevano estratto tanti nomi tranne il suo e, nonostante le dispiacesse per i tributi scelti, provava comunque un certo senso di sollievo nell'essere ancora viva e vegeta nel suo Distretto.
Ma questa volta.. Annie Cresta se lo sentiva nelle ossa.
Quella mattina si era alzata con un nodo alla gola più grosso del normale; si era recata in cucina e i signori Cresta erano di pessimo umore, discutevano per ogni cosa, così decise di evitare la colazione e uscì a prendere aria.
Invece di andare a salutare i suoi amici, come da tradizione, si diresse verso la piazza per cercare Percy, l'unica persona che desiderasse vedere in quel momento.
Percy Bentley era il figlio del pescatore più prestigioso del Distretto 4, ed era un ragazzo più unico che raro, diverso dalla gente del Distretto per aspetto e ambizioni.
Normalmente, chi vive in questo Distretto ha i capelli chiari, che vanno dal biondo, al miele, al bronzo, come quelli di Finnick, o al ramato, o al castano chiaro, come quelli di Annie, ma Percy aveva i capelli neri, tremendamente neri.
Di solito, colori del genere si vedevano nei tributi dei Distretti più poveri, come l'8, l'11 e il 12.
Egli non era l'unico ragazzo del 4 a possedere capelli così scuri, ma di certo era il più bello fra gli altri.
Il viso era tondo con due belle guanciotte rosee; gli occhi erano di un azzurro celestiale, parevano appartenere ad un angelo; e la pelle era pallida, bianca, cosa che lo differenziava di molto dagli altri giovani sempre abbronzati e a petto scoperto.
Percy si vergognava a mostrarsi in costume, per questo frequentava di rado la spiaggia e prediligeva camicie larghe e pantaloni lunghi.
In quanto al resto, da grande voleva fare lo scrittore, mentre tutti gli altri nel Distretto 4 miravano a qualche ruolo a bordo di pescherecci, o che avesse a che fare in qualsiasi modo con la pesca e il mare.
Forse, era proprio per questo suo essere 'diverso' che Annie gli si era affezionata molto.
Entrambi si conoscevano sin da piccini; lei sapeva tutto di lui, e viceversa.. in effetti, si consideravano un po' come fratello e sorella.
Una volta giunta nella piazza, ella trovò Percy intento a scherzare con degli amici, così lo raggiunse chiamandolo per nome.
- Annie! Che ci fai qui? Non dovresti essere con le ragazze ora? - chiese con voce gioviale e un bel sorrisone rassicurante; Annie non capiva come facesse a stare così calmo quando il suo nome era nella boccetta almeno settantasei volte, e quindi rischiava molto.
- Avevo voglia di vedere te.. posso rubarvelo? - si rivolse agli amici di Percy; essi acconsentirono, e i due s'allontanarono cercando un posto più isolato dove poter parlare.
Annie lo portò nell'angolo di spiaggia ove in quei giorni vi era stata con Finnick.
Ah già, Finnick.. non aveva ancora trovato il tempo di parlare di ciò a Percy, anche se oramai tutti quanti sparlavano su loro due nel Distretto.
Tutte le ragazze dovevano essere invidiose di Annie: lei, povera e sempliciotta, con Finnick Odair, il volto più conosciuto e idolatrato di tutta Panem.
'Suona alquanto ridicolo', pensò fra sè e sè.
- Allora? Cosa succede? - domandò Percy sedendosi sulla sabbia, sempre mantenendo quel tono tranquillo di voce.
- Tante cose, vecchio mio. - rispose Annie, tenendo lo sguardo fermo sul mare di fronte a lei che veniva avanti e si ritirava ossessivamente.
- Bene.. cominciamo da questo posto: come l'hai trovato?
- Beh, un giorno mi annoiavo e sono andata in avanscoperta.
- Lo sai che è espressamente vietato varcare la zona dei Vincitori? - questa volta Annie riconobbe della durezza negli occhi paradisiaci di Percy.
- Si, ma.. non ci ho fatto caso. - a questa risposta seguirono infiniti minuti di silenzio, finché Percy se ne uscì con una domanda decisamente imbarazzante.
- Cos'è che fate tu e Odair sempre in giro da soli?
La frase poteva uscire tranquillamente come una cosa scherzosa, ma il tono di voce di Percy era infastidito, e ciò mise Annie in allerta.
- N-niente, parliamo del più e del meno: siamo solo amici. - ma anche lei, inconsciamente, inclinò la voce in modo tale da rendere l'affermazione una domanda insicura, alla quale Percy rispose con un accigliato 'Tutti pensano voi siate di più'.
Calò il silenzio, di nuovo.
