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Autore: evilck    07/06/2008    0 recensioni
Ck, l'allenatore che aveva salvato Johto dalla distruzione dopo aver conquistato otto medaglie perte assieme a un'allenatrice, un'altro allenatore ed una giovane giornalista alla volta del continente dimenticato di Kanto: qui scopriranno ciò che è rimasto del continente di cui pochi sanno le sorti...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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“Sarah, Sarah, rispondimi!” Furono le prime parole dopo molte ore di buio e silenzio, quella calda voce che sembrava cullarmi nel mio sonno leggero, aveva qualcosa di famigliare. Aprii lentamente gli occhi, vidi dinanzi a me un viso sconosciuto, alzandomi dal comodo giaciglio su cui mi trovavo sospira: “Mamma?” L’uomo che mi sedeva accanto doveva avere più o meno trentenni, aveva i capelli abbastanza lunghi raccolti in una coda da una fascetta verde come i suoi occhi. Fissando profondamente i suoi occhi percepii qualcosa di famigliare, ero piccola per immaginare la realtà ma, per pochi attimi percepii nelle sue mani che mi sfioravano i capelli qualcosa di paterno: “Sarah, come sta tua madre?” I miei presentimenti cominciavano a tramutarsi in certezze, scossi il capo e ringhiando dissi: “Chi sei tu per chiedere di mia mamma?” Alzandosi dal mio giaciglio socchiuse gli occhi e dolcemente sussurrò: “Tu non sei figlia dell’uomo che ha sposato tua madre, tu, piccola Sarah, sei figlia mia e di Delia!” Spalancando gli occhi dallo stupore sentii dei richiami, scorsi con lo sguardo il luogo in cui ci trovavamo, era una grande tenda verde, lo stesso verde di cui era dipinta la fascia di quell’uomo: “Signore, signore! Abbiamo dei problemi con quello stano Pokemon d’acciaio che vuole portare a Kanto!” L’uomo che si definiva mio padre uscì di corsa dalla tenda, sentii delle urla di dolore metalliche, uscii anch’io per vedere cosa stava succedendo, c’era un Pokemon azzurro che si appoggiava su due possenti zampe, era gigantesco, molto di più della massa di uomini tutti vestiti di verde che tentavano di tenerlo fermo con delle enormi reti metalliche. Altri uomini tentavano di scalfire la sua scorza di metallo sparandogli addosso dei acuminati arpioni che, non facevano altro che ammaccare la corazza facendolo soffrire inutilmente, poi l’uomo dai lunghi capelli urlò: “Attaccatelo da sotto, li non dovrebbe avere la corazza dura!” Alcuni uomini allora corsero sotto il possente Pokemon e, sparando verso l’alto centrarono in pieno gli organi vitali del Pokemon, un urlo di dolore disumano riempì l’accampamento, poi il Pokemon cadde a terra senza vita. Il silenzio creatosi mi mise malinconia, poi, vedendo le manifestazioni di gioia degli uomini che lo avevano ucciso scoppiai a piangere e corsi nella tenda a nascondermi, probabilmente mio “padre” non si accorse che ero uscita fino al punto in cui non senti le mie urla di sofferenza, pochi secondi dopo sentii di nuove la sua calda voce: “Sarah, perché piangi?” Io sospirando e piangendo sussurrai tra una lacrima e l’altra: “Perché hanno ucciso quel Pokemon, tutti abbiamo diritto a vivere, perché l’avete ucciso?” Lui accarezzandomi ancora i capelli disse: “Questi non sono Pokemon normali, hanno qualcosa in loro di demoniaco, la settimana scorsa lui ha distrutto l’intero accampamento nord uccidendo tantissime persone innocenti, ora era venuto qui per ucciderci tutti! Capisci ora?” Annuii e tentai di asciugarmi le lacrime, sorrisi per farlo felice poi abbracciandomi sussurrò: “Io so il tuo nome ma tu non sai come si chiama il mio, io mi chiamo Kyo, ma tu puoi chiamarmi semplicemente papà!” Erano le parole più dolci che avevo sentito in quei giorni, mi addormentai fra le sue braccia e non sentii più nulla. Alcuni giorni dopo girovagando per l’accampamento essendo fiera di essere la figlia del capobranca incappai in un edificio malconcio al centro del reticolo di tende, era abbastanza buio ma curiosa, entrai. Provenivano stani rumori da quell’edificio, rumori di macchinari di chissà quale funzione. Entrai in un lungo corridoio, al primo cartello vidi la figura di alcune uova ed una scritta che, nonostante sapessi leggere pochissimo decifrai “Incubatrici uova”, entrai incuriosita, c’era un enorme sala dove vidi il Pokemon che pochi giorni prima mio padre aveva fatto uccidere a terra quasi in decomposizione, emanava un tanfo terribile, poi girando lo sguardo dal lato opposto vidi una stranissima macchina contenente alcune uova blu. Mi avvicinai con cautela ed, ad un tratto, il guscio di uno di quelli cominciò a creparsi, pochi