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Autore: xingchan    23/01/2014    1 recensioni
Quei ragazzi non erano come tutti gli altri.
Costretti ad affrontare minacce, tumulti interiori e pericoli d'ogni sorta, compresero quanto sia orribile il mondo.
Ma anche quanto può essere straordinario, nonostante tutto.
LingXLan Fan, con accenni ad altri pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greed, Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo due
 


Greed stava ancora osservando con sdegno il suo gemello quando questi gli aveva urlato contro il motivo di tutta la sua veemenza. Non credeva possibile che Ling raggiungesse picchi così elevati d’ira per una bicicletta quando fino a quel momento ci aveva sempre passato sopra.
 
Un paio di sbuffi indispettiti, qualche scrollata di spalle e tutto ritornava come prima.
 
E poi, solitamente era sempre lui ad averla ragione in questioni del genere, ai tempi in cui Ling si faceva piccolo piccolo in sua presenza. Ma con il passare del tempo le cose erano cambiate: il ragazzo si era dimostrato forte caratterialmente, e difficilmente Greed riusciva a tenergli testa come una volta. Spesso lo faceva solo per divertimento. Poi ci rinunciava, preferendo lanciargli un’occhiataccia carica di sufficienza e ritirarsi.
 
“Hai rotto ancora la mia bici, deficiente! Va’ a ritirare il tuo scooter e lascia in pace le mie cose!”
 
“Ma sei stato tu a dirmi che potevo usarla!” si difese l’altro perfettamente padrone di se stesso. Non valeva nemmeno più la pena di arrabbiarsi, con un fratello praticamente tuo pari che in parte aveva ragione.
 
“Ti ho permesso di usarla, non di scassarla!”
 
“Beh, in sostanza è la stessa cosa, no?!” rimbeccò l’altro con la voce ora leggermente alterata dal nervosismo. Si avvicinò al bordo della vasca uscendone poi fuori, del tutto indifferente che ci fosse un’altra persona con lui.
 
Ling rimase interdetto da quella replica, ma decise di non perdere tempo ulteriormente. Le lancette dell’orologio quel pomeriggio sembravano correre a perdifiato, e presto la loro sorellina sarebbe rincasata dal corso di teatro che frequentava, sperando di essere ingaggiata dalla compagnia che tanto idolatrava.
 
Doveva essere divertente fare su e giù per il Regno Unito pensando soltanto a come mettere in scena al meglio l’“Otello” o il “Re Lear”, ripeteva spesso.
 
Mentre rimuginava su queste cose, Ling scese in cucina e rimediò la cena con qualcosa di normale e nutriente che trovò in frigorifero e in dispensa, ovvero spaghetti, soia ed affini. Le uniche cose che ritenesse idonee al momento, siccome Greed non faceva altro che comprare patatine, ketchup, roba surgelata e così via. Un atteggiamento largamente appoggiato da quell’altra, amante anch’ella di cibo spazzatura.
 
Borbottando fra sé, Ling richiuse la portiera del refrigeratore sbattendola, e fu proprio in quell’istante che una chiave schiuse la porta d’ingresso.
 
“Ciao Ling!”
 
May si fece avanti evidentemente spossata, ma felice. Il giovane rispose al saluto, chiedendosi come mai la sorella fosse così euforica.
 
“Indovina?” chiese tutta eccitata la piccola aprendo la borsa e cominciando a frugarvi dentro. Ne estrasse una serie di blocchi di fogli, uniti da enormi punti di spillatrice. “Ho avuto la parte di Lady Macbeth!” proseguì allegramente, saltellando come una molla da una parte all’altra e rischiando diverse volte di inciampare.
 
“Sono felice per te!” disse Ling, accovacciandosi alla sua altezza ed accarezzandole la testa e le sue lunghe trecce corvine. “Però ora vai a scioglierti i capelli e chiama quel pigrone; sicuramente starà già dormendo.”
 
“Vado a dirglielo subito! E anche a Xiao Mei!” sentenziò May prima di salire al piano di sopra.
 
