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Autore: SvnnyDay    24/01/2014    4 recensioni
"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"
"Sì Umma. Scusa Umma."
[...] A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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×× Hi! Uhm.. Sto avendo qualche problema con internet, quindi ci sta che in questi giorni pubblichi un pochino in ritardo. Ma essendo un'adorabile nullafacente che non ha letteralmente un cacchio da fare continuerò a scrivere un capitolo al giorno, così almeno mi rifarò appena avrò sistemato i guai con internet. Spero che vi piaccia e uhm.. Ringrazio Cla_ila Callmeanchovy che hanno commentato lo scorso capitolo. Spero che anche questo sia abbastanza buono da essere recensito :3
*Zampetta via*
DragonTopsThePanda ××





L'attesa sembrò quasi infinita. Nessuno dei due parlava, l'unica cosa che li intratteneva era il chiacchiericcio dell'ospedale in sottofondo, ma nessuno dei due era abbastanza interessato da ascoltarlo con attenzione. Jungsu teneva gli occhi ostinatamente chiusi, probabilmente per non piangere. Era incredibilmente frustrato ed in quel momento gli sembrava davvero di nuotare contro corrente. Avrebbe voluto tanto mantenere la sua solita calma, essere in grado di pensare lucidamente, ma in quel momento voleva solo correre da Youngwoon, violando qualsiasi regola gli impedesse di essere al suo fianco in quel momento. Perchè non poteva andare da lui? In fondo cosa poteva succedere di peggio? Era in terapia intensiva, era ferito, era solo. Quanto beneficio poteva portargli essere solo ed abbandonato in un momento come quello? Sospirò e socchiuse gli occhi per poi abbassare la testa. Mai come in quel momento aveva desiderato poter vedere. Se solo avesse potuto vedere, avrebbe potuto trovarlo da solo. Se solo avesse potuto vedere, sarebbe potuto correre in terapia intensiva e avrebbe potuto guardare in ogni stanza, sarebbe riuscito a trovarlo. Aveva fatto tanta fatica ad accettare la sua situazione e adesso ancora una volta si rendeva conto di quanto potesse essere debilitante. Se non fosse stato cieco non avrebbe avuto bisogno di Sungmin, non lo avrebbe trattenuto lì per quelle che ormai era sicuro fossero quasi due ore. Se fosse stato in grado di vedere, avrebbe potuto fare tutto senza bisogno di qualcuno accanto a lui, che vedesse al posto suo.

 

"Salve. Siete voi gli amici di Kim Youngwoon?" Una voce profonda lo scosse dai suoi pensieri, permettendogli di dimenticarsi di tutti i rimorsi che aveva in quel momento.


"Siamo noi." Rispose immediatamente. La sua voce era roca e stanca, come se avesse passato le ultime due ore ad urlare, anche se in realtà non aveva detto una sola parola. Si alzò in piedi e tese la mano verso la voce. Dopo qualche attimo di quella che immaginava fosse confusione, sentì la mano del dottore prendere la sua e rivolgerlo delicatamente nella direzione giusta, qualche centimetro più a sinistra.


"Sono il dottore che lo ha preso in cura. Choi Siwon." La sua voce era gentile, ma in quel momento a Jungsu non importava.

 

"Come sta? La prego, mi dica che sta bene." Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, ma non seppe dire con precisione se era la mano di Sungmin o quella del dottore.

 

"Youngwoon è fuori pericolo." Disse il dottore con tono calmo. Jungsu sospirò e per un attimo temette che sarebbe caduto, perchè le sue gambe sembrarono improvvisamente molli, deboli, incapaci di reggerlo. Solo quando si rilassò per un secondo realizzò il dolore acuto nei suoi muscoli. Era stato in tensione per tutto quel tempo.

 

"Potrebbe essere più specifico per favore?" Non fu molto cortese il modo in cui glielo chiese, infatti sentì Sungmin dargli un colpetto dietro la testa e bisbigliargli di darsi una calmata. Jungsu strinse le labbra e abbassò la testa.