secondi dopo anche le altre uova cominciarono a schiudersi, mi allontanai spaventata. Dai gusci vuoti uscirono dei piccoli Pokemon blu, simili a quello più grosso e, come in una processione funebre si avvicinarono al cadavere del Pokemon ucciso e iniziarono a piangere, i loro cori tristi parevano note di morte e tristezza, poi capii tutto! “Venite, le uova si sono schiuse!” Degli uomini vestiti con un lungo camice verde accorsero e, prendendo in braccio i piccoli li staccarono uno dall’altro e, piangendo, vennero portati via dal corpo…della madre! “Sarah, cosa ci fai qui? Hai visto quanto sono carini quei Pokemon?” La voce di mio padre coprì il pianto disperato di quei piccoli, infuriata e con le lacrime agli occhi mi avvicinai a mio padre, poi vidi un piccolo che tentava di mordergli la scarpa, ad un tratto diede uno strattone ed strappò un pezzo di scarpa dal piede di mio padre. Allontanandosi con il suo trofeo il piccolo venne freddato da un colpo di rivoltella da mio padre, cadde a terra sanguinando senza vita: “I Pokemon che nascono con l’animo ribelle bisogna impedirgli di crescere!” Iniziai a piangere senza però respirare urlai a mio padre con voce sottile e debole: “Quel Pokemon non cercava di uccidervi, ma rivoleva solo le sue uova!” Mio padre annuì poi ridendo disse: “Certo, lo sapevamo, ma se non iniziamo ad allevare noi quei Pokemon non diverranno mai allenabili!” Piangendo sempre più forte urlai al cielo: “Sei un mostro!” E scansandolo dalla porta corsi fuori con tutta la forza che avevo nelle gambe, sentii i richiami di mio padre ma non mi fermai. Corsi per molto tempo fino a quando le mie gambe cedettero e caddi a terra, ero in un bosco fitto e buio, sentii dei rumori metallici. Tentai di alzarmi ma non ce la feci, vidi sopra di me un Pokemon uguale a quello che poco tempo prima era stato ucciso dagli uomini di mio padre, appena lo vidi mi vennero meno le forze, socchiusi gli occhi e svenni. Passarono gli anni, crebbi insieme ai Metaro, li chiamai cosi dal loro verso, loro impararono molte tattiche d’assalto da me ed io imparai da loro il gusto del sangue e della morte di coloro che ti facevano del male, difendere il branco a tutti i costi. Cominciai a capire allora il loro linguaggio, iniziai a parlare la loro complessa lingua e familiarizzai con molti di loro. Nonostante fossi vissuta con gli umani fino all’età di cinque anni capii che era meglio stare con i Pokemon, loro avevano regole e principi che negli umani erano andati perduti grazie al vile denaro. Iniziammo a collaborare per vendicarci degli umani, distruggendo uno dopo l’altro tutti gli accampamenti dell’Assembla del Rekkuza. All’età di sedici anni avevo disseminato più vittime in quel continente selvaggio io che nessun’altra organizzazione o malattia su questa terra. Arrivò anche l’ora di attaccare l’accampamento dove c’era mio padre, nottetempo salimmo sulle montagne che lo circondavano e vidimo che non era più un semplice accampamento fatto di tende e radi edifici, era diventata una vera e propria città corazzata e difesa. Sarebbe stata dura per me ed il mio esercito di Metaro entrare in quella città. Dovevamo aspettare le prime luci dell’alba per attaccare perché i miei Pokemon avevano una vista limitata durante la notte. Mi assopii vicino al Metaro che mi aveva cresciuto, quando però il sole iniziò a sfiorare le corazze metalliche ed il riflesso dei Pokemon mi svegliò, recandomi sul posto di avvistamento, vidi la città di mio padre rasa al suolo, il fumo sovrastava la città in fiamme, ordinai all’intero esercito di battere un veloce attacco. Appena arrivata alle porte della città vidi un fornito gruppo di Pokemon simile ai Rhydon ma grigi e lucenti come l’acciaio con tre corna sul capo che seminava distruzione in tutta la città, infuriata abbassai il capo per contenere l’ira ma poi scoppiai in un urlo che attirò la loro attenzione in massa e, in lingua dei Metaro, urlai: “Questa città è nostra e ce la prenderemo!” Tutto il mio fedele esercitò caricò i Pokemon avversari e, come in un’immensa guerra tra specie diverse i miei Pokemon smembrarono l’intero assembramento nemico, loro non potevano fare nulla alla corazza dei Metaro ma i miei sudditi con le loro possenti zampe metalliche riuscivano perfettamente a perforare la loro corazza. Mentre la battaglia infuriava sentii dei lamenti umani, seguii quella vece famigliare che mi portò in uno stretto cunicolo, un uomo dai lunghi capelli bianchi steso a terra con un braccio squartato stava tentando di comunicare con qualcuno tramite un Pokegear: “Sono Koga, sono appena arrivato a Moshino Town ma qui quei