Fin dal momento in cui lesse per la prima volta “Romeo e Giulietta” May perse letteralmente la testa per Shakespeare, finendo addirittura con l’intraprendere la frequentazione di un’officina teatrale gestita da un vecchio attore ormai ritiratosi al semplice insegnamento.
 
Per meritarsi una parte così difficile, la piccola May aveva sicuramente dato il meglio di sé in quei due anni, concentrandosi sulle sue doti naturali di attrice ed avvicinandosi sempre di più al mondo della letteratura.
 
Mentre pensava a questo, Ling era intento a tagliare le verdure con una maestria da far invidia alle casalinghe più esperte.
 
***
 
Di tutti i libri che Ling custodiva gelosamente nella sua stanza, non ce n’era nemmeno uno che facesse al caso suo. Molti erano romanzi attuali, piuttosto lunghi, e quelli meno consistenti erano tutti opuscoletti di saggistica. Greed preferiva quelli un po’ più datati, pregni di significati, scorrevoli e che non dessero per forza il classico lieto fine. Ma purtroppo, mentre faceva scorrere lo sguardo sui dorsi per diversi minuti, con i nervi a fior di pelle che man mano crescevano sempre di più, non riusciva a trovare qualcosa adatta a lui.
 
Era sul punto di mollare la ricerca, quando trovò finalmente due titoli che lui considerasse degni della sua attenzione: “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” e “Frankenstein”. Sorridendo, sfilò entrambi dalla piccola libreria e si buttò sul letto del fratello, cominciando una lettura assidua del secondo.
 
Nel momento in cui arrivò nella scena del dissotterramento dei cadaveri, una delle più entusiasmanti per lui, ecco che spuntarono da sopra le pagine un paio d’occhietti cerchiati di nero che lo osservarono con curiosità.
 
Era la bestiolina che May aveva raccolto un anno prima dalla strada che aveva chiamato Xiao Mei, in onore della sua mamma scomparsa quando lei aveva soltanto qualche mese. Sua madre, perché May non era una vera e propria sorella, essendolo solo da parte di padre, ma lui e Ling l’avevano considerata tale da sempre.
 
Una sorellastra in teoria, ma non per questo meno amata dai suoi due fratelloni.
 
Ormai disturbato dalla creaturina, la guardò negli occhi a lungo visibilmente scocciato per poi prenderla con due dita per il dorso e portarsela davanti al naso.
 
“Stavo leggendo.” interloquì con rimprovero. La piccola panda prese a sudare freddo, incapace di concepire cosa quell’omaccione potesse mai farle di male.
 
Di certo, il suo aspetto non aiutava a captare completa serenità dalla sua persona. Non fosse stato per la sua straordinaria somiglianza a Ling, Greed sarebbe apparso molto più temibile.
 
Se il primo dimostrava molti di più dei suoi diciassette anni, Greed sicuramente lo precedeva. Appariva praticamente un adulto con quei lineamenti molto più pronunciati, la forma degli occhi molto più dura e le iridi violacee che avevano una pesante sfumatura rossa.
 
I capelli, che soleva portare legati in una lunga e morbida coda, identica a quella del fratello, gli donavano un’aria decisamente più irriverente rispetto a Ling. Non ci si sarebbe stupiti più di tanto se caratterialmente si fosse rivelato l’esatto opposto del suo consanguineo.
 
“Greed! Sai che ho avuto la parte che volevo? Ho vinto la scommessa!” disse May con un sorriso furbo entrando nella stanza sorprendendolo con il suo animaletto fra le dita, che non appena vide la sua padroncina cominciò a dimenarsi finché non cadde sulla coperta con un piccolo tonfo. Abbandonando la felicità iniziale, May per poco non svenne vedendo la sua amichetta nelle grinfie del fratello. Xiao Mei trotterellò verso di lei tutta spaventata per potersi schermare dallo sguardo rovente di Greed.
 
“Ah, sì?” bofonchiò il ragazzo. “Sicuramente stai bluffando, principessina!” replicò poi mettendosi a sedere ed incrociando le braccia.
 
“È tutto vero, uomo di poca fede! Perché non leggi, simpaticone!”
 