 

"Mi scusi." Sentì il dottore ridere dolcemente e Jungsu voleva improvvisamente prenderlo a pugni. Non c'era niente da ridere.

 

"Non preoccuparti.. Capisco la tua preoccupazione. Sedetevi, vi spiegherò tutto quanto." Il suo tono era improvvisamente serio, e sia Jungsu che Sungmin non poterono fare a meno di obbedire e sedersi su quelle sedie tremendamente scomode. Jungsu aspettò, questa volta pazientemente, che il dottore parlasse.

 

"Allora.. Youngwoon è stato colpito lateralmente dalla macchina, ed è stato sbalzato via dal marciapiede, finendo contro il muro. Ha un trauma cranico di media gravità ed entrambe le gambe rotte. Quando è stato colpito, ha riportato una frattura esposta a livello della coscia e l'osso che si è rotto ha danneggiato l'arteria femorale. Per questo quando è stato trasportato qui siamo stati costretti ad eseguire una trasfusione ed ovviamente operarlo subito. Al momento è in terapia intensiva perchè è caduto in quello che noi definiamo uno stato di semicoma." L'improvviso panico sul viso di Jungsu fu probabilmente evidente, perchè il dottore gli poggiò una mano sulla spalla.

 

"Tranquillo, lascia che ti spieghi. Il semicoma è definito anche come coma leggero. E' determinato dal completo torpore del paziente, che non si sveglia ma allo stesso tempo respira autonomamente, reagisce al dolore e agli stimoli esterni. E' uno stato frequente per chi subisce incidenti le cui lesioni non sono mortali. Il suo stato di semicoma è stato determinato dal trauma cranico, ma abbiamo già controllato e possiamo affermare con certezza che non nasconde ematomi estesi od emorragie, quindi dovrebbe risolversi da solo in pochi giorni e di conseguenza si sveglierà senza bisogno di interventi esterni o di ulteriori stimoli." Jungsu si poggiò una mano sul petto e respirò profondamente. Quella.. Era decisamente una bella notizia. In fondo, sarebbe potuto andare molto peggio. Un coma profondo sarebbe stato decisamente peggio. Morire per dissanguamento sarebbe stato peggio. Morire sul colpo sarebbe stato peggio. Eppure, non era ancora tranquillo. Lui voleva vedere Youngwoon, voleva essere lì quando si sarebbe svegliato.

 

"Tuttavia, un lato negativo c'è." Disse il dottore, attirando di nuovo l'attenzione di Jungsu.

 

"Quale?" Chiese nervosamente. Ci fu qualche momento di silenzio.

 

"Le gambe sono la parte che mi preoccupa di più. Aveva svariate fratture e l'operazione è durata molto tempo. Potrà tornare a camminare normalmente, ma soltanto se affronterà il periodo di riabilitazione. Disponiamo di un buon programma di fisioterapia, ma sarà comunque difficile e incredibilmente doloroso. Nel caso in cui non riuscisse a sopportarla, sarà costretto su una sedia a rotelle, oppure avrà bisogno di utilizzare delle stampelle per il resto della sua vita." Jungsu non rispose. Quella non era una buona notizia.. Sapeva che Youngwoon era testardo, ma più di una volta gli aveva confessato che non era in grado di sopportare il dolore. Come quella volta in cui gli aveva detto della rissa in cui era finito, in cui si era rotto il naso, e che i dottori avevano dovuto sedarlo per aggiustarglielo. Sapeva che il minimo dolore, come quello di un taglio da barba, era capace di metterlo in ginocchio.

 

"Voglio vederlo.." Sussurrò tenendo la testa bassa.

 

"Mi dispiace.. Ma non è permesso. Il reparto di terapia intensiva è accessibile solo ai parenti." Mormorò il dottore in risposta. Jungsu strinse i denti, e prima che potesse cominciare ad urlare addosso al dottore, Sungmin parlò per lui.