dannati Pokemon hanno distrutto tutto, la prego signorina Wentworth mi mandi un elicottero, la prego, non può lasciarmi morire qui…” Appena mi vide mi riconobbe ed io riconobbi lui: “Sarah…salvami ti prego!” Con cautela mi avvicinai a lui e gli strappai il Pokegear di mano, lo misi accanto all’orecchie e mugugnando dissi: “Chiunque parli volevo dirgli una cosa!” Sentii la donna dall’altro capo della chiamata sospirare qualcosa poi continuai: “Questo continente è mio, ditelo ai vostri superiori che se vogliono venire li ammazzerò com’è vero che mi chiamo…Sarah dei Metaro!” Poi facendo cadere l’aggeggio a terra lo schiacciai con un piede distruggendolo, avvicinandomi a mio padre sussurrai a testa alta: “Ed ora veniamo a noi!” Mi inginocchiai dinanzi a lui e, sollevandogli il soprabito sfilai la sua pistola dal fodero, costatai se era carica e dopo gliela puntai contro: “Con questa pistola hai tolto tante vite innocenti di Pokemon, ora questa stessa pistola farà giustizia!” Lo vidi che implorava pietà balbettando alcune frasi, con gli occhi freddi e pieni di rabbia premetti il grilletto, la pallottola misi fine alle sue pene. Felice e piena d’orgoglio sollevai verso l’alto l’aggeggio infermale e dopo aver urlato: “Me-metarooo!” Che nel loro modo di esprimersi significava “vittoria!” Iniziarono a cantare e ballare. La sera stessa appiccai un piccolo focolare dove loro ballavano felici attorno, ero seduta in un angolo giocando con la rivoltella quando sentii il rumore di un elicottero, atterrò poco lontano dalla nostra festa, i Metaro sul piede di guerra si schierarono dinanzi a me, poi una voce proveniente dall’interno del velivolo disse: “Sto cercando Sarah dei Metaro!” Scostando i Pokemon schierati con la voce mi feci avanti rispondendo a gran voce: “Chi mi cerca?” Dall’elicottero scese una donna ben vestita con una giacca rossa ed una gonna corta anche lui dello stesso colore, portava dei lunghi capelli rossi legati in una noca dietro al capo, sul naso aveva un sottile paio d’occhiali: “Piacere, sono Tomoko Wentworth, quella con cui hai parlato questo pomeriggio al telefono!” Scossi il capo violentemente e, guardando le sue bellissime scarpe nere sussurrai: “Che vuoi da me?” Lei sogghignando disse: “Io nulla, il mio Capo però vorrebbe vederti, sei una tipa in gamba e vorrebbe farti una proposta!” Mi avvicinai di più a lei ed avvertii il profumo di cui era intrisa quella favolosa giacca: “Che tipo di proposte?” Lei abbassò il capo e sorridendo disse: “Questo non so dirtelo, sono solo una messaggera, seguimi e lo saprai!” Senza un attimo di tentennamento mi avvicinai alla donna e convinta urlai: “Portami da lui!” I Metaro iniziarono ad inquietarsi, alzando il braccio destro verso di loro urlai: “Meta-taro taro ro me-metarsss!” Loro si calmarono e la donna mi fece salire sull’elicottero che, all’istante prese quota, diedi un ultimo saluto al mio esercito e girai il capo verso l’interno dell’elicottero: “Sarah, posso sapere cosa gli hai detto per calmarli?” Senza nemmeno guardarla in viso sussurrai: “Tornerò con le loro teste!” La donna deglutì ed, intimorita, prese le distanze da me. Dopo più di dieci ore di viaggio arrivammo in una metropoli disseminata di luci ed insegne luminose, atterrammo sul palazzo più alto ed oscuro, la donna iniziò: “Ecco, ora passeremo dal truccatore e dal sarto poi sarai pronta per incontrare il capo! Non so se ti rendi conte dell’onore che ti ha riservato, sei una delle poche persone a questo mondo che ha l’onore di incontrare il capo!” Non mi importava nulla delle sue parole, la seguii però nelle varie tappe che mi preparavano per conoscere questo “Capo”! Una volta lavata, vestita e truccata mi portarono in una stanza buia con un lunghissimo tavolo, all’estremità opposta stava una figura umana che accarezzava un Persian: “Siediti!” La voce dura dell’uomo mi ordinò di sedermi e, scostando la sedia dal tavolo lo feci: “Sarah dei Metaro! Bella fantasia certo!” Annuii impaurita da tutte quelle parole: “Almeno sai di chi sei figlia veramente?” Quella domanda mi innervosì, come se non sapessi di non essere figlia di quei Pokemon: “Mia madre si chiamava Delia e mio padre a quanto pare si chiamava Kyo!” A queste parole l’uomo ebbe un sussulto: “Kyo? Quindi tu sei la figlia del capo dell’Assembla del Rekkuza! Che cosca ridicola!” Innervosita da tali parole urlai: “Cosa vuole da me?” Le mie parole rimbombarono in quella silenziosa stanza come un’eco di montagna: “Calmati ragazza! Da quanto so su di te sei una guerriera sanguinaria!” Annuii nervosa e risposi con rabbia: “E con questo?” Lui con la stessa calma che mi rendeva