Gli si avvicinò, spiaccicandogli il copione in faccia con violenza, cosa che lo fece arrabbiare. Lo prese in modo brusco, leggendolo e riconoscendo le battute segnate con l’evidenziatore rosa, mentre la bambina gli puntava il dito contro, inveendo circa la sua vincita.
 
“Su, forza! Hai voluto scommettere cinque sterline, ricordi? Adesso tira fuori i soldi!”
 
Emettendo dei brontolii incomprensibili, Greed si tastò le tasche ed infilò le mani dentro e tutto ciò che ne trovò non poteva di certo bastare per soddisfarla: May aveva già sia e chiavi di casa che le cartacce di caramelle alla menta comprate qualche giorno prima.
 
Per fortuna, Ling li avvertì della cena.
 
“Te li darò domani. Promesso.” rispose infine, mentre May continuò a guardarlo in cagnesco.
 
***
 
Se si potesse descrivere il carattere di Lan Fan, sicuramente si opterebbe con un termine che sembra esser stato coniato apposta per lei: timida.
 
La sua vita trascorreva in compagnia dell’unico parente rimastole, suo nonno Fu. Un uomo spesso severo fino all’inflessibilità, ma che dimostrava verso sua nipote un amore incondizionato alquanto raro nella sua semplice trasparenza. Era disposto a morire per la sua bambina, ma nel suo smisurato affetto, rischiava seriamente di non darle sufficiente spazio, essenziale per un’adolescente alle prese con le prime esperienze con il mondo al di fuori di quello parentale.
 
Ma tutto questo non le impediva affatto di creare legami di amicizia con i suoi coetanei a scuola, sebben fossero abbastanza pochi a causa della sua estrema riservatezza, e di assumere atteggiamenti combattivi quando serviva. Perché sebbene suo nonno avesse tentato in tutte le maniere di preservarla da tutto ciò che non riguardasse le arti marziali e l’assoluta disciplina, Lan Fan aveva sviluppato un lato di sé più disteso e spensierato, pur non distruggendo la corazza che Fu le aveva cucito addosso.
 
Una corazza resistente e inscalfibile, ma che non poteva eguagliare la solidità interiore della ragazza. La sua caparbietà e testardaggine in certe situazioni si rivelava molto potente, ma solo quando serviva davvero.
 
La sua vita oscillava come un’altalena continua fra la scuola e casa, trascorrendo lenta e monotona, anche se ella riusciva a ritagliare del momenti alternativi, sia grazie alle sue poche conoscenze che alle attività che la scuola metteva a disposizione per permettere ai giovani di coltivare le proprie passioni.
 
Oltre a leggere libri fantasy e storici, a Lan Fan piaceva molto cantare. La sua timidezza però a volte le tirava dei brutti tiri, finendo con l’ostacolarla. A causa di questo, la ragazza aveva trovato mille stratagemmi per aggirare la sua acerrima nemica: uno di questi era di non guardare negli occhi nessuno mentre si esibiva con il coro scolastico delle medie. Per quanto risultasse assurdo questo suo comportamento, almeno funzionava a dovere.
 
Quel giorno, in cui dovette metter piede in una scuola piena di completi estranei, si era imposta la stessa tecnica per non soccombere ai rossori e ai balbettii un’ennesima volta. Se mai le fosse capitato di stringere amicizia con qualcuno, non sarebbe stato per sua iniziativa. Questo era certo.
 
Fece un bel respiro profondo prima di varcare il cancello che portava al cortile, per poi incedere a passo di marcia verso l’atrio ed il corridoio, dipinto di vernice bianca fresca e stracolmo di ragazzi di tutte le età, dove vi erano allineati gli armadietti di ciascun studente. Si diresse subito verso il suo, il numero 52, tentando di ignorare il frastuono insopportabile del vociare e tormentando con le mani la cinghia della borsa che conteneva i libri di testo. I passi che faceva erano così meccanici che rischiò di incespicare due volte di seguito su se stessa, ed era così agitata che continuava ad osservarsi intorno, a destra e a sinistra, non preoccupandosi di guardare davanti.
 