"Dottore, non è possibile fare uno strappo alla regola per questa volta? La prego." Il dottore scosse la testa con un sospiro.

 

"Mi dispiace. Mi assicurerò di avvertirvi non appena si sarà svegliato, dal momento che allora potremo spostarlo nell'ala pubblica dell'ospedale. Fino ad allora, temo che dovrete aspettare." Detto questo, il cercapersone del dottore cominciò a suonare, e qualche secondo dopo, si era già congedato, prima che Jungsu potesse dire qualsiasi cosa.

 

"Perchè non possono farmi entrare? Io.. Devo vederlo.. Voglio essere lì con lui quando si sveglia.. Avrà bisogno di me.." Sussurrò Jungsu, sicuro delle sue parole. Non si erano ancora mai confessati niente, ma Jungsu sapeva quello che Youngwoon provava per lui. Semplicemente se lo sentiva.. Sentiva la connessione che c'era fra loro due, lo aveva sentito con quel bacio, lo sentiva ogni volta che parlavano e lo sentiva dal tono di Youngwoon ogni volta che dovevano separarsi. Sapeva anche che Youngwoon, in quella città, era solo. Aveva pochi amici non particolarmente stretti, ed il rapporto con la sua famiglia era già stato toccato. Sapeva che se Jungsu non fosse stato lì, Youngwoon si sarebbe risvegliato in una stanza vuota, magari in compagnia di qualche infermiera sconosciuta, oppure del suo dottore che era comunque uno sconosciuto. Non avrebbe avuto qualcuno lì ad abbracciarlo, qualcuno a spillare lacrime di sollievo quando finalmente avrebbe aperto gli occhi. Era sicuro, sicurissimo, che nessuno avrebbe mai voluto svegliarsi così dopo un simile trauma. Lui voleva essere la prima cosa che Youngwoon avrebbe visto dopo l'incidente.

 

"Jungsu.. Non possiamo farci niente. Sono le regole.. Non ci resta che aspettare. Lasciamo il nostro numero all'infermiera e andiamo a casa. Hai bisogno di riposare." Gli disse Sungmin, poggiandogli una mano sulla schiena, spingendolo leggermente in avanti per farlo alzare. Jungsu non si mosse.

 

"No. Io resterò qui. Tu vai pure.. Ma io resto. Se non posso essere nella sua stessa stanza quando si sveglia, mi assicurerò almeno di essere da lui subito dopo." Sungmin rimase in silenzio per qualche secondo.


"Cerca di ragionare.. Potrebbero volerci dei giorni. Non puoi restare qui per tutto quel tempo." Jungsu si voltò di scatto verso di lui.

 

"Vuoi scommetterci sopra? Posso restare qui anche per una settimana, due settimane o un mese se necessario. Non me ne andrò, Sungmin. Non puoi fare niente per convincermi." Sentì il suo amico sospirare e poi appoggiarsi di nuovo alla sedia con la schiena.

 

"Allora resterò con te." Mormorò con tono rassegnato.

"No." Fu la risposta fredda di Jungsu. Quello era proprio il tipo di situazioni che voleva evitare. Sungmin non voleva restare in quell'ospedale per chissà quanto tempo, però lo avrebbe fatto, perchè credeva che Jungsu non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo. Stava provando compassione per lui.

 

"Ma Jungsu.."

 

"Ho detto di no!! Sungmin, vattene a casa. Non ho bisogno che tu resti qui. Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato finora, te ne sarò grato per sempre, ma adesso basta. Hai fatto il tuo dovere, puoi andare." Gli disse Jungsu a denti stretti. Odiava sentirsi così. Lo odiava più di qualsiasi cosa al mondo.


"Jungsu.. Tu non conosci questo ospedale.." Con quelle parole, fece scattare qualcosa dentro Jungsu, che lo afferrò per la manica e lo tirò verso di sé, digrignando i denti.