isterica e scandendo le parole come un Pokemon scandiva il proprio nome rispose: “Con questo volevo proporti di diventare mia socia…” Con un cigolio sinistro il tavolo dinanzi a me si aprì ed una piattaforma portò due Pokeball una blu ed una rossa: “…In quelle due Pokeball ci sono due Pokemon creati dal Dna trovato in una piuma di Lugia, uno maschio, Ratiosu, ed uno femmina, Ratiasu! Se accetterai la mia proposta questi due Pokemon saranno tuoi!” Sempre più nervosa battei un pugno violentemente sulla tavola facendo tremare le due Pokeball: “Sbrigati, qual’è la tua proposta, i miei sudditi mi attendono!” Ridacchiando disse: “Svolgerai ricerche sui Pokemon e sul loro carattere nel continente selvaggio in cui sei cresciuta, ti forniremo il materiale necessario gratuitamente, potrai tenerti tutti i Pokemon catturati e per lo più riceverai la protezione dei tuoi Metaro!” Furiosa scattai in piedi e urlando di nuovo disse: “Non mi interessa che proteggiate i Metaro dagli altri Pokemon sono autosufficienti, non mi interessa la vostra proposta, voglio continuare a combattere assieme a coloro che mi danno ciò che voglio!” Ridendo di gusto l’uomo chiese: “Cosa vuoi tu?” Ridendo soddisfatta abbassai il capo e mi risedetti: “Voglio vedere il sangue del mio nemico scaturire dal suo corpo ancora agonizzante, voglio la morte dei nemici, intere famiglie smembrate padri uccisi in battaglia, madri squartate e figli orfani che piangono vicino ai corpi delle proprie madri attendendo che la fame e la morte sopraggiunga anche per loro, ecco ciò che voglio!” Ridendo sempre più forte l’uomo iniziò compiaciuto a parlare: “Sarah, noi due ci assomigliamo nonostante tutto, dalla nostra vita vogliamo le stesse cose, vieni qui!” Mi avvicinai allora alla sua poltrona e, premendo un pulsante sotto la sua mano dinanzi a noi si sollevò un pannello che permetteva di ammirare tutta la città: “L’unica nostra differenza è che io non voglio la morte ma la sofferenza, c’è più gusto a vedere madri che non possono sfamare i propri figli orfani di un padre, donne allo sbando per poter dare un tozzo di pane al proprio figlio, costrette a squartare il Growlithe di famiglia per avere un po’ di carne per Natale! C’è più gusto a vedere i padri che muoiono in assurde rivolte contro il regime, contro il mio regime!” Sogghignai di tanta cattiveria, poi voltandosi verso di me sussurrò: “Se accetti avrai tutto il sangue che vorrai!” Felice di tale proposta annuii con gli occhi pieni di rispetto verso quell’uomo. Alcuni giorni dopo ripartii per quel continente selvaggio, nella cintura avevo Ratiasu, Ratiosu e altre quattro Master ball, Giovanni mi aveva assicurato che da quelle Pokeball nessun Pokemon avrebbe potuto liberarsi, assieme ad altri nove elicotteri pieni di soldati ed armi partivo per il mio mondo pronta a conquistarlo! Capitolo 5 La donna dal lungo vestito nero si stava avvicinando a grandi passi, scansando Musuko con un brusco gesto iniziò a ridere a gran voce: “Il Capo del Team Rocket Unito mi ha affidato una missione ed io devo portarla a termine, neppure tre ragazzini ostinati potranno fermarmi!” Dicendo ciò estrasse una Pokeball viola dai riflessi neri e massimizzandola la portò all’altezza del viso, quasi sfiorando la Pokeball con le labbra imbevute di rossetto nero la lanciò verso l’alto: “Abosurou portami quel Suicune!” La Pokeball fece un balzo verso l’alto e, una volta arrivata all’altezza delle chiome degli alberi si aprì facendo fuoriuscire un fascio di energia oscura come la notte che riempiva il cuore di quella donna. Un Pokemon dal pelo bianco e folto, che si reggeva su quattro zampe come un cane, sulla fronte spiccava una falce ricoperta di pelo grigio che agitava con grande maestria, i suoi occhi rossi incutevano timore a chiunque esso fissasse: “Abosurou usa l’attacco tagliofuria contro quei Pokemon!” Il malefico Pokemon balzò in alto quasi volesse volare e, una volta che gli sguardi dei nostri Pokemon furono puntati su di lui scosse leggermente la falce ed un fascio d’energia ne scaturì colpendo in pieno petto il mio Charizard. “Charizard, che ti ha fatto?Come stai?” Mi avvicinai correndo al mio Pokemon che, a terra dal contraccolpo, ansimava dolorante. Mi strappai una manica della camicia e, scorrendogliela sulla ferita gliela tamponai: “Stai tranquillo Charizard non sembra profonda te la caverai benissimo!” Vedendo ciò la donna sbuffò e ridacchiando disse: “Voi abitanti della civiltà siete tutte femminucce!” Infuriato mi levai da Charizard richiamandolo nella sua Pokeball, massimizzai la Pokeball di Chansey e la lanciai verso il Pokemon senza cuore della