Improvvisamente, urtò contro una spalla molto, molto più alta di lei. Emise un gemito che si premurò di soffocare in tempo.
 
“Fa' più attenzione, ragazzina!” sbottò un po' irritato il giovane con cui si era scontrata. La osservò di sbieco per diversi secondi, durante i quali la giovane strabuzzò gli occhi, ancora frastornata per ciò che era successo, vedendo delle strane iridi rosse che troneggiavano dentro i suoi occhi, al di là del ciuffo sfilato che ricadeva sul suo volto.
 
Ne ebbe paura. Ma per sua fortuna, la vera e propria analisi a cui l’aveva sottoposta si concluse presto. Il ragazzo dagli occhi scarlatti si voltò e riprese il suo cammino.
 
Quel tipo aveva qualcosa che lo rendeva indubbiamente particolare, ma non poté fare a meno di definirlo antipatico, non tanto per i modi bruschi che il ragazzo aveva utilizzato, ma per il semplice fatto di averla chiamata ragazzina chiedendosi come mai glielo avesse permesso senza regalargli un bel pugno in faccia o almeno una ramanzina.
 
Trovò la risposta al suo quesito all’istante. L’aveva raggelata, tanto le fece timore.
 
“Greed, non fare l'idiota!”
 
Un'altra voce molto più tenue e gentile nonostante la nota di irritazione fece capolino dietro di lei. Lan Fan si girò e rimase esterrefatta nel vedere che il giovane proprietario di quella voce fosse letteralmente una copia di quell'altro.
 
Era identico in ogni minimo dettaglio, se non fosse stato per la smorfia di affanno che gli deturpava il viso, gli occhi di un intenso blu notte ed i modi garbati con cui si esprimeva, del tutto differenti da quelli del suo clone.
 
Dal suo volto si percepiva gentilezza, al contrario di quell'altro che sembrava emettere ostilità da tutti i pori, come se volesse tenere chiunque alla larga da sé. Pensando a questo, non poté fare a meno di riflettere su quanto fosse simile a lui, ammesso che avesse indovinato la sua natura.
 
La giovane si voltò in direzione di quello che doveva essere Greed, come lo aveva chiamato l’altro poco prima, chiedendosi se per caso quelle due figure non fossero la stessa persona e lei non avesse le allucinazioni. Ma rivolgendole la parola, il giovane alle sue spalle si scusò con un tono ironico e rammaricato allo stesso tempo.
 
No. Non erano la stessa persona, di certo.
 
“Mi dispiace, davvero!” esordì. “Mio fratello è sempre così scontroso...” esordì grattandosi la nuca.
Le si era avvicinato per riparare al danno del fratello, ma rimase esterrefatto nel rendersi conto che la ragazza era la stessa che spiò il giorno prima a casa di Fu. Ma non le disse nulla riguardo a quell’occhiatina furtiva.
 
“Oh, ehm…”. La voce di Lan Fan procedeva a tratti, quasi avesse perso la parola all’improvviso.
 
Molto probabilmente aveva bisogno di una spinta, pensò Ling. Perciò, senza aggiungere altro, le tese la mano. Così, semplicemente.
 
“Io mi chiamo Ling!” si presentò sfoggiando un sorriso sincero, cosa che le fece ghiacciare un qualsivoglia movimento. Le uniche parti del corpo che si muovevano erano le sue pupille nere, che si spostavano dal viso del ragazzo alla mano tesa freneticamente, incapace di replicare. Cominciò ad alzare la mano per provare a stringergliela.
 
Vendendola in quello stato, Ling allungò la mano per prendere quella tremante di lei, agguantandola con un garbo straordinariamente estremo mentre questa iniziò a mormorare a fatica il proprio nome.
 
“L-Lan Fan.”
 
 
 
 
 
 
 
NDA
Scusate il ritardo. Vi avevo detto che gli aggiornamenti sarebbero stati piuttosto lenti. So che non è un granché ma contavo di aggiornare oggi! xD
 
 
   
 
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