 

"Non osare. Non osare farmi questi discorsi. Sono cieco, non stupido. Se non conosco questo ospedale, imparerò a conoscerlo. Dì un'altra parola riguardo questo discorso e giuro che dovranno riservare una stanza in terapia intensiva anche per te." Ringhiò con aggressività. Non amava mostrare quel lato di sé, che teneva sempre nascosto. Diventava aggressivo ed irrazionale quando qualcuno metteva in dubbio le sue capacità. Lui era perfettamente in grado di prendersi cura di sé stesso, non accettava quel tipo di discorsi dal suo migliore amico. Si rendeva conto di averlo appena minacciato, ma non poteva davvero sopportarlo. Jungsu era un adulto. Aveva una casa, un lavoro, degli amici, il suo locale preferito, i suoi cibi preferiti che riconosceva perfettamente semplicemente dall'odore, oppure passando le dita sulla superficie della scatola. Non aveva bisogno di qualcuno che fosse costantemente al suo fianco a tenergli la mano. La dura verità era che in fondo, sapeva che in certi casi ne aveva bisogno. E se ne vergognava. Ad ogni modo, sapeva che questo non era uno di quei casi. Quello era un ospedale, non una stazione. Lì, le persone sapevano e comprendevano la sua situazione, se avesse avuto bisogno di aiuto, avrebbe potuto chiedere a chiunque. Non aveva bisogno che il suo migliore amico sacrificasse così tanto tempo accanto a lui semplicemente perchè non lo riteneva all'altezza della situazione.

 

Si aspettava che Sungmin sarebbe scappato, o che si sarebbe offeso, invece sentì il più piccolo respirare pesantemente per poi abbracciarlo di slancio, stringendolo tanto forte da soffocarlo.

 

"Scusami. Scusami, sono stato un idiota insensibile. Scusa, lo so.. So che sai prenderti cura di te stesso.. Non volevo darti l'impressione di provare pena per te." Mormorò sulla sua spalla, con la voce che tremava. Jungsu ricambiò immediatamente l'abbraccio, sentendosi vagamente in colpa per come aveva reagito. Avrebbe dovuto sapere che Sungmin non gli avrebbe mai fatto intendere una cosa del genere volontariamente.

 

"Non preoccuparti.. Scusa se ti ho minacciato. Non lo farò più. Ma tu non farmi più quei discorsi idioti." Gli disse allontanandolo gentilmente e sorridendogli.

 

"Non li farò più. Giuro." Jungsu annuì e passò una mano sulla guancia di Sungmin.


"Vai a casa adesso." Sentì Sungmin annuire contro il palmo della sua mano.


"Sì.. Tornerò domattina, e.. Ti riporterò il tuo bastone. Prometti di chiamarmi se si risvegliasse prima di domani?" Jungsu annuì appena e si rilassò di nuovo sulla sedia.

 

"Lo prometto. Ci vediamo domani."

 

 

 

Jungsu non sapeva con precisione quanto tempo aveva passato appollaiato su quella sedia, ma ormai era molto tardi. O molto presto. Intorno alle tre, o le quattro del mattino. Il chiacchiericcio dell'ospedale era quasi confortante, perchè non si era mai fermato, o attenuato. Persone venivano e andavano a tutte le ore, ed il rumore lì nella sala d'aspetto, era esattamente come il rumore che si sentiva durante il giorno. Lo faceva sentire meno solo, meno ansioso. Ad un certo punto della notte si era perfino messo a chiacchierare con un vecchietto che si era slogato una caviglia uscendo dalla doccia. L'anziano era in compagnia della moglie, che però non gli rivolgeva la parola, se non qualche breve offesa, borbottando a sé stessa quanto suo marito fosse sempre lo stesso incosciente che non ammetteva mai di avere bisogno di aiuto. Avevano parlato per poco più di un'ora prima che il vecchietto venisse chiamato dall'infermiera. Probabilmente era già tornato a casa adesso.