mia avversaria: “Visto, un allenatore serio non allenerebbe mai un…Pokemon così inutile!” La mia ira scoppiò in una frase disperata trattenuta dai denti digrignati: “Chansey è tutt’altro che inutile! Chansey cantagli una ninna-nanna!” Voltandomi verso le due ragazze sussurrai: “Chansey usa gli ultrasuoni a noi non farà nulla ma…tappate le orecchie a Suicune e ai vostri Pokemon!” Chansey iniziò a dondolare ed il Pokemon della donna lentamente cadde a terra addormentato: “Come è possibile, non ho sentito nulla!” Esclamò Sarah stupita, pochi attimi dopo anche il Pokemon volante rosso che stava attaccando Lugia cadde a terra assopito in un profondo sonno. Richiamandoli Sarah infuriata mi fissò per alcuni minuti, poi, estraendo un’altra Pokeball viola dalla sua cintura urlò: “Metaro non si farà addormentare da quella sottospecie di infermiera!” Lanciandola verso l’alto un fascio d’energia materializzò davanti a Chansey un Pokemon blu, metallico, che aveva sul viso un’enorme x grigia: “Me-taro taro tarò!” Urlò la donna, sembrava che parlasse la lingua di quel Pokemon, in quell’astuto modo non saremmo riusciti a capire e difenderci dal suo attacco. Con un verso metallico il Pokemon si scagliò con una furia tremenda contro il mio Pokemon che, non fece altro che cadere sotto i suoi graffi e le ferite. Lo richiamai appena in tempo, altrimenti quel mostro l’avrebbe uccisa. Ero in una situazione critica, tutti i miei Pokemon che potevano tenere testa ad un simile colosso erano feriti e Eevee e Houndaur non potevano sicuramente fermarlo. Sarah capendo la situazione ridacchiò felice poi: “Ora siete nei guai, consegnatemi Suicune e vi risparmierò la vita!” Deciso risposi a tono alla sua richiesta: “Non l’avrei mai, dovrai passare sul mio cadavere prima!” “Metaro, me-ta-ro!” Urlò la donna al Pokemon che, con un balzo tremendo era pronto ad assalirmi, in quel momento sentimmo un grande spostamento d’aria, e lo sbattere di enorme ali riempì il silenzio di quegli attimi di terrore, Lugia passò davanti a me e con una potentissima capocciata sbatté il Pokemon di Sarah nella foresta abbattendo molti alberi assieme a lui. “Lugia, vattene è compito mio difendermi !” Mormorò Suicune che, nel frattempo si era rialzato e, barcollando, stava avvicinandosi a me: “Suicune, Teylik, Casey, Erika scappate, ci penserò io a questa situazione!” Ridacchiando di nuovo Sarah fissò Suicune e poi voltandosi verso Musuko sussurrò: “Corri a prendere due Detention Ball!” Vidi l’uomo correre goffamente nella tenda poi la donna si rivolse di nuovo verso il Pokemon leggendario: “Suicune, mi spiace, ma ora abbiamo preso noi il potere, voi leggendari sarete nostre pedine!” Dicendo questo Suicune iniziò a ringhiare verso la donna poi con un tremendo urlo: “Questo non avverrà mai finché qualcuno avrà il coraggio di lottare!” Poi la voce di Lugia prese il sopravvento nel ventoso silenzio: “Passate attraverso la fessura che ho creato e andate a Cerulian!” Tentai di ribattere ma con un potente ruggito Lugia mi fece capire che era la cosa giusta: “Suicune…” Sussurrai e il Pokemon annuì, iniziammo a correre verso la voragine aperta da Lugia nel Mt. Moon, Sarah lanciò una Pokeball verso di noi ed il Pokemon volante azzurro di Poco prima ci piombò dinanzi, con un geloraggio Suicune lo sigillò accanto alla parete di roccia, riuscimmo ad entrare e appena lì Suicune congelò l’entrata così che nessun Pokemon maligno ci seguisse! * * * “Eclissi di Lugia!” Un urlo del mio amico poi una tremenda esplosione riempì il silenzio fatto di respiri profondi e tintinnii di gocce d’acqua dell’interno del Mt. Moon: “L’ ha usato infine!” I ragazzi mi guardarono in modo strano, mi accovacciai vicino al fuoco che aveva acceso e singhiozzando sussurrai: “L’eclissi di Lugia, è l’attacco massimo di un Lugia, incanalando tutta l’energia dell’aerocolpo nel proprio corpo si esplode con una liberazione d’energia tremenda!” Sembrai trasmettere la mia malinconia a tutto il gruppo, ormai sarebbe sorto il sole, mancavano pochissime ore all’alba e non eravamo ancora usciti da quel labirinto di bui cunicoli e sale, ad un tratto una luce debole, un lumicino di una torcia elettrica esaurita si profilò all’orizzonte: “C’è qualcuno lì? Chi và là?” Iniziò a richiamare Teylik nella speranza di trovare una persona amica che ci avrebbe portato fuori da quella grotta: “Scusate, per caso sapete come uscire da qui?” Una voce anziana, rauca e maschile riempì il silenzio di quei secondi, più la luce si avvicinava più riuscivamo a distinguere che l’anziana voce era dell’uomo che maneggiava con un po’ di incertezza quella torcia quasi