A dirla tutta, Annie era talmente presa dalla mietitura in quei giorni, che al suo rapporto con Finnick non ci aveva ancora pensato.
Ma in fondo.. quale rapporto? Era Finnick che continuava ad inseguirla e punzecchiarla e a non mollarla, lei non faceva assolutamente nulla se non arrendersi alla sua compagnia.
'Oh Annie, non mentire a te stessa', vociferò la sua coscienza; 'Chiudi quella bocca tu', la zittì Annie.
Percy mormorò piano il nome della sua cara amica, poi le prese una mano e spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.
- Lui ti piace, non è vero? - Annie si voltò e vide chiaramente quegli azzurri occhi sinceri scrutarla, ma non rispose; si limitò ad abbassare il capo, e Percy lo prese come un 'si'.
- Sai, - disse infine mollando la presa e prendendo un tono accondiscendente - posso capire perché ti diletti a dedicargli molto tempo.. in fondo, è il ragazzo più bello e famoso di Panem.
Incredula, Annie portò un dito sulla bocca dell'amico come per fermarlo.
Non che non fosse d'accordo, certo Finnick era davvero molto attraente, ma non era quello ad interessarle, a spingerla ad accogliere anche quel suo tono accusatorio ogni volta che la salutava, o quando le toccava il viso, o la schiena, o quando provava a farla cadere ai suoi piedi mostrandosi sempre nudo o quasi, o quando sorrideva con quei bianchi denti, o quando..
- Percy, non è questo.
- Ah no? - si liberò dal ditino di Annie - Allora forse il suo carattere rude? O la sua vanità? Magari il suo pavoneggiarsi apertamente con tutte le donne di Capitol City..
- PERSEUS BENTLEY, SMETTILA SUBITO! - la giovane tirò un bello schiaffo sulla pallidina guancia di Percy lasciandogli un grosso segno rosso, per il quale si scusò subito dopo.
- Ah, fa niente Annie, non me la prendo.. ti conosco da troppo tempo, un colpetto alla guancia non rovinerà il nostro rapporto. - sorrise amichevolmente facendole l'occhiolino, e Annie si sentì subito più sollevata. - Però allora non ti capisco.
- Che vuoi dire? - chiese incerta aggrottando le sopracciglia.
- Cosa ci trovi in quello là?
'Alto, atletico, con la pelle dorata, i capelli color bronzo e due occhi incredibili'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi folli amanti di Capitol City.
'Affascinante, sensuale, con delle dure braccia, un petto muscoloso e una forza indescrivibile'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi compagni di Distretto, e a tutti gli abitanti di Panem.
'Gentile, forte, dai modi inappropriati, i sorrisi docili e un'infinito senso di fragilità'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava a Annie Cresta.
Era questo ciò che lei aveva trovato in lui, ciò che era saltato fuori frequentandolo.
Non seppe perché, ma col progressivo passare dei giorni, si era accorta che Finnick assumeva un altro carattere con lei, non lo stesso dietro le telecamere di Capitol City, ma più.. reale; niente più finti sorrisi e tono sbruffone, al loro posto gesti amorevoli e abbracci confortanti.
Forse, ma forse forse, era questo che l'aveva colpita; forse, ma sempre forse, si stava davvero innamorando.
Ma quando, appunto, aveva trovato la risposta giusta a quella domanda, ecco che Finnick Odair apparve.
Come si suol dire, 'Parli del diavolo, e spuntano le corna'.
Sul suo viso incredibilmente raggiante vi era un sorriso sghembo, ma anche uno sguardo indagatore.
Indossava, come suo solito, solo un pantaloncino beige che gli arrivava fino alle ginocchia ed evidenziava i suoi pettorali scolpiti; i capelli erano scompigliati appositamente, più bronzei del solito, che brillavano a contatto coi raggi del Sole.
Tossì in una mano guardando Annie e Percy, e poi aggiunse, 'Disturbo?'.
Percy, preso alla sprovvista, si alzò di scatto indietreggiando sempre più; c'era da dire che in confronto alla stazza di Finnick, lui era davvero uno scricciolo.
- No, n-no assolutamente. Stavo g-giusto per andare via. - poi si rivolse a Annie quasi con una nota di tristezza - Ci vediamo dopo.
'Si, alla mietitura', pensò lei mentre lo salutava con un gesto della mano destra; Finnick prese il posto di Percy, e si trovava talmente vicino a lei, che quasi i loro profili si sfioravano.
- Mi dispiace avervi interrotti. - bofonchiò con buffa riluttanza.
- Tranquillo, tu disturbi sempre. - disse Annie a metà tra il divertito e lo scocciato.
- Sei nervosa?