 

Si stava quasi addormentando, ma la posizione ovviamente glielo impediva. Si era appisolato per qualche minuto, ma si era svegliato subito dopo ancora più stanco di prima e con un tremendo dolore al collo. Quelle sedie decisamente non erano il posto ideale su cui dormire. Era talmente stanco che si sarebbe volentieri sdraiato sul pavimento pur di dormire e per un paio di secondi pensò addirittura di farlo sul serio, ma rinunciò all'idea. Il pavimento non doveva essere poi tanto più comodo delle sedie. Per tenersi sveglio, si allungò verso il tavolo che aveva sentito poco prima con il piede davanti a sé, afferrando una rivista a caso. Non poteva leggerla, ma iniziò a tracciare le lettere in rilievo sulla copertina con i polpastrelli, cercando disperatamente qualcosa da fare.

 

"Come dimagrire in quindici giorni!"


"Fotomodelle. Schiave o consenzienti?"

 

"I cibi migliori per mantenersi in forma durante l'Inverno!"

 

"Sondaggio: animali domestici in Corea. Cani o i gatti?"

 

Jungsu storse la bocca e rimise il giornale al suo posto. Decisamente niente di interessante. Sospirò e si passò una mano fra i capelli. Non pensava che l'attesa potesse essere così snervante. Era ancora perso nei suoi pensieri quando una voce vagamente familiare lo scosse.

 

"Giovanotto? Ti chiami Jungsu, vero?" Gli chiese la voce. Era la voce di una signora anziana. Jungsu annuì lentamente, socchiudendo gli occhi di riflesso.

 

"Sono l'infermiera a cui avete chiesto del vostro amico coinvolto nell'incidente d'auto." Gli disse lei gentilmente. Jungsu le sorrise cortesemente.

 

"Ah, salve."

 

"Ascolta Jungsu.. Ho parlato con il dottor Choi. Non è stato facile, ma penso di poterti portare da Youngwoon." Gli disse lentamente. Jungsu saltò immediatamente in piedi, dimenticandosi di tutta la stanchezza, dimenticandosi perfino delle sue gambe addormentate o del dolore lieve alla schiena.


"Davvero?!" Chiese emozionato. Sentì lei ridere piano e delicatamente, con una nota quasi triste nella voce.

 

"Sì.. Vedi.. Ho chiamato i suoi genitori. Si sono preoccupati all'inizio, ma appena li ho aggiornati sulle sue condizioni, appena hanno saputo che era fuori pericolo e che si sarebbe risvegliato a breve, mi hanno detto che non sarebbero venuti. Non avevo altri contatti disponibili vista la sua cartella medica, e.. Vedi, mi sembrava ingiusto che dovesse restarsene da solo." Jungsu si rabbuiò immediatamente. I genitori di Youngwoon erano persone orribili. Lo aveva pensato da quando Youngwoon gli aveva raccontato la sua storia e adesso lo pensava ancora di più.

 

"Grazie. Grazie mille." Sentì lei prendergli la mano e iniziare a camminare, ma per questa volta decise di lasciar perdere. L'importante, ancora una volta, era arrivare da Youngwoon il prima possibile. I suoi principi impallidivano davanti alla prospettiva di poterlo raggiungere.

 

"Non ringraziarmi.. Quello di terapia intensiva è un reparto molto silenzioso e triste, mi tormentava l'idea che quel povero ragazzo potesse risvegliarsi senza un viso familiare ad accoglierlo. Il dottor Choi ha acconsentito alla fine, ma con le altre infermire dovrai dire di essere suo cugino. Se ti creassero problemi digli di parlare con il dottore. D'accordo?" Jungsu annuì e la seguì in silenzio, lungo i corridoi che man mano si facevano più silenziosi. Senza un ripensamento, si lasciò il confortante chiacchiericcio alle spalle e si inoltrò nella zona più silenziosa dell'ospedale, impaziente di raggiungere finalmente Youngwoon.

  
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