esaurita. Una volta dinanzi a noi notai una tremenda somiglianza con qualcuno che avevo già visto, i suoi occhi profondi e scuri, i lunghi capelli grigi che coprivano le spalle, quei vestiti sdruciti ed il viso sbarbato come pochi avevano una tremenda somiglianza con…: “Scusate se vi ho spaventati ma anch’io mi sono perso in queste grotte… Mentre ci recavamo nella direzione più sensata per trovare un’uscita, cioè quella in cui nessuno di noi era mai passato, l’anziano signore ci spiegò alcune cose di lui e del monte luna: “Non ricordo nulla di me, alcuni mesi fa Melanie mi trovò in una di queste grotte assopito e denutrito, dopo che si fu presa cura di me non trovai il coraggio di andarmene dalla sua oasi, ogni tanto per ripagarla percorro questi cunicoli per cercare qualche fungo o Pokemon feriti che hanno bisogno di cure ed affetto che lei può dargli in abbondanza!” Ad un tratto da un angolo di un cunicolo vidimo la tanto attesa luce, appena usciti annusai l’aria, solamente nelle distese praterie interne di Johto si potevano sentire tali profumi di primavera, i fiori, il polline, quell’aria era intrisa di vita, quella vita che nell’aria di Kanto aveva lasciato spazio alla puzza delle industrie e alle lacrime condensate di Pokemon che avvolgevano il continente in una nube di nebbia densa e impenetrabile. Pochi secondi dopo la voce di una donna giovane e dolce attirò la nostra attenzione verso il centro del giardino: “Cole!Cole! Finalmente sei riuscito a uscire da quella grotta! Cominciavo a preoccuparmi!” La donna si avvicinò, doveva avere una trentina d’anni, i lunghi capelli turchini incolti le coprivano la schiena, un cerchietto rosso come il fuoco dei cinque Charmander che la seguivano le teneva lontano i lunghi capelli dal viso, indossava un vestito rammendato e rattoppato abbastanza male, appena ci vide scruto negli occhi di tutti, come se volesse leggere tramite quelli l’essenza del nostro animo, dopo allontanandosi pochi passi da noi prese tra le sue braccia un piccolo Pikachu e ritornando verso di noi sussurrò dolcemente: “Siate i benvenuti, sto preparando la colazione, se volete favorire sarò felice di ospitarvi!” Dicendo questo ci fece accomodare nella sua piccola casetta di legno di faggio al centro di quell’oasi fra i monti. “Quindi tu e Cole vivete tra i monti per nascondere i pochi Pokemon rimasti veramente puri dagli esperimenti dei Rocket, vero?” Chiese Teylik mentre, masticando una focaccina, stava fissando Melanie, in quel momento Casey fisso il ragazzo e, socchiudendo gli occhi, con voce amara di rimproverò disse: “Teylik, si vede che sei un rozzo ladruncolo di strada, non si parla con la bocca piena!” Il ragazzo con aria scherzosa rispose subito a tono: “Eccola qui la perfettina!” Iniziarono a ridere tutti, poi sorridendo Melanie si alzò dalla sedia su cui era seduta e aprendo le persiane disse: “Si, Teylik!Io e Cole stiamo proteggendo i pochi Pokemon che riusciamo dalle avide mani di quelle persone senza scrupoli, anche se riusciamo a accudirne pochissimi!” In quel momento cinque piccoli Charmander sotto la finestra iniziarono a richiamare la sua attenzione, portandosi fino agli scaffali sopra al fornello estrasse un cestino di mele fresche, aprendo poi la porta uscì in giardino, si inginocchiò fra i Charmander e, spezzandogli le mele con un coltellino gliele consegnò fra le zampe, vedere tanta felicità in quegli occhietti innocenti era una grande gioia per me, pochi attimi dopo sentii la sua voce che chiamò dolcemente il mio nome: “Suicune, ne vuoi una anche tu?” Mi sorprese questa domanda, scossi il capo e tentai di non guardare, in verità erano già alcuni giorni che non toccavo cibo e, alla vista di quelle mele il mio stomaco brontolava. Quando non ce la feci più e lasciai sfuggire al mio organismo un brontolio lei sorridendo mi guardò e, avvicinandosi a me iniziò a sbucciarmi una mela: “Lascia stare Melanie, riserba questi frutti per loro che devono crescere, io posso fare anche senza!” La ragazza guardando nei miei occhi sussurrò dolcemente: “Suicune, non devi farti problemi di quantità, qui crescono interi frutteti e qualche mela in meno farà bene per la loro dieta!” E rivolgendosi verso gli entusiasti Charmander disse sorridendo: “Non voglio che diventino grossi come Charizard ancora prima di evolvervi!” I piccoli si allontanarono allegramente dopo aver capito che per oggi la loro colazione era finita. * * * “Vedi, i ghiacciai schermano in qualche modo la valle dai raggi laser dei satelliti che il Team Rocket ha immesso nell’atmosfera per controllare Kanto, quindi qui possiamo stare tranquilli!” Cole