- Per cosa? - poi capì - Ah, si.. quest'anno credo che toccherà a me.
A quell'affermazione così decisa Finnick si sentì gelare, e il fiato gli mancò per una manciata di secondi.
- Cosa? Ma che dici? - era spaventato come poche volte, più di quanto lo fosse stato nell'arena.
- Si Finnick, me lo sento e basta. - buttò lì, come fosse un nonnulla.
- Non dire idiozie, non puoi saperlo! - il ragazzo strinse la sabbia tra le mani con foga; Annie lo notò atterrita.
- Che diamine ti prende? Che interessa a te se vengo nominata? - chiese lei con un po' troppa irruenza, curiosa della risposta del divo di Capitol City.
- Potresti non farcela.. - il pensiero di Annie, sola, indifesa, nell'arena, uccideva Finnick, faceva troppo male.
- Quindi mi reputi debole, è così? - si alzò con furia e urlò - Sporco maschilista! - poi cominciò ad incamminarsi per andarsene.
Finnick si alzò di rimando e la inseguì tra i folti alberi, preso un po' dalla rabbia che Annie lo avesse insultato insensatamente.
Quando si trovarono di fronte alla grande quercia, egli fermò Annie per un braccio e, rinchiudendola tra le sue di braccia, la baciò senza batter ciglio e con tutta la passione ch'egli possedeva.
Aveva baciato molte donne durante la sua vita, ma mai prima d'allora s'era sentito così felice, così libero; le labbra di Annie erano calde, morbide, e s'incastravano perfettamente con le sue.
Finnick giurò di aver sentito come delle farfalle svolazzargli per lo stomaco, o come dei nodi aggrovigliarsi nel vuoto del suo corpo esanime.
Tutto questo finì quando le loro labbra si staccarono e ricominciarono a respirare fendendo il fresco vento che muoveva le onde del mare.
- Annie.. se tu venissi scelta..
- Ho capito. - disse annaspando e filtrando aria ai polmoni.
Poi Finnick prese coraggio e pronunciò le parole che gli si erano formate nel cuore da un po' di tempo: - Io.. io t-t
- ti amo. - sospira sul collo di Annie, passandole le labbra sulla nuca scoperta, e sovrapponendo le sue grandi mani e calde a quelle di lei ancora racchiuse sulle orecchie.
Quando Finnick stampa un lieve bacio sulla tenera e delicata pelle della sua amata, ella si rasserena, abbassando pian piano le mani e girando il volto.
Annie è vicina, Annie è tornata.
- Oh Finnick.. - piange sulle spalle del giovane, poi raggiunge le sue labbra con le dita per disegnarci sopra i contorni di un cuore; Finnick sorride tendendo le fossette.
L'accompagna a casa sua, dai suoi genitori; nonostante Annie sia una Vincitrice preferisce ancora vivere con la sua famiglia, e loro non se la sentono nè di abbandonare la loro vecchia casa, nè di abbandonare la loro povera, isterica figlia.
Finnick torna poi al Villaggio, chiedendosi, una volta arrivato davanti alla porta, se Mags sia ancora arrabbiata con lui.
Quando la piccola donna anziana apre la porta, lo sguardo amorevole come di madre è di nuovo lì a solcarle le rughe, e il suo figlioccio si sente il cuore più leggero; entra, le dona un bacio sulla fronte segnata da linee di vecchiaia indistinte, e raggiunge la cucina con lei.
- Sai Mags, - la chiama contento, e Mags lo guarda con i suoi occhi grigio-perla - un giorno spero di rendere Annie la più bella delle mogli e la più felice delle madri. - sorride compiaciuto, e aggiunge - Non m'immagino con nessun altra nel mio futuro. - si porta una mano al ciondolo a conchiglia che porta al collo, e conclude - La amo.
Mags s'avvicina e prende il suo volto tra le sue piccine e ruvide mani, poi gli punta l'indice destro verso il centro del petto, come per dirgli 'Hai un grande cuore, figlio mio'.
- Già Mags, credo proprio che la sposerò, e al più presto. - abbracciando la sua mentore, nonchè madre affettiva, si sente per la prima volta come se ogni tassello del puzzle sia al suo posto, come se finalmente il mondo e la sua vita abbiano un senso, un minimo di decenza, di dignità, di orgoglio, o semplicemente, qualcosa per cui essere felici.
Il telefono improvvisamente squilla; gli occhi di Mags si riempiono di paura, i muscoli di Finnick s'irrigidiscono: non tutti i pezzi del puzzle combaciano.
Mags ha capito, Finnick già immagina.
Va a rispondere alla chiamata, va di nuovo incontro a cosa realmente è la sua vita.

  
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