nonostante fosse piuttosto anziano sembrava non avere perso la voglia di vivere dei giovani di Johto, leggevo nei suoi occhi una voglia di vivere, una speranza che in pochi avevo trovato: “Erika, smettila di pensare al lavoro, vieni a raccogliere le mele con noi!” I ragazzi mi stavano chiamando dalle chiome degli alberi, mentre loro erano sugli alberi di mele per aiutare Melanie a fare scorta per l’inverno, il mio istinto giornalistico mi aveva portato ad estrarre il blocchetto dallo zaino e, con la mia penna stilografica scrivere alcuni appunti di ciò che Cole mi stava dicendo: “Eh!Eh! Erika, facevi la giornalista Johto vero?” Sorridendo di chiese Cole, annuendo arrossi e tentai di nascondere il block notes nelle tasche della giacca, in quella valle infatti la temperatura non era molto elevata come in tutto il resto del continente, Cole mi aveva spiegato che l’effetto serra creato dai gas tossici immessi nell’atmosfera avevano creato una cappa sopra Kanto che aveva aumentato di alcuni gradi le medie di quel continente: “Erika assaggia!” Voltai allora il capo verso il meleto, Teylik stava correndo verso di me con un cestino di rossi e grossi frutti, una volta avvicinato mi porse una mela rossa e lucente, la presi e ringraziandolo le diedi un sonoro morso: “Buona, era ora, le scatolette di carne e le salsicce arrosto mi hanno stufato!” Sorridendo risposi al ragazzo che, prendendomi per mano iniziò a correre verso il frutteto: “Melanie, passami un cestino ti darà una mano anche lei!” Stavo per ribattere, avrei voluto stare ad ascoltare Cole tutto il pomeriggio ma quando Melanie passandomi il cestino sorridente disse: “Grazie, senza il vostro aiuto non sarei mai riuscita a salvare tutto il raccolto!” Non riuscii a ribattere. Il pomeriggio passò sereno tra le risate e le battute di Teylik e Cole, non mi ero mai accorta quanto mi trovavo bene con quel ragazzo, anche se a volte il suo orgoglio mi dava sui nervi, era simpatico e socievole. Verso sera raccogliendo i vari cestini pieni di mele per portarli nel magazzino sotto la baita di Melanie vidi Suicune ringhiare verso le nuvole, non c feci caso, ero l’unica ad averlo notato o probabilmente nessuno voleva dargli peso, mentre stavamo rincasando sentii un potentissimo urlo provenire dalle montagne, Suicune che ci chiamava a gran voce da fuori: “Teylik, Melanie!Venite sbrigatevi!” Lasciando cadere a terra tutti i cestini di mele, Melanie uscì di corso dalla baita, la seguimmo anche noi, puntando lo sguardo verso Mt. Moon vidi una figura scura, qualcosa che ringhiava verso Suicune, voltandosi verso di noi urlò: “Portate tutti i Pokemon in cantina io e Teylik ci batteremo con quel mostro!” Poi vidi Melanie, fece indietreggiare Teylik con lo sguardo e, massimizzando una Pokeball fra le mani urlò: “Cole, rinchiudili tutti in cantina e vieni qui a darmi una mano!” Poi, mentre l’Epsilon scendeva con gran foga giù per la montagna, la ragazza lanciò la Pokeball con un forte urlò: “Vai Venusaur!” L’immenso Pokemon si materializzò davanti a Suicune che, stupito rimase ad occhi aperti. Cole tentava di convincerci in tutti i modi a nasconderci in cantina ma nessuno di noi aveva intenzione di stare ad ascoltarlo. Corsi in casa tra i sospiri profondi di Cole e ne uscii con la cintura di Ck tra le mani, scorsi tra le sue Pokeball quale fosse il Pokemon più adatto per la battaglia, afferrai di colpo la Pokeball di Skarmory e, massimizzandola, la lanciai con tutta la forza che avevo in corpo perché il Pokemon si materializzasse a fianco di Venusaur, vidi dietro di me altre tre Pokeball raggiungere Venusaur mettendo in campo Charizard, che si era ristabilito rapidamente dopo la medicazione di Melanie, Gengar di Casey e Blastoise di Cole. Rimasi sorpresa di vedere quanto fossero allenati i Pokemon di Melanie e di Cole, l’Epsilon atterrò nella valle con un fortissimo urlo: “Utsuu!” Urlò il mostro fissando i Pokemon che erano pronti a combattere. Con una risata maligna fece un balzo verso questi ultimi che, senza una parola dai loro allenatori iniziarono un’offensiva paurosa fatta di complessi piani magistralmente creati da Suicune. L’Epsilon si trovava in una situazione assai critica, aveva ben sei Pokemon potentissimi che tentavano di farlo fuori, nonostante il suo elevato livello intellettivo non riuscì a farla franca e, dopo pochi minuti di intenso combattimento cadde a terra sfinito, in quel momento sentimmo degli sbattiti di ali avvicinarsi, un fascio d’energia che smaterializzò l’Epsilon e la voce di Musuko rauca diffondersi con uno spaventoso eco fra le pareti rocciose: “Utsughi! Nonostante fossi un gran professore sei un’incapace!” Imprecò l’uomo che, scendendo a valle sopra un Pidgeot mutante dai grandi artigli quasi umani, si trovò circondati dai sei Pokemon che, ansimanti temevano un’altra battaglia: “Beh!?! Che volete da me?” L’uomo stupito si guardò intorno ed iniziò a urlare: “L’oasi di Melanie! L’ ho trovata!” La ragazza stupita dalla felicità dell’uomo attirò la sua attenzione con un leggero rantolo della voce: “Scusi ma…lei chi è?” Abbassando lo sguardo e socchiudendo gli occhi l’uomo gobbo e malferme rantolò una breve frase: “Sono Musuko, figlio di fratelli, il frutto dell’amore proibito tra Lance e Clair!” Poi scivolò la mano fino alla cintura e stupito della mancanza di essa urlò più forte di un tuono: “Musuko, perla meno e apri gli occhi!” Dicendo questo Suicune attirò su di sé l’attenzione di tutti, aveva fra le zampe anteriori la cintura dell’uomo contenente cinque Pokeball grigie contenenti gli Epsilon di cui l’uomo era l’allenatore, la sesta l’aveva fra le fauci, stringendo con tutta la forza che aveva nelle mandibole la mandò in mille frantumi, sputò tutto davanti a se, l’energia in cui erano tramutati il mostro si levò verso l’alto andando a legarsi con l’atmosfera, i circuiti e i microchip crepitarono un attimo poi più nulla, con una forza ed un’abilità paurosa distrusse le rimanenti sei Control Ball, dell’Epsilon Trainer che era stato Musuko rimanevano solo poche Ball frantumate. L’uomo piangendo cadde a terra, goffamente si avvicinò alle ball, mentre richiamavamo i nostri Pokemon l’uomo estrasse un Pokegear e tremolando tentò di comporre un numero, ma con un’abile geloraggio Suicune glielo mandò in frantumi, un secondo geloraggio colpì allora il Pidgeot mutante. Voltandosi disperato Musuko iniziò a piagnucolare frasi senza senso, era la fine di un Epsilon Trainer! Arrivò anche il momento degli addii, il mattino dopo Cole ci accompagnò all’uscita est della valle, e, con le lacrime agli occhi scosse la mano quando ormai lontani ci voltammo, per una volta siamo riusciti a salvare qualcosa. Musuko rimarrà prigioniero nelle grotte del monte Moon fin quando la sua malattia non lo avrà eroso totalmente. Ora la prossima tappa era Cerulean, la città di cui nessuno sapeva più nulla dalla scomparsa della sua capopalestra, Misty. * * * Tuuut, tuuut…click “Pronto, capo?” Sussurrò la ragazza nella cornetta del telefono a gettoni incastonata fra i ghiacci, l’alito che scaturiva da quelle due sensuali labbra oscure si condensava appena a contatto con l’atmosfera gelida del luogo, stretta in un lungo cappotto di pelle di Charmander e rifiniture con una calda pelliccia di Eevee, cappotti un tempo proibiti dalla legge per gli allevamenti di Pokemon solo per le pelli. Tremava in quel stretto cappotto come una foglia al vento, la cornetta pressata al viso e i lunghi capelli al gelido vento che scuoteva quella landa ghiacciata e passava attraverso il vetri in frantumi della vecchia cabina telefonica: “Sono Sarah!” La mia mente rabbrividì di nuovo a sentire quel nome, dopo pochi secondi di smarrimento risposi raucamente: “Bene!” Ero un tipo di poche parole prima ed anche ora, il buio di quella stanza, il buio della morte… “Si, ho preso Lugia, in fin di vita ma l’ ho catturato!” Sospirando a fatica alzai di poco la zampa e accarezzando lui che emise un pigolio il mio cuore ebbe un rallentamento: “Bene!” Ripetei raucamente, la ragazza però ribatté subito: “Le devo comunicare però che ho costatato che oltre a Lugia a Kanto si trova anche un secondo leggendario proveniente da Johto!” Non la lasciai finire, come per calmare l’immensità di parole che mi sussurrava ruggii: “Bene!” Per la terza volta feci lo sforzo di dire la stessa parola, ogni frase o minima parola che usciva dai miei denti era un dolore sia alle mie corde vocali quasi atrofizzate sia per il mio cervello, quasi…quasi subissi quelle percosse ancora: “Suicune, il leggendario cane acquatico è qui a Kanto con tre ragazzini che mi stanno dando abbastanza filo da torcere ma…” Ebbi un sussulto al cuore, sfregandomi la nuca mi calmai, e lei proseguì: “Li sto aspettando a Snowy Town, prenderò Suicune e rientrerò in sede!” Stanco di quella telefonata sbuffai di nuovo: “Bene” La ragazza ridendo imprecò: “Capo prepara tre lapidi: Casey, Teylik ed Erika riposate in dannazione!” Il mio cuore ebbe un sussulto, quel nome…. Riattaccò ridendo, il mio alito pesante riempì la stanza, il mio cuore era a mille, qualcosa aveva risvegliato in me un ricordo antico, un sentimento represso per chissà che cosa, ragazzina mia, tu mi aprirai gli occhi!
  
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